CAPITOLO 13

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Elliot's Pov

"Ok signora allora io vado, non vorrei fare tardi, per qualsiasi cosa mi chiami pure" dico alla mia vicina di casa abbozzando un sorriso, dice di chiamarsi Amelia ed è molto gentile mia madre sembra apprezzarla parecchio e anche a me non dispiace ad essere sinceri.

Nonostante io sia abituato a fare tutto da solo non ho potuto fare a meno di dare ascolto ai consigli del dottore. Se voglio che mia madre migliori devo restituirle un po' della sua libertà e una cena dalla mia anziana vicina non può che farle bene visto che dovrò stare fuori probabilmente per gran parte della notte, mi fa sentire tranquillo il fatto che lei stia con qualcuno e non sola a casa.

"Oh certo certo caro, buon lavoro e non preoccuparti per noi" dice lei accompagnandomi alla porta del piccolo soggiorno mentre mia madre mi saluta dal divano con una mano.

La sua casa è più o meno come la nostra abbastanza piccola ma molto più piena di calore, le pareti giallo chiaro sono piene zeppe di foto di quegli che dovrebbero essere i figli ed i niponi dell'anziana signora e danno la sensazione che sia sempre giorno nonostante il sole sia calato ormai da un pezzo.
Davanti all'ingresso noto un piccolo tavolino con numerose bomboniere e una foto che la ritrae come era un tempo, capelli castani e un gran sorriso di quelli sinceri, è abbracciata ad un'uomo leggermente più alto di lei che sorride altrettanto felice.

"Mio marito" dice osservandomi "Era un'angelo lui, non ce ne sono molti così ormai ma si sa che dio prende con sé i migliori, è morto tanto tempo fa" dice con un sorriso spento, e in quel semplice gesto ho percepito tutto il suo dolore.

"Oh mi dispiace" dico leggermente in imbarazzo, non sono bravo a consolare le persone, sarà perché io non sono mai stato consolato da nessuno me la sono sempre cavato da solo, tuttavia l'immagine di quella giovane donna felice abbracciata all'uomo che ama ma che ha poi perso troppo prematuramente mi dà una stretta al petto, ma non lo do a vedere.

"Eddai Elliot!" Urla Matt dal parcheggio suonando il clacson della mia auto, se lo prendo glielo faccio ingoiare.

"Beh è il segnale che devo andare" dico uscendo mentre Amelia mi saluta e chiude la porta alle mie spalle.

"Ce la hai fatta finalmente" dice il biondo "pensavo volessi partecipare alla cena anche tu" ride.

"No" alzo gli occhi al cielo "fai una cosa utile passami le sigarette" dico indicandogli il cassetto porta oggetti,
Matt me le passa e ne prende una anche per se, me la porto alle labbra e metto in moto mentre lui regola il navigatore del piccolo dispositivo.

"Allora dove si va?" Chiedo mantendendo gli occhi sulla strada.

"In un magazzino nella periferia del North York dove ci forniranno un carico che dovremo trasportare in una cittadina a più o meno un'ora di distanza, massima segretezza come sempre" dice Matt aspirando dalla sigaretta.

"Una passegiata insomma" dico buttando la cicca dal finestrino e alzando leggermente il volume della musica.

"Ci metteremo un bel po' sei fortunato che domani non hai scuola amico mio, almeno non ti sei dovuto preoccupare dei compiti" dice prendendomi in giro e lasciandomi un sorriso.

"A proposito lunedì ho le selezioni per entrare in squadra" gli lancio uno sguardo d'intesa.

"Oh cazzo amico vuoi diventare il nuovo eroe della scuola o cosa" dice restituendomi lo suardo ancora più divertito.

"Ridi ridi pure, intanto dopo la selezione organizzano una festa sulla spiaggia pensavo che potremo farci un salto, ci saranno molte ragazze" dico facendo finta di nulla "ma visto che lo trovi ridicolo..."

Gli occhi azzurri di Matt si girano verso di me "No no no mi rimangio tutto andremo eccome! Grandissima idea, non tocco una ragazza da non so quanto, sperando non siano tutte casa e chiesa" dice pensieroso.

Ridiamo insieme per la sua stupida affermazione. Matt è un vero donnaiolo e da quando lo conosco è sempre stato circondato da ragazze talvolta anche più grandi di lui, senza mai legarsi veramente, un po' come ho fatto io d'altronde. Sapevo che in quelle storie non c'era sentimento reciproco infatti non ho mai veramente sofferto per loro e loro probabilmente già il giorno dopo non avevano più ricordo di me.
Quindi sono giunto alla conclusione che Matt non è uno stronzo cerca solo una distrazione e infondo lo capisco.

Il tempo passa mentre sono immerso nei miei pensieri ed è quasi l'una del mattino quando arriviamo a York. Parcheggio in un vicolo abbastanza lontano dal magazzino in modo che l'auto non dia nell'occhio mentre sono via.

Matt si mette la giacca mentre io prendo la pistola e la sistemo sotto la felpa, ho imparato per esperienza che non c'e mai da fidarsi sopratutto se sei immischiato in situazioni come questa.

Devi uccidere prima che loro uccidano te.

Scendiamo dalla macchina e subito vengo investito dal freddo della sera molto più pungente della zona dell'Old Toronto in cui vivo, ed è normale dopotutto siamo lontani dalla costa.

Tiro su il cappuccio della felpa in modo da non mostrare il viso, e procedo a passo spedito seguito dal mio amico.

Sento l'adrenalina pulsare nel sangue come una vecchia compagna, sono anni ormai che corro rischi più grandi di quanto io stesso possa immaginare ma se un tempo sentivo il peso del pericolo inondarmi e trascinarmi nella sua morsa ora sento il niente più totale, solo apatia.

Ho visto troppe persone morire per mano della criminalità che gli aveva resi schiavi, e per il mio bene ho dovuto spegnere ogni tipo di emozione, perché quelle ti rendono deboli.

Sono costretto a farlo per mia madre e so che se mi succedesse qualcosa ne sarebbe distrutta anche se talvolta penso che senza di me starebbe solo meglio.

Arrivati davanti alla grossa porta d'ingresso faccio segno a Matt di coprirmi mentre varco la soglia, dentro il deposito si presenta buio e con un vago odore di benzina mista a tabacco.

Avanzo di qualche passo e la canna fredda di una pistola si poggia sulla mia tempia mentre quella del mio amico punta alla testa dello sconosciuto.
Sbuffo infadtidito da questo idiota "siamo quelli incaricati del trasporto quindi leva quella cazzo di pistola" dico solamente porgendoli il dispositivo con le coordinate.

Il tipo abbassa la pistola e mi guarda male facendoci segno di seguirlo fino ad uno stanzone che dà sulla strada opposta a quella da cui siamo arrivati, al centro un uomo sta fiendo di posizionare il carico su un grosso camion.

"Il camion è quasi pronto, queste sono le nuove coordinate" dice porgendomele "e questi sono i documenti che dovrete fornire in caso di posto di blocco."

Prendo il tutto e lo passo a Matt che si occuperà di guidare, nonostante la patente per il camion sia un falso guida questo genere di veicolo da quando aveva 13 anni, così piccolo che quasi non arrivava ai pedali.
Ne verifica la validità del documento e se lo mette in tasca.

"Qui è tutto pronto" dice l'uomo scendendo dalla pedana e assicurandosi che gli sportelli siano ben chiusi.

"Perfetto" dico portandomi alle labbra l'ennesima sigaretta e facendo cenno a Matt di salire e raggiungendo pochi minuti dopo.
I due uomini aprono le grandi porte e noi partiamo silenziosi nella notte con un carico che come sempre non abbiamo idea di che cosa possa contenere.

"Cazzo quel figlio di puttana poteva farti saltare il cervello" dice il mio amico rosso in viso.

"No non lo avrebbe fatto sa bene che senza di noi l'operazione non sarebbe andata a buon fine stanotte, e come sappiamo è abbasanza urgente" dico sentendo ancora la pressione dell'arma su di me, non mi ha fatto né caldo né freddo sapevo che non avrebbe sparato era solo un'uomo spaventato.

"Già, a volte sei così freddo che quasi mi fai paura" dice lui mentre imbocchiamo la statale "poi mi ricordo che sei un'idiota e mi passa tutto" aggiunge guadagnandosi un pugno sulla spalla.

Il resto del viaggio trascorre in modo tranquillo, benché sia notte fonda non ho un briciolo di sonno guardo il paesaggio che scorre veloce sotto di noi e non posso fare a meno di ripensare a stamattima a lei e a come non sopporti che stia intorno a suo fratello.

Deve avere seriamente paura per lui ed ero sicuro che vedendoci parlare sarebbe venuta da me, mi diverto a farla arrabbiare non ha paura di dire cosa pensa ed è una cosa che non tutti hanno, è così sicura e determinata che fa quasi ridere il fatto che sia arrossita al mio commento sui suoi pantaloncini.

Lo ho detto per farla arrabbiare in quel momento ma lo penso sul serio, quella ragazzina ha un qualcosa che mi spinge sempre a starle intorno, la ho guardata così tante volte durante la lezione che ricordo a memoria ogni suo movimento compreso il dito medio che mi ha dedicato.....

"Che hai da sorridere eh?" Dice Matt annoiato, ed è vero stavo sorridendo, pensavo a quella nanerottola e sorridevo.

"Nulla" dico liquidandolo con la mano.

Però c'e una cosa che mi ha sorpreso, qualcuno ha parlato al fratello la mattina della festa prima del nostro incontro per questo lei ci ha seguiti nel bosco e inoltre era convinta fossi io. Non ho mentito non ero io ma è evidente che era qualcuno che mi somigliava, ma chi? E sopratutto perché?

Forse era veramente un ridicolo spacciatore di erba, ma Ryan sapeva già dove incontrarmi ed era convinto che gli dovessi dare della droga, quindi qualcuno sapeva del nostro incontro e gli ha mentito su chi fossi.
Mille dubbi mi affollano la mente e mi riprometto di indagare nei prossimi giorni, non solo per me ma anche per lei.

"Siamo arrivati" dice Matt sostando davanti al deposito molto simile a quello da cui siamo partiti.

Prendo la pistola e sollevo il cappuccio prima di scendere per ordinare di aprire, tre uomini escono e dopo averci scambiato due paroline nessuno decide di putarmi una pistola alla testa quindi faccio segno a Matt di proseguire.
Una volta dentro iniziamo a scaricare il materiale mentre i tre uomini chiaccherano animatamente.

"Non vi chiederò da dove venite o come vi chiamate, so che dovete tutelarvi, ma siete molto giovani diamine" dice uno. Ha un'apsetto trasandato con qualche chilo di troppo e qualche capello in meno ma il tono è genitle.

"Non tutti hanno scelta" dico solamente alzando le spalle.

"Parole sante ragazzo parole sante" e continua " ci fanno fare il lavoro sporco e noi coglioni rischiamo anche il culo" dice nevoso " ma senza questo non potrei occuparmi dei miei figli e io sono tutto ciò che hanno."

Sembra rassegnato e gli altri due annuiscono dandoli una pacca sulla spalla.
Se lo capisco? La risposta è no.
Mio padre è morto per la stessa ragione e mi ha lasciato carico di debiti nei confronti di questi criminali e con una madre da accudire perché malata, se solo avesse preso la strada della giustizia ora non sarei qui solo a dover riempire di merda la povera gante per compiacere dei potenti, e questo vale anche per l'uomo qui davanti ha commesso un'errore tempo fa e ora non può più uscirne.
Ma lui tempo fa una scelta la aveva.

Dopo un'ora di duro lavoro dove abbiamo scaricato quello che sembrava cemento o materiale da costruzione manca solo un pacco da scaricare, salgo sul vagone e lo passo all'uomo che lo afferra e prosegue verso il mucchio
Sto scendendo quando l'uomo inciampa e la scatola si apre mostrando il contenuto.

Matt lo aiuta ad alazarsi mentre guarda preoccupato il contenuto riversato a terra.

"Cazzo, scusate non volevo sono un po' stanco" dice giustificandosi "ora me la faranno pagare" dice e ha ragione il contenuto dei pacchi deve rimanere segreto a tutti noi qualunque cosa sia.

Gli raggiungo e mi abbasso a raccogliere gli oggetti sparsi al suolo, a una prima occhiata sembrano materiali medici tipo pinze e bisturi, butto tutto dentro e alzo lo sguardo, si sono riuniti tutti intorno all'uomo.

"Nessuno la farà pagare a nessuno" dico guardandolo "ci siamo solo noi qui e questa scatola non è mai stata aperta d'accordo?"

Tutti annuiscono mentre l'uomo mi ringrazia, anche se non c'e bisogno, non sarò di certo io a metterlo in croce.

"Poi tanto non dimentichiamo che queste cose vanno all'inceneritore nessuno le controllerà" dice un ometto magrolino e pieno di piercing.

"Giusto giusto" dice l'altro evidentemente sollevato e riponendo la scatola nuovamente chiusa insieme alle altre.

"Bene allora noi andiamo" dice Matt guardando l'orologio "ci aspetta un bel viaggio" e monta su.

"Grazie ancora ragazzo" dice l'uomo rivolto a me e io annuisco soltanto, salto su e finalmente imbocchiamo la strada per tornare a casa.

.......

Sono le sei del mattino quando metto piede a casa mia le luci della casa di Amelia sono spente segno che la vecchina sta ancora dormendo.
Apro la porta e mi fiondo in cucina a bere un po' d'acqua non non ho nemmeno cenato e onestamente non sento nemmeno la fame. Salgo le scale e vedo mia madre che dorme sul suo letto, sembra felice quasi sorridente quasi stesse finalmente bene dopo tanto tempo... sorrido ed esco diretto in camera mia benché io sappia già che non prenderò sonno.


**** Capitolo 13 ragazzuoli
Spero vi piaccia e ancora una volta voglio ringraziare chi ha deciso di votare e continuare a leggere la storia di Elliot e Mad❤📚.
Ho deciso inoltre di cambiare il titolo del libro poiché mi sembrava più attinente alla storia.
Occhi come la notte, esattamente come le tenebre che si porta dentro.
A presto!❤
Mi raccomando le 🌟🌟🌟🌟

-Lostshadow








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