SPRING 8 - Aprile è il più crudele di tutti i mesi

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Phoenix si lasciò cadere sul materassino con un sospiro di sollievo. Eagle gli lanciò una bottiglietta d'acqua che lui afferrò al volo. Se ne versò una parte nella bocca e il resto sul viso. Finalmente si sentiva meglio.

L'allenamento in palestra con Eagle lo aiutava a passare il tempo, a non pensare e soprattutto a sfogare su qualcosa di inerte e rassegnato tutta quell'energia, quella rabbia, quella frustrazione che non sapeva come indirizzare. Se Raven gli aveva messo davanti agli occhi, a caratteri cubitali, la fine della sua vecchia vita, Eagle lo stava aiutando ad accettare l'inizio di quella nuova.

Avevano cominciato a trascorrere sempre più tempo assieme ed era quasi prevedibile, dal momento che Raven e Swan non facevano altro che cinguettare ogni volta che erano vicini, e lo erano sempre più di frequente. Gli equilibri tra loro si infrangevano e si ricostruivano incessantemente, con movimenti e scarti talmente impercettibili ed equilibrati da mantenere la superficie calma e intatta in apparenza. Al di sotto di quella magnifica facciata, però, tutto si rimodellava in modo caotico e violento. A volte il pensiero sfiorava Phoenix, che fossero davvero come i Quattro Elementi, che si combinavano tra loro in un ciclo perenne, mentre i giorni gli scorrevano addosso e il primo mese di quella assurda esistenza era già trascorso.

Aprile è il più crudele di tutti i mesi.

Ricordava quella frase dai tempi della scuola. Non era mai stato uno studente particolarmente attento, ma quel verso gli era rimasto in testa perché non l'aveva mai capito. Mai prima di allora. In quel momento, invece, se lo sentiva praticamente tatuato addosso.

Mescola memoria e desiderio.

C'era scritto anche quello, da qualche altra parte. Memoria e desiderio, i due coltelli che gli incidevano la pelle, come in una lenta tortura. Tutto acquisiva senso e insieme se ne svuotava in quelle due parole.

Allora meglio cominciare a pompare e fare flessioni, per dimenticare quel vuoto che gli trasmetteva la sua totale incapacità di definire se stesso. Perché non era Phoenix, e questo gli era chiaro, anche se a quel punto era meglio far finta di esserlo. Ma non era nemmeno Charles, non lo era più. Era sospeso al centro di una inesistenza.

"Va bene", disse Eagle, raggiungendolo e mettendosi a sedere a gambe incrociate accanto a lui. "Direi che ti ho fatto stancare a sufficienza. Possiamo provare qualche esercizio di concentrazione".

Senza troppo entusiasmo, Phoenix si tirò su e gli si sistemò di fronte nella stessa posizione.

"Inizia con la respirazione", scandì Eagle, mentre eseguiva materialmente l'azione che l'altro avrebbe dovuto imitare. "Cerca un contatto con il tuo Elemento. Di qualsiasi tipo, il modo per adesso non importa... calore, movimento, va bene anche l'odore... prova a sentire il Fuoco".

Phoenix si sforzò di eseguire il compito alla perfezione. Chiuse gli occhi e provò a liberare la mente, concentrandosi solo sulle parole dell'altro, che sfioravano il suo orecchio come i versi musicali di una poesia.

"Noi non dominiamo nulla, Phoenix. Noi sentiamo", scandì Eagle con voce calma ma sicura. "Sposiamo l'Elemento perché è dentro di noi, scritto nel nostro DNA. Lo puoi sentire sulla pelle, lo puoi sentire nel sangue e, alla fine, lo puoi sentire nella testa. A quel punto devi solo allinearti, entrare in risonanza e iniziare a modellarlo. Perché è questo che facciamo: noi non comandiamo, noi indirizziamo".

Il ragazzo tentò con tutte le sue forze di concentrarsi su quell'obiettivo, impegnandosi a seguire ogni indicazione. Scandagliò con i sensi all'erta il vuoto che percepiva dentro di sé e ripeté quel tentativo per tutta la durata di quell'esercizio.

Quando la delusione ebbe offuscato ogni altro pensiero, aprì gli occhi rassegnato. L'amico era ancora di fronte a lui, le palpebre abbassate e le mani abbandonate sulle ginocchia, ma il suo aspetto era sorprendente. Era sempre Eagle e al contempo sembrava un essere trascendente. L'aria che lo circondava, benché immobile e invisibile come sempre, sembrava aver acquisito un'inspiegabile consistenza. Phoenix ebbe quasi l'impressione di poterla toccare. L'aria stava avvolgendo Eagle, era fuori e dentro di lui allo stesso tempo, e lui non avrebbe saputo dire come ciò fosse possibile. Eppure lo era. Poteva tenersi stretto il suo scetticismo quanto gli pareva, ma quella visione era reale. E non era per lui.

"Che cosa accadrebbe se io non ci riuscissi?", chiese di colpo, nel silenzio perfetto della sala.

Eagle sollevò le palpebre e l'aria si fermò. Scrutò Phoenix e i suoi occhi dorati si colmarono di inspiegabile tristezza.

"Non ho una risposta per questa domanda", replicò. "In realtà non ne è prevista una. Tu sei il Phoenix e, anche se so che Raven non te l'ha detto, tu sei il più importante tra noi, il più prezioso. Perché, qualunque sia il destino della Terra, tutto si concluderà con il Fuoco".

Phoenix rimase per qualche minuto in silenzio, riflettendo su quelle parole.

"Ma se non accadesse nulla, se non fossimo noi quelli destinati ad affrontare questo evento, dovremo passare la nostra intera esistenza così, in attesa del nulla, mentre il mondo attorno a noi va avanti e la gente si incontra, si ama, si costruisce una vita?".

"Pensi ancora a lei?", chiese Eagle con voce delicata, comprensiva. "Già, e come potresti non farlo? Come fare a dimenticarla?".

Per un istante gli parve quasi di parlare a se stesso. Scosse appena il capo e tornò a fissare l'altro.

"Ma se invece accadesse, sacrificheresti tutti gli abitanti della Terra per una sola vita, la tua? Senza contare che, se il mondo finisse, moriresti anche tu e morirebbe anche lei. Forse, se la metti su questo piano, puoi trovare uno scopo a tutto questo. Sei la Fenice che muore e rinasce dalle proprie ceneri. Sei già morto, devi solo decidere se vuoi rinascere e diventare qualcosa di nuovo. Per lei. Saresti pronto a farlo per tenere in vita lei?".

Phoenix socchiuse le palpebre. Le ciglia serrarono tra loro alcune minuscole gocce. Annuì lentamente.

"Sì", disse infine. "Per questo potrei farlo".

Prese un profondo respiro e rivolse a Eagle un sorriso sicuro.

"Riproviamo?".

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