Capitolo 21 - Celaeno (Pleiadi)

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*PLEIADI*
Capitolo 21 - Celaeno
(dal colorito scuro)

Mat è seduto accanto al letto, tiene il busto storto ed il gomito in aria, ma sorride. Tra le sue tiene stretta la mano pallida di un uomo e sembra, persino da lontano, che l'altro ricambi la stretta.

-Cosa hai mangiato a scuola, Mat?- chiede l'uomo, la voce allegra ed insieme spaventosamente spenta.

Mat si irrigidisce, ma poi risponde.

-Hanno servito la pasta con la panna.- comincia, con un sorriso –Come secondo piatto c'era il pollo, con le patate di contorno. Erano molto buone, ma Denny non me ne ha lasciata neanche una!- fa un'adorabile smorfia imbronciata.

Il padre sembra scoppiare a ridere, ma i suoi sono più dei singhiozzi forzati.

-Ah!- esclama, mentre il suo sguardo vaga per la stanza fino ad incrociare il mio –Certo, il buon vecchio Denny...

Mi ha vista.
Non posso più scappare.
Resto immobile, con i miei occhi lucidi e le labbra schiuse dalla sorpresa, aspettando il momento in cui mi caccerà da qui.

-Avrai anche altri amici, ho motivo di supporre...- le parole sono accompagnate da un sorriso, gli occhi fissi sulla mia figura.

Arrossisco di botto. Provo ancora l'istinto di scappare, vorrei essere il più lontano possibile da qui. Mat si volta lentamente, il suo sguardo si fissa nel mio, sembra terrorizzato. Per un attimo, penso di aver sbagliato a venire qui, da lui, mi sento fuori posto, incredibilmente dispiaciuta ed impotente. Sono una supernova che assiste impotente allo spettacolo della sua esplosione. E lui sembra spaventato, lo capisco dalla mascella serrata e dagli occhi che, senza neanche sbattere le palpebre, non lasciano un attimo i miei.

-Allora?- è il signor Rivers a risvegliarci dallo stato di trance in cui siamo precipitati –Chi è questa graziosa ragazza?

-Ellison.- sussurra piano Mat, per poi alzare la voce –Lei è Ellison.

E i suoi occhi non hanno lasciato i miei neanche per un istante.
Sono inchiodata qui, sull'uscio della porta.

-Ellison, eh?- dice l'uomo –Perché non ti avvicini? Hai l'aria di una ladra qualunque, lì dove sei...

Mi faccio lentamente avanti, coprendo la distanza che mi separa dal letto a piccoli passi.

Vorrei dire così tante cose...

Ci sono milioni di miliardi di parole che premono per uscire, ma ho la gola secca e sto cercando di trattenere le lacrime. La vista di questo letto, di quest'uomo, mi... mi ricorda mia madre. Quelle lenzuola bianche, così candide e che sanno di pulito, la luce che entra a piccoli inciampi dalla finestra. La luce che si infrange, si spezza e si distribuisce su ogni cosa in questa stanza. È tutto così famigliare e nuovo al tempo stesso. E se una parte di me, quella che non ha mai davvero metabolizzato la morte di mia madre, è congelata e terrorizzata da queste emozioni; l'altra parte, la Ellison che è qui per Mat, affronterà questa sofferenza. Per me, ma soprattutto per lui. Perché ha bisogno di me, ora, ed io non mi tirerò indietro.

Sono tante le cose che vorrei dire al signor Rivers, milioni quelle che provo e che mi fanno esplodere il cuore, ma riesco solo a mormorare...

-Mi scusi...- dico piano –Non volevo disturbarla, non so cosa mi sia-

-Non mi disturbi affatto.- mi interrompe l'uomo, con un sorriso genuino –Mi fa piacere vedere nuovi visi, ogni tanto. Voglio arricchire i miei ricordi, allenare la mente, nonostante sia vecchia e stanca. Potrei chiederti chi sei, tra qualche istante, ma adesso lo so. Ora ho imparato il tuo nome, ed è un piccolo trionfo per me.

-Papà...- la voce di Mat è impregnata di tristezza, mentre distoglie lo sguardo da me per la prima volta da quando mi ha vista.

Un motto di coraggio mi sale al cuore, misto a rimpianto ed emozione. Mi chino piano, prendendo la mano del signor Rivers tra le mie e sorridendogli timidamente.

-La memoria non è l'unica cosa che conta, secondo me.- sorrido appena –Sa, il tempo cancella la maggior parte delle cose e ne sbiadisce moltissime altre. Potrà non ricordare un nome, o un viso, ma le emozioni più grandi rimarranno sempre in lei. Sono quelle ad appartenerle.

Lo sguardo del signor Rivers si fa pericolosamente lucido e lui mi stringe la mano, portandosela al petto per farmi avvertire il leggero e sbalzato battito del suo cuore. Poi mi sorride.

-Ci sai fare, con le parole...

-Le parole sono il suo forte.

Mi ero quasi dimenticata della presenza di Mat. A sentirlo sobbalzo, voltandomi allarmata verso di lui, temendo che sia arrabbiato con me per essere piombata qui, ma il suo sguardo è il più dolce che gli abbia mai visto. Mi guarda, ma è come se non mi vedesse, come se fosse lontano, in un altro mondo, e felice. Arrossisco.

Il signor Rivers ridacchia, lasciandomi la mano.

-Bene.- dice, con un sonoro sbadiglio –Ora devo riposare un po'... Perché non vi fate un giro, voi due?

Mat si limita ad annuire, alzandosi e coprendolo meglio con la coperta. Poi mi fa segno di seguirlo e, quando ci chiudiamo la porta alle spalle, resta per un attimo a guardarmi. Mi guarda come se fossi un miraggio, una specie di ologramma che, se solo toccasse, gli scivolerebbe tra le mani.

Ma io sono reale. Sono qui.

Vorrei dirglielo, vorrei urlarglielo. Mi piacerebbe almeno farglielo capire, ma veniamo interrotti da sua madre che lo chiama. Mat mi fa segno di aspettarlo e scende al piano di sotto. Dopo cinque minuti buoni però, sentendo i toni alzarsi, scendo anche io. Inavvertitamente seguo le loro voci, preoccupata ed imbarazzata, fino alla soglia della cucina, dietro la quale mi nascondo.

-Cribbio, Mat!- la voce di sua madre è incrinata, quasi isterica –Tuo padre sta morendo e il massimo che sai fare è portare qui una ragazzina!

Spalanco gli occhi, facendo attenzione a non farmi vedere. Sono stata una stupida a venire qui, ma saperlo star male mi ha fatto perdere completamente la testa.

-Non mi sembra che per lui ci siano stati problemi, lei è... solo un'amica.- ribatte duramente Mat.

Sono solo un'amica per lui.

-Lui sta... noi... tu devi impegnarti...

Solo frasi sconnesse, spezzate da singulti disperati. Se non fossi bloccata qui dentro, mi metterei a correre per cercare di arrivare il più lontano possibile da qui. Mi sporgo appena oltre l'uscio, osservando intristita Mat che abbraccia sua madre. Si sta scusando, nonostante non abbia fatto o detto nulla di male.

-Ci serve... l'officina, Mat, devi- continua a blaterare la donna.

-Sì,- annuisce lui, stringendola –va bene, non piangere, basta.

Anche la sua voce è spezzata, nonostante voglia rassicurarla, ed io ho una voglia matta di abbracciarlo e cullarlo tra le mie braccia. Tengo a freno l'istinto ed aspetto qualche minuto, prima di uscire allo scoperto.

-Scusatemi.- mi schiarisco la voce, a disagio –Mi dispiace, è il caso che torni a casa ora.

E, quelle ultime parole, hanno molti significati sottintesi, che lui coglie. Mi viene incontro, raccogliendo la giacca dalla spalliera di una sedia.

-Vieni in officina.- dice a metà fra un ordine ed una supplica.

Annuisco piano, continuando a guardarlo preoccupata.

Mat cammina velocemente, quasi correndo. Cerco di stare al passo, ma non mi sfugge la presa salda sulla giacca ed il leggero tremore delle sue spalle. Vorrei parlargli, sento il bisogno di abbracciarlo e tranquillizzarlo, ma le gambe si rifiutano di avvicinarsi. Sono sconvolta per quello che ho saputo, per come i tasselli confusi che cercavo di ordinare abbiano improvvisamente trovato il loro posto. E si tratta di un puzzle davvero terribile.

Intanto, arriviamo nei pressi dell'officina. Mat infila la chiave nella toppa ed entra, quasi come se si fosse dimenticato che sono dietro di lui. Scende velocemente le scale ed accende la luce, fa partire il compressore ed appende la giacca. Sono movimenti meccanici, distaccati, si dimentica persino di essere impacciato come suo solito. Resto ferma sulla porta, incerta. Vorrei parlare, ma non ci riesco. Penso a quello che sta passando, a quanto si tratti di un problema senza soluzione. La morte è un problema senza soluzione. Alla fine prendo un respiro profondo ed entro, chiudendomi la porta alle spalle. Scendo lentamente i gradini, stringendomi nelle spalle. Lui sta trafficando con un'auto, lo vedo afferrare una chiave inglese ed arrotolarsi le maniche della camicia. Resto immobile, aspettando che giunga al punto di rottura. E, inaspettatamente, accade dopo solo qualche attimo.

Le mani gli tremano e la chiave inglese gli cade, in un tintinnio che neanche mi pare di udire. Mat si china per raccoglierla, ma all'ultimo momento si poggia semplicemente all'auto. E, finalmente, lascia andare dei singhiozzi sommessi, le spalle tornano a tremare e lui rimane voltato.

Mi avvicino, esitante. Raccolgo l'attrezzo dal pavimento e lo poso sul cofano dell'auto, cercando di non spaventarlo e muovendomi con circospezione. Poi mi volto verso di lui, cercando di guardarlo negli occhi. Mat volta il viso dall'altra parte, evitando il mio sguardo. Il cuore mi si stringe e decido di smettere di pensare. Mi affido al cuore, eseguendo tutti gli ordini che mi impartisce. Gli accarezzo i capelli, sfiorandoli appena, per poi passare alla guancia. Gli prendo il viso fra le mani, facendolo voltare verso di me. Lui si rimette diritto, non sottraendosi al mio tocco, ma tiene lo sguardo ostinatamente basso. Sta piangendo.

-Scusa...- mormora, mordendosi a sangue le labbra.

Vorrei farlo smettere, vorrei baciarlo, ma riesco solo a stringerlo tra le mie braccia. Poggia il viso sulla mia spalla, piegandosi appena, e sento le sue lacrime bagnarmi il collo. Le labbra tremano umide all'altezza della mia spalla, i suoi capelli impossibili mi solleticano la guancia. Ma io riesco soltanto a cingerlo con le mie braccia, quasi stritolandolo. In questo momento mi accorgo di esserne certa, di non esserne mai stata più sicura: lo amo.

***

Rialzarsi dopo essere caduti è davvero difficile. Richiede una gran dose di coraggio, di purezza e di forza. Necessita di una grande spinta, di decisioni complicate, di passi falsi e cadute dolorose. Rimettersi in piedi non è impossibile, ma neanche troppo semplice. Il mondo intorno a te deve cambiare, tu devi cambiare, ma alla fine questi mutamenti ti appariranno in tutta la loro positività. Avrai superato l'ostacolo, o la paura, o la caduta, o la sofferenza. Ti accorgerai, ad un certo punto, di avercela fatta senza essertene neanche resa conto. Ed è quello che è accaduto a me, quando ho stretto Mat tra le braccia, quando l'ho consolato per qualcosa che solo due anni prima mi aveva irrimediabilmente piegata. Ho rimesso insieme i pezzi, come sta cercando di fare lui. Mi sentivo così felice, così completa nella mia nuova consapevolezza. Ce l'avevo fatta. Potevo cominciare una nuova vita, amare qualcuno di veramente straordinario, sorridere ogni giorno e coronare tutti i miei sogni. Ma poche, semplici parole in fila hanno demolito il mio castello delle fiabe. Le parole di Mat, mormorate contro il mio collo. Ed ho finto che non mi abbiano spezzato il cuore, che non mi abbiano distrutta e demolita come le rovine di un castello che un tempo era stato una fortezza.

-Dimmenticalo...- ha mormorato piano contro il mio collo.

-Dimenticare... che cosa?- gli ho chiesto senza fiato.

-Natale.- ha risposto dopo un po' -E prima e... il bacio e tutto il resto.

L'aria mi è mancata, mi sembrava che il mondo mi avesse inesorabilmente, crudelmente puntata.

-Mat... che stai-

Si è rialzato, con gli occhi rossi ed un sorriso storto; ha puntato lo sguardo nel mio.

-Mi sono lasciato trasportare dalla situazione.- ha detto -Non avevo quelle intenzioni, con te.

Le parole rivolte poco prima a sua madre sono state un eco nella mia mente.

"È solo un'amica"
E sono soltanto questo, per lui.

-Mi dispiace, Ellie...

Rosie mi stringe tra le sue braccia, baciandomi sulla tempia. Non le ho raccontato nulla, neanche una parola sulle lacrime di Mat o sui suoi genitori; mi sono limitata a confessarle i miei sentimenti per lui ed i suoi per me.

-Sembrava che... era evidente che provasse qualcosa...- dice dispiaciuta, ma pensierosa.

-Non è così.- mormoro afflitta.

-Allora non ti merita.- dice decisa -Non si merita neanche un pezzettino di te!

Mi si stringe il cuore, ma mi stacco da lei e cerco di sorriderle. È vero, Mat mi ha illusa e liquidata come non si dovrebbe mai fare con una ragazza, ma ha bisogno di me in questo momento. Come persona, come amica. Non mi tirerò indietro, non se ha bisogno di aiuto.

-Va tutto bene, Ros.- dico con un sorriso -Non è... solo colpa sua, io mi sono fatta mille illusioni... e ho sbagliato. Mat rimarrà sempre il mio migliore amico.

-Sei davvero scema.- dice sconsolata -...E buona.

Mi stringo nelle spalle.

-Cerco solo di essere d'aiuto.

Sta per parlare, quando la porta si apre. Spunta Alex con un vassoio pieno di biscotti e due tazze di cioccolata calda, oltre che con un sorriso. La sua espressione si spegne appena, quando vede i miei occhi rossi e lo sguardo dispiaciuto di Ros, ma riprende sicurezza e si avvicina al letto. Posa il vassoio fra me e Ros e lo sguardo nel mio.

-Va tutto bene?- la sua voce è calma, gentile.

Sorrido, cercando di apparire decisa.

-Certo.

Alex sorride con consapevolezza, sedendosi sul letto accanto a me. Sembra così deciso, così sicuro di sé, che mi trasmette sicurezza. Mi tira a sé in un abbraccio che sa di calore, di casa e di dolcezza. Rosie mi sorride dolcemente, distogliendo lo sguardo a disagio.

***

Ho deciso di rifiutare l'offerta della Dumont. Volevo prima parlarne con Mat, ma tutte le cose che sono accadute mi hanno convinta a non farlo. Lui mi fermerebbe, comunque, ed io non riuscirei ad affrontarlo.È tornato a scuola, a proposito. Ha ripreso a frequentare le lezioni, a sedersi accanto a me ad astrofisica ed a chiacchierare con il professor Castor. Tutto è tornato esattamente com'era prima, me le cose sono terribilmente diverse. Ora c'è una distanza incolmabile tra di noi, che non è imbarazzo, o rabbia, o rancore; è solo timore, paura di osare troppo, di ferire eccessivamente. Io gli sto vicino, scherzo e gli parlo, ma qualcosa in me si spezza ogni volta che mi guarda. Lui non mi sfiora neanche, mi guarda a stento, è assente ad ogni cosa che dica senza più sfidarmi. Queste sono le mie ultime settimane prima degli esami e sarebbero un mortorio, se non fosse per Alex e Ros. Persino Denny è strano nei miei confronti, mi rivolge i soliti occhiolini, le solite frecciatine, ma non si spinge mai a confidarmi qualcosa. Ros al contrario è allegra, spensierata e felice. Tra lei e Denny le cose vanno a gonfie vele, finalmente e dopo tanto tempo, sono la coppia del momento a scuola. Lei mi trascina in nuovi posti ogni pomeriggio, mi fa morire dalle risate e spesso insiste perché Alex ci accompagni in auto o semplicemente venga con noi.

Forse vuole usarlo per curare le mie ferite.

L'ho capito ma, in un certo senso, mi stupisco che la cosa non mi dispiaccia affatto. Sto bene con Alex, dimentico tutto quanto e scoppio a ridere di continuo.

-Sei sicura?- è proprio lui a parlare, mentre siamo fuori l'aula della Dumont.

-Sono sicura, Alex.- dico con un sorriso.

Non lo sono in realtà.
Vorrei disperatamente che qualcuno mi fermasse, ma so che nessuno lo farà.

Busso, facendo un cenno di saluto ad Alex prima di entrare.

-Buongiorno, professoressa Dumont.

Ho il cuore a mille e qualcosa che brucia terribilmente in gola, ma la sensazione che provo non riesce a fermarmi. Sto facendo un errore?

-Volevo ringraziarla, davvero...- dico lentamente.

Lo sguardo della Dumont si rasserena, puntandosi nel mio. In queste settimane la sua freddezza è scemata appena, trasformandosi, almeno nei miei confronti, in un'impercettibile e fiduciosa confidenza. Lo vedo nei suoi occhi, che mi guardano con affetto. Prendo un respiro profondo.

-...Ma non posso accettare la sua offerta.

Prenderò una strada diversa da questa.

Spazio Autrice:
In assoluto il capitolo più difficile da scrivere, oltre che uno dei miei preferiti. La Pleiade che troviamo in questo capitolo, la lontana Celaeno, rappresenta il precipitare della situazione. I problemi più seri, come vi avevo promesso, arrivano insieme con la suspance! I punti di riferimento tremano e, ben presto, anche i nostri personaggi saranno messi a dura prova! A proposito, devo assolutamente farvi una domanda, alla quale spero risponderete in tanti:
Qual è il vostro personaggio preferito?
Perché?
È per me un'informazione fondamentale, poiché ci avviciniamo alla fine della prima parte... 

Ad ogni modo, grazie di cuore *-*. Lo ripeto sempre, settimana dopo settimana e capitolo dopo capitolo; ma sapete che non posso farne a meno. Tengo molto a questa storia e, nonostante siamo in pochi, mi regalate moltissime gioie ogni giorno! *-*
Un fortissimo abbraccio.

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