Capitolo 8 (prima parte)

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Rimango imbambolata a fissare la porta da cui Mike è appena andato via, mentre Nelly paga il Funkopop.

Mi ha chiamata per nome.

Si ricorda di me.

Mi ha dato appuntamento tra due martedì.

Non posso crederci.

Ci sarà altra gente, ci saranno tanti altri tifosi che forse riconoscerà, ma intanto... Intanto ci ho parlato. Di nuovo. E di nuovo ho scordato una foto o un autografo. Perché non ho Cornelia con me a ricordarmelo quando succedono queste cose?

Perdo il contatto con la realtà, finendo a viaggiare per mondi lontani e meravigliosi in cui l'invito di Mike è solo il primo invito di una lunga serie che mi permetteranno di incontrarlo ancora. Non era costretto a dirmi quando avrebbe avuto un incontro allo store, eppure l'ha fatto. Me l'ha detto in anteprima. Perché avrebbe dovuto farlo? Se non gli importasse di me, sarebbe stato zitto... giusto?

«Sembra un tipo gentile» ammicca Nelly. Non mi ero accorta che fossimo per strada, né che la sua automobile fosse già a pochi passi da noi. «Gli hai detto che "cercherai di esserci"? Lo vedrai ancora?»

«Be', è un giocatore. Io lo vedrò spesso» le dico. Riporto i piedi per terra, cerco di essere razionale, di giudicare la situazione in modo tale da non crearmi illusioni. È sposato e ha un figlio, non baderebbe mai a me. Non mi vedrebbe mai più di ciò che sono: una tifosa. Non posso crearmi dei castelli in aria che non corrisponderanno mai alla realtà.

«Ma ti conosce? Sembrava che foste in confidenza.»

Davvero si notava? No, Lav, calma. È stata solo una sensazione di Nelly. «Confidenza mi sembra troppo... Una volta è venuto al ristorante dove faccio la cameriera. Cioè, lo stesso giorno in cui ho avuto il colloquio per suonare all'Oasi.»

«È stato carino a ricordarsi di te, non è scontato.»

Rientriamo in macchina. Se racconto sul gruppo che ho incontrato Mike Cooper un'altra volta, non mi crederanno. A meno di non nominare l'evento a cui mi ha invitato. Ne sono gelosa, perché lui ne stava parlando con me, non mi ha detto di portare tutto il fanclub... Ma, se non lo dicessi ai ragazzi, mi odierebbero.

«Ci ho fatto una figuraccia, si ricorda per forza.» Ancora, cerco di smontare l'entusiasmo. «Sono solo una tifosa, nient'altro.»

«Lui per te è un po' di più, vero?»

Non le rispondo. Come fa Nelly a rendersi conto anche di quello che provo? Non si tratta di qualcosa di superficiale legato alla situazione attuale – come accade di solito, quando i miei pensieri traspariscono con chiarezza – ma di sentimenti che vengono dal profondo della mia anima. E che non voglio mai far trasparire, perché è ciò che di più delicato covo. I miei sentimenti sono tanto limpidi? E se Mike se ne fosse accorto? Mi avrebbe invitata lo stesso?

Vorrei avere un tasto per spegnere i pensieri, perché non ne posso più.

«Lav, posso venire a pranzo da te?» chiede Nelly dopo un po'. «Se non ti disturbo.»

A pranzo da me?

«Certo.» Mi farebbe piacere, di solito non invito nessuno. È sempre mia madre a spingere i miei amici a venire da noi, ma ho la continua impressione che sia un modo per curiosare nella mia vita. Io, invece, da quando mio padre se ne è andato, non ho mai avuto troppa voglia di coltivare rapporti sociali. «Ma non aspettarti chissà che cosa, né da casa mia né dal pranzo. Di solito faccio una cosa al volo.»

«Passiamo al supermercato e prendiamo dei Sofficini? Così io offro il pranzo e tu mi ospiti.»

Cinquanta e cinquanta. Mi piace l'idea.

«Vuoi che ti racconti di Mike, giusto?»

«Che ragazza perspicace. Certo che sì!»

Ridiamo insieme, mentre continua a guidare. Ridere con lei riesce incredibilmente a rilassarmi. Mi trovo bene con Nelly, mi fa persino passare l'imbarazzo.

Lavinia.

Appoggiato alla macchina, aspetto che suoni la campanella di scuola per prendere Liam. Sono d'accordo con Audrey, devo portarlo da lei all'agenzia di viaggi. Spero che non lo costringa a rimanere lì tutto il pomeriggio, anche se sono abbastanza convinto di sì.

Al suo posto lo porterei al parco a divertirsi un po', ma ho una seconda sessione di allenamento con la squadra e ho la sensazione che Colucci ci farà rimanere un po' di più per parlare di Bologna, contro cui giocheremo la prima partita ufficiale della stagione, in Supercoppa.

Mi dispiace sapere che Liam sarà tutto il giorno con Audrey nel negozio e non potrà divertirsi come i ragazzini della sua età.

Be', almeno gli ho comprato i fumetti.

I fumetti. La fumetteria. Lavinia.

Non so nemmeno io perché i miei pensieri continuino a tornare da lei. È una ragazzina, ha l'aspetto di una che è fin troppo piccola per me... Mi chiedo addirittura se sia maggiorenne. Non sempre le cameriere dei ristoranti sono abbastanza grandi da poterci lavorare. O potrebbe essere per quella cosa che fanno con la scuola in cui si alternano al lavoro – Willy Jenkins, cresciuto in Italia e che ha fatto le scuole qui, me l'ha accennato una volta.

Whisky, che porto al guinzaglio, abbaia in direzione di un mastino che passa davanti a noi, ma lo tengo vicino per impedirgli di attaccare briga con un altro cane più minaccioso di lui. Per fortuna il padrone del mastino tira dritto e non bada alla mia palla di pelo.

La campanella suona, così mi trascino Whisky attraverso la folla di genitori e mi avvicino all'ingresso. La classe di Liam è sempre una delle prime a uscire. La scuola ha accettato la mia richiesta di farlo reintegrare insieme ai suoi compagni dello scorso anno. E questo mi rincuora, perché almeno non ha perso i legami che aveva coltivato negli anni scorsi.

Infatti, sbucano alle spalle della maestra Anna, che scende le scalinate e inizia ad assegnare i bambini ai genitori che intravede nella massa. Gli adulti intorno non fanno caso a me, perché ricordano che mio figlio frequenta una scuola pubblica.

Desideravo che Liam crescesse come un bambino normale, senza sentirsi privilegiato per via del mio lavoro. Per questo – e Audrey è stata d'accordo con me – avevamo deciso di iscriverlo qui, alla Scuola Elementare Giosuè Carducci.

La maestra si accorge quasi subito di me, anche se non sono in prima fila. Suppongo che la mia statura le sia stata di aiuto. Liam mi corre subito incontro, così ci dileguiamo tra la folla di genitori e figli che rimangono ammassati per chissà quale motivo.

«Hai ritrovato i tuoi amici?» gli chiedo.

«Sì, sì. Sono contento di essere tornato.»

Saltella taciturno, imitato da Whisky che è sempre allegro e giocherellone quando c'è lui, e saluta un paio di suoi compagni, che gli rispondono con entusiasmo. Mi si scalda il cuore al sentire che anche gli altri bambini sono felici di averlo ritrovato in classe.

«Ti ho preso Spiderman» gli dico. «Sono andato prima per farti una sorpresa, così puoi leggere mentre sei con mamma.»

Annuisce, arrivando alla macchina. Lo faccio salire nei posti davanti e mi assicuro che abbia messo bene la cintura, dopo aver lasciato Whisky in quelli dietro.

«Zia Sandy dice che i fumetti sono stupidi» dice, una volta che sono partito.

«Lascia stare zia Sandy, non devi dimostrarle di essere intelligente per ciò che leggi.» Quella donna riesce a irritarmi nonostante i chilometri che ci separano.

«Ma si stava vantando che Rose legge i libri di Dickens. Dice che lei è più brava di me e quindi legge cose più importanti di quelle che leggo io... Perché l'ha detto?»

«Non lo so» gli rispondo, con sincerità. Il motivo per cui un genitore debba vantarsi dei figli sminuendo quelli degli altri per me rimane un mistero. «Ma non serve che ti metta in mostra, tu devi leggere quello che ti piace, non fare bella figura con gli altri. Che ti importa di Rose?»

«Mi sta antipatica. Sono intelligente anch'io, anche se leggo Spiderman.»

«Lascia stare, Liam. Se è antipatica, il problema è suo, non tuo. E ora sta a New York.»

Rimane in silenzio per un po', guardando fuori dal finestrino. «Devo andare da mamma? Mentre lavora mi annoio.»

«Puoi sederti in un angolo e leggere i fumetti.»

«Possiamo andare da Daisy e Darko? Posso leggere da loro.»

Trattengo un sorriso. Sono quasi certo che Teo e Anja sarebbero d'accordo nell'ospitarlo per il pomeriggio. «Non oggi. Non possiamo andare a casa delle persone senza avvertirle. Chiedo a Teo se per domani va bene. D'accordo?»

«D'accordo.»

«E dobbiamo prima avvertire mamma. Non posso portarti da nessuna parte senza che lo sappia anche lei.»

Incrocia le braccia, per niente contento della mia risposta.

Arriviamo da Audrey, che sta supervisionando i lavori all'interno della sua agenzia viaggi. Almeno sarò sicuro che Liam non passerà lì dentro l'intero pomeriggio insieme agli operai. O forse sì?

«Dopo pranzo tornate qui?» le chiedo, mentre lui scende e recupera la busta con i fumetti dai sedili posteriori.

«Probabile.»

«Prova a sentire Anja. Con Daisy e Darko passerebbe un bel pomeriggio» le suggerisco ad alta voce. Incontro lo sguardo di Liam, che si illumina.

«Ci penso.» Inarca un sopracciglio, infastidita dalla mia richiesta. Sta diventando fin troppo apprensiva, per quanto lo riguarda: deve tenerlo sotto controllo ogni secondo, era già scettica all'idea che andassi a prenderlo io da scuola per portarlo da lei.

Deve stare tranquilla, conosce Anja e Teo da quando siamo arrivati qui, sa che sono brave persone. Perché non regalare a Liam un pomeriggio sereno con i suoi amici?

Lo saluto e riparto. Spero che Audrey non sia asfissiante e lo lasci godersi le avventure di Spiderman in santa pace – se proprio vuole tenerlo attaccato a sé.

Spazio autrice
Doppio pov in questa prima parte di capitolo^^ Come mai questa scelta? Mi sono accorta che se l'avessi diviso il capitolo sarebbe stato fin troppo breve e quindi ci sarebbe stato poco da leggere per voi!

Abbiamo modo di vedere sia Lav alle prese con la nascente amicizia con Nelly, sia Mike e il suo rapporto con Liam e Audrey.

Vi piace la decisione di Mike di iscrivere il figlio alla scuola pubblica? Ho sempre pensato che una persona umile come lui avrebbe cercato di tirare su Liam in modo che non avesse dei privilegi rispetto agli altri e che si sentisse come una bambino comune... Cosa ne pensate?

Baci a tutti e grazie per la lettura,
Snowtulip.

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