Capitolo 33 (seconda parte)

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Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardando i suoi occhi incantevoli. Tutto in Lavinia è incanto e purezza, persino il modo di dimostrarmi la sua volontà nello spingersi oltre.

«Non lo so» mormora. «Non ho idea di cosa si faccia arrivati a questo punto. Forse dovremmo spogliarci e prendere confidenza con i nostri corpi?»

«Abbiamo detto che saremmo rimasti vestiti» le ricordo. Ha paura che non mi piaccia la sua nudità e non voglio metterla a disagio – nonostante non veda l'ora di spogliarla. Come potrebbe non piacermi?

«Sì, ma... se non lo facessimo del tutto?» Mi stringe in un abbraccio, appoggiando la testa al mio petto. Il suo corpo è contro il mio, posso sentire il suo battito e il suo seno sotto la canottiera. I capezzoli si sono induriti per l'eccitazione – e a me si sta indurendo ben altro, di nuovo.

Le afferro il sedere e Lavinia si lascia andare a un sospiro. È quello che desidera davvero.

Io invece desidero lei, come non ho mai desiderato nessuna donna in tutta la vita.

La stringo piano, con cura, facendo affondare le dita nella carne morbida dei suoi glutei. Sembra apprezzare, tanto che si struscia su di me, andando a stimolare ancora di più la mia voglia. Mi tengo a bada, perché non è il momento giusto.

«Questo è già qualcosa» sussurra. «Mi piace molto come mi tocchi.»

Mi bacia, accarezzandomi la schiena con frenesia. Percepisco qualcosa di diverso in lei, forse la sua amica l'ha convinta e vuole sperimentare di più?

La prendo in braccio e lei si avvinghia con le gambe ai miei fianchi, così mi siedo sul letto con Lavinia a cavalcioni su di me. Le mani fresche osano, spingendosi sotto alla mia maglia, tastandomi gli addominali poco scolpiti e arrivando fino ai pettorali, che invece ho più definiti.

Io, d'altro canto, non oso approfondire di più il contatto fisico, perché già sto faticando a trattenere impulsi indecenti. Già ci pensa il mio pene a danzare nelle mutande.

Sfiora il lembo inferiore della maglietta e stacca le labbra dalle mie. «Posso togliertela?»

«Puoi.»

Me la sfila e la posa di lato sul letto. Mi guarda, studiando la mia fisicità. Mi tocca l'addome con ancor più decisione, accarezzandomi con il desiderio che io sto reprimendo.

«Avrei dovuto tenermi il reggiseno» commenta.

«Vai benissimo così.» Le stringo un seno con una mano, è così piccolo che il mio palmo è sufficiente a racchiuderlo – o forse sono io a essere imponente in confronto a lei. Con l'indice disegno circonferenze regolari intorno al capezzolo, che spunta ancora di più dalla canottiera. Glielo strofino con il pollice, mentre Lavinia chiude gli occhi, abbandonandosi alle sensuali sensazioni che sta provando per la prima volta.

Vederla così assorta a godersi il mio tocco mi manda in estasi, mi fa impazzire più di quanto mi faccia impazzire lei.

La bacio, continuando il movimento su entrambe le sue dolci colline. Ha un profumo che mi riporta alla campagna, a luoghi lontani di quando sono stato bambino e con la mia famiglia vivevo fuori città.

Ecco cos'è per me Lavinia: il ritorno a un benessere che ho conosciuto e che avevo dimenticato da fin troppo tempo. Mi fa stare bene.

Si struscia ancora sul mio basso ventre, andando ad accendere ancora di più la mia eccitazione, tanto che la poca stoffa che ci separa non aiuta per niente a contenere la voglia del mio cosino – come l'ha definito lei – di superare queste deboli barriere.

«Dovremmo fermarci.»

«Non mi stai imbarazzando.» Mi guarda fissa, è seria. «Sono più curiosa che imbarazzata.»

Le accarezzo una guancia. «Devo mantenere il controllo. Sei troppo bella e me lo fai perdere.»

Sorride, riflettendo i raggi della luna. «Toglimi i pantaloncini.»

«Non ho dei preservativi, se è a quello che vuoi arrivare.»

«Non ci stiamo arrivando. Fallo, dopo puoi andare in bagno così continuiamo.»

È lucida, si è accorta che stavo arrivando al limite e non vuole che lo superi adesso. Però vuole continuare.

La razionalità mi suggerisce che dovremmo andare a dormire, che all'allenamento di domattina sarò distrutto... Ma non è quello che voglio. Starò due giorni senza vederla per la trasferta di Eurocup, poi ci vedremo giovedì, ma ci sarà anche Audrey – che ha preteso di essere presente a tutti gli eventi della squadra in cui coinvolgo Liam – e sarà difficile anche solo scambiare un cenno lontano.

Riprendo a baciarla, affondando la lingua tra le sue labbra, e le abbasso i pantaloncini.

«Puoi toccarmi, non mi dai fastidio» fiata Lavinia, prima di gettarsi di nuovo sulla mia bocca. Si mette in ginocchio, per agevolarmi nell'operazione, così li faccio calare piano piano lungo le sue cosce.

Le accarezzo la pelle, che rabbrividisce al contatto con le mie dita che le sembreranno rudi, così distanti dalla delicatezza con cui lei mi ha sfiorato poco fa. Le sue gambe sono invitanti, lei stessa è un'ammaliatrice che mi sta portando alla perdizione – e mantiene, nonostante questo, la sua aura di purezza. Perché è aria, Lavinia è l'ossigeno di cui ho bisogno, quello che si respira in ambienti incontaminati.

E lei lo è – incontaminata.

Le faccio passare i pantaloncini attraverso i piedi e li accantono da qualche parte sul letto, non so dove. Tutto ciò che so è che siamo mezzi nudi, abbracciati e alla ricerca disperata di controllare noi stessi. Perché ora sento che anche lei non si fermerebbe.

«Posso farlo io?» sussurra. Abbassa lo sguardo, imbarazzata.

«Vuoi fare cosa

«Quello che fai tu in bagno... posso fartelo io?»

Vuole farmi una sega?

«Vuoi toccarlo?»

«Non è la tua nudità che mi preoccupa, ma la mia.»

Le stringo una guancia, con le dita che arrivano fin dietro il suo collo. «Non questa volta. Io non potrei fare niente per te... E non è giusto che tu mi provochi un orgasmo mentre io non posso provocarlo a te.»

«E se per me non fosse un problema?»

Sorrido e le scocco un bacio. «Potrebbe esserlo per me. Facciamo così: vado in bagno, torno qui e tu fai quello che ti pare con qualsiasi parte del mio corpo. D'accordo?»

Annuisce e scende da me per sedersi sul bordo del letto. Nasconde i pantaloncini sotto le coperte, immagino per riscaldarli, mentre io le do le spalle e mi chiudo in bagno. Per un istante ho avuto la tentazione di chiudere a chiave, ma ho lasciato perdere: significherebbe che non mi fido di lei. E invece, anche se mi sono accorto che è preda della lussuria addirittura più di me, preferisco correre il rischio di vederla sbucare sulla soglia.

Il mio lavoretto di mano dura giusto qualche secondo, perché ero fin troppo stimolato, poi scarico, mi lavo le mani e ritorno da lei, che si è rannicchiata sotto la coperta.

«Sei sicura?» le chiedo.

«Sì.»

Nessuna esitazione, nessuna incertezza.

Lo vuole. Mi vuole.

Spazio autrice
Altro capitolo molto intenso e, ve lo anticipo, ci vorrà ancora un po' prima che arrivino al dunque. Per Lav è qualcosa di molto importante, quindi volevo rendere giustizia all'intensità che ha per lei. E anche per Mike, perché anche per lui è importante, sebbene per motivi diversi.

Baci a tutti e grazie per la lettura,
Snowtulip.

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