Capitolo 26 - Ukdah

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Capitolo 26 - Ukdah
(nodo)

Gli occhi verde brillante di Alex sono fissi nei miei, pieni di un sentimento che fatico a sopportare. Ricambio il suo sguardo, cercando le parole giuste da dire. Ma non credo che possano esistere parole giuste per quello che sto per dirgli. Forse un cuore spezzato comincia ad uccidere anche tutti gli altri cuori, per non sentirsi tanto solo; o magari è solo diventato così masochista da allontanare chi potrebbe curarlo.

Mi avvicino ad Alex e lo bacio a fior di labbra, senza approfondire il contatto.  So che lui potrebbe curarmi, so che ci riuscirebbe e che mi renderebbe davvero felice. Ma so anche che non sarebbe giusto. Non voglio usarlo per guarire le mie ferite, per disinfettarle e cancellare le cicatrici. Mi ci sono affezionata, alle mie ferite. E Alex merita molto di più. Lui merita qualcuno che lo ami con tutto il cuore, che apprezzi la sua sincerità e la purezza che lo caratterizza. Merita di essere il protagonista di una bellissima storia d'amore con qualcuno che sia del tutto sincero con lui. Cerco di ignorare il senso di colpa, mentre lo guardo negli occhi.

-Alex.- comincio, a disagio -Questo mese è stato... meraviglioso.- mi mordo le labbra -Hai reso i miei ultimi giorni a Staithes i migliori che abbia passato da almeno tre anni a questa parte. Mi hai resa felice e sei una delle persone più belle che abbia mai conosciuto.

Lui si morde le labbra, piegando la testa da una parte e guardandomi preoccupato.

-Quando i discorsi cominciano così, non promettono mai nulla di buono.- dice -Mi devo preoccupare?

-È che...- proseguo, ignorando la sua domanda -...è stata tutta colpa mia... Ho fatto uno sbaglio e ti ho coinvolto, perché sono stata stupida...

Cerco di non far tremare la voce, ma Alex interpreta male la mia reazione e mi prende il viso tra le mani.

-Ehi, Ellie.- mormora piano -So che sei preoccupata, ma andrà tutto bene... gli esami di domani-

-Non è per gli esami.- lo interrompo, allontanandomi leggermente -Scusa, Alex.

Mi guarda come se non capisse cosa mi stia succedendo. Chiudo gli occhi.
Ti prego, Alex, non farmelo dire.

-Mi dispiace.- ripeto -Davvero, io... sono un disatro e tu-

Alex fa un sorriso storto, evidentemente forzato; poi si avvicina e mi abbraccia, stringendomi forte ed accarezzandomi i capelli.

-Non è colpa tua.- mi sussurra all'orecchio -La mia opinione non è cambiata, Ellie: sei semplicemente meravigliosa.

-Alex...- annaspo, ancora fra le sue braccia -Io... io ti sto lasciando!

Lui continua a sorridere.

-Lo so.

Mi allontano di scatto da lui, fissandolo sbalordita. Alex si passa una mano tra i capelli e sospira.

-Non sono cieco, Ellie.- dice -E ho imparato a conoscerti.

Mi sento sprofondare nel pavimento, prima che prosegua.

-Sapevo che non sarebbe durata, anche se ci speravo.- si morde le labbra -Sono stato sleale a mettermi in mezzo, tra te e Mat, era chiaro che-

-No!- lo interrompo -Mat non c'entra niente!

Lo guardo negli occhi, cercando di trasmettergli quanto io gli stia parlando con sincerità. Nell'ultima settimana ho riflettuto moltissimo, soprattutto dopo il mio crollo davanti a Mat, capendo che l'unico modo per rimanere concentrata è non preoccuparmi troppo del cuore. Ma non posso continuare a fingere di amare Alex, quando non è così e quando l'unica cosa che riesco a provare per lui, anche dopo un mese di fidanzamento, è solo un sincero affetto.

-Forse all'inizio sì, quando ho accettato di venire alla festa con te.- confesso -Ma ora... sono sincera. Non è per stare con Mat che...

-...che mi stai lasciando.- termina per me, con un sospiro.

-Sì.- rispondo in un sussurro -Ma... capirò se non vorrai parlarmi, o vedermi, o-

Alex mi sorride, dandomi un bacio sulla guancia.

-Restiamo amici.

Poi si imporpora leggermente, ridacchiando.

-Sempre se tu lo vuoi...

Mi rifugio di nuovo tra le sue braccia, con la consapevolezza di essere una persona orribile e di averlo ferito. Ma non posso impedirmi di abbracciarlo e ringraziarlo all'infinito. Alex scoppia a ridere, cercando di consolarmi impacciatamente.

Un piccolo pezzo del puzzle è andato al suo posto.

***

Chiudo gli occhi.
Non sono sicura di farcela.

-Oh, andiamo, Ellie!- sbotta Ros, emozionata -Apri quella busta!

Siamo sedute con Alex nel solito locale dove andiamo sempre tutti insieme: quando questa mattina è arrivata la lettera con il risultato dei miei esami ho subito chiamato Rosie, per dirle di accorrere. Lei ed Alex si sono fiondati da me ed hanno proposto di aprire la busta davanti ad una buona cioccolata calda (o un frappé, poiché l'estate è ormai in arrivo).

-Io... io non posso!- sbotto -Non so se...

Ho paura di quello che possa contenere, in realtà.
Ho paura di uno stupidissimo foglio di carta.
Ma in quel foglio di carta c'è il mio futuro.

La porta del locale si spalanca, lasciando entrare un trafelatissimo Denny. Ci cerca con lo sguardo e, quando Ros gli fa segno, ci corre incontro. Si toglie il casco e lo poggia a terra, sedendosi accanto ad Alex.

-Allora?- dice su di giri -Qual è la grande notizia?

Quando mi vede la busta tra le mani, sussulta.

-Diavolo!- esulta -Congratulazioni, Ellie!

Rosie gli dà uno scappellotto.

-Cretino.- dice -Non la abbiamo ancora aperta!

Scoppio a ridere, mentre Denny mi rivolge il solito occhiolino.

-Allora?- dice Alex, incoraggiante -Che aspetti?

Il mio sguardo incerto incontra quello scuro di Denny, in una muta domanda. Probabilmente è da matti, poichè sono giorni che neanche ci vediamo a lezione, ma mi chiedo dove sia Mat. Perché vorrei che lui fosse qui, adesso, e non da qualsiasi altra parte. Ma Denny, dopo un attimo di sorpresa, scuote la testa tristemente ed io sento le pile del cuore scaricarsi. Apro la busta di colpo, trattenendo il respiro. Comincio a leggere e rimango a fissare quelle parole talmente a lungo, che Denny sospira dalla frustrazione.

-Non tenerci sulle spine!- sbotta Alex -Che dice?!

Ros si sporge verso di me, leggendo direttamente le ultime tre righe della lettera. Poi si volta verso gli altri con un sorriso, un attimo prima di stringermi in un abbraccio.

-Dice che ce l'ha fatta!

Ce l'ho fatta.
E lascerò questo posto per sempre.

***

Ho sentito parlare di relatività, più di qualche volta. Di come anche le cose apparentemente più distanti, possano risultare in realtà incredibilmente connesse. Ho visto come in matematica, in teoria ed in fisica, questo principio regoli ogni postulato. E, irrimediabilmente, mi sono chiesta se non sia così anche nella realtà. Perché i manuali di logica servono a spiegare i fenomeni che da sempre hanno terrorizzato il genere umano, a capire come aumentare la sicurezza delle persone, ma io mi sento più confusa quando li leggo. Perché credo che le cose siano molto più difficili di così, magari proprio perché infinitamente più semplici. Non fa una piega, me ne rendo conto. E se fosse proprio questa la spiegazione a tutto? Non fa una piega. È qualcosa che esiste e basta, che non si può distruggere e che un giorno si autodistruggerà. Mat mi risponderebbe che è nostro compito capirlo, io ribatterei che, certe volte, è meglio essere allo scuro di certe cose. Ma Mat non è qui. Ed io sono sola, circondata da tantissime altre persone, che mi parlano e non si accorgono che non le sto ascoltando per niente. Stringo ancora una mano, sorrido ed abbraccio gli ennessimi cugini che fino ad oggi neanche sapevo di avere. Lo cerco, ma so che se fosse qui lo avrei sentito. Non avrei avuto tutta questa paura di affrontare il mio futuro, che mi pare tanto improvviso, nonostante sia stata io stessa a sceglierlo.

Mio padre ha insistito per organizzare una piccola festa, per festeggiare la mia promozione, come una specie di "arrivederci". Inutile dire che provare a farlo desistere non è servito a molto.

-Ellie, tesoro, ci sono i tuoi amici!- mio padre mi tocca una spalla, cercando di sovrastare il rumore della musica.

Mi volto, sorpresa e con un sorriso che mi fa apparire già più rilassata. Denny e Ros vengono verso di me tenendosi per mano: non mi sono ancora abituata a vederli finalmente insieme. Dietro di loro, il passo incerto e lo sguardo di chi vorrebbe essere ovunque tranne che dove si trova, Alex. Un calore piacevole mi invade il petto, so che per lui deve essere difficile venire qui a farmi gli auguri per una promozione che mi porterà lontana da qui, in Germania, dopo che sono stata io a lasciarlo neanche un mese fa.

Abbraccio Ros e Denny contemporaneamente, mormorando infiniti ringraziamenti e tentando di frenare le lacrime. Poi, inaspettatamente, abbraccio anche Alex. Lui rimane rigido per un po', prima di stringermi a sé e darmi due timidi baci sulle guance. Ci sorridiamo, ed io so con certezza che tutto è a posto. Tutto è a posto, ma io non sono nel posto giusto.

Venti minuti dopo siamo fuori casa mia, al riparo dal frastuono delle casse ad alto volume e da tutte le congratulazioni che un essere umano possa reggere in minimo dieci ere geologiche. Sospiro, sedendomi stancamente sul muretto che dà nel piccolo giardinoed osservando Denny ed Alex che, qualche passo più in là, si divertono con il canestro dell'area bambini: Alex riuscirebbe a trasformare nel basket qualsiasi cosa.

-Sei stata molto brava.- Ros si è seduta accanto a me, non me ne ero resa conto.

Mi volto, sorridendole. Poi, però, la mia espressione si fa cupa e continuo a guardarla, nella speranza che capisca al volo. Come al solito, funziona.

-Non è potuto venire.- mi risponde infatti, riferendosi a Mat.

Sappiamo entrambe che è una bugia, quindi mi innervosisco immediatamente e distolgo lo sguardo dalla mia migliore amica: Alex sta stracciando Denny ai canestri.

-Capisco.

-Forse no.- risponde Rosie –Per quanto mi riguarda, io non capisco nessuno di voi due.

La rabbia esplode, ma in modo del tutto inaspettato. Scoppio a ridere, sentendo male al cuore. Sono nervosa, tutto quello che mi sta succedendo mi rende spaventata almeno quanto invece dovrebbe rendermi felice.

-Siamo due persone troppo diverse.- faccio spallucce, alzando le sopracciglia come se la cosa non mi toccasse minimamente –Comunque non fa differenza per me. La sua presenza qui, intendo.

Non la sto guardando negli occhi, ma sono certa che abbia alzato gli occhi al cielo.

-Diversi? Voi due? Io direi più che tu sei incazzata nera e lui è semplicemente incazzato.

-Sottile.- ribatto, con una smorfia.

-Dovreste parlarvi.- ritorna all'attacco, lanciandomi un'occhiata significativa –Devi parlargli, prima di partire.

-E perché?- la domanda suona sarcastica.

-Perché ti piace, scema.- si morde il labbro, dubbiosa –E, se non è qui, è proprio perché ti conosce meglio di chiunque altro e gli piaci anche tu.

-Ha provato a fermarmi.

-Non ci riuscirebbe mai.- sembra divertita, così mi lascio sfuggire una risatina e torno a guardarla.

-Non parliamone, Ros, per favore.- scuoto la testa, alzandomi e spazzolandomi via il terricciolo dal vestito –Mi ha allontanata, non importava quanto ci provassi, quanto resistessi, lui ha fatto di tutto perché io mi allontanassi e adesso...

-Magari ha pensato che tu-

-No.- la interrompo; si è alzata anche lei, evidentemente nella foga di quello che stava per dirmi –Basta.

Non voglio ascoltare più niente. Neanche questa stupida musica, solo il silenzio del vuoto che mi circonda. Mi allontano, sempre più velocemente. Sento Alex chiamarmi, ma non mi giro. Scavalco il cancelletto, corro in mezzo alla strada deserta, illuminata solo dai lampioni accesi e dalla Luna.

L'Osservatorio mi sembra un rifugio in questo momento più che in qualsiasi altro, ho bisogno di andare in un posto che sia fatto a misura per me. Solo per me. E che mi faccia sentire a casa, come invece non mi sono sentita a casa mia. Sembrerò una stupida, ho faticato tanto per arrivare fino a qui ed adesso ho solo voglia di buttare tutto all'aria. Mi ripeto che mia madre sarebbe fiera di me, che non ho mai visto mio padre così felice e che, in fondo, persino mio nonno mi incoraggerebbe.

Ti renderà felice? Tutto quello che stai facendo, ti renderà felice?

Le parole di Mat mi colpiscono forte, in pieno petto, mentre percepisco le prime lacrime cominciare a scendere.

Io credo di no. E la cosa spaventosa è che lo sai anche tu, che stai facendo qualcosa che non vuoi veramente solo per fare contente altre persone!

"Non è vero". Me lo ripeto ancora, ininterrottamente, mentre mi asciugo le lacrime e premo il pulsante che farà scorrere la cupola dell'osservatorio. Alzo lo sguardo, un sussurro mi sfugge dalle labbra.

-Asterope...

Un piccolo puntino lontano, nell'ammasso delle Pleiadi, Mat me l'aveva indicata la prima volta in cui abbiamo guardato le stelle insieme. Ricordo ancora le sue parole intrise di emozione, il suo sorriso sfrontato e prudente al tempo stesso. Ogni stella ha un nome, ogni luce un valore. Niente smette veramente di splendere, cadere significa soltanto brillare più intensamente.

Asterope significa "scintillante", ma anche "ostinata".

È così che mi vede lui? È per questo che ha fatto di Asterope la nostra stella, o è solo un mio abbaglio? Sarebbe l'ennesimo.

Le Pleiadi sono anche conosciute come "le sette sorelle", si tratta di un ammasso di stelle più o meno luminose nella costellazione del Toro. Una volta Mat mi ha detto che distano ben quattrocentoquaranta anni luce da noi, distanti eppure sorprendentemente vicine. Come noi due. Sono un ammasso molto giovane ed hanno una bassissima densità, così bassa che si stima non dureranno più di altri ducento milioni di anni. Una vita piuttosto breve, per delle stelle tanto belle. Mi piacciono le Pleiadi. Un piccolo triangolo contro l'universo, dei puntini luminosi estremamente vicini. Atlas è la stella di Mat, ho deciso in questo momento, credo che la figura del guerriero coraggioso gli calzi a pennello. E poi, stupida o meno che possa essere per questo pensiero, è molto vicina ad Asterope. Percepisco le guance umide ancora prima di accorgermi di star piangendo. È difficile ammetterlo perfino a me stessa, un contrattempo, qualcosa di imprevisto.

Quasi istintivamente, porto una mano al collo e prendo fra le mani il piccolo brillante blu della collana che Mat mi ha regalato al mio compleanno. Non l'ho mai tolta. Da un lato perché restava il regalo di un amico, dall'altro perché in ogni caso non ci sarei riuscita. Forse quello che siamo stati un tempo non esiste più, ma nei miei ricordi non è cambiato. Alzo lo sguardo alle stelle, accorgendomi che il mio vestito blu scuro è dello stesso colore del cielo. Con la differenza che in me non ci sono stelle, solo oscurità ed incertezza. Sospiro, consapevole del fatto che nessuno si accorgerà della mia assenza, tranne Ros: ma lei e Denny capiranno. Non appena formulo questo pensiero, quasi la realtà voglia contraddirmi, dei passi mi fanno sobbalzare. Mi volto giusto in tempo per vedere... Mat entrare nella grande e vecchia sala dell'Osservatorio. Si ferma sull'uscio, fissando lo sguardo nel mio e rimanendo immobile. Non pare sorpreso di trovarmi qui, ma i suoi occhi hanno una strana luce. Siamo qui, di nuovo, sotto le stelle.

Dove tutto è cominciato.
Dove tutto finirà.

Mat rimane immobile, le spalle irrigidite, scrutandomi da capo a piedi: non è abituato a vedermi così elegante. Ma i suoi pugni si serrano nel momento in cui nota, anche nella penombra, i miei occhi lucidi e le mie guance umide. Schiude le labbra per parlare, ma lo precedo.

-Che ci fai qui?

Sono stanca di soffrire a causa sua, di lasciarmi illudere e ferire pochi secondi dopo. Lo sfido con lo sguardo, sperando di apparire fredda nonostante il mio stato pietoso e maledicendomi per essermi lasciata andare. Mat si schiarisce la voce, cacciando le mani nelle tasche, forse in un goffo tentativo di nascondere i pugni serrati.

-Dovrei essere io a farti questa domanda.- dice, sorridendo appena -C'è una festa in tuo onore a pochi metri da qui, eppure...

Fa qualche passo avanti, fermandosi al centro della stanza, ancora a distanza da me.

-Stai forse scappando?

Stringo le labbra e sussulto, mi sento come se mi avesse schiaffeggiata e la stanza comincia a restringersi attorno a me. Mat sembra accorgersene, perché fa un altro passo verso di me ed assume un'espressione preoccupata, ma io comincio ad indietreggiare. Mi fa rabbia, così tanta rabbia... che lui abbia ancora potere su di me, nonostante tutto il mio impegno ad allontanarmi. Ed ora mi sento come un agnellino, che indietreggia fino a trovarsi con le spalle al muro, occhi negli occhi con un leone che è sempre più vicino e che vuole sbranarlo.

-Ellison, io-

-Non sto scappando.- lo interrompo in un sussurro.

-Cosa?- chiede Mat, che intanto ha arrestato la sua avanzata.

Alzo lo sguardo e lo punto diritto in quello di lui, con una determinazione che somiglia troppo al risentimento e con un coraggio che mi sta mandando a fuoco il cuore.

-Non sto scappando.- ripeto, avanzando verso di lui -Ero solo venuta a prendere una boccata d'aria fresca.

Continuo a camminare, con un sorriso furbo e malizioso; e, noto con orgoglio, questa volta è lui ad indietreggiare: sembra confuso. Quando mi avvicino a lui, trovandomi ad un palmo dal suo viso, mi sembra addirittura di vederlo arrossire.

-E tu?- soffio piano, sfidandolo.

Per un attimo mi sembra di vederlo cedere, quando il suo corpo freme ed è sul punto di fare ancora un passo indietro; ma Mat rimane fermo, soffiandomi sulle labbra la sua risposta.

-Ero venuto per farti i miei auguri.- sussurra -E per dirti addio, anche se ora non sono più tanto sicuro di riuscirci.- fa una pausa, sorridendo appena -E, a differenza tua, non sto mentendo.

-Io non...- non so come continuare, stordita dal suo profumo e dalla sua voce. Per riscuotermi faccio un passo indietro, ma rischio di inciampare nei miei stessi piedi; Mat mi afferra appena in tempo, ma mi strattono immediatamente. Rimaniamo immobili, a fissarci.

-Perché vuoi che lo faccia?- dico all'improvviso –Perché vuoi che rinunci a tutto? Perché dovrei farlo?!

Per me. Rinuncia a tutto per me.
Dillo, Mat. Dillo e non partirò, dillo e resterò con te per sempre.

Si morde le labbra, distogliendo lo sguardo dal mio e facendomi precipitare il cuore mille metri sotto terra.

-Per te stessa.

Lo guardo negli occhi.

-È tutto quello che hai da dire?- gli chiedo con un filo di voce.

No.
No.
No.
Ti prego.

-Sì.- dice –Non è quello che vuoi.

-E cosa voglio?

Voglio te.

-Sicuramente non quello che stai facendo.

Hai ragione.

-Ti sbagli.

Ti amo.

Sto per voltarmi ed andarmene, ma le sue successive parole mi accarezzano in un sussurro.

-Perché non lo sopporterei.- la sua voce è arrendevole, ma sincera.

Mi blocco, voltandomi e fissando lo sguardo nel suo.

-Cosa?

-Non me lo perdonerei.- continua -Non posso lasciarti andare senza dirti che... Cristo.- si passa una mano tra i capelli -Il cuore potrebbe scoppiarmi. Tu sei-

-Mat...

-Io ti a-

-Non dirlo!- urlo, facendolo sobbalzare; poi abbasso la voce -Ti prego. Non adesso, non dirmi questo adesso.

-Ellison...

Sono sconvolta.

-Tu... ma tu... avevi detto di non provare nulla per me! Avevi detto di... di dimenticare!

-Era per te!- dice –Solo per te. Perché avevi altro a cui pensare, gli esami e... non volevo che rimanessi per me!

-E perché ora me lo stai dicendo?

-Perché ora so che partire non è quello che vuoi.

-Certo.- ribatto sarcastica –E perché non dovrebbe esserlo, perché credi che ti ami ancora?

Lui spalanca gli occhi. Io sbianco.

-Mi... amavi?

-Io...- sbatto le palpebre –Oh, accidenti! Io voglio partire, lo voglio ancora! Mia madre-

-Era il suo sogno, non il tuo!

-E quale sarebbe il mio?

I suoi occhi si stringono a due fessure e fa un passo avanti, stringendo i pugni.

-Non farlo.- mormoro, abbassando lo sguardo -Non avvicinarti. Tu... mi confondi.

Mat non mi ascolta, cammina lentamente verso di me ed ha lo sguardo più serio e al tempo stesso dolce che abbia mai visto. Sembra più sicuro di prima, e sono certa che questa volta non si fermerà. Chiudo gli occhi, ho la gola secca e senza che possa controllarle le lacrime riprendono a scendere. Mi sento una specie di cascata, soprattutto quando non riesco a trattenere i singhiozzi. Chiudo gli occhi, sperando di nascondergli le lacrime. Il viso di Mat è ormai a pochi centimetri dal mio, e noi siamo i soggetti di un quadro tappezzato di stelle.

-Guardami.- dice lentamente.

Ma io non ce la faccio. Non posso. Non ci riesco. Continuo a tenere gli occhi chiusi, serrati così forte da farmi male. Le lacrime cominciano a scorrere sulle mie guance senza che neanche me ne renda conto. Tante lacrime. Le lacrime di una vita.

-Guardami.- ripete lui, questa volta con una punta di disperazione nella voce.

Ma io scuoto il capo con veemenza, senza riuscire a fermare le lacrime e continuando a tenere gli occhi chiusi. Poi tutto accade in modo sorprendentemente lento e improvviso. Avverto un leggero spostamento d'aria, che porta con sé un profumo leggero. Lo stesso odore che ha il mare nei mesi più freddi dell'anno.

Il profumo si fa sempre più intenso.

Fino a quando delle labbra bollenti non si posano sulla mia guancia.
Non su un punto a caso della mia guancia.
Esattamente dove, un istante prima, scivolava una lacrima. Una lacrima che Mat raccoglie con le labbra, in un semplice e meraviglioso contatto. Poi, lentamente, le sue labbra si spostano verso il basso, asciugandomi altre lacrime con la stessa, meticolosa dolcezza. Fino ad arrivare alle mie labbra.
Labbra che ha baciato una sola volta, la volta che ha scalato le classifiche dei momenti più fantastici di tutta la mia vita. Mi bacia piano, prendendomi il viso tra le mani e continuando ad accarezzarmi come a voler cancellare i segni di tutte le lacrime che ho versato. Sembra timoroso, quasi incerto. Ed io mi sciolgo tra le sua braccia. Mi lascio andare senza riserve, senza barriere, senza difese. Lo stringo a me e ricambio il bacio, accarezzandogli i capelli. Aspettavo questo momento da troppo tempo per fermarmi. Penserò dopo a quanto tutto questo sia pericoloso per me e per la mia sanità mentale.

Ci stacchiamo dopo qualche minuto, ma a me sembra di svegliarmi da un sogno. Restiamo vicini, entrambi respiriamo pesantemente ed i nostri occhi si incontrano come in un tacito addio. Mat abbassa per un attimo lo sguardo, stringendo i pugni. Poi lo rialza, parlando con gli occhi ostinatamente fissi nei miei.

-Tua madre è rimasta a Staithes per tuo padre.- dice –Ha rinunciato a tutto per lui e, anche se era felice, non ha mai realizzato il suo sogno. È morta senza realizzarlo.

Lo guardo, non capendo perché continui a ferirmi così.

-Io...

Chiude gli occhi.

-Io credevo che tu volessi... che volessi andartene.- mormora –E gli esami che hai passato ne sono la prova. Ora che so che non è quello che desideri, ora che ho capito... non sono più disposto a perderti.

Lui sta dicendo che... si è allontanato da me perché temeva che a causa sua avrei rinunciato a tutto? Ha fatto tutto quello solo perché voleva che facessi le mie scelte ed avessi il meglio, anche se il meglio non era stare con lui.

Lo avrei fatto?
Non lo so. Forse sì.

-Mat...

Sono senza parole, il cuore sta per uscirmi dal petto e sento il respiro mancarmi. Non so che fare, non so se credergli e lasciarmi illudere ancora, o se dimostrare di aver imparato dalle cose accadute in passato. Eppure... i suoi occhi sembrano così sinceri...

Ma ormai sono qui, ormai ho superato gli esami ed ho buttato anni ed anni della mia vita per prepararmi. Ho tributato la mia esistenza, almeno fino a questo momento, all'obiettivo che sono ad un passo dal raggiungere; e mia madre, la persona per cui ho fatto tutto questo, sarebbe fiera di me. Gli occhi pieni di speranza di Mat mi feriscono come la lama velenosa di una spada, ma mi faccio forza.

-Devo andare.

-Resta.- dice, con tono concitato –Resta qui. Resta con me. Non commettere l'errore di rovinarti la vita solo per...-

-Per cosa?- sbotto, irritata -Per un'opportunità incredibile, che capita una sola volta nella vita? è rimanendo qui che butterei la mia esistenza!

Il suo sguardo si fa cupo, ma non demorde.

-Non lo pensi davvero.- dice -Stai mentendo ancora.

-Sei testardo!

-Tu lo sei molto di più.- dice, scuotendo il capo -Cristo, Ellison, come posso farti capire che-

-È tardi.- lo interrompo - E non posso crederti, né restare. Mi dispiace.

-Non fare la stupida!

-No, tu non fare lo stupido!- sbotto, con le lacrime che minacciano di uscire ancora -Non cercare di fermarmi solo perché sto realizzando un sogno che non sarà mai alla tua portata!

Il riferimento alla sua situazione.
All'officina.
A suo padre.

Probabilmente se gli avessi dato un pugno gli avrei fatto meno male. Perché il dolore che prova lo leggo nella sua espressione, nel suo sguardo deluso e sofferente. Anche lui sogna fin da bambino di diventare un astrofisico, di poter studiare fuori da questo piccolo paesino; ma ha dovuto rinunciare a tutto per via della situazione in cui è la sua famiglia. Mi pento immediatamente di quello che ho detto, ma non faccio in tempo a scusarmi.

-Hai ragione.- mormora Mat, senza guardarmi -Quello che posso offrirti evidentemente non è abbastanza. Tu non sei alla mia portata.

-Io...- ho la gola talmente secca che le parole mi escono stridule e soffocate.

Mat si avvicina e per un attimo temo e spero che voglia toccarmi,o baciarmi, ma si limita a passarmi accanto e a raggiungere l'uscita. Si volta indietro un'ultima volta, rivolgendomi uno sguardo intenso.

-Ma non mi arrenderò.

Dice solo questo, prima di andarsene.

Spazio Autrice:
Ehilà! Il capitolo più lungo della storia fino a questo momento, non per nulla è il penultimo! Bene... questa volta, più che le altre, mi sento di chiedervi cosa ne pensate. Vi aspettavate questa svolta? Ma, soprattutto, che le cose finissero in questo modo? Cosa succederà adesso secondo voi?

Vi ringrazio di cuore per tutte le stelline ed i commenti che lasciate ai capitoli, anticipandovi già che nel prossimo capitolo (l'ultimo della prima parte, aiuto!) ci saranno i primi veri ringraziamenti, in cui cercherò di citarvi tutti <3. Per ora, grazie davvero con tutto il cuore per il sostegno ed i sorrisi che mi regalate.
Un bacio, a presto!

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