Capitolo 22 (seconda parte)

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Vedere Mike che sorpassa la soglia di casa mi mette una certa soggezione. Con la testa sfiora il soffitto, ma riesce a muoversi senza alcun problema tra il tavolo del soggiorno-cucina, lo stendino ancora in giro per casa, il pianoforte e la libreria strabordante. Almeno non ci sono piatti sporchi nel lavello, esclusa la tazza della Vulnus con cui ho fatto colazione.

«Non ho messo in ordine, non pensavo che avrei avuto qualcuno da ospitare.» Metto le mani avanti, perché immagino che dove viva lui ogni angolo sia splendente.

Mi rivolge un sorriso, prima che lo lasci da solo per andare in bagno a pulirmi il viso per ritruccarmi da capo. Rimango con la porta spalancata, così mi segue e mi guarda mentre passo lo struccante sul cotone e cancello i segni della matita e del mascara sbavati.

«Ti do fastidio?» mi chiede

«No, puoi restare.»

«Vivi qui da prima che tuo padre se ne andasse?»

«Sì. Ci accontentavamo di poco spazio, eravamo sempre fuori.»

«E il pianoforte è tuo?»

«Sì, me l'ha regalato mio nonno quando ero piccola. Suonare è sempre stato il sogno della mia vita.»

Metto via il cotone e prendo il borsellino con i miei trucchi, sistemando subito la matita lungo il contorno inferiore dell'occhio. Sento lo sguardo di Mike su di me, come se volesse raggiungermi.

«Posso sentire il pezzo che hai scritto?»

Arrossisco allo specchio e sono certa che se n'è accorto anche lui. «Ecco, cioè, io...»

«Puoi dirmi di no, se non vuoi.»

«Non si tratta di questo. Vorrei che lo sentissi.»

Ripongo via anche il mascara e mi passo il burro di cacao sulle labbra, prima di estrarre il mio rossetto rosso mattone, con cui mi sento più a mio agio rispetto a quello rosso fuoco che ho durante le serate all'Oasi.

«E allora dov'è il problema?» domanda, con il tono più calmo che abbia mai sentito, con quella sua voce bassa che mi intontisce.

«L'ho scritto per te.» Avvampo ancor di più, se possibile, tanto che non riesco a guardarlo. Ormai ho finito di truccarmi e potremmo anche andare, ma per me è un problema il solo pensiero di avvicinarmi a lui e rimanere a tu per tu con il suo fisico che mi ostruisce il passaggio. Così rimango a fissare l'astuccio con i trucchi.

«Lavinia?» Mike dev'essersi accorto del mio disagio.

«Sì, no, cioè, io... vorrei che fosse più semplice. O che non mi facesse sembrare una pazza che scrive musica per una persona che conosce poco, visto che non l'ho scritta proprio di recente.»

«Non sei pazza.» Allunga una mano verso la mia e la stringe intrecciando le dita alle mie. «Anzi, è una cosa romantica.»

Sollevo lo sguardo incontrando i suoi occhi scuri e le sue labbra carnose. Mi lascio attirare e stringere in un abbraccio dolce. Rimango con il viso contro il suo petto, è un uomo prestante e parecchio più alto di me. Se non fosse Mike, ne sarei spaventata, ma ha un modo così delicato di mostrarmi affetto che mi conferma ancora una volta che con lui ci ho visto giusto. Che è davvero una bella persona come credevo.

Mi slancio in alto sulle punte dei piedi, mentre anche lui si china verso di me per baciarmi. È un bacio nuovo, diverso dai precedenti. Non c'è niente a frapporsi tra noi, non la scomodità di essere in macchina, né la paura che qualcuno ci veda, come è stato nel breve tratto che abbiamo percorso dopo aver parcheggiato. Sento tutto il suo sentimento attraverso le mani che mi accarezzano la schiena, la lingua che si muove con la mia e il corpo contro il mio, nel contatto più ravvicinato che abbiamo avuto finora.

Vorrei non finisse mai, perché ogni bacio con lui è il paradiso.

Mi posa le mani sui fianchi e si scosta da me. «Forse è meglio se ci fermiamo.»

«Perché?» gli chiedo in un soffio, con la bocca a pochi centimetri dalla sua.

Mi sfiora le labbra con le sue. «Perché mi piaci molto e non voglio che una parte di me ti metta in imbarazzo. Voglio andarci piano.»

Mi piaci molto. Non è un sogno, è tutto reale.

Gli sorrido e lo stringo a me in un altro abbraccio, che lui ricambia. Ho capito cosa intendeva e ho avuto ancora una volta la conferma che è un ragazzo speciale. Ha capito che per me è tutto nuovo e che ogni minima esperienza con lui è la mia prima in assoluto.

«Non mi sono accorta di niente» gli dico. «Non so se perché ti sei controllato o perché ancora... be', perché ancora non era arrivato il momento dell'imbarazzo.»

Mi accarezza la nuca, stringendomi al suo petto. «Devo chiederti un favore.»

«Quale?»

«Se magari mi spingessi troppo oltre, fermami. Perché per te è delicato e non voglio rovinare niente.»

Solo che mi parli così, che mi dimostri questo rispetto, è importante. Averlo da un ragazzo non accade tutti i giorni. Un mio qualsiasi coetaneo avrebbe approfittato di essere a casa, in totale solitudine, per portarmi in camera. Mike no.

«Va bene» sussurro. Sciolgo l'abbraccio e lasciamo il bagno. Mi dirigo verso il pianoforte, ma lui è rimasto fermo. È davanti alla porta della mia cameretta.

«Posso?» mi chiede.

Annuisco, nonostante l'imbarazzo che mi sta facendo avvampare ancora. Come potrà non notare il poster? Ora penserà davvero che sia una ragazzina stupida.

Rimango sulla soglia e lo osservo guardarsi intorno. Non c'è molto spazio per muoversi e per lui è ancora più difficile non sbattere contro il letto o l'armadio. Abbozza un sorriso nel vedere le fotografie con i ragazzi del fanclub sia alla sede sia al Palavulnus, oltre a quelle al matrimonio di Bruno e Cornelia. Mi scalda il cuore vederlo così, silenzioso, a scrutare le immagini che mi ritraggono con le uniche persone con cui abbia un minimo rapporto. Be', oltre a Jasmine e Nelly. E oltre a lui.

Si volta, trovandosi a tu per tu con il poster attaccato con lo scotch sull'anta dell'armadio.

«Questa foto è orribile» commenta con un sorriso.

Di orribile c'è solo il suo look, con la testa quasi rasata e quel lungo pizzetto inguardabile.

«Ne vuoi una più recente?» mi chiede.

«Una in cui hai i capelli e la barba diversi?» rido.

«Pensavo di piacerti anche così, visto che mi hai appeso nella tua stanza» scherza anche lui.

«È quello che dico in giro, ma ti preferisco ora.» Con la barba definita intorno alla bocca come Robert Downey jr e i capelli che si avvolgono in ricci corti sulla testa, con la nuca rasata e la sfumatura alta.

«Non abbiamo una foto, io e te» dice. «Possiamo chiedere a Sasha se ce ne scatta una, così puoi metterla con le altre.» Accenna alla bacheca di sughero e io sono certa di essere diventata un peperone.

Se mia madre la vedesse?

«Preferisco non appenderla, ma mi piacerebbe» sorrido imbambolata come una stupida. Stando accanto a lui è impossibile non sorridere. So che la ragazza di Tomic figlio è una fotografa – e, secondo me, anche molto brava. Avere una foto con Mike scattata da lei sarebbe bellissimo.

«Allora andiamo, così mi fai sentire la musica, andiamo a prendere Ethan e poi da Sasha e Niko.»

Usciamo dalla mia camera e vado spedita al pianoforte. «Spero di non impicciarmi» premetto. Con lui qui a sentirmi sarà diecimila volte più difficile di quanto sia stato all'Oasi, perché ora si tratta della melodia che ho composto io, non di opere altrui.

Scrocchio le dita, prima di farle volare sui tasti.

Cerco di concentrarmi sulle note, ma percepisco il suo viso rivolto verso di me, i suoi occhi che mi osservano con attenzione e la sua vicinanza fisica quando si siede al mio fianco.

Arrivo stanca al termine della melodia, più che se avessi fatto un turno da dodici ore all'Osteria. Mi appoggio a Mike, che mi cinge le spalle con un braccio.

«Sei brava» mi dice, prima di stamparmi un bacio sulla fronte. «Ha un titolo?»

«Io la chiamo Sinfonia Uno, ma la produttrice mi ha costretta a mettergliene un altro. Quindi siamo arrivate al compromesso Sinfonia Uno – Piatti rotti» gli rivelo. «Perché nelle note sto raccontando una storia, che poi è...»

«La nostra» completa lui. «Quindi puoi andare avanti?»

«Sto andando avanti, ho già scritto qualche minuto della Sinfonia Due, a cui però dovrò trovare un sottotitolo. Se la Sinfonia Uno dovesse andare bene come ricezione e ascolti, potrebbero farmi incidere un album intero. Nelly mi ha spiegato che ci vorranno mesi, ma intanto mi sto portando avanti. È un lavoro creativo e, se mi sento ispirata, preferisco comporre.»

«Spero che vada bene. Per incidere dovrai rinunciare a un lavoro, quindi almeno avresti il tempo per dedicarti alle altre Sinfonie.» Ha capito subito che le chiamo così e trovo adorabile che le chiami come faccio io. «E spero che vada bene anche per restituirti quello a cui rinuncerai per il Conservatorio.»

Gli sorrido, accarezzandogli la guancia e avvicinando il suo viso al mio. È un uomo dolce, fa attenzione a ciò che gli dico e mi sta incoraggiando a sperare per il meglio per le stesse motivazioni che già mi spingono.

Lo bacio, perché è il modo più spontaneo che ho per dirgli che sì, speriamo che vada bene. O forse perché ho appena scoperto l'effetto adrenalinico che danno i baci e quanto mi faccia bene sentire le sue labbra sulle mie.

Mi scosta i capelli dal viso, facendo scorrere le dita lungo il mio collo e poi portandole a sfiorarmi la nuca. Ha un bel tocco, Mike, un tocco che mi fa venire i brividi e che spedisce alle stelle il mio desiderio di avere anche altro da lui.

Ma non mi sento pronta e capisco cosa intendesse dirmi poco fa.

Allontano la bocca dalla sua. Rimango a contatto con lui, fronte contro fronte, e dopo un lieve gioco di scontri tra i nostri nasi, ci baciamo ancora.

«È il caso di andare» sussurra Mike, con il fiato che si mescola al mio, prima di baciarmi il labbro inferiore. «Devo ancora avvertire Ethan.»

«Aspetterà» mormoro di rimando, attirandolo di nuovo a me. Non voglio rinunciare neanche per un secondo ai suoi baci, non ora che siamo da soli e possiamo baciarci senza gli ostacoli che nella sua macchina ci impediscono di essere così vicini. «Mi hai chiesto di fermarti quando saresti andato troppo in là, per ora non ci stai andando.» Lo bacio ancora, gusto ancora il suo sapore perché è tutto ciò di cui ho bisogno in questo momento. Provo a mordicchiargli il labbro, ma lui si alza bruscamente. «Ho sbagliato?» gli chiedo.

«No» sorride, porgendomi la mano per alzarmi anch'io. «Però sento l'imbarazzo abbastanza vicino.»

«D'accordo. Non possiamo baciarci troppo a lungo.»

«Lavinia, non intendevo che non voglio baciarti.»

«Va tutto bene» gli dico. E lo penso davvero.

Spazio autrice
Altro capitolo molto tenero e dolce tra questi due. Cosa ne pensate, vi stanno piacendo?

La prossima settimana arriva il pranzo con gli altri della squadra (anche Ethan, con buona pace di Niko XD). Secondo voi come andrà?

Baci a tutti, vi auguro un finesettimana poco torrido (coltiviamo la speranza insieme!),
Snowtulip.

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