«non mi devi ringraziare» "dennis hauger"

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Dedico questa One Shot a tutti quelli che stanno avendo la maturità. Perché tutti avrete il risultato della mia Heidi. Ma anche se non sarà così, ricordatevi che non serve a un cazzo il voto. Lo dico a voi, ma mi servirebbe qualcuno che tra tre anni lo dirà a me.

Buona lettura <3
[Ah, chiesta da me]
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La vita dentro le mura della Prema è sempre stata molto movimentata e caotica. Meravigliosa, per l'amor del cielo, però quando hai l'orale della maturità domani e l'obbligo di rimanere in fabbrica, perché mi hanno dato l'assoluto divieto di ripetere per tutto il mio santissimo giorno, sembra che si entri tra le mura dell'inferno.

Non c'erano due piloti, c'erano proprio tutti. Sembra che nessuno abbia gare in questa settimana e io continuo a sorridere e annuire per autoconvincermi che, anche se oggi non ripasso, non andrò nel baratro domani e non butterò cinque anni di studio di meccanica in 45 minuti della mia solita parlantina. Giusto?

La cosa utile di avere tutti i miei pilotini è che in qualche modo mi distraggono. Potrei dare un merito speciale ad Arthur, perché in tutta la mattinata penso mi abbia fatto perdere un polmone grazie alle sue solite cavolate.

Quando per pranzo tutti se ne vanno al ristorante e io rimango sola assieme al mio Gran Crispy McBacon Chicken, ho tutta la voglia di tirare fuori il mio iPad e di ripassare tutte le 40 slide della mia presentazione sulla Formula 1. Si, sembro una bambina a portare la Formula 1 all'esame, ma non me l'hanno cannato, anzi il mio prof di meccanica era anche incuriosito, quindi facciamo che ci provo.

«Tu non hai il divieto di studiare, signorina?» Capii di non essere sola, quando il norvegese del mio cuore si sedette accanto a me con del sushi in mano. «mi hanno dato l'obbligo di controllarti» «è mio padre quello paranoico?» «perspicace»

Chiusi la presentazione che avevo giusto appena aperto e guardai benissimo il sushi del mio compagno, anche perché avevo ancora fame. Si, ho mangiato il mio enorme panino del McDonald's, ma ho ancora fame.

«Ti vedo interessata» ridacchiò il ragazzo. «ho una fame da lupi» dissi io. «Ma non avevi un panino?» «avevo, hai usato il tempo giusto. L'ho mangiato»

«Posso sentire la tua presentazione?» «te la dovrei tradurre in inglese» «così sai di saperla, se la traduci in inglese» Io sbuffai. «tu non dovresti controllare che io non studi?» «si, perché io le persone le ascolto molto»

«ti do parte del mio pranzo» «ci intendiamo Hauger»

Aprii di nuovo la mia presentazione sull'iPad e poi presi fuori anche i miei vari appunti.
Iniziai poi a parlare ininterrottamente per circa mezz'ora, tempo che più o meno sarebbe dovuta durare la mia presentazione. Ovviamente ci furono alcune difficoltà di traduzione, ma neanche troppe in verità. Parlo inglese da tutta la vita, anche perché se no mi sarebbe difficile passare tempo qui dentro, data la scarsità di piloti italiani.

«ma di cosa hai paura esattamente?» «di impappinarmi, di confondermi, di non saper rispondere alle domande della commissione, di dire cose scontate, di avere un attacco di panico, che con me è molto probabile...» «okay okay, afferrato»

«perché con me non hai avuto paura?» «mi avresti dato del cibo e...tu non hai visto i miei prof delle materie non di indirizzo. Italiano e inglese saranno un incubo. Mi odiano, grazie alla mia parlantina. Sanno quali sono le cose di cui sono meno sicura e mi chiederanno proprio quelle e così butterò all'aria gli ultimi cinque anni passati a testa bassa a studiare»

«prova a ripetere proprio quello che non sai» «sicuramente mi scorderò il resto» «non lo sai se non ci provi. E poi, non hai detto che "SiCuRaMeNtE mI cHiEdErAnNo PrOpRiO cIò ChE nOn So"» Io ridacchiai a Dennis che stava cercando di imitare la mia voce.

Sentimmo aprire la porta d'ingresso, quindi alla velocità della luce rimisi gli appunti nello zaino e poi accesi Netflix per far finta che stavamo guardando una serie tv.

Infatti due secondi dopo apparve mio padre. «tutto okay ragazzi?» noi annuimmo e lui, senza nessun dubbio stranamente, se ne andò.

«quando saprai i risultati?» mi chiese. «tra una settimana, se da lassù mi vogliono bene» dissi io. «tra una settimana mi ritrovi qui perchè anche io voglio sapere il risultato»

«io non lo voglio sapere» dissi io ridendo. «bene, lo saprò solo io»

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Penso di essere sopravvissuta giovedì scorso all'orale. Il mio prof di meccanica mi ha scritto una mail per farmi i complimenti e per chiedere di mandargli gli appunti sulla parte tecnica delle monoposto su cui ho basato la maggior parte della mia presentazione. Sono molto fiera di questa cosa.

Dopo aver fatto l'esame, Arthur, Jehan, Jack, Oliver e Dennis mi hanno praticamente trascinata in una vacanza a Montecarlo dove ci sarebbero stati anche i loro amici. Ovviamente vacanza per chi non abita già lì.

Adesso sono sdraiata su un lettino in una spiaggia di Montecarlo, con i Pinguini Tattici Nucleari nelle orecchie e un cocktail di fianco.

Oggi usciranno i risultati e, se non me l'avessero ricordato Dennis e Marcus, non me lo sarei neanche ricordato. Grazie ragazzi per avermi fatto ricordare che dovrei avere ansia per questa cosa.

«quanto pensi di aver preso?» stavo parlando con Carla, la ragazza di Arthur, che stava cercando di rassicurarmi. O almeno ci sta provando.

«spero più di 90 o anche 90 mi va bene» un norvegese totalmente a caso mi abbracciò da dietro quando stavo parlando. «avrai preso 100, non iniziare a dire che hai fatto schifo in italiano o altro che non è vero»

Dennis era venuto a prendermi dopo l'esame ed è in combutta con la mia migliore amica che ha visto il mio esame e dice che ho detto tutto meravigliosamente. No, non può essere vero. Non voglio crederci.

«Dennis, la smetti di gufarmi l'esistenza» «lo sai che ti voglio bene Heidi» disse dandomi un bacio sulla guancia.

Poi Hauger si sedette di fianco a me, quando Carla se ne andò dal suo ragazzo. Quando presi il mio telefono, i miei compagni di classe avevano invaso la chat di messaggi. Da lì intuii che avessero messo i voti.

«puoi guardarci tu?» dissi dando il mio telefono aperto sul registro elettronico al ragazzo.

Lui lo prese e poi rise. «cosa cacchio ti dico da una settimana e tu "non gufarmi anche l'esistenza"?» io lo guardai con faccia sorpresa.

«cento?» «meglio» rubai dalle mani il telefono a Dennis e guardai il voto in grassetto in mezzo allo schermo. Piansi, perché dopo un mese passato nel modo in cui l'ho passato io, è proprio una soddisfazione.

Potevo non fare nulla e godermi un po' di questo giugno (e in parte maggio), ma volevo dimostrare ai miei professori che, anche se ho già un lavoro appena uscita da scuola, avrei dimostrato di essere tra i migliori.

«ti voglio io come meccanico l'anno prossimo» io ridacchiai.

Poi lo abbracciai. Lui mi strinse a sé e mi diede un bacio tra i capelli. «grazie Dennis» «non mi devi ringraziare Heidi»

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