Capitolo 33 (prima parte)

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"Li hai scritti tu!"

"Non dire niente a nessuno."

"Nemmeno a Mike?"

"No. È una confidenza che ho fatto a te."

"Ma perché? Non eri obbligata a farlo."

"Dovevo farmi perdonare, no?"

"Non mi sembra un motivo valido."

"Lavinia, mi fido di te."

Con un sospiro, metto via il telefono, invece di replicare all'ennesimo messaggio di Sara. Siamo andate avanti per tutta la giornata a discutere, senza che ci portasse da qualche parte. Devo ancora capire il senso delle sue azioni e delle sue parole, ma sono troppo presa da altro per rifletterci ora.

«Tutto bene?» chiede Mike, intento a guidare. Vederlo ha dissipato le nuvole del dubbio che mi avevano avvolta. Quando sono insieme a lui mi sento bene, quando mi guarda mi sento accettata per quella che sono, non per quella che vorrei essere.

«Continuo a pensare a ieri mattina» dico, atona. La moglie del Fabbro mi ha implorata di non farne parola con nessuno, quindi la prendo molto alla larga. Non saprei nemmeno io come dire a Mike che è venuto fuori con le ragazze che io e lui non abbiamo ancora fatto nulla tra le lenzuola. Mi vergognerei da matti a spiegargli che tutto è partito da Cornelia, che continua a incontrarlo fuori dai palazzetti di mezza Italia!

«Se non ti senti sicura a stare con me, ti riporto a casa.»

Sorrido, senza che lui possa vedermi. Ogni volta che parla mi scalda il cuore – e non solo. Sto odiando quello stramaledetto Secret Desire che mi ha fatto salire certi impulsi più di quanto avrei mai immaginato!

Ma... Mike è una persona d'oro. Si preoccupa per me, fa di tutto per mettermi a mio agio e non vuole forzarmi ad avere il primo rapporto con lui. Lo amo ancora di più per questo.

Lo... lo amo?

Il mio è un sentimento che si è consolidato negli anni, ma non avrei mai creduto che un giorno sarei arrivata a definirlo davvero tale. Eppure, sì, Mike in ogni istante dimostra di meritare non solo il mio amore, perché il mio è troppo poco rispetto a ciò che dovrebbe ricevere.

E forse, sì: avevo già dei sentimenti, che ora posso chiamare per quello che sono.

«Sono sicura solo quando sono con te, ultimamente» ammetto. «E quando saremo a casa... potremmo... ecco, io... ci ho pensato e...»

Mike sorride, fissando l'asfalto di viale Verdi illuminato dai lampioni – lo stesso in cui settimane fa ci siamo fermati per la gomma bucata. «Ci spingiamo un po' più avanti?»

«Sì.»

«Quanto vuoi andare avanti? Perché preferisco sapere sin da ora cosa possiamo o non possiamo fare, in modo da entrare nell'ottica di dovermi fermare a un certo punto.»

«Possiamo valutarlo una volta che saremo a casa? In tutta onestà, io...» Le parole mi rimangono impigliate tra le corde vocali. Io voglio andare a letto con lui.

Voglio scoprire cosa si prova, se il piacere così intenso che Sara racconta tanto bene è realistico, se mi sentirò al sicuro in camera, tra le braccia muscolose di Mike.

Ma il timore mi paralizza. No, basta, devo liberarmi delle mie stupide paure.

«I-io mi vergono di come sono nuda» gli dico, con le guance che mi vanno a fuoco. Ho seguito il consiglio di Pala, ora non mi resta che aspettare cosa mi dirà lui.

«A me piaci anche vestita» scherza Mike, con un tono che però vuole essere rassicurante. «Va bene, allora, ci fermiamo prima di spogliarci.»

Non mi ha detto che gli piacerò di sicuro anche nuda, ma spero che lo lasciasse intendere. Io però vorrei andare oltre, vorrei capire se riesco a sentirmi in pace con me stessa senza niente indosso. Lui è così adorabile che riuscirebbe a mettermi a mio agio e forse il sesso con un uomo simile può essere bello come è bello ogni secondo che trascorriamo insieme.

Ci raccontiamo le nostre rispettive giornate, anche se evito accuratamente di rivelargli che sono ben oltre la metà del libro di Sara, che ho divorato tra ieri sera e questa mattina. Dico solo che ho continuato a scrivere la Sinfonia Due e mi sono occupata delle faccende di casa.

Lui, invece, è reduce da un doppio allenamento. Mi dice che Pala oggi è arrivato in ritardo per la prima volta nella sua vita. Ci rido sopra con lui, ma sapere che Daniele ha fatto tardi solo per rassicurarmi mi conferma per l'ennesima volta l'opinione che ho di lui ed Elena.

«Ma come mai hai lasciato l'Osteria?» mi chiede quando abbiamo esaurito gli argomenti. Sapevo che l'avrebbe fatto e ora so anche come cavarmela.

«Yuri» gli rispondo. «Sopportarlo era sempre più difficile e che me ne andassi io era la decisione più sensata. Riccardo avrebbe dovuto sostituirmi lo stesso a gennaio.»

La spiegazione sembra andargli bene e lasciamo cadere il discorso.

Quando arriviamo nel suo appartamento, mi incollo alle labbra di Mike, che mi attira a sé poggiando entrambe le mani sui miei fianchi. Mi vergogno a baciarlo fuori dalle nostre zone di sicurezza, persino in ascensore ho la paura continua che qualcuno possa vederci. La sensazione di non essere all'altezza è una costante della mia vita, persino quando lui mi stringe con tutto questo ardore. Ma svanisce piano piano nell'abbraccio caldo, tra le sue braccia definite dal lavoro in palestra.

Svanisce quando sento il suo sapore mescolato al mio, con quello amaro del caffè che ha preso per essere ancora sveglio ad aspettarmi fuori dall'Oasi. Mi fa sentire bene, come se fossi nel posto giusto con la persona giusta e non dovessi covare la segreta speranza di ricevere un briciolo di amore.

Mi prende in braccio, così mi avvinghio a lui con le gambe e mi fa sedere sul tavolo da pranzo. Attacca a lasciami una scia di baci bollenti dietro l'orecchio, scendendo lungo il collo e io avverto ancora una volta quel calore liquefatto al basso ventre. Adesso sì che vorrei essere la protagonista di Secret Desire per non avvertire l'impaccio del mio stesso corpo che ha reazioni mai sperimentate.

Mike poggia la fronte contro la mia e ci sfioriamo in un gioco di nasi e sorrisi, prima di baciarci ancora. È così tenero il suo modo di posare le labbra sulle mie, è così morbido il contatto fisico con lui, è un benvenuta a casa che mi accoglie con tutta la dolcezza del mondo.

«Posso toccarti da sopra i vestiti o ti imbarazza?» mi chiede, il fiato che si fonde nel mio, la sua fronte di nuovo contro la mia.

«Non l'hai già fatto?» sussurro, memore della scorsa volta, quando sono stata io a fargli posare le mani sul mio sedere.

«Non intendevo lì.» Con gli occhi accenna alla mia maglietta.

«Oh, ecco... da sopra i vestiti puoi toccare ben poco» dico in un soffio, chinando la testa.

Porta un indice sotto il mio mento e lo solleva. I nostri sguardi si incontrano, nel suo leggo una mesta comprensione che mi spinge a baciarlo ancora.

«Usi i baci per evitare il confronto» mormora. «Se per te è un no, devi dirmelo.»

«Non è un no. Ma potrei deluderti.»

«Non potresti mai deludermi.»

Mi bacia, assaggiando le mie labbra più e più volte, un gelato da assaporare in fretta prima che si sciolga per il caldo. Ma il calore che sto sentendo io è da tutt'altra parte.

«Posso?»

«Puoi.»

La mano destra di Mike si muove accarezzandomi il fianco, mentre la sinistra mi sfiora la schiena con una dolcezza ritmica, seguendo un tempo che ancora non conosco ma che voglio suonare con lui. Risale piano e si sposta davanti, sul mio seno piatto, che tasta con attenzione. Sono uno strumento di percussione da maneggiare con cura. Ma le sue dita sono sogni delicati che si infrangono contro la maglia e il reggiseno, che gli faranno credere che al di sotto che sia uno spessore assente.

Ed è normale, è naturale, è bello sentire il suo tocco attento, la sua mano che si chiude su di me con dolcezza. Non sono sicura di resistere, voglio di più.

«Posso farlo anch'io?» gli chiedo.

«Fa' quello che vuoi» sorride Mike, scostandomi i capelli su un lato per ricominciare a esplorare il mio collo, un collo che non sapeva di aver bisogno dei suoi baci per poter sopravvivere.

Gli tasto la schiena, come se sapessi come si fa, e le mie carezze scendono verso il basso, a sfiorare il labile confine tra felpa e pantaloni e scendendo al di sotto, a sentire il suo fondoschiena, come se solo toccandolo potessi sapere che è davvero lui, che è Mike Cooper quello che mi sta baciando e stringendo con tutto questo ardore.

È morbido, come lo immaginavo. Mike mi dà una sensazione di sofficità buona, di un rifugio. E il suo fisico mi sta confermando che l'idea distante che mi ero fatta di lui corrisponde alla realtà. Che stretta tra le sue braccia mi sento a casa, che i miei pensieri intrusivi sbiadiscono fino a diventare ancor meno di un ricordo lontano nel tempo.

«Possiamo andare ancora un po' avanti?» gli chiedo. «Vorrei... cioè, ecco, potrei essere pronta per spingermi oltre.»

Non glielo dico chiaramente, preferisco andare avanti un pezzo per volta. Intanto ho scoperto che mi piace farmi toccare da lui, persino dove sono piatta e insignificante, perché a Mike non sembra fare alcuna differenza.

I suoi occhi si specchiano di nuovo nei miei. Rimane immobile per un istante, poi si distende in un sorriso.

«Sì, ma dammi una pausa per il bagno.»

Gli scocco un bacio sulla guancia e gli dico che va bene. Si separa da me e il rigonfiamento dei suoi pantaloni è evidente anche nel semibuio che ci sovrasta, con la luna che irradia la casa con i suoi freddi raggi.

Vado in camera, dove Whisky si è rintanato a ronfare dopo essersi accorto che per stasera Mike non gli avrebbe dedicato le solite attenzioni. Mi cambio e, nel togliermi la maglia, mi do un'occhiata alla scollatura. Il seno sembra più pieno. Mi fa questo effetto?

Aver letto il libro di Sara ha risvegliato nella mia testa tutta una serie di fantasie, di bisogni da soddisfare che il mio corpo esprimeva già, ma che erano bloccati dalla mia paura di non essere abbastanza.

"Non potresti mai deludermi."

Il ricordo della voce di Mike che scandisce quelle parole con sicurezza mi fa affiorare un sorriso. Slaccio il reggiseno e lo tolgo, prima di nascondere la mia nudità sotto alla canottiera. Poi passo alle gambe, che tengo depilate per via del vestito da indossare all'Oasi. Maledetto libro, ora sto pensando di dovermi depilare anche da un'altra parte!

Spesso lo faccio, ma per comodità: in inverno rimango bagnata più a lungo dopo la doccia con i peli addosso e ho freddo, in estate invece sudo se non tolgo tutto... Che fastidio, questi pensieri non sono proprio ciò di cui ho bisogno adesso!

Mike tira lo sciacquone dal bagno e ne esce un paio di minuti dopo cambiato con gli stessi pantaloncini e maglietta che indossava la scorsa volta. Almeno il rigonfiamento si è sedato.

Ficco al volo i miei indumenti nello zaino e mi lascio avvolgere di nuovo dalle sue braccia.

«Quando saremo un po' più... intimi» dico, con un sospiro, «potrò vedere quello che fai in bagno?»

Sono curiosa, ho una curiosità immensa di ciò che mi aspetta insieme a lui.

«Non sono un bello spettacolo.» Mi bacia a fior di labbra e mi stringe a sé.

«Tu sei sempre un bello spettacolo.»

Non so con quale coraggio gliel'abbia detto. Forse perché è notte, perché siamo soli nella sua camera da letto, perché Whisky sta russando, perché ogni suo gesto o frase mi fa sentire bene... Ma è quello che penso.

«Non in quel caso» ride Mike, prima di stamparmi un altro bacio. «Allora, cosa vuoi fare?»

Spazio autrice
Capitolo notturno, ma... ve l'avevo detto ;)

Ci stiamo avvicinando sempre più a "quel" momento per Lavinia. Ma non vi dico niente, ve lo leggerete piano piano (il capitolo ha tre parti, quindi la seconda arriverà giovedì^^). Spero che vi piaccia <3

Baci a tutti,
Snowtulip.

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