CAPITOLO 19

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Madelaine's Pov.

"Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends"

Le canzoni dei miei artisti preferiti continuano a scorrermi addosso mentre io con le cuffie nelle orecchie continuo a fissare la maglia lasciatami da Lucas.

Allora ci sono riuscita, Elliot è stato riammesso in squadra e se non sbaglio, secondo le spiegazioni di mio fratello il numero 1 è quello che nella nostra scuola indica il capitano.

Che Lucas sia stato buttato fuori per aver mentito?

No impossibile la madre è il sindaco della città e inoltre la sua famiglia finanzia da sempre la scuola con ingenti somme, non sarebbe felice di vedere il figlio fuori dai giochi.

"Like my fathers come to pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends"

Mi scuoto dalla mia trance e infilo la maglietta nello zaino, se prima ero in ritardo ora posso scordarmi anche solo la remota possibilità che quel troglodita sia di buon umore.
Aumento il passo visto che ormai non sono lontana mentre comincio a canticchiare il motivetto.

"Here comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are"

Ho sempre amato questa canzone.
So che il cantante, Billie Joe Armstrong l'ha scritta in seguito alla morte del padre ed io dopo la morte dei miei genitori l'ho sentita mia.
Perché avrei voluto veramente chiudere gli occhi per svegliarmi solo quando tutto quel dolore fosse sparito, avrei voluto non sentire niente.
Ma ogni volta che chiudevo gli occhi i miei sogni erano tormentati dagli incubi ed il giorno dopo quando gli riaprivo il peso del lutto incombeva su di me come un macigno.
Un macigno dal quale penso non mi libererò mai del tutto.

"As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends"

Varco il cancello dell'edificio che conosco a memoria.
Ho sempre amato leggere, e la biblioteca è uno dei posti che sin da piccola ho frequentato.
Se gli altri bambini piangevano per avere giochi e biciclette, io piangevo perché volevo dei libri.

Conservo ancora i libri della mia infanzia in un cassetto della scrivania, mentre i mobili e le mensole sono pieni dei miei romanzi preferiti.

La biblioteca si presnta come un grande edificio giallo, con un piccolo giardino ordinato e delle panchine dedicate a chi volesse trascorrere i pomeriggi di primavera assorto in lettura.

Tutto è in sintonia, tutto è colorato, tutto tranne lui.

Elliot, vestito dell'unico colore che gli ho sempre visto addosso se ne sta seduto sulla spalliera della panchina con i piedi poggiati dove normalmente la gente si siede.
Sta fumando la solita sigaretta e considerando le cicche buttate in terra non deve essere la prima di oggi.
Il viso è contratto nella solita espressione di chi sta sempre sulla difensiva e qualcosa mi dice che io non contribuiró a portargli il sorriso.

Stoppo la musica e mi avvicino a lui sfilandomi le cuffie, alza lo sguardo su di me squadrandomi da capo a piedi con occhi sicuri.

Come ogni volta che posa gli occhi su di me sento uno strano formicolio in tutto il corpo e la mia sicurezza vacilla, tanto da sentirmi quasi nuda sotto il suo sguardo e non con un semplice jeans nero e un body grigio a cui sopra ho abbinato un cappotto nero.

A pochi giorni di distanza dalla festa il tempo è cambiato radicalmente, e le miti giornate di inizio autunno hanno lasciato spazio ai primi giorni d'inverno.

"Ciao" dico sperando che non abbia notato il mio imbarazzo.

"Hai idea di cosa voglia dire rispettare un orario?" Chiede lui riferendosi al mio ritardo e senza nemmeno salutare.

La cosa non mi dovrebbe stupire, ma la sua sfrontatezza mi farà impazzire prima o poi, dopotutto ho tardato solo di 10 minuti e anche per recuperare la sua maglia!

"Si lo so, ma tu a quanto pare non hai idea di cosa voglia dire non essere cafone." Dico sorridendogli acida.
Questo idiota porta fuori il peggio di me.

Elliot sorride.
Come ogni volta che cerco di scalfirlo, mi dimostra che niente lo turba anzi sembra addirittura divertirsi a ricevere cattiverie da parte mia.
Probabilmente ride di me pensando a quando io sia ridicola.

Aspira l'ultimo tiro di sigaretta per buttarla poi ai suoi piedi insieme alle altre.
Si alza prendendo le sue cose e senza dire nulla inizia ad incamminarsi.

Appunto.

Non ce la fa proprio a non essere cafone!

"Raccoglile" dico rabbiosa rimanendo ferma nel mio posto.

Lui si ferma e si gira ad osservarmi "a che ti riferisci" chiede quasi annoiato.

"A quelle, raccoglile" dico seria indicando con la testa le cicche ai miei piedi.

In risposta quel sorriso cosi bello si dipinge sul suo volto.
Se non fosse una completa testa di cazzo sarei pronta ad ammettere di non aver mai visto nulla di più bello e contraddittorio.
Tanto verde attorno a tanta oscurità, spazzata poi via da un solo sorriso.

Si avvicina a me tenendo gli occhi puntanti sui miei, mi rende insicura ma mi costringo a non abbassare lo sguardo.
Subito il mio cuore iniziare a battere talmente forte da farmi pregare che lui non lo senta.
"E perché dovrei farlo?" Chiede a mó di sfida mentre respiro il suo buonissimo profumo e cerco come risposta qualcosa che suoni sensato almeno nella mia testa.
Non sono un'ecologista lo ho detto semplicemente per fargli capire che con me il suo atteggiamento non funziona ma ora mi ritrovo letteralmente senza parole.

"Perché lo dico io" rispondo sentendomi poi una completa idiota, ma non demordo amo questo posto e non lo lascerò sporcare da questo troglodita.

I suoi occhi ora sono sulle mie labbra "e tu cosa dovresti rappresentarmi" chiede sempre sorridendo ma con voce seria.
Ormai siamo così vicini che se mi alzassi in punta di piedi potrei baciarlo.

Il solo pensiero mi manda in fiamme il viso ma mi costringo a tenere salda la voce "una con cui devi tenere a mente che i tuoi giochetti non funzionano" dico seria.
Elliot mi osserva ancora per qualche secondo per poi inchinarsi e raccogliere velocemente le cicche, il tutto sotto il mio sguardo incredulo.

Butta tutto nel cestino e mi sorpassa incamminandosi verso l'ingresso, ma quando nota che io non mi sono ancora mossa si gira per chiedermi "hai ancora qualche ordine da impartire o possiamo muoverci?".

Lo guardo male e senza dire niente lo raggiungo.

Apro la porta e mi faccio avanti con Elliot alle mie spalle.
L'ambiente è accogliente come ricordavo e pieno di luce, respiro l'odore dei libri che riempiono i numerosi scaffali e mi avvio verso la scrivania dove una vecchina sta leggendo un romanzo di cui non riconosco la copertina.

Punta i suoi occhietti su di me e sul volto compare un'enorme sorriso.
"Madelaine cara! Non sapevo saresti passata" dice alzandosi dalla poltroncina di velluto ed avvicinandosi a fatica verso di me.

Le vado incontro sorridente mentre lei prende la mia mano "ciao Dorotea, come stai?".

Conosco Dorotea da quando ho scoperto questa piccola biblioteca. Essendo la più vecchia della città non è più frequentata da molta gente, che preferisce dirigersi in centro, ma è fornitissima e Dorotea nonostante sia anziana ha un ottimo gusto in fatto di libri.

Gestitsce il tutto da anni e ormai può dire che ogni singola persona che frequenta sia affezionata a lei.
Nonostante mi fossi presa una pausa da amici e feste questo non significa che mi fossi presa una pausa anche dai libri.
Penso che di quelli non mi stancherò mai.

"Tutto bene cara, finche ho i miei libri sto bene" sorride tirandosi indietro i capelli bianchi "ma tu che ci fai qui, vuoi un altro bel romanzo?"

Mi volto verso Elliot con la coda dell'occhio e noto che ci osserva confuso, quasi impacciato e la sua espressione mi strappa un sorriso.
Si guarda introno e lo vedo guardare le numerose locandine che pubblicizzano l'aiuto compiti rimanendo comunque accanto a me.

"No questa volta no" scuoto la testa cordialmente.

"Ehm" dice Elliot questa volta in tono brusco e subito lo incenerisco con lo sguardo, non voglio che sia maleducato con Dorotea.

Lei però sentendolo si gira verso di lui per poi dire "e tu chi sei il fidanzatino della mia Madelaine? Mi piace il tuo stile anche se hai troppi tatuaggi, ma forse la penso così per la mia età" sorride come avesse appena detto la cosa più naturale del mondo.

Spalanco gli occhi ancora incredula che quella vecchina abbia potuto dire una cosa così e sento il viso andarmi a fuoco, penso che un peperone sia meno rosso di me in questo momento.

Ma come ha potuto dire una cosa del genere!

Elliot invece se all'inzio era stupito, dopo aver visto la mia faccia se la ride beatamente con tutta l'aria di chi non solo si sta divertendo ma che è anche contento di aver ricevuto un complimento, mentre io vorrei letteralmente sotterrarmi.

Ma prima che qualcuno dica altro mi affretto a parlare "ehm no Dorotea lui è un mio compagno di classe e siamo qui per studiare" dico velocissima "ehm potremo usare il pc?" sorrido sempre più imbarazzata dal momento che Elliot continua a fissarmi.

Giuro che se non la smette glielo tiro in testa il pc!

"Oh certo, vieni a firmare" dice lei tornando verso la scrivania.

Mi volto quindi verso Elliot "io firmo tu inizia ad andare ti raggiugo tra poco" dico indicando i pc dietro gli scaffali.

"Ok bambolina" risponde provocatorio scomparendo poi tra gli scaffali, mentre io alzo gli occhi al cielo evitando le occhiate di Dorotea.

Mi dirigo verso la scrivania "ecco fatto" dico dopo aver firmato il permesso e restituendo la penna alla bibliotecaria.

"Mad scusa per la figura ma non scherzavo mica, quello è proprio un bel bocconcino" dice ridendo per la mia faccia ancora più basita.

Spero che questa volta il microcefalo non abbia sentito nulla, non ha bisogno di altri motivi per accrescere il suo ego.

Alzo gli occhi al cielo e lo raggiungo.
È seduto alla scivania che sorregge il computer che con mia grande sorpresa ha già pensato di accendere.
Prendo una sedia e la posiziono letteralmente ad un metro da lui che continua a guardarmi divertito.

Tiro fuori tutto il necessario mentre dice "puoi avvicinarti eh non mordo mica".

"Sto bene qui, almeno abbiamo più spazio e non ci disturberemo per scrivere" rispondo cercando di essere convincente.

"Ma che dici, non vedi nemmeno cosa sto scirvendo nel computer da quella distanza" dice indicando lo schermo davanti a lui e in effetti ha ragione, non vedo nulla.

Sospiro rassegnata avvicinandomi a lui e subito vengo inondata dal suo profumo maschile, lui si lecca le labbra e nella mia testa risuonano incessanti le parole di Dorotea.
Digita nella tastiera il primo punto da analizzare 'teorema di pitagora'.

"Sai come ai svolge vero?" dice con il tono che usa quando vuole irritare qualcuno "altrimenti ti posso iscrivere al corso di aiuto compiti per bambini della tua amichetta bibliotecaria".

"Ah ah ah divertente, aspetta che rido" dico acida "e comunque si che lo so fare" mento.
Isnomma mi ricordo di aver affrontato l'argomento con Simon ma ora come ora non saprei nemmeno da dove iniziare.

Tuttavia mi rifiuto di dargliela vinta.

Lui si finge impressionato e mi passa il libro di esercizi, evidenziando quelli che spettano a me e quelli che invece svolgerà lui.
Prendo il foglio e inizio a provare l'esercizio ma già al secondo passaggio non ho idea di come continuare, alzo lo sguardo e lui è già alla fine del primo esercizio.

Ma come diavolo fa!

Sbuffo sonoramente e mi perdo ad osservare i suoi movimenti,l'espressione concentrata ed i muscoli guizzanti delle braccia avvolte dai tatuaggi, che mi rendo conto essere la prima volta che osservo da così vicino, dal momento che di solito siamo troppo abituati a scannarci per prestarci attenzione.
Sono tutti degli strani simboli che a me ancora una volta ricordano tribali, sono mossa da un'irrefrenabile impulso di toccarli e vorrei chiedergli che significato hanno per lui, ma tanto so già che non risponderebbe.

Accortosi del fatto che lo sto fissando passa lo sguardo da me all'esercizio che ho praticamente abbandonato "ci sono problemi Einstein?" mi deride.

Lo guardo male ma al posto di insultarlo gli chiedo "perché se sei all'ultimo anno frequenti il corso di matematica con chi è più piccolo di te?" me lo sono chiesta da subito senza mai trovare una risposta, sopratutto visto che in questa materia è così bravo.

Il suo sorriso vacilla leggermente colto alla sprovvista dalla mia domanda, probabilmente si aspettava una serie di insulti ma si riprende subito.

"Che ti importa?" Chiede scontroso.

"Beh visto che ti reputi cosi intelligente" lo sfido con lo sguardo mentre lui annuisce.

"Non siamo qui per fare conversazione quindi continua il tuo esercizio" dice continuando a scrivere.

Era una semplice domanda! Perché deve essere così antipatico!

"Senti così non va, facciamo che tu ti occupi della pratica mentre io della parte teorica" dico passandogli il libro.

Lui alza gli occhi al cielo ma non dice niente, così giro il computer verso di me ed inizio a raccogliere quanto più materiale possibile.

Passiamo circa un'ora in completo silenzio svolgendo ognuno il proprio compito interrotti solo dalla voce di Dorotea che voleva offrirci un thè caldo che io accetto ma che Elliot rifiuta con aria schifata.
Fino ad ora ho scritto almeno 3 pagine di nozioni e mi manca solo un quesito a cui rispondere ma ancora non ho trovato nessuna risposta.
Ho aperto almeno 20 pagine internet e altrettanti link ma nulla da fare.

Sbuffo per l'ennesima volta spazientita, attirando l'attenzione di Elliot "è la decima fottuta volta che sbuffi la puoi finire?" sbotta.

"No" dico seria "non trovo nessuna risposta ad un quesito, vado a cercare in qualche libro" dico alzandomi.

"Impossibile su internet c'e tutto" dice lui prendendomi per scema.
Ma insomma se dico che non c'e non c'e e stop.

"Senti occupati della tua parte che io mi occupo della mia" sorrido falsa per poi dargli le spalle.

Mi dirigo verso la bibliotecaria per chiderle dove posso trovare dei libri sull'argomento che mi spiega essere riposti quasi alla fine della biblioteca su uno scaffale alto.
Decido quindi di prendelo da me per evitare che visto la sua età si faccia del male.

Arrivo davanti allo scaffale e affero la scaletta in legno che si conclude con un piccolo poggiapiedi, alzo lo sguardo e leggo l'etichetta "matematica" nel ripiano più alto.

Ma proprio lì sopra lo doveva sistemare!

Tanto saranno sicuramente libri letti da nessuno e dimenticati da dio.
Tasto la scaletta e mi sembra abbastanza stabile, tuttavia a causa della mia scarsa altezza probabilmente dovrò addirittura salire sulla pedana e da lì sarebbe un'attimo cadere come una pera.

Certo se chiamassi Elliot lui riuscirebbe sicuramente a prenderlo con più facilità ma non ho nessuna voglia di sentirlo deridermi, quindi mi arrangeró da sola.
Chi fa da sé fa per tre no?
Prendo un bel respiro e posiziono la scaletta, prego mentalmente dio di mandarmela buona e inizio a salire.
Quando sono ormai all'ultimo piolo metto le mani sulla pedana e con un leggero slancio ci poggio le ginocchia, tocco lo scaffale che fortunatamente per me è saldato alla parete ed aiutandomi con esso mi tiro su in piedi.
La scala trema leggermente ed io mi aggrappo ulteriormente allo scaffale, cerco di scacciare l'immagine di me morta a terra per colpa di una scala e della mia testardaggine e mi allungo in punta di piedi per prendere il libro.
Il volume è grosso e con una copertina blu, lo metto sottobraccio quando la scala trema nuovamente e la sento allontanarsi sempre più dalla parete, presa dal panico mi riaggrappo velocemente allo scaffale sbattendoci violentemente mentre il volume mi scivola di mano finendo sul pavimento raggiunto poco dopo da almeno una trentina di libri che erano presenti nello scaffale.

Fisso sconvolta i libri a terra quando sento dei passi precipitarsi nella mia direzione.
Elliot con sguardo quasi... preoccupato? Osserva i libri a terra per poi puntare gli occhi sulla mia figura attaccata allo scaffale peggio di una lucertola.

"Ma che cazzo stai facendo!" Sbraita indicando i libri a terra, altro che preoccupato questo è incazzato per il casino.

"Io sto bene, grazie per averlo chiesto" dico ironica evidenziando il fatto che almeno non sono morta e al posto dei libri potevo esserci io.

"Se sapevi di non riuscire a prendelo non potevi chiamare me che almeno non soffro di nanismo?" chiede provocandomi.

Incredibile se una persona normale mi avrebbe aiutata a scendere lui si prende gioco di me!

"No perché non ho bisogno della tua soffocante presenza, e comunque lo ho preso" dico indocando il libro blu ai suoi piedi.
Elliot lo raccoglie e lo osserva pensieroso.

"Tutto questo casino per un libro dei tempi della mia bisnonna" dice aprendolo e ignorandomi completamente.

Sono tentata di prenderne uno dallo scaffale e tirarglielo in testa.

"Dai forza dammi le mani che ti aiuto a scendere" dice poggiando il libro e allungando la mano verso di me.

Lo fulmino con lo sguardo, dopo avermi giudicata per dieci minuti si ricorda solo ora di aiutarmi?
"Non mi serve il tuo aiuto, so scendere benissimo da sola" mento.

Lui mi guarda incredulo e il sorrisetto compare sul suo volto "ah si?" .

"Si" dico decisa, scenderò da sola da qui costi quel che costi.

"Bene, allora non ti diapiace se rimango ad osservarti" dice sempre più civettuolo, fa due passi indietro e rimane ad osservarmi a braccia incrociate.

Sbuffo sonoramente mi fa sempre perdere le staffe, provo a pensare ad un modo per staccarmi dallo scaffale e non cadere ma ogni volta che lascio la presa la scala si sposta.
Mi abbasso piano piano sulle ginocchia e sento la scala muoversi leggermente, il mio respiro è pesante e noto anche Elliot osservarmi più attentamente.
Sono ormai praticamente in ginocchio quando la mia mano sudata scivola dal mobile e io cado in avanti, chiudo gli occhi cercando di preparami all'impatto con il suolo quando sento due braccia forti cingermi la vita, sbatto il viso su qualcosa di duro ma con un irresistibile profumo.
Apro gli occhi e sento Elliot indietreggiare bruscamente con me fra le braccia, mi aggrappo ulteriormente alla sua maglia affondando il viso nel suo petto, sbattiamo allo scaffale dietro di noi e veniamo inondati da un altra pioggia di libri che cadono al suolo provocando un tonfo assordante, seguiti poi dalla scala dove fino a pochi secondi fa mi trovavo io.

Rimaniamo bloccati per diversi secondi cercando probabilmente di concepire tutto l'accaduto. Il mio cuore è a mille e nel momento in cui gli occhi di Elliot incontrano i miei sento che potrebbe letteralmente scoppiarmi.
Ha ancora le mani intorno alla mia vita mentre le mie sono finite sul braccio muscoloso, le muovo leggermente per tracciare quei strani simboli di cui ancora ignoro il significato.

"Ma che succede qui!" Dorotea compare da dietro lo scaffale con gli occhi sgranati osservando tutto il casino che abbiamo combinato.

Mi riprendo e sento l'imbarazzo impossessarsi del mio viso, mi stacco velocemente da Elliot che sorride per la mia reazione.

"Scusa Dorotea, abbiamo fatto cadere qualche libro ma ora mettiamo tutto a posto" dico scusandomi.

"Abbiamo?" Chiede Elliot per sottolineare il fatto che a fargli cadere sono stata io.

"Si, abbiamo" dico convinta fulminandolo.

"D'accordo, ma voi state bene?" Chiede lei guardandoci entrambi.

"Sisi tutto ok scusaci" sono veramente mortificata e se non fosse stato per Elliot mi sarei anche fatta del male.

"Beh anche io starei bene dopo un atterraggio così" dice lei sottovoce per non farsi sentire e riferendosi alla scena di poco fa.
Ma dal momento che Elliot ride ancora di più penso l'abbia sentita.

Alzo gli occhi al cielo ed inizio a riordinare i libri tenendo da parte il volume che cercavo mentre lui sta fermo ad osservarmi.

"Ti dispiace darmi una mano?" chiedo scocciata.
Mi mette in soggezione essere osservata così da lui.

"Si visto che gli hai fatti cadere tu per la tua testardagine."

"In realtà quelli li hai fatti cadere tu sbattendo allo scaffale" dico indicando il cumulo di libri che ci è letteralmente caduto addosso.

"Si dopo averti presa al volo e  aver salvato il tuo bel culo" dice provocatorio.

Continuo a ritirare cercando di ignorare il suo commento, non voglio che veda ancora il mio imbarazzo "beh allora dovrai riptere la scena" dico prendendo in mano una pila di volumi e dirigendomi alla scala.

Lui alza gli occhi al cielo prendendomi le cose di mano "togliti faccio io" dice salendo sulla scala mentre io gli passo uno ad uno i vecchi libri.

Trascorriamo il resto del tempo in religioso silenzio finché inaspettatamente confessa"nella mia vecchia scuola avevo saltalto numerosi mesi, quindi se voglio diplomarmi quest'anno devo frequentare due anni insieme, per questo sono nel tuo corso."

Rimango un po' interdetta, non pensavo che mi avrebbe risposta e sono anche più confusa di prima.
Quanto diavolo deve studiare una persona per frequentare due anni in uno, insomma io non riesco a seguire nemmeno il programma di un'anno!
Annuisco in risposta e lui scende dalla scala.

"Finito, ora terminiamo il progetto" dice avviandosi verso i pc.

"Grazie" dico istintivamente, non se lo merita la alla fine è merito suo se sono illesa.

Lui annuisce però senza dire niente, alzo gli occhi al cielo e lo seguo.
Nel libro come immaginavo trovo la risposta e mezz'ora dopo abbiamo scritto e stampato tutto.

Ci organizziamo qualche minuto su chi esporrà il progetto ma invano visto che stavamo riniziando a litigare, quindi decidiamo di parlarne prossimamente.
Saluto Dorotea promettendole di passare presto e finalmente usciamo dalla biblioteca, non vedo l'ora di tornare a casa e farmi un bel bagno caldo.

                                           ......

Elliot's Pov

Usciamo da quell'inferno che ormai è già buio e posso concedermi un'agoniata sigaretta, ho parcheggiato a qualche isolato da qui visto che quando sono arrivato era tutto occupato.

Aspiro la mia amata nicotina mentre lei mi guarda male, probabilmente è come quelle bambine che odiano il fumo solo perché a scuola ne hanno parlato male.
Fare questo progetto con lei non è stato tanto male e a parte che stava per morire cadendo da una scala, ma ridere di lei è stato molto divertente.
Sto per proporle un passaggio quando si ferma improvvisamente, mi giro ad osservarla e sembra dubbiosa.

"Che cazzo ti prende ora?" Chiedo annoiato.
Wow Elliot che delicatezza.

Lei mi guarda male e apre il suo zaino tirando fuori qualcosa "penso che questa debba averla tu" dice.
La prendo e noto che è una maglia piegata e voltandola vedo la scritta ' Johnson 1'.
Rimango sbalordito, insomma sono stato cacciato stamatina dalla squadra e ora lei mi restituisce non solo la maglia ma anche il numero del capitano.

"Come diavolo la hai avuta?" Chiedo puntando i miei occhi nei suoi.
Mi osserva insicura.

"Beh diciamo che Lucas ha deciso di dire la verità" risponde sorridendo leggermente.

"Ma non mi avevi chiesto di non dire nulla?" Chiedo confuso, mi sembrava abbastanza convinta di non voler denunciare l'accaduto.

"Io e lui abbiamo trovato un' accordo e beh ora hai nuovamente il tuo posto" sorride sincera.
Che fosse veramente dispiaciuta per me?

"Beh tanto non ci torno" dico restituendole la maglietta.

Il suo sorriso svanisce subito sostituito dalla collera "cosa?! Ma perché!" Chiede seguendomi a passo spedito.

"Mi hanno buttato fuori alla prima occasone senza nemmeno accertarsi che fosse la verità, non ci torno manco morto" dico convinto.
Cazzi loro se la caveranno senza di me.

Lei butta la maglia dentro lo zaino "ma perché devi essere così dannatamente permaloso!"  sbraita.

Mi giro verso di lei quando lo sparo di una pistola rimbomba nelle mie orecchie e qualcosa entra in collisione con il mio viso.

Ma non sento nemmeno il dolore, solo le sue urla che squarciano la notte.

**** Ecco a voi il capitolo 19!!📚
E voi al posto di Madelaine come avreste reagito? Io sarei morta dalla vergogna 😂.
Chi avrà sparato? Ed Elliot starà bene?
Voglio ringraziare tuti quelli che stanno continuando a leggere e votare la mia storia,  vi voglio bene❤

-Lostshadow.

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