CAPITOLO 20

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Madelaine's Pov

"Elliot!"

Il suo nome è l'unica cosa che riesco a gridare.
Non sono nemmeno sicura di averlo urlato o se lo senta rimbombare solo dentro la mia testa.
Stavamo parlando della squadra quando un colpo di pistola ha distrutto tutto quello che di tranquillo c'era nella serata.

Viene colpito in pieno viso da un pugno e indietreggia mentre due uomini con il volto coperto da dei passamontagna escono dal piccolo vicolo debolmente illuminato.

Vengo spinta contro il muro di pietra alle mie spalle dall'uomo più basso e il terrore si fa strada dentro di me, mentre l'altro punta la pistola dritta alla testa di Elliot che si è già ripreso dal colpo.
Osserva l'uomo incappucciato di fronte a sè senza battere ciglio quasi non avesse paura ma solo tanta tanta rabbia.

"Chi siete e che cazzo volete" dice rabbioso, un leggero rivolo di sangue causato dal colpo gli scivola sulla guancia.
L'atteggiamento è quello del solito strafottente ragazzo che litiga con una compagna di classe, quasi non ci fosse un'uomo che potrebbe sparargli da un monento all'altro.

Che conosca questi malviventi? Dubito, penso sia solo un sadico.

"Io fossi in te abbasserei la cresta ragazzino" parla l'uomo con la pistola mentre Elliot sorride provocatorio.
Se non stessimo rischiando di morire giuro che mi metterei a ridere, ma come si può essere minacciati da una pistola e sfidare anche il tuo aguzzino?

Questo idiota ci farà uccidere!

Vorrei disperatamente fare qualcosa, se prendessi il telefono magari potrei provare chiamare la polizia ma è dentro la borsa e di certo non me la faranno aprire indisturbata, e anche se in qualche modo riuscissi a recuperarlo avrei un buco in testa ancora prima di digitare lo sblocco tasti.
Il mio respiro si fa sempre più pensante e la consapevolezza che stanotte qualcuno potrebbe perdere la vita mi causa un forte conato.

L'uomo con la pistola si volta verso di me puntandomi poi addosso l'arma e vedo lo sguardo di Elliot oscurarsi leggermente.

"E se facessi saltare il cervello della ragazzina?" Dice e spalanco gli occhi dal terrore, sento le gambe tremare compulsivamente.

"Accomodati, non mi importa nulla di lei" rincara la dose Elliot tornando a sfidarlo.

Alle sue parole la delusione si fa spazio dentro di me.
Non gli importerebbe nulla se mi uccidessero, ormai non sono solo le gambe a teremare anzi mi sento quasi come stessi per svenire.
Mi appoggio leggermente al muro dietro di me e tocco quella che dovrebbe essere una pietra e subito mi viene un idea.

Se non sarà Elliot a tirarmi fuori da questa situazione lo farò da sola.

L'uomo armato si dirige verso di me prendendo il posto del mio precedente guardiano che si dirige invece verso Elliot che si incupisce, osserva l'uomo per poi cercare il mio sguardo sconvolto quasi a dirmi di rilassarmi.
Vengo invasa da un forte odore di tabacco e colonia che trovo però tutt'altro che piacevole mentre l'uomo posiziona la canna della pistola è a pochi centimetri dalla mia fronte.

Elliot scatta e con un pugno in pieno volto e uno alla gola butta a terra l'uomo accanto a lui e giurerei di aver sentiro un 'crac' di ossa rotte.
L'uomo si volta e punta la pistola su di lui mentre io con uno strattone estraggo la pietra quasi staccata dal muro e la sbatto con tutta la forza che ho in corpo sulla sua nuca.

L'uomo si volta verso di me leggermente stordito venendo poi sbattuto contro il muro da Elliot, la pistola cade a terra e lui l'allontana con un calcio.

"Andiamo!" Urla strattonandomi il braccio e io lo seguo.

Corriamo attraverso dei piccoli vicoli bui voltandoci ogni tanto per assicurarci di non averli alle spalle, il fiato che inizia a mancarmi e la mano di Elliot ancora sul mio braccio.

Arriviamo davanti ad un'auto che riconosco essere la sua "sali" mi dice aprendo la sua portiera, lo imito e non faccio in tempo a sedermi che esce dal parcheggio per partire a tutta velocità lungo la strada.

Siamo praticamente a 130 k/h nella circonvallazione della città, sento la testa girare e mi aggrappo al sedile inserendo la cintura di sicurezza.

"Cazzo, cazzo, porca puttana!"  sbraita prendendo il telefono e digitando un numero velocemente.
Mi chiedo come faccia a guidare in questo modo distratto anche dal telefono.

Aspetta qualche squillo picchiando dei colpi sul volante per poi parlare "Matt amico, ho avuto dei problemi sono stato aggredito in un vicolo poco fa.. sisi sto bene ora sono in macchina sto andando all'appartamento puoi occuparti tu di lei?" chiede per poi voltarsi verso di me "si sono solo, tienimi aggiornato per qualsiasi cosa" dice per poi attaccare.

Chi era al telefono? E chi è la lei di cui si deve preoccupare? Sarà forse la sua ragazza, o magari la sorella?
Ho così tante domande che rischia di scoppiarmi letteralmente la testa ma a cui tanto lui non risponderà.

Dalla principale svolta in una piccola strada che penso sia dretta alla periferia "hai sbagliato strada" dico girandomi verso di lui, finalmente ha anche rallentato un po'.

"No è quella giusta" dice lui continuando a guardare davanti a sé.

"No casa mia era dall'altra parte" indico con la mano la strada alle nostre spalle.

"Ma infatti non stiamo andando a casa tua" risponde scocciato, in più che mi fa quasi uccidere si scoccia anche!

"Ma che dici io devo tornare a casa mia!" lo guardo ma lui non mi degna di risposta "Elliot gira la macchina!" grido.

"Allora prima di tutto abbassa la voce bambolina, secondo cosa vuoi fare portare quei delinquenti dritti al tuo indirizzo di casa e mettere in pericolo tutti?" Risponde sovrastando la mia voce mentre la verità delle sue parole mi colpisce diritta allo stomaco.
Ha ragione, se io tornassi stanotte e quei malviventi ci stessero seguendo metterei in pericolo tutta la mia famiglia.
La zia, Rayan e il piccolo Charlie...
Scuoto la testa per scacciare questi brutti pensieri.

Decido di non rispondere e mi concentro sulla vista che mi offre il finestrino.
Strade strette e relativamente illuminate, con pochissima gente in giro per essere solo le otto e mezzo di sera.
È tutto così diverso dal mio quartiere che seppur non particolarmente grande è sempre pieno di vita.

"Ma dove siamo? Non ho mai visto queste strade" chiedo curiosa, insomma lui si è trasferito da poco e le conosce mentre io che è una vita che vivo a Toronto non le ho mai viste.

"Certo, perché non sono strade adatte a scolarette indifese" risponde canzonatorio.

Lo guardo male.
Ora dice così ma quando ho sbattuto quella pietra sulla testa di quell'uomo dandogli un vantaggio non si è mica lamentato.
Il ricordo della pistola puntata contro di lui e io che aggredisco quell'uomo mi torna in mente e i brividi si impossessano nuovamente di me, sembra tutto così surreale.

Inizio a tremare e se ne accorge, perché accende il riscaldamento.

Accostiamo in un parcheggio e la sua voce mi scuote dai miei pensieri "apri il cassetto davanti a te e passami il sacchetto" dice guardandosi intorno.
Faccio come mi chiede e gli passo la busta stranamente pesante, la prende dalle mie mani e ne estrae il contenuto che riconosco subito.

Nera e lucente. Una pistola.

Sgrano gli occhi  "hai una pistola nella tua macchina" dico.  In realtà visto il suo lavoro non dovrebbe nemmeno stupirmi ma non sono abituata a vedere cosi tante armi insieme.

"Si e dovrei prendermi l'abitudine di portarmela dietro" dice lui chiudendo con un colpo il cassetto "e ora andiamo, svelta" ordina scendendo mentre io alzo gli occhi al cielo.

A mio malgrado lo seguo affrettando il passo visto che sarebbe capace anche di lasciarmi qui da sola "ma dove stiamo andando" chiedo dopo qualche metro.

Lui sbuffa scocciato "in un appartamento a qualche isolato da qui" risponde alzando il cappuccio della felpa, è identico alla prima volta che lo ho visto.

Mi fermo "ma se è a qualche isolato perché hai parcheggiato così lontano?" insomma potevamo tranquillamente arrivare in macchina.

Si ferma anche lui per osservarmi "Perché è meglio tenere il veicolo lontano da noi in caso localizzino la macchina, e ora cammina" mi volta le spalle e prosegue.

Rimango a qualche passo di distanza e sento sempre più il freddo venire a contatto con la mia pelle. Il cielo è nuvoloso e minaccia pioggia donando  un'aria ancora più cupa alle vie, guardo la strada buia davanti a me e capisco il perché si porti dietro un arma, non vorrei mai vivere in un posto del genere.
Elliot si ferma all'improvviso e quasi sbatto sulla sua schiena, tira fuori delle chiavi e apre il portone dell'edificio che si presenta abbastanza antico.

Chiudo la pesante porta alle mie spalle e le luci si accendono automaticamente rivelando un ingresso spoglio ad eccezione di un porta ombrelli ed un misero tappeto.
Davanti a me delle scale risalgono per diversi piani e mi auguro con tutta me stessa che sia possibile prendere l'ascensore.

"Dobbiamo prendere le scale, l'ascensore è rotto" dice Elliot superandomi.

Ecco appunto che fortuna.

Inizio a salire le scale e dopo 5 rampe ci fermiamo davanti ad un portoncino scuro. In tutto il tragitto non abbiamo né visto né sentito nessuno, non sono stata spesso in un condominio ma mi ero fatta l'idea che qualcuno ogni tanto si vedesse.
Apre il portoncino ed entriamo nella stanza: muri bianchi con tende color panna alla finestre che danno per quanto possibile un'ulteriore tocco di tristezza, un piccolo tavolino al centro della stanza con due piccole poltrone rosse e una modesta cucina.

Elliot poggia lo zaino sul tavolino mentre io rimango sull'ingresso in modo impacciato si dirige in una stanza adiacente laciandomi sola.
Decido du muovermi e mi siedo sulla piccola poltrona abbandonandomi a tutta la stanchezza, torna con in mano un caricatore e lo attacca alla corrente collegandoci poi il suo cellulare.

"Allora di là c'e il bagno se vuoi farti una doccia" dice indicando la piccola stanza a destra tornando a guardare il telefono.

"Per quanto devo rimanere qui?" Chiedo, spero il meno possibile zia Beth non mi ha ancora chiamata ma se tardo ulteriormente sarà costretta a farlo e io non ho idea di cosa dirle.

"Per tutta la notte almeno"  dice lui tranquillo.

Spalanco gli occhi "No no io non posso stare qui con te tutta la notte, mia zia si preoccuperà!" Dico allarmata, è assurda tutta questa situazione se ci stessero cercando ci avrebbero già trovati! Inoltre l'idea di passare un intera notte con questo pazzo mi spaventa ancora di più.

"Non ti è chiaro ciò che ti ho detto prima sul fatto che metteresti tutti in pericolo o te lo devo ripetere?" Risponde con aria superiore, ma mi ha presa per scema?

"È ridicolo, siamo stati aggrediti dovremo andare dalla polizia!" urlo ormai esasperata mentre dei pugni sbattono alla parete accompagnati da delle urla che ci intimano di fare silenzio.

Ma che vicini simpatici!

Elliot alza gli occhi al cielo "wow sei proprio intelligente non ci avevo pensato tutte le altre volte che mi hanno puntato una pistola alla testa sai? Poi però mi è venuto in mente che indagherebbero anche su di me e come ben sai non sono esattamente un santo" dice a bassa voce e puntando gli occhi nei miei.

Ha ragione, questo ragazzo vive nell'illegalità completa e denunciare l'accaduto significherebbe indagare su di lui e causarli numerosi guai.
Ma a lasciarmi ancora più stupita è capire che non è la prima volta che gli succede.. forse è questo il motivo per cui sembrava non temere.

"Accomodati  non mi importa nulla di lei"  ha detto a quell'uomo, quelle parole mi hanno ferita anche se non ne capisco il motivo.
Mi avrebbe davvero lasciata a morire?
La risposta dovrebbe essere no visto che mi ha portata con sé ed ora mi tiene segregata a casa sua, ma onestamente io di Elliot Johnson non ci capisco nulla.

Mi alzo scocciata e prendo il telefono, se non posso tornare stanotte devo avvisare mia zia o morirà di preoccupazione.
Mi allonatano da quell'idiota e mi poggio al piccolo tavolo della cucina avviando la chiamata.

"Pronto Mad?" La voce di mia zia riempie le mie orecchie.

"Hey zia, senti stanotte sto a dormire da Kate ha avuto beh dei problemi di cuore " dico visto che è la prima cosa che mi passa in mente.

"Uh brutti quelli, d'accordo divertiti tesoro" dice e riattacca.

Lascio un respiro di sollievo e torno a sedermi in poltrona dove Elliot mi guarda divertito "che c'e dovevi dire al fidanzatino cosa ti è capitato?" Chiede col solito tono da schiaffi.

Sto per insultarlo quando mi viene in mente tutto. La festa, i problemi di famiglia, l'assenza a scuola, la telefonata poco prima di uscire e la mia promessa di incontrarci stasera.
Mi ero completamente scordata di Simon!

Mi alzo di scatto digitando il suo numero mentre Elliot mi guarda confuso.
Come ho potuto dimenticarmi del mio migliore amico! L'ora sengna le nove e mezzo, spero almeno non sia già uscito.

"Non ti azzardare a fiatare" minaccio il ragazzo davanti a me avviando la chiamata.
Dopo qualche squillo Sim risponde "Mad, arrivo dammi qualche minuto" dice tranquillo quasi allegro.

"Ehm Sim senti non posso più uscire, abbiamo la riunione sai quella per la clinica, non sono potuti passare prima e si sono presentati ora" dico cercando di mostrarmi tranquilla.

"Oh" risponde lui.
Segue un'attimo di silenzio dove mi sento ancora più in colpa, non solo non gli ho mai raccontato nulla di Elliot ma per il suo bene devo nasconderli anche ciò che è successo oggi.
"Va bene non preoccuparti" aggiunge.

"Sim ti giuro mi dispaice da morire, domani sarò tutta per te.." dico.

"Quante buffonate" si lamenta Elliot ad alta voce e subito lo guardo male.
Giuro che oggi lo uccido.

"Chi era?" Chiede subito Simon sentendo la voce di quell'idiota.

"Ehm Frederik, sai ormai ci tratta molto amichevolmente" dico con una risata leggermente isterica.

"Mh d'accordo allora a domani Mad" dice debolmente il mio amico.

"Notte Sim, ancora scusa." Chiudo la chiamata con la  consapevolezza di essere una pessima amica.

"Che hai ora triste, hai paura che il fidanzatino si sia ingelosito?" Chiede in fare teatrale.

Alle sue parole sento montare la rabbia mista alla stanchezza del giorno.

"Perché hai parlato idiota ti avevo chiesto di stare zitto!" dico rabbiosa avvicinandomi a lui "e per l'ennesima volta non è il mio ragazzo anche se sembra che l'idea che possa esserlo ti dia molto fastidio" sbraito.
Ed è vero sembra che Elliot provi da sempre un antipatia per Sim già dal primo giorno alla festa, anche se non capisco il perché.

"Fastidio? Perché dovrebbe non sei nessuno per me se non una costante presenza fastidiosa" dice superbo.

Assottiglio gli occhi "beh come non ti interessava nulla prima vero? Quando potevano anche spararmi che per te non significo nulla no?" sputo acida ma non mi importa quelle parole mi hanno ferita.

Il sorriso sparisce sul suo bel viso e solo ora noto lo zigomo leggermente più gonfio e arrossato dove è stato colpito.
Mi osserva in quel modo così suo e per un'attimo vorrei solo che mi stringesse tra le braccia senza più dire nulla.
"Ho mentito doveva pensare che di te non mi importasse nulla o ti avrebbe usata per minacciarmi" dice serio e da un lato lo capisco, ma allora gli importa qualcosa di me?.

Continuiamo a fissarci per qualche secondo finché il mio stomaco brontola violentemente.
Arrossisco subito toccandomi la pancia mentre lui ride, beh non è poi cosi strano visto che non tocco cibo da pranzo.

"Beh possiamo almeno cenare?" Chiedo visto che lui è tornato ad osservare il telefono.

"Guarda se c'e qualcosa in frigo" mi liquida con la mano.
Wow ottimo padrone di casa..

Mi avvio in cucina e apro il frigo rimanendo sconvolta, le uniche cose presenti sono una confezione di birra e delle sottilette che tra l'altro io odio, decido allora di aprire il pensile in cerca di qualcosa di più commestibile ma a parte qualche piatto e tovagliolo non trovo nulla.
Frustrata chiudo tutto "ma possibile che in casa tua non abbia nulla da mangiare?" Mi lamento.

"Non è casa mia" dice lui scrollandosi le spalle, come se questo risolvesse il problema.
Ma se non è casa sua allora di chi è? E perché Elliot ha le chiavi?

"E allora di chi è?" Chiedo confusa.

"Di un mio amico, quindi se c'e cibo o no non mi riguarda" riprende a guardare il telefono.
Ma cosa avrà di tanto importante là dentro vorrei sapere.
Per tutto sto tempo sono rimasta convinta che fosse casa sua e ora mi ritrovo addirittura a chiedermi dove diavolo abiti in questa città,  se abbia fratelli o sorelle o se viva da solo.

Il mio stomaco brontola ancora, se non mangio qualcosa sento che potrei svenire.
"Non possiamo andare a comprare qualcosa?" Chiedo come se foasi una bambina.

"Sono le dieci di notte,  spiegami quale cazzo di negozio in periferia è aperto fino a così tardi" dice e alzo gli occhi al cielo.

"Beh allora ordiniamo a domicilio" i miei occhi si illuminano e già sbavo all'idea di gustare cibo di ristorante.

"Non se ne parla" dice Elliot scuotendo la testa.
Ma possibile che non gli vada mai bene nulla?

"Senti se non mangio qualcosa svengo e qui in casa del tuo amico non c'e nulla, quindi ordino a domicilio se poi tu non vuoi nulla non mi interessa" dico iniziando a cercare dei ristoranti sul cellulare.
Elliot sbuffa ma alla fine acconsente.

"Ti va il cinese?" chiedo.

"Indifferente" risponde lui e questa volta sono io a lamentarmi.

Digito il numero e ordino svariate cose fornendo poi l'indirizzo suggeritomi dopo mille lamentele da Elliot, tra una mezz'ora dovrebbero arrivare.

Mi siedo sulla poltrona accanto a lui, se qualche settimana fa mi avessero detto che avrei incontrato uno  così e che ci avrei passato un intera notte insieme in un misero appartamento di periferia non ci avrei mai creduto.
E invece eccomi qui seduta accanto al ragazzo più incasinato del mondo per cui provo sentimenti veramente contrastanti.
Le sue braccia intorno alla mia vita, il profumo sul petto sodo tutto, i suoi atteggiamenti prima di attenzione e poi di disdegno.
Tutto di lui mi manda fuori da ogni convinzione.

"Porca puttana" i miei pensieri vengono interrotti dalla sua voce.
Mi volto e con una mano sta frenando la fuoriuscita di sangue dal taglio sullo zigomo. O almeno ci prova.

Mi alzo diretta al bagno dove prendo un fazzoletto e lo bagno con dell'acqua per poi tornare in salotto e porgerglielo.
Lui mi guarda diffidente come se avessi potuto avvelenarlo ma alla fine accetta passandoselo sul viso sulla quale compaiono svariate smorfie per il dolore.

"Posso aiutarti?" Chiedo visto che non sta affatto migliorando la situazione.

"Non ne ho bisogno" dice scontroso.

"Dovresti metterci del disinfettante" dico alzando gli occhi al cielo.

"E tu dovresti farti i cazzi tuoi" questa volta mi guarda negli occhi.

Ah si? Ma chi zi crede di essere io volevo solo essere gentile ma evidentemente lui non se la merita la mia gentilezza.

Mi alzo e vado in bagno sotto il suo sguardo confuso, frugo nel piccolo mobile e molto infondo trovo una sorta di disinfettante, quasi finito.
Lo prendo e lo nascondo dietro la schiena tornando in soggiorno dove gli occhi di Elliot ricadono immediatamente su di me, mi dirigo verso di lui a passo svelto e quando sono abbastanza vicina gli punto contro il disinfettante premendo la bocetta e uno schizzo fuoriesce mancandolo però di pochi centimetri.

"No accidenti!  Ti avevo quasi preso" dico delusa, per poi scoppiare a ridere per la faccia sconvolta di Elliot.

"Mi hai tirato del disinfettante" dice serio iniziando ad avvicinarsi, sulle labbra carnose noto però un sorrisetto.

Io continuo a ridere  indietreggiando ma lui con qualche passo mi ha già incastrata al tavolo.
La sua vicinanza questa volta mi causa tranquillità come se fossi protetta da tutto e potessi lasciarmi finalmente andare.
Poggio istintivamente le mani sul suo petto per frenarlo  e il ricordo del modo in cui questo pomeriggio mi ci sono aggrappata mi fa desiderare di più.
I suoi occhi scurissimi mi osservano curiosi come sempre mentre io mi meraviglio ancora una volta della sua bellezza. Alzo la mano e gli tocco leggermente il viso dove gli è stato inferto il colpo ma non compare nessun segno di dolore, solo di tranquillità.
Ci ritroviamo sempre ad essere così vicini che mi chiedo se un giorno potrebbe mai spingersi oltre.
E ancora meno capisco il perché di questi pensieri se da quando è arrivato nella mia vita ho avuto solo preoccupazioni.
Elliot blocca la mano che ho sul viso e punta gli occhi nei miei "Mentivo questo pomeriggio, so ciò che ho detto ma dovevo proteggermi, anzi proteggerci e quello era il modo miglore per farlo" dice stringendo ancora la mia mano mentre io lo osservo totalmente persa "non avrei mai permesso che ti facessero del male Madelaine."
Sono totalmente bloccata e dalla mia gola non esce nessun suono, non mi sarei mai immaginata questa spiegazione da parte sua ma questo va oltre ogni mia previsione.

Non so perché se qualche minuto prima lo odio il minuto dopo sia capace di dire o fare qualcosa che mi stravolga completamente.
Rimaniamo a fissarci così intensamente che potrei raccontare ogni minimo dettaglio di lui finché il mio telefono squilla, Elliot lascia la mia mano e si allontana da me che non mi ero accorta di star trattenendo il fiato.
Mi avvicino al telefono e leggo il numero del ristorante comunico che sto scendendo e attacco

"Vado a ritirare il cibo" dico afferrando il portafoglio e la giacca.

"No vado io" dice lui sorpassandomi.

"Perché?" Chiedo, non ha senso posso benissimo ritirarlo io.

"Perché non è sicuro là fuori per la scolarette come te" dice lui uscendo dal portoncino senza nemmeno prendere la mia parte dei soldi.

Poi ancora con questa storia della scolaretta?! Giuro che non lo sopporto!
Si e poi fino a qulche minuto fa ti stavi domandando se ti avrebbe baciata...

Sbuffo e ne approfitto per curiosare un po' in giro anche se difficile visto che non ci sono né oggetti personali né foto.
Apro una porta e sbircio nella piccola stanza, è molto ordinata ed ha solo un letto e una piccola libreria sto per entrare quando sento dei passi fuori e mi affretto a chiudere tutto.

Elliot entra con avriati sacchetti di cibo cinese e poggia tutto sul tavolo in cucina, io mi siedo ed inizio a cercare le mie pietanze preferite.

"Oh ciao meraviglia" dico addentando un raviolo cinese sotto lo sguardo divertito di Elliot che prende dei semplici spaghetti di soia.

"Che hai da ridere" dico con la bocca piena.

"Sei proprio femminile" ride lui, e giuro che quando sorride è ancora più bello.
Passiamo il resto della cena abbastanza tranquillamente (o almeno senza litigare)  che è già un passo avanti.
Ho mangiato quasi tutto io e nonostante abbia insistito non ha voluto che gli restituissi nemmeno un centesimo e alla fine ho lasciato perdere.

"È ancora possibile fare la doccia?" Chiedo ricordando la proposta di prima.

"Si, il bagno sai già dove è prendi un asciugamano dal mobile" dice lui.

"Ok" sto chiudendo la porta quando un dubbio mi assale "Elliot!" dico facendolo sussultare.

"Che cazzo c'è adesso" si gira ad osservarmi.

"Ehm non ho cambio per la notte" dico un po' impacciata.

Lui alza gli occhi al cielo e si dirige nella stanza che ho aperto prima, esce pochi secondi dopo con una felpa nera con cappuccio e un paio di pantaloncini da ginnastica grigi.

Allora usa anche altri colori oltre al nero!

"Tieni questi dovrebbero essere ok" me li porge.

"Non avevi detto che questa era casa del tuo amico? Perché c'e la tua roba allora?" Chiedo curiosa.

"Ci vengo ogni tanto quando capitano delle emergenze" alza gli occhi al cielo sicuramente stufo delle mie tante domande.

Ma io non demordo " vuoi dire quando ti aggrediscono in mezzo alla strada rischiando di morire?" Lo sfido con lo sguardo.

Lui mi guarda dall'alto "ma non stavi andando a farti una doccia?"risponde e io gli chiudo la porta in faccia.

                                        .......

Elliot's Pov

Sono seduto sulla poltrona finalmente in silenzio da quando è entrata in bagno.
Sento il rumore dell'acqua sbattere sul piano doccia mentre cerco di non pensare al suo corpo.
Abbiamo corso un bel pericolo oggi, se fossi stato da solo non me ne sarebbe importato nulla come sempre,  non è di certo la prima volta che mi succede. Ma oggi c'era lei con me e l'idea che quei bastardi le potessero fare del male mi manda completamente fuori di testa.

Non so perché per quanto sia sempre stato uno stronzo con lei sento la necessità di spiegarmi, certo mi fa perdere la pazienza e non poco con le sue domande ma allo stesso tempo è così sfrontata nonostante sappia chi sono che mi fa ridere.
E che io rida di gusto non succede quasi mai.

Il mio telefono squilla e il nome di Matt compare sul display.
"Pronto" rispondo alla chiamata.

"Amico sei a casa?" Chiede lui, in sottofondo un vago rumore di motore deve star guidando.

"Si, lei sta bene?"chiedo riferito a mia madre, il pensiero che possano essere andati a cercarla mi ha tormentato tutta la sera.

"Si tutto apposto, me ne sono occupato io" dice il mio amico, posso stare più tranquillo ora.

"Grazie, a domani allora"

"A domani bello"  e riattacco.

Poggio il telefono e inizio a ritirare il casino lasciato da lei a cena, mai visti tanti cartoni di cibo cinese insieme.
Odio il disordine amo avere tutto sottocontrollo in casa mia e non apprezzo la gente disordinata nonostante ne sia circondato.

Ho quasi finito quando la porta del bagno si apre rivelando una minuta figura, i pantaloncini le arrivano più giù delle ginocchia mentre la felpa le sta altrettanto enorme porta i capelli sciolti e leggermente arricciati dal vapore, le leggo in viso che è imbarazzata probabilmente per il suo aspetto e mi guarda confusa.

"Stai pulendo?" Dice con una risatina.

"Si visto che qualcuno mangia come un maiale" alzo gli occhi al cielo.

Lei sogghigna e mormora qualcosa tipo 'maniaco del controllo' e 'mr tuttofare' mentre io la guardo male.

"In bagno c'era solo il sapone da uomo" sbuffa.

"Beh che ti aspettavi i sali da bagno?" Dico ironico

Mad alza gli occhi al cielo "sono stanca di sentirti blaterare, posso andare a letto?".

"Oh si prego, la camera di Matt è di là se trovi qualche preservativo tra le lenzuola non chiederti nulla è tutto normale per lui" dico ridendo della sua faccia schifata.

"Io non ci dormo in mezzo a quello schifo" dice seria incrociano le braccia.

"Beh nemmeno io, e visto che io la mia camera la ho.." lei mi guarda sempre peggio "oppure potrei ospitarti" dico in tono di sfida.

"Non se ne parla" scuote la testa.

"Allora dormi pure fra i ricordini" mi dirigo in camera mia a prendere un cambio voglio fare anche io una doccia.

Entra poco dopo con in mano il mio zaino e il suo "ho avuto un idea" dice.

"Sentiamo la cazzata" mi volto verso di lei.

"Useremo questi come barriera che nè tu nè io possiamo sorpassare" dice convinta posizionando gli zaini.

"È ridicolo " dico chiudendo l'armadio.

"No è perfetto invece" dice sicura di sé.

Alzo le mani in segno di resa ed esco dalla stanza con un mezzo sorriso, faccio una doccia veloce e dopo aver controllato il telefono torno in camera.

Mad dorme già, sembra avere un sonno così tranquillo che la invidio.
I grandi occhi ora chiusi e il viso leggermente premuto sul cuscino le danno un aria da angioletto, e sarei anche disposto a crederci se non conoscessi che caratterino ha, è praticamente tutta coperta e non la biasimo visto che la mia è la stanza più fredda della casa.
Mi sdraio sul letto attento a non distruggere la barriera di zaini e chiudo gli occhi aspettando che il sonno mi porti via con sé.

*** Capitolo 20!📚
La situazione si complica, chi ci sarà dietro all'aggressione?😯
Voglio inoltre ringraziare tutti voi che state leggendo per aver fatto arrivare "Occhi di Tenebra" a 1K letture, grazie di cuore❤❤.
Fatemi sapere che ne pensate e mi raccomando le 🌟🌟.
A presto 🎀.

-Lostshadow.

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