Capitolo 14 - Atlas B (Pleiadi)

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*PLEIADI*
Capitolo 14 - Atlas B
(titano che osa)

Il signor Rivers, uomo diligente e padre di due figli prodigio, poteva considerarsi uno degli uomini più apprezzati e rispettati dalla comunità di Staithes. La fama delle sue straordinarie abilità manuali, associata ad una spiccata intelligenza, lo precedeva ovunque si recasse. Ma le situazioni serene sono, in fin dei conti, soltanto dei momenti precari. E certamente, parlando per analogie, quella poteva essere definita la quiete prima della tempesta.

Tempesta che arrivò quel pomeriggio, quando la signora Rivers era fuori.

Mat stava studiando, tanto per cambiare, e si era di nuovo chiuso in camera sua. Alina tornava dall'ennesima, segretissima missione in officina, dove aveva spiato affascinata tutti gli attrezzi. Ma Louis, loro padre, se la spassava decisamente di più: un bel sonnellino sul divano, con tanto di partita della nazionale trasmessa in TV. Si svegliò di scatto, un po' frastornato forse. Vide passare Alina e gli venne automaticamente in mente di chiamarla accanto a sè. Ma, quando la ragazzina gli si parò davanti, con un sorriso innocente, dimenticò improvvisamente chi fosse.

Chi fosse lei.
Chi fosse lui.
Tutto, indissolubilmente e per un attimo, svanì.

Gli occhi castani della bambina divennero rossi, i capelli fluttuavano attorno ad un viso nero quasi fossero i tentacoli di una mostruosa creatura marina. La realtà si tramutò in allucinazione e, ai suoi occhi, la sua persona divenne null'altro che un inganno.
Si avventò su di lei, prendendole il collo tra le mani e cominciando a stringere. Gli parve di avere tra le mani qualcosa di viscido e deforme, qualcosa di malvagio.

-Non sei mia figlia!- urlò fuori di sé -Brutto demonio!

Gli occhi della bambina si spalancarono, ma non fece in tempo a sottrarsi. Lo stesso uomo che per anni aveva inventato filastrocche per lei e per Mat, il padre amorevole che la prendeva in braccio per farle mettere la stella sull'albero di Natale, era ora lo stesso padre che stava tentando di strangolarla.

-Ma... ma che dici?!- tossì, tentando ancora di divincolarsi -Papà, sono tua figlia! Io...

-Io non ho nessuna figlia!- gridò Louis, ancora in preda al delirio -Io sono...

Ma parve non saper proseguire la frase, consapevolezza che lo fece titubare ed allentare la presa, dando ad Alina la possibilità di urlare. Un grido talmente forte, straziante e spaventato. Lo stesso grido che, al piano di sopra, fece sobbalzare Mat.

Mat interrompe il racconto, stringendosi nelle spalle come se avesse freddo. Mi avvicino impercettibilmente a lui, senza però toccarlo. Temo che, anche solo sfiorandolo, potrei mandarlo in mille pezzi.

Quando scese di sotto, restò immobile a contemplare la scena per qualche istante. Si chiese se non fosse tutto uno scherzo, ma le lacrime di Alina erano autentiche e lo fecero scattare. Corse verso padre e figlia, mise un piede dopo l'altro ma non distolse lo sguardo neanche per un attimo. Quella scena era assurda, ma si sovrapponeva ad altre mille ipotesi. E, mentre si avventava su suo padre e tentava di liberare Alina, mentre urlava, nella sua testa si ripresentavano le immagini di quegli ultimi giorni: Lina in lacrime, papà che dimenticava dove aveva messo le cose, le continue liti tra i suoi genitori: Mat si sentì uno stupido.

-Lasciala!- continuava a ripetere, quasi non credendo ai suoi occhi -Smettila!

-Il demonio, il demonio!- rispose Louis -Lei non è... mia figlia.- ora respirava pesantemente.

-Mat!- urlò Alina fra le lacrime.

Le parole zoppicarono, attutite da una voce talmente roca da non appartenerle.
Lei... con quella voce squillante che gli dava il tormento...

E lui tirò un pugno contro suo padre, un destro deciso e disperato, che lo stese. Già debole di suo, il signor Rivers si accasciò sul pavimento, mentre Alina gli corse tra le braccia. Continuava a piangere e tossire, ripetendo che le dispiaceva e che aveva paura.

Non ho parole.
Ma la storia non è ancora finita.

-Fu... l'unico modo.- mormora Mat, tenendosi la testa tra le mani -Era impazzito e io... ero terrorizzato e non avevo idea di cosa stesse accadendo. Lo portai a letto e dissi a mia sorella di andare a chiudersi in officina, è a due passi da casa... quel luogo le è sempre piaciuto, lo adora, le piace l'odore della benzina e-

Capisco che sta cercando di allontanare il momento in cui dovrà dirmi una cosa dolorosa, ancora più di quello che mi ha appena raccontato. Improvvisamente non mi va più bene essergli così lontana, anche se gli sono di fianco. Scivolo a terra, accovacciandomi sulla neve, e metto una mano sulla sua, ancora chiusa a pugno, cercando di tranquillizzarlo. Mat abbassa lo sguardo sulle nostre mani unite, prima di continuare.

-Venne fuori che era successo altre volte. Chiamammo un medico e capimmo che aveva un... problema al cervello.- la voce gli trema –Non ricordo molto, fu una giornata terribile. Ma mio padre si riprese, cominciò a prendere delle medicine e non volle per nessun motivo abbandonare l'officina. Io cominciai a dargli una mano, anche se non ci capivo molto, facevo semplicemente quello che mi diceva.

Serra la mascella, probabilmente travolto dai ricordi.

-Ehi, Mat?- Adam rideva a crepapelle -Se continui così, finirai per fregare il posto persino ad Alex!

Hanno entrambi la divisa arancione della squadra di basket della scuola, l'allenamento è finito da pochi minuti. Per quanto non abbia mai amato gli sport, Mat giocava a basket. Gli piaceva e, a detta di Rosie, era scandalosamente portato.

"Con i riflessi che ti ritrovi, se non vai lì e soffi il posto a quell'arrogante di Adam... potrei strozzarti."

Mat aveva riso, ma alla fine Rosie si era rivolta ad Alex; ed Alex, non si sa per quale miracolo, era riuscito a convincerlo. Certo, al tempo Adam era arrogante solo la metà di quanto lo sarebbe diventato poi, ma comunque Mat ci andava d'accordo. Spesso si trovavano a fare gioco di squadra, o a ridere insieme. Con Alex erano diventati un simpatico trio, a cui si aggiungeva un meno sportivo Denny.

Lo stesso Denny che quel pomeriggio, dopo gli allenamenti, si era avvicinato a Mat.

-Solito giro oggi?- al tempo Denny si esercitava per l'esame della patente per la moto.

-Non posso.- Mat sospirò -Devo stare in officina.

-Oh, andiamo!- l'amico alzò gli occhi al cielo -Ci sei andato anche ieri!

-Sai che mio padre ha bisogno di aiuto.

Denny si incupì, sentendosi leggermente in colpa.

-Scusami.- sospirò -...è che... mi sento un po' solo, ultimamente. E vorrei starti vicino in questo momento.

-Lo so.- Mat gli posò una mano sulla spalla -Grazie, Denny.

-Domani sono libero. Un giorno vale l'altro, no?

Ma un giorno vale l'altro è la cosa più assurda che si possa dire.
Perché alcuni eventi sono determinanti quanto imprevedibili.
E, proprio quel pomeriggio, il padre di Adam portò a riparare la sua macchina.

Deglutisce, mi lascia la mano.

-Un giorno il signor Jackson... il padre di Adam... venne a farsi riparare l'auto. Era un estimatore di mio padre, da bambini avevano studiato insieme. Mio padre sbagliò a ripararla, danneggiò i freni e li scollegò. Perse ancora la testa ed io non lo sapevo, non conoscevo... non avevo imparato abbastanza per capirlo...

Sembra così rapito, preso dai ricordi, che il suo non è che un sussurro roco. Una nenia dolorosa che mi raggiunge a stento. Sono ancora inginocchiata di fronte a lui e mi viene voglia di accarezzarlo, di stringerlo. Voglio che crolli. Che si appoggi a me, voglio sorreggerlo ed aiutarlo. Ma lui non lo fa. Non mi guarda neanche, spaventato da quello che potrebbe leggere nei miei occhi.

-Il signor Jackson ebbe un incidente, un macchinario lo tiene in vita da due anni.- sussulto –Era il compleanno di Adam. La sua famiglia fece causa alla mia, le condizioni di salute di mio padre saltarono fuori definitivamente e le cose precipitarono.

-Mio padre fu ricoverato, rimase in ospedale per qualche mese e, quando tornò a casa, si mise a letto. La malattia peggiorò, come previsto. Abbiamo dovuto risarcire i Jackson, Adam ha smesso di parlarmi per cominciare ad insultarmi, e mia madre ha dovuto cercare lavoro. Io ho cominciato a lavorare in officina, per dare una mano. I clienti si sono ridotti drasticamente, ma adesso le cose stanno tornando alla normalità. Quando sono impegnato è perché ho da fare lì.

-Mat! Mat!

Mat chiuse gli occhi.

-Mat? Dove sei?

Fece un respiro profondo.

-Mat?!

-Sono qui.- disse piano.

Rumore di piccoli passi, poi la porta dell'officina si aprì cigolando.

-Mat...

Quando Alina lo vide, con gli occhi lucidi ed il sorriso penoso che tentava di rivolgerle, le montò la paura nel petto.

-Va tutto... bene?

Mat si rimise in piedi, le andò incontro e le scompigliò i capelli.

-Va tutto bene, non preoccuparti.- le disse con voce pacata e sicura.

Termina il suo racconto e la prima cosa che fa è guardarmi. Mi guarda come se fosse sorpreso di vedermi ancora qui, come se avessi tutti i motivi del mondo per scappare a gambe levate. Ha gli occhi lucidi, ma non sta piangendo. Sembra sorpreso e spaventato al tempo stesso. E rimane a guardarmi mentre io ricollego tutto nella mia testa. Ricollego l'odio di Adam nei suoi confronti e la remissività di Mat, il suo darmi buca all'ultimo momento ed essere sempre così impegnato. Capisco il motivo del suo odio per i motori, perché se ne vada sempre in giro in bici. Quanto dev'essere terribile per lui, a cui le auto hanno rovinato la vita, lavorare per ripararle? Infine, ricordo il modo in cui mi parlò di suo padre, quella volta al parco, e soltanto adesso colgo la malinconia delle sue parole. Il rimpianto ed il senso di colpa che deve provare mi travolgono.

E la prima lacrima cade senza che neanche me ne accorga.

Lui è perfettamente lucido ed io scoppio a piangere. Mi chiedo perché tutto debba essere sempre così difficile, perché le cose, almeno per una volta, non possano aggiustarsi da sole. Mia madre, suo padre... non sono cose che abbiamo scelto noi. Sono successe e basta, senza che potessimo evitarle. Ma ci ritroviamo comunque a sopportarne il peso. Conseguenze di azioni che non sono mai state nostre. Perché in un attimo anche la vita più perfetta può essere stravolta; ed allora bisogna apprezzarla, tenersela stretta ed andare avanti. Bisogna essere determinati e forti ed io non lo sono. Non mi sento all'altezza. Perché sono stata depressa per così tanto tempo, ho straziato mio padre e molti altri con la mia sofferenza. Mentre lui si è rialzato, in silenzio, e si è rimboccato le maniche per fare qualcosa di veramente utile. Ha sopportato in silenzio come io non sono mai stata capace di fare. Io sono scappata. Lui è rimasto e si è lasciato distruggere. Lo sento simile a me in questo momento più che mai, posso capire quello che ha provato e quello che prova e sto male per questo. Perché non è giusto e perché per tanto tempo ho ignorato tutta questa storia.

E, anche adesso, invece di reagire piango.

Mat mi guarda, confuso. Forse si chiede perché stia piangendo, non crede che possa essere così triste per quello che mi ha raccontato. Mi guarda e, lentamente, avvicina la mano al mio viso. C'è incertezza, quasi timore, nel modo in cui mi asciuga le lacrime. E c'è dolcezza nel sorriso intenerito che mi rivolge, facendomi arrossire: devo essere patetica e dovrei essere io a consolare lui, non il contrario.
Gli salto al collo e lo abbraccio, stringendolo forte. Lui rimane immobile per qualche istante, rigido. Poi si scioglie tutto d'un tratto. Trema e le sue braccia mi cingono, avvicinandomi. Posa la testa sulla mia spalla, respirandomi sul collo. Ha il respiro ansante ed il suo cuore batte veloce quanto il mio. Chiudo gli occhi, accarezzandogli i capelli. Non avrei mai pensato che fossero così morbidi, visto quanto sono aggrovigliati. Gli bagno la giacca con le mie lacrime, anche se non saprei dire precisamente per cosa sto piangendo. So soltanto che il mio cuore si è spezzato, irrimediabilmente e per sempre. Crack. Ha fatto un rumore deciso, si è incrinato ed io mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. Tutto mi è crollato addosso senza darmi il tempo di prepararmi, senza che riuscissi a reggerlo.

Quando ci stacchiamo i miei occhi sono ancora lucidi, i suoi scintillano emozionati. Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, a guardarci. Ed in quei secondi a me sembra che il tempo si fermi, che smetta di scorrere così velocemente: congelato. Credo che ricorderò per sempre lo sguardo di Mat che si incastra alla perfezione nel mio. E non potrò mai dimenticare il sorriso che mi rivolge, puro e meraviglioso. Perché io so, lui sa, ma siamo ancora qui. E ci rimarremo per sempre, perché qui è un posto fantastico.

Poi si alza, sospirando.

-Andiamo. Ti accompagno a casa.

-Perché non volevi dirmelo?- gli chiedo, ignorando il suo tentativo di cambiare argomento.

-All'inizio credevo che lo sapessi.- dice –Tutti lo sapevano, ma tu... mi... turbava che lo sapessi tu. Quando hai parlato di Adam, quella sera all'osservatorio, ho sinceramente creduto che mi stessi prendendo in giro.

-Per questo...- non continuo, ma Mat annuisce.

...per questo è scappato via.

Ormai tutti i tasselli sono tornati al proprio posto.

-Quella sera ho capito che non ne sapevi niente.- continua –E, per quanto avrei voluto parlartene, non ci riuscivo mai. Ho le mie colpe in tutta questa storia.

-Non possiamo sapere quali saranno le conseguenze delle nostre azioni.- lo giustifico immediatamente, intenerita dalla sua insicurezza.

Siamo lascivi, ci trasciniamo con poca attenzione nelle nostre giornate e non facciamo caso alle impronte che, inavvertitamente, lasciamo.

-Ellison.- mormora.

Sobbalzo, voltandomi a guardarlo.

-Cosa?

-Le cose sono cambiate.- dice, sostenendo il mio sguardo –In questi mesi. Da quando sei arrivata tu, le cose sono cambiate.

Il cuore mi scoppia nel petto e resto a guardarlo, immobile come una statua di ghiaccio, eppure divorata all'interno da migliaia di fuochi fatui. Il mio sguardo torna ad incatenarsi al suo, mentre ricomincia a nevicare. Ed il freddo passa in secondo piano nell'esatto momento in cui gli occhi mi ridiventano lucidi ed io mi mordo le labbra per non ricominciare a piangere, perché a me la neve ricorda le perdite. Come una gomma da cancellare che, lentamente e con crudeltà, elimina i tratti neri di un disegno. Bianco. Pulito. Vuoto.

Ma, anche se mi sento precipitare, so che questa volta avrò qualcosa a cui aggrapparmi.
E niente, oltre a questo, ha minimamente importanza.
Niente che non sia questa infinitesimale, bellissima e piccola consapevolezza.

Mat sembra intuire i miei pensieri, perché spalanca gli occhi e fa un sorrisetto allegro. Subito dopo, quando mi vede rabbrividire, mi raggiunge in due falcate rapide. Immagino che voglia uscire dal parco ed avviarsi a casa, così mi volto per precederlo. Ma per la seconda volta nella stessa giornata, mi afferra il polso ed io mi blocco immediatamente.

Le mani di Mat  mi cingono delicatamente da dietro.

Nel momento esatto in cui la mia schiena ed il suo petto aderiscono, nel silenzio più puro e totale, posso avvertire il suo cuore battere frenetico sotto strati e strati di stoffa; ed il mio seguirlo al galoppo. Mat immerge il naso tra i miei capelli, sussurrandomi qualcosa all'orecchio.
Visto quanto mi tiene stretta, potrebbe sembrare un ordine. Ma le sue mani sono delicate, il fiato caldo e le parole traballanti mi giungono come una richiesta disperata.

-Resta con me.

Spazio Autrice:
E... ci siamo!!!
Io... mi prostro ai vostri piedi e chiedo venia! ):
Purtroppo ho avuto un ben numero di contrattempi da affrontare, che non mi hanno permesso di aggiornare sabato. ): ...Ma mi sono messa sotto in piena notte per farvi avere il capitolo prima di venerdì! Spero vi sia piaciuto, anche se come al solito io non sono soddisfatta! xD
Che dire... finalmente scopriamo la verità! Ve lo aspettavate? Assurdo? Strano? Dunque la vita di Mat, come quella di Ellison, è stata stravolta... Ma niente vien per nulla, giusto? Dunque... provate ad immaginare a cosa porterà tutto questo casino assurdo...!

Io vi ringrazio di cuore per tutte le stelline ed i commenti ai capitoli precedenti, mandandovi un forte abbraccio virtuale e chiedendovi, ora più che mai, di commentare e farmi sapere cosa pensate fino ad ora della storia... come vi è parso quello che si è scoperto? Siete team Adam o team Mat?
Un bacio, a venerdì!

P.s. Per quanto riguarda la sorpresina che vi avevo promesso su Moon... è confermata! In questi giorni tenete d'occhio la mia bacheca se siete interessati!

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