Capitolo 25 - Bellatrix

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Capitolo 25 - Bellatrix
(donna guerriera)

Ho lasciato che il tempo passasse, che cancellasse tutte le mie ferite. Ho aspettato di avere il coraggio di combattere di nuovo, di affrontare la vita di petto senza arrendermi. Ho atteso che la stretta che sentivo all'altezza del cuore si allentasse, mi lasciasse respirare.

Non è accaduto.

Il tempo ha accelerato, mi ha lasciata indietro, le ferite hanno continuato a bruciare e l'esercito nemico mi ha travolta. Il mio cuore è andato perduto e sono sprofondata in una terribile apatia. Così mi sono convinta che, dopotutto, non mi restava che resistere. Ho continuato a vivere la mia vita, in queste due settimane, cercando di non pensare troppo agli ultimi avvenimenti. Ho frequentato Alex, siamo usciti insieme praticamente sempre; ho anche passato un sacco di tempo con Ros e Denny, oltre che con mio padre. Tra qualche giorno, se e solo se supererò gli esami, dovrò lasciare Staithes ed ho persino trascurato lo studio per stare con tutte le persone che amo e che mi hanno amata. Mi mancheranno incredibilmente.

Alex non mi è sembrato troppo scosso dalla cosa, mi ha promesso che tra pochi mesi, quando si diplomerà, cercherà un college vicino al mio Centro e mi raggiungerà dovunque io sarò. Mi ha rincuorata sapere che, comunque, anche quando sarò andata via, mi resterà qualcosa per cui aspettare e sperare.

Non ho più parlato con Mat.
O meglio, neanche lui ha più parlato con me.

Abbiamo entrambi continuato le nostre vite, stendendo fra noi un velo di freddezza difficilmente attraversabile. Lui non ha più insistito, quando ha saputo che ho rifiutato la proposta della Dumont, si è semplicemente allontanato da me. Come qualche mese fa, dopo il nostro bacio, sembra che abbia addirittura dimenticato la mia esistenza. Ed io sono troppo frastornata, confusa, spaventata dall'imminenza degli esami, per sforzarmi a fare lo stesso. È innegabile, posso ammetterlo almeno a me stessa, che provi ancora qualcosa per lui. Ma posso farcela.

-Sei pronta, principessa?- la voce canzonatoria di Olivia mi riporta alla realtà.

Siamo sulla soglia del grande atrio della Sparrow, pronti per la presentazione di alcuni professori universitari che sono, come ogni anno, nostri ospiti. Dirigeranno un programma di orientamento, ma sceglieranno anche degli allievi fra di noi. Il mio compito è quello di riuscire ad entrare nelle grazie di uno di loro, per poter accedere a più alti livelli di studio.

Pochi minuti più tardi Alex, seduto accanto a me, mi stringe la mano. Denny mi fa un occhiolino e Rosie mi incoraggia ad ascoltare il discorso della preside. Mat non è ancora arrivato.

-Buon pomeriggio, allievi della Sparrow.- la voce acuta della preside cattura immediatamente la mia attenzione –Oggi abbiamo con noi degli ospiti molto speciali. Ma non voglio dilungarmi oltre, lascio la parola agli esperti nel campo.- ridacchia –Vi spiegheranno tutto loro!

Quando li vedo avanzare sul palchetto dell'atrio, la piattaforma dove quelli del primo e secondo anno fanno le recite di Natale, qualcosa dentro di me sussulta. Sono cinque. Il primo è un uomo molto giovane, di colore e dall'aria estremamente intelligente. La seconda è una donna con una smorfia snob, che parlotta con il terzo uomo di mezz'età. Il quarto è parecchio basso e non riesco a vederlo. Ma la quinta persona presente sul palco, avvolta in un completo marrone di vecchia fattura, cattura tutta la mia attenzione. Capelli rosso scuro, folti e spettinati, ricadono su una montatura marrone dall'aria pesante. Si tratta di Alton Flick, lo stesso uomo che ho accompagnato dalla preside due settimane fa. Il professore prende il microfono, ringraziando con un cenno del capo la collaboratrice, e comincia a parlare.

-Salve a tutti.- dice con voce cordiale –Il mio nome è Alton Flick, professore universitario e ricercatore capo. Loro sono i miei colleghi, cui lascerò la parola a momenti

Il suo sguardo vaga per tutta la sala, abbracciando ogni singolo studente.

-Siamo qui ogni anno, ma ripeterò in ogni caso le informazioni fondamentali.- continua, aggiustandosi gli occhiali sul naso –Il progetto che vi proponiamo, sponsorizzato dal German Science Fondation, il nostro centro di ricerca, prevede diverse discipline. Siamo qui per un programma di orientamento, ma anche per scovare, tra gli alunni di questa splendida scuola, dei piccoli talenti! Il vostro curriculum scolastico deve essere impeccabile per presentarsi alle selezioni, ma un gruppo di voi potrebbe essere selezionato per un percorso di studio unico nel suo genere.

-Curriculum impeccabile?- commenta Denny, facendomi un occhiolino divertito –Mi sa che sono fuori al primo colpo!

Flick comincia ad illustrarci la procedura che io, a differenza degli altri, conosco già a memoria. È così che ha cominciato mia madre, grazie ad un ricercatore universitario che l'ha presa sotto la sua ala protettiva. Ascolto il signor Flick parlare pensando che non avrei immaginato che l'uomo con cui mi sono scontrata in corridoio due settimane fa, e con cui ho intrattenuto addirittura una conversazione, sia in realtà la stessa persona che potrebbe decidere del mio futuro. Il discorso sembra durare delle ore, mentre ci vengono presentati tutti i campi interessati nel progetto: astrofisica è fra questi e, con gran sorpresa, scopro che ad occuparsene è Flick stesso. Incredibile.

***

La vita è un'abile giocatrice di scacchi, prevede le tue mosse ed è come se ti costringesse a rischiare le pedine migliori ogni volta. Il suo gioco è farti sentire così, Ellison, ma tu non devi lasciarti ingannare. Tutto quello che ti è successo e ti sta succedendo ti aiuterà a trovare te stessa, a capire quello che vuoi fare, il tuo punto di riferimento nonostante tu abbia in mano una bussola difettosa. Buttala, Ellison. Non hai bisogno di sapere dove il destino vuole che tu vada, per vincere la partita.
Dove punta il tuo cuore?
È lì che devi andare.
E non permettere a nessuno di scegliere al posto tuo, anche se si definisce un campione. Devi essere tu, solo tu, ad arrivare al traguardo. Fidati di te stessa, abbi la forza di cambiare il punto di vista e mai lo sguardo, credi alle favore e insieme sii consapevole della realtà. Sogna, ma vivi. La vita ha già fatto la sua mossa, un tiro esperto, uno dei tanti: vuole farti fuori, crede di poterti spazzare via in un attimo e fare di te quello che vuole.
Ma ora è il tuo turno. Promettimi solo una cosa: devi farle lo scacco matto migliore di tutti i tempi.

Le parole di mio nonno, le stesse che mi ripeteva sempre, mi danno coraggio. Chiudo gli occhi, prendo un respiro profondo e busso alla porta dell'ufficio dove è stato alloggiato il professor Flick.

-Avanti.- la sua voce calma e gentile mi raggiunge immediatamente.

Quando entro lo trovo intento a riordinare dei fogli sulla cattedra dell'aula: ci sono libri ovunque. Il professore si volta a guardarmi, ma non sembra per niente sorpreso di vedermi.

-Molto bene.- dice, sorridendomi –Si accomodi pure, signorina Moore.

Sobbalzo, avvicinandomi e sedendomi di fronte a lui.
Si ricorda di quando ci siamo scontrati?
O meglio, di quando gli sono finita addosso quasi buttandolo a terra.

-Quando l'ho incontrata, due settimane fa, non immaginavo di avere davanti una simile celebrità.- sembra che mi abbia letto nel pensiero –Molti suoi insegnanti mi hanno parlato bene di lei. E, conoscendola di persona, posso permettermi di dire che somiglia incredibilmente a sua madre.

Mi sembra di essere in una realtà parallela.

-Lei... lei conosceva mia madre?

Flick sorride, annuendo leggermente.

-Sapevo fin dal primo momento chi fossi: la vostra somiglianza è indiscutibile.- dice –Quello che non mi aspettavo è che lei sarebbe venuta qui, a chiedermi un modulo di partecipazione, esattamente come fece sua madre poco meno di trent'anni fa.

-È stato... il suo professore?- chiedo, senza parole.

Flick scoppia a ridere.

-Devo concedergliela: la montatura mi appesantisce l'espressione, ma ho solo quarant'anni!- sorride –Sua madre era una studentessa come me, a Pisa.

Pisa.
Al solo sentir nominare quella città, il mio cuore accelera incredibilmente i suoi battiti. È dove ho sempre desiderato andare, per seguire le orme di mia madre.

-Oh.

Sono paralizzata dalla sorpresa, intrappolata in un passato che non ho mai conosciuto: forse il professor Flick potrebbe parlarmi di mia madre più di quanto abbia fatto mio padre in tutti questi anni.

-Signorina Moore?- la sua voce mi riporta all'attenzione –Si sente bene?

Mi ricompongo, cercando di sorridere, ed annuisco.

-Bene, mi perdoni.- prosegue Flick –Le ho rubato del tempo prezioso. Ecco il suo modulo, la mia firma è in basso a sinistra.

-Grazie.

Afferro la fotocopia e mi avvio fuori dall'aula. L'unica cosa che sento, prima di chiudermi la porta alle spalle, è la voce gentile e vivace del professor Flick.

-Buona fortuna, signorina Moore.

Mi viene da sorridere al pensiero che Flick conoscesse mia madre e riesco a pensare ad una sola cosa, sopra tutte le altre:

Scacco matto.

***

Non appena mi chiudo la porta alle spalle, cerco un posto tranquillo e comincio a leggere il programma che mi è stato fornito. Appuro che i miei esami e tutte le selezioni cui ho deciso di partecipare sono fissate tra una settimana. Poiché ho finito di prepararmi con due mesi di anticipo, non mi resta che ripassare fino allo sfinimento. Sospiro. E se... se non dovessi farcela? Se tutto il tempo, la fatica, tributati fino ad ora a questa causa andassero sprecati? Se deludessi tutti?

Ma, ancora prima di tutte queste cose, cosa accadrebbe se deludessi me stessa?
Chiudo gli occhi, stringo le palpebre e trattengo il respiro senza neanche rendermene conto.

No. Basta.
Non posso deludermi, questo è il futuro che ho sempre desiderato.

Sono ad un passo dal realizzare quello che per tutta la vita è stato il mio sogno, il desiderio di centinaia di stelle cadenti. Mia madre sarebbe fiera di me, soprattutto sapendo che l'uomo che mi offre questa opportunità era un suo collega. Le mani cominciano a sudarmi. Mi sento come se stessi sprofondando, piuttosto che riemergendo. Ho la strada spianata, ma è come se non sapessi più camminare. Non riesco a respirare. Credo che mi stia venendo una specie di attacco di panico.

-Ellison?

Quella voce mi fa sobbalzare. Balzo in piedi, stringendomi le braccia al petto e fissando lo sguardo confuso in quello di Mat.

-Ti stanno cercando tutti.- continua lui –Rosie vuole sapere com'è andata e Alex...- si blocca, guardandomi meglio –Che succede?

Quando vede i miei occhi farsi lucidi, si avvicina velocemente e cerca di incontrare il mio sguardo.

-Ellison.- sussurra –Stai bene?

Tutto attorno a me è cambiato. Il buio che c'era fino ad un attimo prima, accompagnato da quella nebbia fredda e densa, si dissipa. Un calore famigliare mi avvolge. E, quando avverto la stretta di Mat, cerco immediatamente di districarmi dal suo abbraccio. Sono giorni che lo evito, che lo maledico perché non mi lascia in pace. Eppure, basta un attimo per cancellare tutto il resto. Sprofondo nel suo abbraccio, smettendo di colpirlo e poggiando la testa sul suo petto. Contro il suo cuore. Il suo profumo, mare in inverno con un accenno di menta, mi raggiunge dopo tanto tempo. Mi è mancato. Lo so, lo sento, ne sono sicura; ma mi sento come se mi si fosse rotta la diga del cuore, mentre tutti i miei pensieri e le mie paura scivolano giù come una cascata.

-Lui la conosceva.- dico, ormai in lacrime -Conosceva mia madre...

-Va tutto bene.- mi mormora all'orecchio, cercando di indurmi a guardarlo.

Ma dentro di me c'è appena stato un terremoto ed ora tutto crolla in pezzi. Vorrei allontanarlo di nuovo, perché la sua vicinanza porta ancora più dubbi di quanti io non ne abbia già. In questo momento, l'unica cosa ferma nella mia vita è Alex. Ed io non penso minimamente a lui. Mi sfugge un singhiozzo disperato, quando avverto la sua mano sul mio viso. Mi asciuga le lacrime in modo incredibilmente dolce, soffermandosi sulle palpebre ed accarezzandomi le sopracciglia. Per un attimo, le lacrime mi si congelano sul viso e lo guardo, scioccata. Si irrigidisce, distogliendo lo sguardo. Smette di accarezzarmi, allenta la stretta sui miei fianchi e sospira. C'è così tanta incertezza nei suoi movimenti, una malinconia lieve che va a braccetto con la mia. E, per quanto vorrei allontanarmi da lui, gli getto le braccia al collo e mi fiondo di nuovo tra le sue braccia.

-Sono qui.- sussurra, proprio quando io mi chiedo se questo non sia un sogno.

E mi chiedo come faccia, a leggermi nel pensiero. Perché gli riesce in modo meravigliosamente, spaventosamente semplice.

Quando finalmente mi calmo, arrossisco per la vergogna. Ma Mat non si scompone, accompagnando la sciurezza all'esitazione dei gesti, ma ormai conosco questa sua contraddizione, fermo ed incerto al tempo stesso. Mi fa sedere sul gradino del viale, accomodandosi accanto a me subito dopo. Vorrei avvicinarmi a lui, ma so che non sarebbe la cosa giusta da fare.

-Hai bisogno di scrivere.- dice ad un certo punto –Ti fa sentire meglio, anche se non vuoi accettarlo. E sei-

-Scrivere non risolverà i miei problemi.- lo interrompo freddamente.

-Non puoi saperlo.

-Mat, ascolta, io non-

-No, ascolta tu.- mi sovrasta con la sua voce, voltandosi verso di me –Sei fantastica, okay? Le tue storie sono fantastiche. È così e basta.

Chiude gli occhi per un attimo, come se stesse facendo un grosso sforzo.

-Sai cosa invece non è fantastico? Questa tua ostinazione nel non renderti conto di essere fantastica!

Ci sono così tante cose che vorrei dirgli, ma non va come speravo.

Per prima cosa, arrossisco e gli occhi mi tornano lucidi.
Poi, di punto in bianco, scoppio a ridere.

Forse dovrei riconsiderare la mia salute mentale.

Mat sembra a disagio, ma si limita a distogliere lo sguardo da me. Mi chiedo perché mi stia dicendo queste cose, perché ci sia sempre quando mi sento sola, se non prova interesse per me. Se non mi parla, e non approva le mie scelte.

Sospiro.

-Ho bisogno di un cartello che mi indichi che strada prendere.

-A volte è più bello andare a sinistra e basta.

Aggrotto le sopracciglia.

-E perché proprio a sinistra?

-Perché è dove il cuore batte più forte. Bisognerebbe sempre scegliere col cuore.

Mi scappa una risatina nervosa.

-Tu sei andato a destra, però.- osservo, guardandolo di sottecchi.

-Mi conosci.- dice, con una nota di rammarico –Io sono un caso perso.

Senza un motivo apparente, mi si stringe il cuore. Tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni è riuscito a distrarmi, rapendomi. Ho dimenticato tutto quello che lui ha dovuto affrontare; sicuramente sarà stato difficile, almeno quanto lo è stato per me.

-Mat?- mormoro piano.

Al contrario di quello che avrei creduto, Mat percepisce il mio sussurro. Mi guarda, allarmato e teso, chiedendosi a cosa sia mai dovuta tutta la dolcezza con cui gli ho parlato. Cerco di sorridere, asciugandomi le lacrime.

-Io non credo che tu sia un caso perso.

Prende fuoco.

Tutto di lui, in questo istante, brucia. Persino gli occhi. Due gocce di ambra trasparente, calde e profonde. Muove le labbra, come per dirmi qualcosa, ma non ne esce suono alcuno. Quando il suo respiro raggiunge la mia guancia, caldo come non mai, mi rendo conto di quanto siamo vicini.

Non mi ero resa conto di quanto si fosse avvicinato.

Tiene gli occhi serrati, fa talmente tanta forza sulle palpebre che gli si formano delle piccole rughette e le ciglia si incastrano le une nelle altre. Ed io sono come pietrificata, una statua di ghiaccio che si scioglie. I nostri nasi si sfiorano, lentamente, senza che nessuno dei due si azzardi ad accelerare le cose. La mano destra di Mat si alza leggermente, arrivando accanto al mio viso. Mi sfiora appena una guancia, prima di serrare il pugno ed allontanarlo. Vorrei stringerlo a me, ma il suo gesto mi ha riportata alla realtà. Improvvisamente, mi sento mancare. Sono qui, con lui, mentre Alex mi starà cercando ovunque.

E stavo per...
Noi stavamo per...

Mi alzo di scatto, barcollando appena. Mat spalanca gli occhi, avendo avvertito lo spostamento d'aria, e rimane per qualche secondo a fissarmi le caviglie. I suoi occhi mi percorrono da capo a piedi, torbidi e feriti, prima di incontrare il mio sguardo. Non riesco ad arginare il risentimento che provo nei suoi confronti. Mi ha illusa ed abbandonata, adesso che finalmente ho trovato qualcuno che si prenda cura di me non ha il diritto di comportarsi così. Chiudo gli occhi, ma quando sento di stare per perdere nuovamente il controllo, mi volto di scatto e corro via.

Non so dove stia andando, ma lo sferzare del vento mi fa sentire meglio.
Forse da nessuna parte è proprio il posto giusto.

***

Mi stringo i libri al petto come se potessero proteggermi, uscendo da scuola. Questa giornata mi è parsa interminabile, oltre che un incubo, ed ho un mal di testa incredibile. Continuo a pensare a Mat, a come sono corsa via ed al suo sguardo ferito, ma allo stesso tempo al fatto che non abbia provato a fermarmi: gliela leggevo negli occhi, la paura di provare a fermarmi. E mi chiedo cosa, in me, lo spaventi tanto e subito dopo lo induca ad avvicinarsi.

-Ellie!- mi sento chiamare, ma non mi volto immediatamente: non ho proprio voglia di parlare con nessuno.

Sento dei passi affrettati e, qualche istante dopo, Denny è accanto a me.

-Ehi, Ellie!- dice, mettendosi lo zaino sulle spalle -Hai finito le lezioni?

-Ciao, Denny.- lo saluto con un sorriso -Sì, sto tornando a casa. E tu?

-Anche. Ti do un passaggio allora!- dice allegramente, avviandosi al parcheggio della scuola, dove tiene la moto.

-Non sei con Ros?

-Oggi è uscita prima, non si sentiva bene.- mi spiega brevemente -Prima di andarsene ti stava cercando, comunque, voleva chiederti come fosse andato l'incontro.

-Benissimo!- rispondo, cercando di apparire il più sicura possibile -Mi dispiace di non essermi fatta sentire, più tardi la chiamo io.

Dopo le mie parole ripiomba il silenzio tra noi, fino a quando non è di nuovo Denny a parlare.

-Senti, Ellie...- esordisce con voce incerta -Non è che hai visto Mat? Quando ti cercavamo lui-

-Sì.- lo interrompo, perché se continuasse a parlare finirei per scoppiare di nuovo in lacrime -Ma non voglio parlarne, Denny, scusami.

-Non c'è problema, certo.- dice, facendomi il solito occhiolino e porgendomi il casco.

Me lo allaccio mentre lui fa la manovra per uscire dal parcheggio e si ferma per farmi salire. Ma, prima che possa montare su, vengo fermata da una voce fin troppo familiare per me.

-Denny!- dice Monica, avvicinandosi a noi.

Mi rivolge uno sguardo quasi infastidito, prima di concentrarsi sul mio amico.

-Hai visto Mat?- gli chiede -Lo sto cercando.

Non riesco ad ignorare il senso di nausea che mi avvolge, facendomi indietreggiare appena. Monica sembra accorgersene e mi lancia uno sguardo divertito, ma Denny non è da meno, fissa lo sguardo nel mio ed aggrotta le sopracciglia.

-No, non l'ho visto.- ribatte tagliente -E in ogni caso, non sono certo che lui vorrebbe vederti.

Sobbalzo.
Perché Denny guarda me, invece di Monica? E perché le ha risposto in quel modo?

Non presto troppa attenzione alla risposta piccata di Monica, che si allontana piuttosto innervosita. Rimango immobile, formulando mille teorie e maledicendomi al tempo stesso, perché le loro parole non mi sono per nulla scivolare addosso.

-Allora, ti muovi o no?- sbotta Denny, che nonostante tutto sorride, osservando la mia reazione.

Mi riscuoto immediatamente e, temendo di essere arrossita, monto sulla moto e dico a Denny di partire. Ma lui resta fermo. Rimane immobile, guardando avanti.

-Ellie.- mormora, pianissimo -Ti ricordi quello che mi hai detto a Natale, quando non sapevo cosa fare con Rosie?

Aggrotto le sopraccigli, sforzandomi di ricordare.

-Cosa?

Lo sento ridacchiare, come se avesse intuito che in realtà ricordo tutto benissimo.

-Mi hai detto che amare è come combattere.- dice, con un tono stranamente serio -E che arrendersi significa rinunciare solo apparentemente a qualcosa di cui non ci libereremo mai. Abbiamo troppa paura di lottare, così scegliamo di arrenderci.

-Denny, cosa stai cercando di dirmi?

Fa un respiro profondo, sempre guardando avanti.

-Ellie, sono cose che non mi riguardano, lo so.- dice -Ma tu non hai bisogno di qualcuno che ti assecondi, che ti guardi da lontano. Quello che ti serve non è qualcuno che abbia il bisogno costante di proteggerti, di trattarti come fossi una piuma delicata in balia del vento. Tu sei tutt'altro che una piuma, Ellie! Sei determinata, e forte, e detesti chi ti lascia vincere.- prende fiato -Hai solo bisogno di qualcuno che ti venga contro, ma che sappia anche sostenerti. Qualcuno che ti faccia sentire sicura, che ti sappia amare davvero. E sia tu che io sappiamo quanto Alex sia diverso da questo qualcuno.

Sono senza parole e ci metto un po' a metabolizzare il suo discorso, fin troppo profondo per essere ricondotto ad un tipo mai serioso come lui. Poi capisco e, per un attimo soltanto, mi chiedo se Denny sia diventato completamente pazzo. È chiaro che si riferisca a Mat, ma sa benissimo che è stato lui ad allontanarmi.

-Denny...- mormoro piano, facendolo sobbalzare.

Lo conosco abbastanza bene da sapere che detesta mostrare la sua sensibilità in questo modo, parlando di sentimenti.

-Sì?- chiede, speranzoso.

-Fai partire immediatamente questa moto!- sbotto arrabbiata, ma anche tesa e con le gote più rosse di un pomodoro.

Lui esegue in silenzio e non fiata più, nonostante nello specchietto incontri continuamente il suo sguardo preoccupato. Quando si accorge che lo sto fissando, Denny mi rivolge il solito occhiolino, allegramente ricambiato da me. Ma le parole che mi ha detto poco prima di insinuano nella mia mente, ricordandomi la sera della festa di Natale.

Amare è la cosa più difficile al mondo. Rende insicuri, titubanti. Ci tiriamo indietro come dei codardi, convinti di essere coraggiosi, rinunciando a qualcosa per cui crediamo di aver combattuto abbastanza. Ma non si ha mai combattuto abbastanza, finché non si ha vinto. I sentimenti sono così. Non puoi ignorarli, non puoi fingere di controllarli o convincerti di potercela fare. Perché, alla prima occasione, tornerai comunque indietro. Non c'è niente, assolutamente nulla, che possa convincerti a rinunciare a qualcosa, a qualcuno a cui tieni davvero.

Spazio Autrice:
Toc toc
C'è ancora qualcuno a seguire questa storia? Spero sinceramente di sì. Non mi sono fatta sentire per una settimana, causa impegni su impegni che non mi hanno lasciata respirare; ma non è una giustificazione. Ma ora sono qui e posso assicurarvi che non abbandonerei mai On fire, che ha un posto super speciale nel mio cuore e che è davvero importante per me... Quindi, se ci siete ancora, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto... è il terzultimo capitolo e... sì, le cose si avviano alla fine della prima parte!

Grazie di cuore per tutte le stelline ed i commenti lasciati ai capitoli precedenti, lentamente in crescita *-*. Quello che vi chiedo è di farmi sapere cosa pensate anche di questo capitolo e, soprattutto, cosa vi aspettate in vista del finale della prima parte di On fire. Che fine faranno i nostri personaggi?
Un abbraccio forte.

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