Capitolo 33 (terza parte)

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Si sdraia accanto a me, poi solleva appena il bacino per sfilarsi la tuta. Lo fisso in quel punto: indossa dei mutandoni scuri, da cui si intravede la forma di una banana incurvata.

Si siede, appoggiandosi alla testata del letto accanto a me. Lo tocco con un dito, insicura. Non sembra così duro come viene descritto in Secret Desire, ma è morbido, come tutto in Mike. Era più facile prendere una decisione quando era ancora vestito.

Mi dà un bacio sulla guancia, prima di riprendere a baciarmi sulle labbra. Tengo gli occhi chiusi, continuando ad assaporare la sua lingua, ed è proprio questo a darmi il coraggio necessario. Lo stringo da sopra le mutande e si irrigidisce – ora sì che riconosco ciò che ho trovato tra le pagine di Sara.

Sentirlo tra le dita è inebriante, mi fa capire che gli piaccio, che mi trova irresistibile davvero fino a questo punto – e che mi trova desiderabile. Non sono mai stata desiderata da nessuno... o forse non me ne sono mai accorta perché non mi importava.

Mi importa di Mike, però, dei suoi baci dolci e di ciò che stringo tra le dita.

«Sei proprio sicuro di non avere un preservativo?» gli chiedo, prima di far scivolare la bocca lungo il suo collo, per riempirlo di tenerezza anche lì. Lo voglio veramente, e non riesco più a maledire Sara e il suo libro. Ora voglio sapere cosa si prova, cosa si sente, ad avere un rapporto completo. Se poi devo averlo con Mike, che non finisce mai di trattarmi con dolcezza e rispetto, sono solo spinta con ancora più decisione.

«Forse...» mormora lui, con la testa rivolta all'indietro, gli occhi chiusi e l'espressione inebetita di chi vorrebbe proprio prendere quel preservativo.

Mi faccio coraggio, proprio perché lui non mi sta guardando, e infilo la mano nelle sue mutande, prendendolo in mano. Si è irrigidito ancora di più, sembra di stringere un bastone.

«Lavinia?» Apre gli occhi, sorpreso.

«Posso farlo, vero?» gli chiedo. Vorrei fare qualcosa per lui, Mike è stato così dolce da capire le mie esigenze... Forse non sarà il massimo, perché ho solo letto come si fa, ma vorrei restituirgli quel benessere che lui regala a me. «Mi fai stare così bene, vorrei che anche tu...»

«Io sto sempre bene insieme a me.» Mi guarda fisso, con serietà, ma non mi muove, non mi costringe ad allontanare la mano. «Non serve che me lo tocchi o che...»

«Ma io voglio, Mike.»

«E io voglio te» ammette. «Controllarmi, in questo preciso momento, è un'impresa, perché ciò che il mio corpo e la mia testa vogliono segna un punto di non ritorno. Non voglio costringerti, non sei forzata a continuare. E, ti ripeto, non ho un preservativo.»

«Ma se ce l'avessi?» lo provoco, facendo scorrere le dita lungo la sua durezza. Lo trovo estremamente eccitante, inizio a capire il fascino del sesso.

Mike reclina la testa all'indietro, sta apprezzando la mia disinvoltura. Sotto il mio tocco sembra diventare addirittura più grosso, non credevo che fosse possibile. Ne approfitto per ricominciare a baciargli il collo, mentre lui inizia addirittura ad ansimare. Lo sto facendo godere?

«Puoi controllare?» gli chiedo, in un soffio. Staccarmi da lui e dalla sua pelle color cioccolato è impossibile, voglio toccarlo, baciarlo e non separarmene mai.

«S-sì.» Scosta la mia mano dal suo basso ventre, così come il mio viso dal suo collo e si risistema le mutande. «Se la mia supposizione è giusta, però, non devi prendertela con i ragazzi.»

I ragazzi?

«Che gli hai detto?»

«Niente, ma si sono fatti un'idea.» Si alza dal letto e si allontana nel corridoio. Apre un'anta dell'armadio a muro e ne tira fuori qualcosa che poggia a terra. Da suono, ipotizzo che sia la valigia che usa per andare in trasferta.

«Maledetti» mormora. Chiude una zip, ripone la valigia a posto e ritorna da me con una busta da lettere chiusa, che mi porge. «Sono degli idioti.»

Leggo, con il sorriso già stampato in viso. "Li offre Jemmy, tanto lui non li usa."

"Jemmy" è il soprannome con cui chiamano Jérémy. Immagino che a lui non servano, visto che Alizée è incinta.

Soppeso la busta. «Ti hanno fatto la scorta.»

«Sono dei cretini» ride Mike, che però rimane in piedi e non mi raggiunge. Si gratta dietro la nuca, pensieroso, torna di nuovo all'armadio a muro e quando è di nuovo qui ha con sé un asciugamano scuro. «Meglio che ti sdrai su questo... Se ti sporcherai, potremo pulire subito.» Si siede sul letto e scosta la coperta, andando a scoprire le mie gambe nude e desiderose di avvolgerlo. «Potrebbe farti male, parecchio male» mi avverte. «Ma non sarà colpa mia. Io non voglio in nessun modo farti del male.»

Lo abbraccio, impedendogli di aggiungere altro. «Lo so, mi fido di te. Possiamo arrivarci piano piano, però?»

«Allora fammi prendere un caffè. Non posso addormentarmi a metà. Lo vuoi anche tu?»

Annuisco e lo seguo tra i corridoi fino alla cucina. «Domani devi alzarti presto?»

«Non proprio. Abbiamo un allenamento alle undici e mezza, ma non durerà a lungo. Poi pranziamo e partiamo per la Turchia. Recupererò il sonno in viaggio, per te voglio essere sveglio.»

Poco dopo mi porge il primo caffè, assieme allo zucchero.

«Non ci vediamo domani e dopodomani perché sei fuori» ricapitolo. «Giovedì ci vediamo all'Oasi, ma devo tornare da sola...»

«Mi dispiace. Vorrei riportarti a casa, ma Audrey...»

Lo interrompo posandogli l'indice sulla bocca. Non avevo mai osato fermarlo così ma, dopo ciò che gli stavo facendo poco fa, credo che possa davvero sentirmi libera con lui. Al confronto, questo non è niente.

Le sue labbra si piegano in un sorriso dolce. Scosta il mio indice e mi dà un bacio a fior di labbra. Sa di caffè.

«Mi ero dimenticato, Jérémy mi ha chiesto se ti dovrà riportare a casa uno dei ragazzi. Puoi farti portare qui, così io arriverò dopo aver lasciato Audrey e Liam.»

Sorrido anch'io. «Ha pensato a me? I ragazzi...»

... Si sono preoccupati di me sapendo che di solito torno con lui?

«Sì. Che ne dici? Vuoi venire lo stesso da me?»

«Certo.»

«Venerdì dovrò tenere Liam, quindi niente da fare. Sabato ci sarei ma, a proposito...» Si gratta di nuovo la nuca. «Posso farti avere due biglietti, così puoi venire a vederci. Ti farei stare con le famiglie, ma...»

«Ma c'è Audrey» completo la sua frase.

«Più che lei, è Liam. È curioso e mi fa tante domande su di te, ma capirebbe se ti vedesse di nuovo, perché già ci sarai giovedì. Penso che per introdurre una nuova persona nella sua vita sia ancora presto, soprattutto per l'importanza che hai.»

Gli sorrido, senza riuscire neanche lontanamente a contenere la mia gioia. Per lui sono importante.

«Va bene, voglio venire alla partita» dico.

«Ti prendo un posto in tribuna, così la vedi meglio» sorride lui, posando la tazzina vuota sul ripiano del lavello.

«È perfetto» sussurro, prima di ricominciare a baciarlo.

Spazio autrice
Lo so, lo so, li ho interrotti sul più bello XD Ma vi assicuro che il prossimo capitolo ne varrà la pena ;)

E così anche Mike ha capito cosa stavano facendo i ragazzi nell'albergo a Tortona, quando l'hanno attirato fuori dalla sua camera. Ma noi già lo sapevamo (grazie Niko!). Era facile che ci arrivasse, visto che si stavano impicciando troppo XD

Vi ringrazio per tutte le letture che state dando alla storia e al vostro supporto (anche se siete molto silenziosi). Fatemi sentire che ci siete, per me è importante <3

Baci a tutti e buon finesettimana,
Snowtulip.

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