CAPITOLO 34

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Elliot's Pov

L'ultimo tiro di sigaretta è quello che cerco di godermi maggiormente, soprattutto se so che quella che ho appena finito di aspirare era l'ultima del mio pacchetto.
Da quel giorno nell'appartamento sono stato così nervoso da consumare in pochissimo tempo tutta la mia scorta, non è la prima volta che perdo il controllo per colpa delle parole di quella ragazzina e la cosa non mi piace.
Forse ho esagerato con i modi ma anche lei non si è di certo risparmiata in quanto ad insulti, mi giudica senza nemmeno conoscermi.
Non che io le abbia dato molte occasioni di conoscere come sono realmente, o meglio come ero quando ancora non avevo il peso della vita sulle spalle.
Ho evitato la scuola per questi giorni non presentandomi nemmeno agli allenamenti, avevo da fare con il lavoro ed inutile dire che non ho trovato nessuna informazione sulla clinica, il tutto è ancora più frustrante perché non so come prepararmi a tutto questo visto che l'inaugurazione sarà tra pochi giorni e non ho idea di come proteggerla.

Ma lei non vuole essere protetta da te.

Butto a terra la sigaretta ormai finita e sbuffo osservando la mia mano ancora  fasciata, la ferita che mi si è aperta sulle nocche era più profonda del previsto e dal momento che continuava a sanguinare ho dovuto medicarla.
Prendo l'invito datomi ieri dal sindaco per quella maledetta inaugurazione e me lo infilo in tasca, non ho ancora deciso se andare o no, nonostante davanti a lei abbia detto che ci sarei sicuramente stato dopotutto se non vuole il mio aiuto dovrò tirarmene fuori, era chiaro dalla freddezza del suo sguardo che non mi voleva lì.

Dopotutto per lei penso solo a me stesso.

Spalanco la porta della mia casa, il rumore della televisione accesa in lontananza ed un vago odore di spremuta appena fatta riempie l'ambiente.

Mia madre deve essere in casa, e deve essere pure di buon' umore.

Ultimamente i progressi sono stati sempre più grandi, penso che questo posto in generale le piaccia molto più del nostro vecchio quartiere, le guance hanno ripreso colore ed ha iniziato a curarsi un po' più di sé stessa, iniziando a cucinare qualcosa e non alzandosi più a mezzogiorno.

"Ciao caro" dice vedendomi entrare "sei stato a scuola?" chiede.

"Si" mento, ovviamente non potevo dirle che ho saltato continuamente la scuola per andare a spacciare chissà cosa, e tantomeno che ho fatto irruzione in casa del sindaco "ma sono uscito prima" dico sedendomi al tavolo.

"Capisco, gradisci un po' di succo d'arancio?" Chiede gentile.

"No grazie" scuoto la testa "ti vedo felice" dico invece cambiando discorso.

"Si, sto meglio caro ed è tutto merito tuo" dice prendendo la mia mano.

"È merito della terapia, non mio mamma" dico sorridendo leggermente.

"Si ma se non fosse stato per te dopo la morte di tuo padre..." dice ma la blocco, non voglio parlare di mio padre e non voglio che nemmeno lei lo faccia.
È una questione delicata e lei non è ancora stabile.

"Va bene così mamma, sono felice se stai bene" dico coprendo la sua mano con la mia fasciata.
Strano non mi abbia chiesto nulla, avrà dato per scontanto che fossero gli allenamenti.

Lei sorride alzandosi "beh io ed Amelia abbiamo fatto compere oggi" dice porgendomi un sacchetto e facendomi cenno di aprirlo.

"Un abito?" Chiedo osservando l'interno della busta.

"Esatto"annuisce contenta.

"E a che ti serve" chiedo stranito, un abito da sera? A che le può servire?.

"Dai un occhiata" mi dice porgendomi due piccole lettere uguali a quella che mi ha dato poco fa il sindaco Garrison, l'invito all'inaugurazione.
Non posso crederci, non pensavo avessero invitato pure mia madre, una cosa è certa non posso permettere che vada potrebbero esserci dei pericoli e non posso stare concentrato se sono in pensiero anche per lei.

Visto che rimango in silenzio lei continua "lo hanno mandato pure ad Amelia, e specificano che si deve indossare un abito da sera, oh sono così emozionata Elliot!" Dice allegra ed il mio cuore sprofonda al pensiero di quello che sto per dirle.

"Mamma" dico cercando di essere il più dolce possibile "non credo sia una buona idea che tu partecipi a questa serata" tengo lo sguardo basso ma visto il suo silenzio sono costretto a guardarla in viso.

Il sorriso raggiante di poco prima è totalmente sparito dal suo viso lasciando lo spazio alla delusione.

"E perché non sarebbe una buona idea?" Chiede piatta.

"Sei ancora instabile e sarà pieno di gente, io..." dico ma lei mi blocca.

"Sono instabile" continua a dire con lo stesso tono.

"Mamma sai che intendo" dico alzandomi dalla sedia.
Ma perché cazzo deve essere tutto così difficile porca puttana.

"Oh si lo so che intendi" risponde, gli occhi lucidi.

Scuoto la testa confuso, so solo che non voglio ferirla "mamma io.."

"Tu ti vergogni di me Elliot!" Urla puntandomi un dito contro, la rabbia ben visibile nel suo sguardo.

"Ma che dici" scuoto la testa andandole incontro "mamma non è così, non è questo".

"Si che è questo, ecco perché mi tieni qui isolata, ecco perché non mi hai mai fatto conoscere un tuo collega o un tuo amico, tu non vuoi far vedere che tua madre è una povera pazza!" Urla più forte di prima, gli occhi che si riempiono di lacrime ed i pugni serrati.
So che le sto facendo del male negandoli di andare a quella serata ma lo faccio per il suo bene, non voglio metterla in pericolo.

Nonostante sia abituato alle dure parole di mia madre durante una crisi, vederla sprofondare nuovamente e stavolta per colpa mia mi fa trasalire.

"Non è così,  conosci Matt e lo sai che è l'unico mio amico ci siamo appena trasferiti non conosco molta gente" cerco disperatamente di spiegarmi senza cedere alla rabbia che mi stanno causando le sue parole.

Faccio un passo verso di lei, ma retrocede.

"Cazzate! Sono tutte cazzate Elliot! Non sono stupida al contrario di quello che pensi tu, sei uguale a tuo padre, sei..." urla ma si blocca incontrando nuovamente i miei occhi, le guance inondate di lacrime ed il volto rosso di rabbia.

Scoppia in un pianto isterico piegandosi leggermente, tento di avvicinarmi per sorrggerla ma lei si ritrae da me per poi andarsene e chiudersi in camera sua lasciandomi solo nella piccola cucina, posso sentire nonostante la porta chiusa tutto il male che con questa semplicemente negazione le ho causato, e che nonostante non voglia ammetterlo quello che lei ha causato a me.

E se ora avesse una ricaduta? Per colpa mia? Sbaglio sempre tutto.

"Maledizione cazzo!" Sbraito calciando il piccolo divano dalla quale cade un altro sacchetto il cui contenuto si rovescia sul pavimento.

Con mani tremanti lo raccolgo e noto che è un elegante vestito da uomo, giacca nera e pantaloni abbinati il tutto completato da una candida camicia bianca, leggo il biglietto finito sul fondo della busta:

Per Elliot, so che con questo addosso sarai ancora più bello.
La tua mamma.

Stringo il biglietto fra le mani voglioso di strapparlo e di distruggere tutta la mia dannata casa,  ma mi trattengo perché c'e lei e come sempre nonostante anche la mia stessa madre pensi che sono un fottuto mostro dovrò essere forte per lei.
Rimetto tutto nel sacchetto e prendo le chiavi uscendo di casa, dovrei rimanere con lei ma so bene che l'ultima persona che vuole accanto in questo momento sono io.

Busso freneticamente alla porta della mia vicina non fermandomi finché non mi apre, con una faccia piuttosto confusa che però tramuta in un sorriso appena mi vede.

"Elliot, tutto bene?" Chiede vedendo la mia espressione.

"Mia madre ha avuto una crisi, io devo andare ma mi chiedevo se potesse andare a trovarla lei, le farà piacere" dico cercando di stare calmo, serro i pugni e la ringrazio allontanandomi dalla porta.

"Elliot forse dovresti stare tu con lei" prova a dire.

"Mi creda io sono l'ultima persona che vuole" rispondo con un sorriso di rammarico.

Lei non aggiunge altro e così salgo in macchina e mi allontano dalla mia casa, non andrò all'appartamento questa volta ho bisogno di bere, di non pensare.
Il viaggio per arrivare in periferia è un inferno, corro anche più del solito mentre le parole detta da mia madre mi tornano alla mente.

Sei come tuo padre

Una frase che può voler dire molte cose, ma è così? Sono come mio padre?

Fermo la macchina proprio davanti al bar, e mi butto in un tavolino appartato, la solita cameriera si affretta ad arrivare.

"Il solito?" Chiede piatta, ormai sa cosa prendo.

"Si, doppio" dico veloce congedandola.

Lei se ne va e mi frugo nelle tasche in cerca di una sigaretta che ricordo solo ora di aver finito.

Porca puttana di bene in meglio.

Il mio telefono squilla mostrando il nome di Matt, ma attacco.
Mi dispiace amico non sono in vena.

La cameriera ritorna poggiando il bichiere colmo di whiskey sul tavolo logoro.

"Non è che vendete sigarette" chiedo.

"No le abbiamo finite" scuote la testa.

Sospiro e tracanno tutto il contenuto del bicchiere sentendo la gola bruciare "bene allora portami un altro di questi".

Lei alza gli occhi al cielo e se ne va lasciandomi solo con i miei pensieri.

Due ore dopo credo, dopo essermi scolato almeno 10 drink sento all'ingresso una voce familiare e dei passi che si avvicinano.

"Cazzo amico sono due ore che ti chiamo" dice il biondo  prendendo posto al mio tavolo.

"Ero occupato" dico scuotendo le spalle.

"Lo vedo" risponde indicando i bicchieri ormai vuoti "ho chiamato a casa tua".

"Ebbene" chiedo visto che ha attirato la mia attenzione.

"Mi ha risposto Amelia, tua madre sta meglio" mi scruta attentamente, lui sa cosa è accaduto Matt è l'unico che sa tutto di me "Elliot se hai bisogno.."

"Hai delle sigarette?" chiedo cambiando discorso.

"No".

"Peccato".

"Dai su andiamocene da qui, penso tu abbia bevuto abbastanza" dice facendomi un cenno.

"Ecco bravo portatelo via" dice la cameriera venuta a ritirare i bicchieri.

La guardo male, ma mi alzo uscendo dal bar ho voglia di sfogarmi.

"Dammi le chiavi guido io" dice Matt.

"Purtroppo non sono ubriaco come volevo " rispondo.

"Guido lo stesso io" dice lui mettendosi dalla parte del guidatore.

"Va bene però devi portarmi al rifugio" dico mentre lui sospira mettendo in moto.

......

Madelaine's Pov.

È con orgoglio e con il cuore pieno di gioia che... che...

"Uffa non lo so!" Dico esasperata.
Non ho ancora scritto il discorso e l'inaugurazione della clinica è dopodomani. Sono letteralmente imparanoiata sia perché dovrò parlare davanti a tutti in quanto figlia dell' ex sindaco della città, e avrò gli occhi di tutti addosso ed io odio essere al centro dell'attenzione.
Sia perché la sensazione che la mia decisione sia sbagliata mi preme sempre più sulla coscienza.

E se Elliot avesse ragione? Insomma è uno stronzo ma non è stupido e conosce il mondo della criminalità più di me.
Metterò davvero i miei cari in pericolo?.

"Quante storie" dice Kate annoiata.

"La tua frase non funziona" mi lamento.

"Non è la mia frase che non va, sei tu che non ti applichi" si difende incrociando le braccia al petto.

"Non lo finirò mai in tempo e farò una pessima figura" mi lamento poggiando la testa al tavolo della biblioteca.

L'ultima volta che sono stata qui ero con Elliot per quel progetto, ed è la sera in cui questo casino è cominciato la sera dell'aggressione.

Mi volto verso gli scaffali lontani ed il ricordo di quando sono caduta dalla scala per poi essere presa al volo dalle possenti braccia di Elliot mi travolge esattamente come quel giorno.
Posso ancora sentire il suo profumo inebriarmi le narici...

"A che pensi?"chiede la mia amica riportandomi sulla terra lontano dal ricordo di quel dio greco.

"Che sono un disastro" dico alzando il capo.
Kate mi ha raggiunta alla biblioteca per discutere del trucco e dei capelli, dimostrandosi inoltre offesa per non averla inclusa nella scleta del vestito ma anche orgogliosa per il mio raffinato gusto.
Ammetto di essere anche io abbastanza soddisfatta almeno la gente verrà distratta dal mio vestito e non ascolterà il mio orrendo discorso.

"Macché farai un figurone vedrai... secondo te questo vestito va bene per me?"chiede mostrandomi una foto, di un vestito nero molto elegante pronto all'acquisto.

"Mh si, mi piace" annuisco.

"Lucas avrà occhi solo per me" dice contenta.

Lucas, in tutto questo tempo non ho ancora avuto modo  di parlarle di lui, sono una pessima amica ma è così felice per l'inaugurazione e per la sua nuova popolarità che non ho voluto rovinare tutto...

Non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

"Mad so che non ti piace ma siamo felici" dice guardandomi negli occhi.

"Si? È quello che ti aspetti da una relazione?" chiedo sapendo benissimo che non è quello che lei sogna.

"Lo sarà prima o poi" dice convinta a metà.

Sospiro perché non è quello che si merita la mia amica.

"Beh in questo periodo si è un po' allontanato ma..."
Le sue parole vengono interrotte dal  suo cellulare "pronto? Okok rilassati arrivo" alza gli occhi al cielo.

"Che succede?" Chiedo.

"Diana non trova il suo vestito rosso, beh darà di matto quando saprà che lo ho indossato ad una festa io e ci hanno rovesciato addosso un drink, vado ci sentiamo domani ok?" Dice posandomi un bacio sulla guancia.

"Si a domani" la saluto con un sorriso.

Un'ora dopo avevo buttato giù solo altre due frasi, e frustrata definitivamente da tutto ho raccattato le mie cose.

"Ciao Dorotea, io vado" saluto l'anziana.

"Oh ciao cara, vai già via?" Chiede alzandosi.

"Si torno a casa" sorrido.

"Tutta sola? Dove hai lasciato il tuo amico?" Mi fa l'occhiolino.

"Non siamo amici" dico sorridendo leggermente, beh effettivamente non lo siamo, non so cosa siamo io e lui onestamente.
Ieri è venuto a casa Garrison e posso dire che rivederlo è stato come uno schiaffo in faccia.

"Oh beh peccato è un bel ragazzone" ride lei.

"La bellezza non è tutto" dico solo per non lasciare intendere che pure per me sia bello.

"Giusto, ma fa la sua parte" mi fa l'occhiolino.

"Ciao Dorotea" rido uscendo e mandandole un bacio.

È ancora luce fuori, effettivamente è più presto del previsto.
Arrivo a metà strada ed una macchina mi affianca, mi volto e la riconsco quella di Elliot, continuo a camminare ignorandolo ma il motore viene spento e uno sportello aperto.

"Aspetta Mad!".

Mi giro e riconosco la voce, non è la sua bensì quella del suo amico.

"Matt?" Chiedo confusa "perché hai la macchina di Elliot?".

"Beh è una lunga storia" dice con un piccolo sorriso.

"Ma sta bene?" Chiedo prima di riuscire a trattenermi.

Il suo sorriso si allarga "ti preoccupi per lui?" chiede.

Ecco, appunto ma perché non sto mai zitta!

"No ma mi sembra strano che ti abbia lasciato la macchina, e comunque non hai risposto alla domanda" lo guardo male.

"Si sta bene, per quanto possa stare bene Elliot" scuote le spalle, i capelli biondi più corti del solito.

"Ti serviva qualcosa?" Chiedo, che può volere Matt da me?.

"Dobbiamo parlare".

"Ti ascolto" dico un po' confusa.

"Non qui, dai sali" indica la macchina.

"Ma non ci penso proprio" scuoto la testa, non mi sta antipatico ma non lo conosco bene.

"Non voglio importunati, voglio solo parlare della clinica visto che continuerai il progetto dobbiamo prepararci" dice serio.
In effetti ha ragione, almeno il suo parere dovrei sentire ma non voglio nemmeno parlare con loro nuovamente visto come è andata l'altra sera.

"Ok, ma non voglio che ci sia Elliot" sentenzio incrociando le braccia.

"D'accordo" concede " dai sali" dice e così faccio.

**** Capitolo 34🎉🎉.
Scusate il ritardo, ma è un capitolo abbastanza lungo...
Cosa ne pensate del litigio tra madre e figlio?☹
Ha ragione Elliot a volerla proteggere?
Dove staranno andando Matt e Mad?
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con qualche commento, ci tengo molto 💕.
Ricordate di lasciare una stellina🌟.
A presto 💙

-Lostshadow.

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