Capitolo 1 - Wasat

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SECONDA PARTE

"Per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi."
-Stephen Hawking

Capitolo 1 – Wasat
(centro del cielo)

Qualcuno ha azzerato l'orologio della mia vita.

Mi sono sempre chiesta come fosse, ricominciare daccapo. Avere la possibilità – e la forza - per rimediare a tutti i propri errori e riuscire laddove si aveva fallito. Se esistessero i secondi tentativi, probabilmente tutti gli uomini sulla Terra avrebbero la concreta possibilità di essere felici. Ed è per questo che mi ritengo fortunata. Perché io ho avuto la possibilità di essere felice al secondo tentativo, ma la ho colta senza rendermi conto che lo ero di più al primo.

Al mattino mi sveglio in quella che è da un anno e due mesi casa mia, dimensioni modeste ed arredamento impeccabile. La cucina sembra adattarsi perfettamente alle mie esigenze, l'arancione del mobilio mi riscalda e mi ricorda il ciliegio di casa mia; la stanza è molto piccola, ma non è un problema: il più delle volte mangio fuori e non mi piace particolarmente cucinare. Ci sono due bagni, entrambi in stile sobrio e monocromo, verde per uno e blu per l'altro. Uso soltanto quello blu, perché è più vicino alla stanza principale: l'unica dove davvero trascorro le mie giornate. E dove sono adesso, stesa a pancia in sopra sul soffice letto matrimoniale, cercando di capire come abbiano fatto a passare quattro anni della mia vita. Mi domando persino quante volte io sia riuscita a sorridere veramente. Dietro di me c'è un mobile da parete bianco, pieno di scaffalature dove ho infilato i miei libri. Ormai ho solo poco tempo da dedicare alla lettura, poiché lo studio è diventato parecchio serio ed ho sempre delle ricerche importanti da fare o dei discorsi da preparare. Passo i miei weekend alla scrivania, di fronte la finestra, pregando che non piova. È stupido da parte mia, visto che comunque non devo uscire di casa, ma la pioggia non mi piace. Mi mette tristezza e mi ricorda l'Inghilterra.

Ci sono stata, in questi anni, ma le uniche persone che ho visto sono state mio padre e Rosie, che mi ha parlato della brillante carriera da ballerino che sta facendo Denny. Mi avrebbe fatto piacere salutarlo, ma purtroppo era in tour e Ros dice che la prossima volta andrà con lui. Non le ho chiesto direttamente di Mat, nonostante mi abbia infastidito il fatto che lei aggirasse tutti i miei tentativi di andare a parare sull'argomento, raccontandomi delle cose più assurde. Sono andata anche all'Osservatorio, o almeno ci ho provato, perché sono letteralmente fuggita a gambe levate da lì.

E, adesso, se qualcuno mi chiedesse come mi sento, saprei esattamente cosa rispondere.

Sospesa.

In aria, o forse sotto terra, o magari semplicemente addormentata. Ho coronato ogni mio sogno, ma sono al punto di partenza. Ho la strada spianata, ma è come se non sapessi più camminare.

In tutti questi mesi, attraverso gli anni, mi sono sempre più allontanata da quella che ero un tempo. Ho dimenticato la mia vecchia vita per scoprirne una nuova, ho cambiato tutte le mie abitudini e conosciuto nuove persone. Olivia è rimasta l'unico appiglio a quella vecchia vita, a Staithes, al passato. Eppure non siamo molto amiche, il rapporto tra di noi non si è mai rafforzato, a stento ci rivolgiamo qualche parola quando ci incontriamo al Centro. Il professor Flick continua a seguirmi, mi ha presentato alle menti più brillanti di Europa come la sua alunna più geniale ed io sono stata felicissima. Ho stretto migliaia di mani e detto "ciao" in migliaia di lingue, ho provato i piatti tipici di molte nazioni e scoperto che qui il clima è molto freddo. Ma una vita non basterà a cancellare quello che ho visto in me, o quello che ho desiderato. Perché, quando mi hanno resettato la vita, hanno dimenticato di cancellarmi anche i ricordi. Ricordi di una vita ordinaria, a tratti noiosa o troppo impegnativa, ma che mi calzava a pennello molto più di questa. E ricordi di un ragazzo, a cui ho dato il mio primo, vero bacio ed il mio unico cuore. Credo che questa sensazione di intorpidimento sia dovuta proprio a questo, devo aver dimenticato di mettere il cuore in valigia. Magari quella sera, quando Mat mi ha rincorsa all'Osservatorio, deve averlo raccolto da terra. Sarà per questo che non smetto di pensare a lui.

Mi alzo stancamente dal letto, indossando la solita gonna nera con camicia bianca. Lego i capelli in una treccia laterale, come ogni giorno, e tralascio di truccarmi. Non mi trucco spesso, più per pigrizia che per altro, e non ho intenzione di far colpo su nessuno. Afferro la mia cartellina, i libri, la borsa, l'enciclopedia e le chiavi di casa. Sono così piena di roba che devo aprire la porta di casa con un gomito e, da sola, occupo metà dell'ascensore.

- Guten Morgen, Fräulein Ellison.- la portiera è una donna massiccia, ma tremendamente simpatica.

-Guten Morgen!- rispondo con un sorriso.

Ancora mi sale l'ansia quando devo avere a che fare con la porta girevole: ci passo come un fulmine ed evito di tirare un sospiro di sollievo, quando sono finalmente all'aria aperta.

Le strade di Bonn sono trafficate anche di prima mattina, ma ormai conosco a memoria gli orari degli autobus e le zone da evitare, tanto da aver dato alla mia vita una parvenza di tranquillità. Comunque, oggi non è un autobus che aspetto.

Un auto di un nero brillante mi saluta con due colpi di clackson, fermandosi proprio davanti a me. Sorrido raggiante, per fortuna non sono tutti dei ritardatari come me. Salto dentro, cercando di non far cadere tutte le cose che ho in mano e chiudendo la portiera con uno scatto. La macchina parte ed io mi volto verso il guidatore. Will è estremamente concentrato, tiene le sopracciglia aggrottate e gli occhiali gli sono scivolati sul naso. Ridacchio, dandogli un buffetto sulla guancia e rimettendoglieli a posto.

-Come va?- mi chiede lui, lanciandomi uno sguardo preoccupato.

Ho conosciuto Will alla mia prima conferenza. Dopo aver passato settimane ad ascoltare e prendere appunti, il professor Flick ha deciso che era giunto il momento di cacciare fuori gli artigli e far vedere a tutti chi sono. Ovviamente, ho balbettato per una ventina di minuti cose a caso e tutti mi hanno guardato storto. Tutti, tranne un ragazzo dai capelli castani e gli occhi di un blu profondo. Ha battuto le mani, senza alcun segno di scherno. Ho scoperto che viene da Londra, quindi parla il mio stesso inglese, ed abbiamo stretto subito amicizia.

-Va bene.- rispondo, mettendomi comoda sul sediolino –A te?

-Tesoro, non sono io quello che non vuole conoscere Chad.- dice, imbronciato.

-Chad neanche esiste, Will.

-Se lo conoscessi, mi crederesti. È un gran pezzo di-

-Will!

-Ellison!

Scoppio a ridere. Adoro battibeccare con lui, mi fa sentire bene e mi rende allegra. Per un attimo, sembriamo due liceali, nonostante i tempi del liceo siano ormai passati. Ed in lui ho trovato un amico ormai al pari di Ros, o di Denny, o di quello che un tempo era Mat.

No, non troverò mai qualcuno come Mat.

-Se non ci esci tu, ci esco io.

-Will...- lo prendo in giro –Per quanto tu sia carino, non credo che Chad abbia i tuoi stessi-

-Questa è discriminazione bella e buona, tesoro!- sbotta, divertito –Io e Chad dovremmo poter vivere il nostro amore alla luce del sole!

A Will piacciono i ragazzi ed è stata la prima cosa che mi ha detto. Ha un senso dell'umorismo molto sottile, porta allegria e divertimento ogni volta che entra in una stanza, ma è anche molto sensibile.

"Senti, tesoro, non farti strane idee o roba simile. Non sto mica cercando di rimorchiarti, a me piacciono i ragazzi e anche a te, senza offesa ma si vede. Sembri simpatica però, ed arricci le labbra in modo decisamente buffo, devi essere una tosta... Ora, a meno che tu non sia omofoba, ti va un caffè?"

Sembra strano, ma sono davvero state le prime parole che Will mi ha rivolto. E, dopo i primi cinque minuti di shock, mi sono lasciata offrire un cappuccino. Inutile dire che andiamo insieme a lavoro tutti i giorni e che, se faccio tardi, viene dentro e comincia a sbraitare in tedesco alla portiera. La cosa buffa è che Will non è riuscito ad imparare neanche un po' di tedesco, nonostante abbia ventisei anni e sia qui da molto più tempo di me; e, naturalmente, la portiera finisce ogni volta per suonare l'allarme. Sospetto che sia un tentativo per convincermi ad arrivare in orario, le macchinazioni contorte sono il suo forte.

E, naturalmente, Chad è una di queste.

Ragazzo, a sua detta, molto carino. Classici capelli biondi, sguardo magnetico, sensibilità meravigliosa, aria misteriosa e tanti soldi in banca. Per forza che non esiste!

Ma, comunque, lui e Luna Kein (un'altra ragazza che ho conosciuto qui) dicono che mi servirebbe frequentare qualcuno per... riuscire a rilassarmi un po'. Secondo loro resto troppo ancorata al passato, perdendomi in questo modo le bellezze del presente. Be', forse hanno ragione. Ma di Chad non se ne parla neanche!

-Luna vuole andare in giro, stasera.- continua Will, mentre entriamo nel parcheggio –Ci sei?

-Purché non ci sia Chad...

-Niente Chad senza il tuo permesso, okay?!- dice stizzito, venendomi ad aprire la portiera.

Sorrido, uscendo dall'auto. Abbraccio velocemente Will, facendo una smorfia nervosa. So perché insiste tanto e capisco che lo faccia per me, perché sia a lui che a Luna ho raccontato di Mat e, nonostante tutto, per entrambi rimane un'ombra misteriosa come lo è stato al tempo per me. Ma vogliono che vada avanti. Vogliono aiutarmi e sostenermi, perché mi vogliono bene.

-Comunque grazie...- dico sinceramente, staccandomi da lui.

Lo sguardo di Will si addolcisce immediatamente, mentre il suo volto si scioglie in un sorriso e gli occhiali gli cadono nuovamente sul naso. Mi posa una mano sulla spalla e fissa il suo sguardo color del mare nel mio.

-So che è difficile, tesoro.- sussurra –Ma se ti guardi troppo indietro rischi veramente di inciampare. Le scelte che hai fatto ti hanno portata qui e, Dio, guardati! Sei bella, brava e sei ad un passo dal diventare veramente qualcuno! Non devi pentirti di nulla, perché sei fantastica. E poi, io e Chad ci saremo sempre.

Scoppio a ridere, mentre ci avviamo in direzione del German Science Foundation.

Spazio Autrice:
Non ci posso davvero credere, siamo già al primo capitolo della seconda parte ): . Questi capitoli saranno tendenzialmente più brevi, ma non troppo: devono accadere ancora un sacco di cose! Spero davvero che il salto temporale non vi abbia scombussolati, avevamo lasciato Ellie su una grande nave, in lacrime e diretta in Germania. Ed ora la ritroviamo, quattro anni dopo, diversa ed insieme uguale a prima. Ora ha una nuova vita, dei nuovi amici ed un lavoro. Voi cosa ne dite? Tengo tantissimo alle vostre impressioni su questo inizio!

In ogni caso, se siamo qui è soprattutto merito vostro. Voi che mi seguite sempre e non mi abbandonate mai. Il vostro sostegno è stato indispensabile per la prima parte, mi avete riempita di gioia e continuate a farlo. Grazie, con tutta me stessa <3 .
A prestissimo!

P.s. Piaciuta la canzone che separa le due parti di On fire? Io ci sono molto affezionata e trovi che il testo, oltre ad essere meraviglioso, sia perfetto per la nostra storia. <3

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