WINTER 3 - Don't go chasing all the headlights

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Swan seguiva la musica a occhi chiusi, le braccia allacciate sopra la testa, e le sembrava che il tempo avesse rallentato, a dispetto del martellante pulsare del brano.

Oh, I know why you're chasing all the headlights... 

Il corpo di Raven le scivolò addosso, accarezzandola con un movimento distratto e sensuale. Le piaceva il modo in cui le stava intorno. Buffo, non ci aveva mai pensato davvero prima di allora. Erano cresciuti insieme, tutti e tre, e Raven e Eagle erano stati praticamente i suoi fratelli.

Eagle era il suo scudo, la sua fortezza sicura. Incarnava la figura del maggiore anche se non lo era, con il suo atteggiamento sempre presente e protettivo. Raven, invece, pur essendo il più grande, era il suo complice perfetto per le follie. Non che Eagle non fosse avventuroso. Anzi, forse lo era più di tutti loro. Ma era un'intraprendenza, la sua, troppo filosofica per i suoi gusti. Sognava i viaggi, le altezze, le grandi mete irraggiungibili. Raven, invece, era un avventuriero più che un avventuroso. Era pragmatico, viveva per il "qui e ora". Qualcosa da cui Swan era irresistibilmente attratta. Così come era attratta da lui in quel momento, e ogni volta in cui la sfiorava. Che lo facesse intenzionalmente o no, il risultato non cambiava: a ogni contatto un brivido l'attraversava. Nel rumore assordante della sala, si ritrovò a cercare i suoi occhi.

Baby, with you I could never lie, so don't go chasing all the headlights...


⸩ↂ⸨


Swan si lasciò cadere con un sospiro sul divanetto dove Eagle era rimasto a sorseggiare un cocktail, perso tra i suoi pensieri. Aveva le guance accese dalla danza e gli occhi che le brillavano. Se non avesse messo tutto quel trucco, pensò lui con una punta di rammarico, sarebbe bellissima, ma lei non lo sa

Raven apparve poco dopo, tagliando la folla. Tese a Swan un bicchiere colmo di ghiaccio, liquido di un color rosa acceso e frutta impossibile da recuperare in pieno inverno. Lei lo ringraziò con un sorriso, strinse la cannuccia e tirò su un sorso ristoratore che si fece rapidamente strada fino alle sue labbra.

"Bene bene...", mormorò Raven.

Il suo commento, però, non era rivolto a lei. Lo sguardo del ragazzo era diretto verso un punto indistinto e la sua espressione sembrava quella di un gatto sul punto di leccarsi i baffi. I suoi due compagni inquadrarono una bella biondina che caracollava su dei tacchi chilometrici proprio nella loro direzione.

"Raven, andiamo!", borbottò Eagle senza troppa convinzione.

Swan quasi si soffocò con il drink nell'attimo in cui comprese la situazione e non riuscì a dire nulla. Raven non si mosse e sorrise senza distogliere lo sguardo dalla ragazza. Quando fu giunta a pochi passi da lui, emise un suono impercettibile, quasi un sospiro. 

"Surrige".

La biondina inciampò, come se la punta del suo altissimo stivale avesse incontrato un ostacolo, e volò dritta tra le sue braccia. Lui la sostenne e la sollevò fino a incrociare i suoi occhi, sfoderando una perfetta maschera di stupore e un sorriso da rapinatore.

"Grazie", balbettò la ragazza, calamitata dal suo sguardo e dalle sue labbra.

Il ragazzo si staccò da lei e si accertò che stesse bene, come un perfetto gentiluomo. Poi le lanciò un'occhiata gentile e domandò se poteva offrirle qualcosa da bere. 

Eagle li seguì con uno sguardo preoccupato mentre si immergevano di nuovo tra la folla. Swan, invece, finse di non vedere la mano di Raven che scivolava sulla schiena della ragazza, fece una smorfia e riprese a bere il suo cocktail.

"Che cavolo!", sbottò lui. "Se dobbiamo aspettare i comodi di Raven, ci toccherà passare qui tutta la notte".

Swan fece spallucce come se la questione non la riguardasse.

"Assolutamente no", ribatté. "Appena ci scocciamo di questa serata, lo vado a recuperare e lo riporto a casa a calci".

"Potrebbe non gradire un'interruzione, Swan".

"E chi se ne frega?".

Forse quella risposta le era uscita fuori con troppa irruenza. Lo comprese dallo sguardo di Eagle che si trovò addosso. Entrambi rimasero in silenzio perfetto, mentre attorno a loro la musica batteva un tempo lontano, che non riusciva a intaccarli, non riusciva a smorzare l'intensità con cui lui la stava osservando, come se dietro quell'occhiata muta ci fosse un intero universo nascosto. Le labbra di Eagle si schiusero lentamente.

"Non ti pesa mai questa cosa, Swan?", domandò piano. "Questo fatto di dover essere sempre legati, sempre insieme?".

Lei abbassò le ciglia e giocò un istante con il ghiaccio che era ormai affiorato nel bicchiere.

"Che differenza farebbe?", rispose infine. "Abbiamo sempre fatto così, fin dall'inizio".

"E non ti viene mai voglia di qualcosa di diverso?".

Swan sollevò lo sguardo a cercare i suoi occhi colore del tè, che brillavano ancor più alla luce dorata della sala.

"Tipo?".

"Tipo...", iniziò lui, con una vena di incertezza nella voce. "A me piacerebbe passare un po' di tempo con te. Andare al cinema a vedere un film, mangiare messicano, fare un giro sul London Eye... cose del genere, tanto per cambiare".

Eagle fece una pausa come per prendere fiato. In realtà si era fermato per cercare di interpretare la reazione di Swan. Cercò di scrutare i segni sul suo viso, ma lei non sembrava mostrare nessuna emozione in particolare. Stava fissando intensamente il movimento di corpi che aveva di fronte. Quell'assenza di una qualsiasi reazione intellegibile colmò Eagle di una fastidiosa agitazione.

"Che ne dici?", la incalzò.

Per tutta risposta, Swan scattò in piedi, lasciandolo a bocca aperta.

"Raven!", esclamò, puntando ostinatamente la folla davanti a sé.

Eagle la fissò sbigottito, senza capire, e un attimo dopo Swan si diresse con passo deciso verso una coppia che si agitava sulla pista, con movimenti lenti e tutt'altro che innocenti.

"Raven!", urlò di nuovo, al disopra del rumore della musica.

Senza troppa grazia, afferrò il braccio del ragazzo e lo trascinò verso il divanetto, sotto gli sguardi allibiti di Eagle da un lato e della biondina decisamente risentita dall'altro. 

Riavutosi dalla sorpresa, Raven si bloccò, trattenne Swan e la tirò a sé, serrandole entrambe le braccia con le mani. I suoi occhi furiosi si fermarono a dieci centimetri da quelli di lei.

"Swan, ma che diavolo...".

"Piantala!", sibilò lei, come se avesse voluto accoltellarlo.

L'ira di Raven si smussò e cominciò a mutare in confusione.

"Piantarla di fare che?".

"Ho detto: piantala!", ribatté Swan, scandendo l'ultima parola con fare allusivo.

Il ragazzo mollò la presa, fece un passo indietro allargando le braccia e le rivolse lo sguardo più innocente del mondo.

"Non ho fatto niente, lo giuro!", protestò.

Eagle finalmente si mosse dal suo rifugio e subito gli fu di fianco.

"Dai, Raven, smettila, davvero", gli sussurrò all'orecchio con tono posato ma fermo. "Ho sentito il tremore perfino io".

"Tremore?".

L'espressione di vivo stupore e poi di paura che si susseguirono sul suo viso avrebbero convinto anche il più scettico della loro sincerità. E quando Raven iniziò ad agitarsi, Eagle impallidì: decisamente non stava recitando.

"Siamo nella merda", commentò, senza staccare gli occhi da quelli di Raven, che condividevano con i suoi lo stesso terrore.

"Dobbiamo tornare a casa", scandì l'altro. "Subito!".

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NOTA DELL'AUTRICE:

Ho pensato che sarebbe stato carino condividere con voi la mia "soundtrack" di Opera, quindi vi segnalerò il pezzo che ho immaginato come "colonna sonora" del capitolo, qualora ce ne fosse uno in particolare.

Ovviamente il pezzo della Parte 3 è Headlights di Robin Schulz (feat. Ilsei Juber).

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