Capitolo 7 - Antares

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Capitolo 7 - Antares
(rivale di Marte)

Quel pomeriggio faceva particolarmente caldo. L'estate era ormai alle porte, gli esami terrorizzavano buona parte degli studenti ed i professori tendevano a prendersela comoda. Si divertivano quasi, ad immergersi in quell'eterna atmosfera sospesa. Rimpiangevano con malinconia i bei tempi del liceo, anni d'oro travestiti di bronzo, in cui i problemi vengono sopravvalutati. Quando l'unico vero dilemma era un compito in classe. O almeno nella maggior parte dei casi.

Non nel caso di Adam, sicuramente.

Adam, che si era rifugiato in palestra quel pomeriggio.

Continuava a palleggiare, quasi con rabbia, correndo da una parte all'altra del campo. I capelli biondo scuro gli ricadevano sulla fronte in ciuffi fradici di sudore, la sua pelle abbronzata spiccava poco a contatto con la divisa arancione della squadra, ed aveva il respiro pesante. La testa bassa, lo sguardo fisso a terra. Faceva canestro. Senza sosta. Freneticamente. In un modo che non aveva nulla a che vedere con la sua compostezza. La palestra era vuota, silenziosa. L'unico suono che spezzava quella quiete sospesa era il respiro spezzato di Adam, che non aveva smesso per un secondo di correre.

Fu al trentesimo canestro, o giù di lì, che Pamela lo interruppe.

Si alzò in piedi, con la sicurezza che soltanto lei avrebbe potuto ostentare. Strinse le labbra, e fece un respiro profondo.

-Adam.- disse soltanto.

E lui si fermò all'istante.

Per poco non rovinò per terra, tanta fu la sorpresa. Il pallone da basket gli sfuggì dalle mani, producendo un'eco di cui furono gli unici ascoltatori. Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito. Occhi negli occhi. Quelli di lei, pozze di pece nera, sicuri e dolci. E quelli di lui, di un verde smeraldo, confusi ed atterriti.

Non fecero un passo.
Non dissero una parola.
Ma continuarono a guardarsi.

Lo fecero fino a quando il respiro di lui non si fu regolarizzato, trasformandosi in un quieto sospiro. E le sue labbra, dapprima dischiuse per la sorpresa, si tesero in una smorfia di rabbia. Rabbia per quella ragazza che continuava a seguirlo ovunque, e che sapeva sempre quando spuntare fuori. Rabbia nei confronti dell'unica persona che avesse mai osato contraddirlo, affrontarlo, farlo arrabbiare.

Pamela è sempre stata diversa dalle altre ragazze.

Non arrossisce, adora gli sport ed i film drammatici non le fanno effetto. È sempre stata un ghiacciolo polare, impossibile da sciogliere o scalfire. Non aveva mai inseguito nessuno prima di allora poiché, ogni volta, erano gli altri ad inseguire lei.

Ma non Adam.

Lui, con tutti quei problemi e nessuna soluzione. Un ragazzo perfetto e fortunato che aveva rotto uno specchio, o era passato sotto una scala, o qualcosa del genere. O che, forse, semplicemente, non è mai stato tanto perfetto.

Si erano persino baciati, una volta.

Lui era ubriaco ed era andato da lei, dall'unica ragazza a cui non aveva mai pensato di avvicinarsi. La sola preda impossibile, la regina che non avrebbe ceduto alle avance del principe. Era diversa da tutte le ragazze con cui se la faceva abitualmente, o con cui aveva considerato di farsela. L'aveva notata, certo, era impossibile non notarla. Semplicemente, aveva altri problemi per la testa. Aveva suo padre per la testa. E l'amore non era che un inciampo da evitare.
Pamela sorrise, preparandosi a quello che ne sarebbe venuto.

-Non dovresti essere qui.- disse freddamente Adam.

-Ti cercavo.

Adam deglutì, facendo una smorfia.

-E che cosa vuoi?

La sua voce trasudava freddezza, ma era leggermente inclinata. Pamela si chiese cosa fosse riuscito a spezzarlo, a piegare quel ragazzo tanto forte e bello. Ma al momento aveva altro a cui pensare, come il suo cuore impazzito ad esempio.

Perché anche il ghiaccio si scheggia.
E, quando lo fa, non c'è nulla che possa nasconderne le crepe. Saranno ferite di un azzurro chiaro, una lamina fredda più sottile e fragile del resto del blocco. Sono crepe che non potranno più risanarsi.

-Sei corso via.- disse ancora Pamela, cercando il suo sguardo –Quella volta.

-Quale volta?

Lei strinse le labbra.

-Quando mi hai baciata.

Le parve di vederlo sussultare, ma riprese il controllo quasi subito.

-Perché,- le chiese, sorridendo affabile –ci siamo baciati?

Non se lo ricordava?
La memoria è il vero cuore delle persone. Il nostro cervello elimina ogni giorno milioni di informazioni, conservandone delle altre. I nostri neuroni e le nostre cellule gliali operano continuamente, cercando di ordinare la più completa confusione. Ci sono cose che vorremmo dimenticare, ma che ci hanno lasciato una cicatrice troppo profonda. Non possiamo scegliere di dimenticare, ma è in nostro potere ricordare le cose per sempre. E, quella volta, Adam le mentì.

Ricordava perfettamente di averla baciata. Senza chiederle il permesso, senza giustificarsi con il ragazzo con cui lei stava parlando. Le era corso incontro come se la conoscesse da sempre, gli sembrava di conoscerla da sempre. In realtà l'aveva solo osservata, da lontano, senza neanche rendersene conto. E conosceva perfettamente quali erano le sue abitudini, i suoi voti ed i suoi orari. Sapeva che le piaceva fumare, ma che stava cercando di togliersi il vizio. Conosceva a memoria l'ordine con cui disponeva il cibo al mensa, o il numero esatto di penne che si portava di scorta ogni volta. E si rese conto di conoscere tutte quelle cose soltanto in quel momento.

Consapevolezza che moltiplicò la sua rabbia, facendogli stringere forte i pugni.

Pamela è bella. Non esageratamente, ma lo è. Ha dei lunghi capelli biondi, leggermente ondulati, che le arrivano appena alle spalle; e che incorniciano un volto estremamente elegante e sottile. Sopracciglia curate, fronte bassa e due occhi assolutamente enormi. Due occhi neri. Che sanno trasmetterti il freddo del ghiaccio ed il calore del fuoco nello stesso istante. Ma la sua vera bellezza risiede nella sua forza. Nella sua determinazione, che emerge quando subisce una batosta. Detesta perdere, e vuole avere sempre ragione. Adam se n'era reso conto.

Nessuna ragazza gli aveva mai risposto in quel modo.

Pamela strinse le labbra e si fece forza.
Non si sarebbe lasciata piegare come una ragazzina qualunque.

-Sì, ci siamo baciati.- disse con tranquillità –Qualcosa come una settimana fa, o due.

Adam parve sorpreso, ma si irrigidì.

-Bene.- disse –Scusami.

-Come hai detto?

-Scusami.- ripeté incolore –È per questo che sei qui, no? Mi dispiace di averti baciata.

A Pamela venne seriamente da ridere. Fece qualche passo in sua direzione, fermandosi a solo qualche centimetro di distanza da lui, faccia a faccia. Era evidente che Adam avesse provato l'istinto di indietreggiare, ma la sua stessa dignità non glielo permetteva.

-Non sono qui per questo.- disse Pamela.

Forse fu la vicinanza. Lei da quella prospettiva sembrava un angelo ed i suoi occhi parvero brillare, mentre lo guardava. Aveva le sopracciglia appena aggrottate, forse aspettandosi un altro colpo da lui. Ma Adam si prese qualche istante per osservarla, chiedendosi cosa effettivamente provasse per quella ragazza. E le sue labbra erano chiare, leggermente screpolate ed arricciate in quel momento. Riuscì a rapirlo, rendendolo incredibilmente docile.

-E perché, allora?- le chiese in un sussurro roco.

Le sue difese crollarono sul pavimento assieme al suo sguardo.

-Non ne ho idea.

L'aveva visto arrabbiarsi con un ragazzo, quella mattina, al punto da sbatterlo al muro. E ed era andata lì per fargli la solita ramanzina, quella che da brava rappresentante faceva a tutti i bulli. Le era tremato un po' il cuore, al pensiero di quegli occhi verdi e tormentati, ma si era detta che doveva fare il suo dovere. Poi, però, le era stato raccontato tutto e lo aveva trovato in quello stato. I capelli in disordine e lo sguardo sconvolto, le occhiaie violacee ed nessun residuo della solita spavalderia. Ed era rimasta incantata, nel vederlo senza difese. A volte, per quando possa sembrarci strano, siamo più belli quando abbassiamo i muri delle nostre insicurezze e ci lasciamo conoscere per come siamo. Ma a nessuno viene mai in mente una cosa del genere, sembrerebbe troppo semplice.

-Io sto bene.- mormorò lui, forse perché aveva colto la domanda implicita nei suoi occhi.

E si chiese perché mai quella stupida ragazza continuasse a stargli dietro, a comparire sempre al momento giusto, ma allo stesso tempo al momento sbagliato.

-Lo so.- disse Pamela, regalandogli un sorriso dolce.

Un sorriso che parve spezzargli il cuore in due, ferendolo come un insulto non avrebbe mai potuto fare. Chiuse gli occhi e fece un passo avanti, titubante. Gesto ripetuto da Pamela, che si avvicinò a sua volta, speranzosa.

-No, non lo sai!- sbottò lui d'un tratto, spalancando gli occhi terrorizzato –Non sai neanche-

-Lo so.

-Non è vero.

-Lo è.

-No! Pamela-

-Ti ricordi il mio nome?- fece lei stupita.

Adam si morse la lingua, allontanandosi appena.

-Vattene.- disse.

E quella fu la sua risposta.
Certo che se lo ricordava, il suo nome.

Pamela sorrise ancora, annuendo leggermente. Si voltò e cominciò a camminare verso l'uscita della palestra, lentamente. Ogni passo era come camminare nella neve, faticoso e difficile. Ma, comunque, fece solo pochi passi. Una mano fredda le artigliò il polso e la fece voltare velocemente verso di lui, che già la teneva tra le braccia. La baciò immediatamente, per la seconda volta e senza troppi preamboli. La strinse come non aveva fatto con nessuna ragazza, lasciando che si aggrappasse a lui.
E, quando si staccarono, si vergognò estremamente per quel gesto avventato. Posò la fronte contro la sua, ma era solo una scusa per non doverla guardare negli occhi. Poi, qualcosa gli esplose nel petto quando fu lei a cercare le sue labbra, mentre gli passava le dita tra i capelli.

Adam le cinse il fianco con una mano, portando l'altra a coppa sulla sua guancia. Le accarezzò i capelli, e la nuca, e la spalla. E la strinse. La strinse forte e con una disperazione quasi struggente. La stringeva e un attimo dopo la lasciava, senza smettere però di baciarla. Perché il modo più bello di trattenere qualcuno, a volte, è proprio lasciarlo andare.

Quando si staccarono, entrambi ansanti, Adam chiuse gli occhi.

-Non puoi restare.- le soffiò sulle labbra, con voce spezzata –Vattene via.

Pamela sorrise tra le loro labbra.

-Non puoi darmi ordini.

E non andò via.
Rimase con lui.
Ancora adesso è al suo fianco.

Quel ricordo continua a ronzarmi per la testa, come se in esso ci fosse qualche dettaglio che non ho saputo cogliere. Pamela è stata categorica quando me ne ha parlato, mi avrebbe raccontato solo l'accaduto, tralasciando cosa avesse sconvolto tanto Adam. Ed al tempo io ero troppo presa dai miei problemi per prestare attenzione ai drammi di Adam, soprattutto perché ero contenta che finalmente qualcosa andasse storto anche a lui.

Ma se questo avesse a che vedere con Mat?

Forse sto diventando paranoica. Questa cosa non mi riguarda ed io e Mat siamo ancora troppo lontani perché possa pretendere che me ne parli. Ed io continuo a credere che nessuno vorrebbe essere infelice, ma che gli infelici hanno sempre una storia interessante.

Qualunque libro ha le sue pagine tristi. Ma bisogna anche dire che non tutte le pagine sono tristi e che sempre, per tutti, ci sarà un finale degno del peggiore degli inizi. O un inizio che giustifichi il peggiore dei finali. O, meglio ancora, un motivo per cui le cose, anche quando vanno male, sono andate bene. Bisogna capire che non tutto è come appare in superficie, che gli avvenimenti sono spesso fraintesi. A primo impatto tendiamo a respingere quello che un giorno brameremo. Ed è inevitabile. Ma, nonostante questo, la nostra caccia si concluderà con il ritrovamento del tesoro. Perché io credo che ci sia del buono in ogni finale, dopo tutto.

La vita è fatta di scoperte inaspettate, di colpi di scena non inseriti nel copione. Ci sono cose che possono potenzialmente ferirci.
Probabilmente ferirci.
Che ci feriranno, insomma.

Non è una cosa che possiamo evitare, o che qualcuno può prendersi al posto nostro. Sono drammi che ci toccano, ma che noi dobbiamo saper affrontare. Perché la vita è anche questo.

Quando arriva la tempesta, con quel vento forte e tutta quell'acqua veemente, tendiamo a rifugiarci da qualche parte. Ci chiudiamo in casa, o indossiamo impermeabili ed ombrelli.
Non vogliamo bagnarci.
Eppure, credo che davvero poche persone nella loro vita abbiano, almeno una volta, corso sotto la pioggia.

Può non sembrare, ma è bellissimo.

E la vita è una tempesta. Con lampi, tuoni e tanto, tantissimo vento. Puoi rinchiuderti in casa, o ripararti sotto un ombrello, aspettando che spiova. Oppure puoi fregartene, e correre, e bagnarti, e ridere... e vivere. Senza avere paura. Io ci sto ancora lavorando, ma una cosa l'ho capita...

Ho smesso di credere che il tempo cambi le cose. Forse sono le cose a cambiare il tempo.

Spazio Autrice:
E... ci siamo! Stiamo entrando nel vivo della vicenda! In questo capitolo ci sono davvero moltissimi indizi per capire cos'è accaduto, e cosa accadrà in seguito...
Chiedo venia se è breve rispetto agli altri, ma non volevo creare un sovraccarico di informazioni ed ho preferito fermarmi qui.

Allora? Che ne dite? Sorpresi, scioccati? Vi è partita la ship? xD
Moltissimi di voi avevano già dichiarato guerra ad Adam, ma... adesso? Chi è veramente Adam, e chi Mat? Io posso anticiparvi solo una cosa: lo scopriremo presto!
Tralasciando i semi-spoiler (xD), tengo moltissimo ai vostri pareri su questo capitolo. Vorrei davvero capire come vi sembrano i personaggi, le premesse, lo stile... soprattutto se c'è qualcosa che non vi piace e che potrei migliorare. Ebbene... attendo i vostri pareri su Adam!

Grazie infinite per le visualizzazioni in continuo aumento, per le stelline luminose ed i commenti semplicemente fantastici. Grazie, grazie, grazie di cuore. Siamo in pochi, ma io sono felicissima di avervi portati con me in questo viaggio e spero che tanti altri possano decidere di aggregarsi. Grazie. *-*
Un bacio, a venerdì!

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