Capitolo 10 - Quella Sera

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È arrivata l'ora per me di riaffrontare quel momento.
Quel momento che ho sempre voluto dimenticare... ma a quanto pare non mi è possibile.

Avrei tanto voluto non arrivare mai a tutto questo.

La mia è una condanna. Sono condannato a soffrire. Sono condannato a ricordare. Non posso dimenticare. Se potessi farlo, probabilmente non sarei qui a parlarvi della mia vita, e chissà dove e come sarei ora.

Siete pronti ad assistere all'enorme stravolgimento che ebbe la vita di un povero ragazzino, che aveva sempre vissuto con la felicità addosso e che non si sarebbe mai potuto aspettare che la vita decidesse improvvisamente di privarlo proprio della felicità, nella quale egli vedeva il motivo fondamentale per continuare a vivere?

Sì, Jacob. Siamo tutti pronti.
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Bene... cominciamo.

I guai cominciarono proprio durante l'ultimo anno delle elementari, e si susseguirono negli anni a venire. Anni che... vorrei assolutamente dimenticare, se solo ne avessi la possibilità.

L'estate che anticipò l'ultimo anno dei miei studi alla scuola elementare fu molto strana. Da una parte fu un'estate allegra, in quanto ebbi sempre al mio fianco Sarah, con la quale, come saprete bene, mi ero ormai fidanzato, e la mia fantastica sorellina, Amelie.

Dall'altra parte, fu un'estate abbastanza tenebrosa per il mio rapporto con Henry. Ormai... lui non mi considerava più come il suo migliore amico d'infanzia. Stava con noi, anche se in realtà molto meno tempo del solito, in quanto spesso voleva restare a casa da solo. Almeno con Amelie e Sarah continuò ad avere un buon rapporto, ma il problema ero io. Faceva sempre finta che io non ci fossi là con loro, e, se prima in un'unica estate passavamo novanta giorni insieme, adesso ne passavamo a malapena dieci, se vogliamo essere onesti. Certi giorni sembrava proprio sparire da questo mondo, e quelle giornate in cui veniva da noi lo faceva solo per stare in compagnia di mia sorella e Sarah.

I nostri compagni di classe erano gli stessi di prima. Sembrava non essere cambiato niente, ma in realtà non era così.

Fortunatamente, la relazione d'amore che vi era tra me e Sarah continuava ad andare a gonfie vele. Io e lei passavamo tutte le giornate insieme: guardavamo la televisione insieme, uscivamo insieme, dormivamo insieme. Il tutto condito con una serie di abbracci, coccole, baci e tanto, tanto amore "da bambini". Da quando mi fidanzai con Sarah, persino il rapporto tra lei e mia sorella Amelie non faceva altro che rinforzarsi sempre di più... sembravano quasi essere delle straordinarie migliori amiche. Henry invece in classe passava il tempo più con gli altri compagni che con noi, anche se questo penso fosse dovuto ai problemi che aveva con me, in quanto il suo rapporto con Amelie e Sarah continuava ad essere forte. Come ho detto già prima, la causa di tutto questo ero io. Solo ed unicamente io.

Dannazione, Jacob. Contieni le lacrime, non ti abbattere.
Ricordati di ciò e ripetilo nella tua mente: non sapevi.

Non sapevi. Non sapevi. Non sapevi.

Impostore. Impostore. Impostore.
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Basta, cazzo, ti prego...
Non riesco a fare uscire la sua voce dalla mia testa... continua a turbarmi... continua a farmi soffrire.

Questo è solo perché te lo meriti.
... iah uT .ias ol uT

Taci... taci.

Sembra avere smesso. Non sento nulla. Finalmente non è più qui. Voi sentite qualcosa? No. Non dev'esserci più niente.
Adesso c'è... pace.

Era l'11 Aprile del 2008.
Quel giorno, appena finita la lezione, Henry salì sopra un banco e richiamò a sè l'attenzione di tutta la classe.

- Attenzione ragazzi, ascoltatemi! Come molti di voi sapranno già, domani faccio undici anni. Quindi... domani a casa mia si celebrerà una festa, e siete tutti invitati! Anche voi, Sarah e Amelie!
- Ci saremo sicuramente, Henry! - gridò la classe.

Henry cominciò a fissarmi, dopo aver visto che non stavo reagendo con grande entusiasmo al suo annuncio, come invece aveva fatto tutto il resto della classe, Amelie e Sarah incluse.

- Che succede, Jacob? Non sei felice? Ah, giusto, che sbadato che sono... sappi che non ho dimenticato quello che mi hai fatto. E... sì, purtroppo anche tu sei invitato. - mi riferì Henry davanti a tutta la classe con voce fredda.

Seguì un inquietante silenzio, durante il quale mi sentii osservato da tutti, come se fossi l'artefice di qualcosa... che neanche io sapevo cos'era effettivamente.

- Ehi, sai cos'è successo tra Henry e Jacob? No! Ma... pensavo fossero migliori amici. - bisbigliavano tra di loro alcuni dei nostri compagni di classe.

Mi sentì frastornato e continuavo a guardare Henry con uno sguardo deluso. Dopo la brutta figura che lui mi stava facendo fare davanti a tutti, decisi di uscire fuori dalla scuola. Così, sbattei la porta dell'aula e mi recai all'esterno dell'istituto, per prendere una boccata d'aria.

- Henry, ma che ti prende?! - cercarono chiarimenti Amelie e Sarah.
- Mi spiace ragazze. Io vi voglio bene, ma non voglio che voi vi immischiate. Se c'è qualcuno che dovrebbe chiarire e parlare con me, quello è Jacob. Davanti a me ho la sua sorella e la sua fidanzata. Quindi, che dire? Parlatene tra di voi. Ci vediamo domani alla festa.
- Non capisco, Sarah. - le riferì Amelie incerta - Dai, andiamo da Jacob.
- Sì, Amelie! Arrivo subito.

Mentre ero fuori, cercai di fare mente locale e ripensai all'ultimo, complesso, anno di amicizia tra me e Henry. Cosa potevo avergli fatto di male? Che fosse solo invidioso del fatto che stavo dedicando più tempo a Sarah, rispetto che a lui?

No, no, no. Non poteva essere solo questo. Ci doveva essere per forza ben altro dietro tutto questo.
D'altronde... non è vero. Sarah non aveva mai avuto più importanza di Henry, per me. Perché si ostinava a pensare ciò?

Ricordati che non lo conosci davvero.
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Mentre osservavo il cielo azzurro che si trovava sopra di me per trovare un po' di serenità, udii qualcuno chiamare il mio nome.

- Jacob, come stai? - chiese Sarah preoccupata, arrivata da me insieme a mia sorella.

Non riuscivo a parlare. Mi sentivo triste, ma allo stesso momento anche incazzato.

- Brother, ci sei?! Rispondi! - insistette Amelie.
- Sì ragazze, scusate. Vi sento... - risposi - Non riesco proprio a capire l'atteggiamento di Henry. Tutto a un tratto decide di non essere più il mio migliore amico. Poi mi fa pure fare questa brutta figura davanti alla classe... ma che diamine gli prende?
- Io voglio molto bene a Henry... ma non capisco perché dovrebbe comportarsi così con te. Comunque sia, stai tranquillo... domani vedremo come si evolverà la situazione. - mi disse Sarah dandomi un affettuoso abbraccio.
- Oh, che teneri! - esclamò Amelie.

Ma il problema vero e proprio... fu proprio l'evolversi della situazione alla festa di compleanno di Henry.

Il 12 Aprile del 2008, la mia vita si sarebbe stravolta. Ma io...non ero pronto a tutto questo. Non ero preparato a ciò che sarebbe successo quella sera.

Il giorno della festa di compleanno di Henry per i suoi undici anni era arrivato ed erano ormai le 19:45. Non ero felice. Ero triste. Ero ansioso. E anche nervoso. Sembrava quasi che sapessi già che sarebbe successo qualcosa di grave quella maledetta sera.

Mi posizionai davanti allo specchio in bagno e guardai il mio riflesso per almeno una buona mezz'ora. In tutto questo, Sarah ed Amelie erano nella camera di quest'ultima a prepararsi insieme, mentre io ero già pronto.

- Amelie, direi che siamo pronte! Ma... dov'è Jacob? - sentii Sarah chiedere dal piano superiore.
- Era andato in bagno... ma è passata mezz'ora! Che sia ancora là? Vado a controllare.
- Vengo anch'io.

Quando loro due scesero le scale ed entrarono nel bagno in cui io mi trovavo, notarono subito la mia faccia strana e si osservarono a vicenda, lanciandosi dei messaggi col solo sguardo e non riuscendo a capire cosa mi stesse succedendo.

- Fratello, cos'hai? - domandò Amelie turbata.
- Jacob, fatti vedere meglio. - lanciò la richiesta Sarah.

Mi girai verso Sarah, e la prima cosa che lei fece fu quella di abbracciarmi.

- Ehi... dai tuoi occhi riesco a percepire che hai paura. E ora, stanno cominciando a scendere delle lacrime. Che siano... lacrime di gioia? - chiese con il suo solito tenero sguardo.
- No, Sarah... Scusami, ma purtroppo stavolta non sono lacrime di gioia. Sono lacrime di dolore. Non capisco perché Henry ce l'abbia con me... e questo mi provoca un enorme fastidio.
- Glielo chiederai personalmente il motivo per cui ce l'ha con te, con calma. In questa maniera magari riuscirete anche a chiarire, chi lo sa? Dai, adesso basta pensare alle cose brutte e abbracciamoci tutti e tre insieme.

Sarah... pensavi davvero che in quella maniera avremmo risolto? O lo dicevi solo per farmi stare meglio?
Purtroppo, sembrava essere già scritto nel destino cosa sarebbe dovuto succedere... e noi non potevamo prevederlo. Nessuno poteva pronosticare una cosa del genere.

Mia madre ci fece salire in macchina e dopo circa dieci minuti di strada ci lasciò vicino alla casa di Henry, e da lì proseguimmo a piedi. Eravamo quasi arrivati alla sua dimora, ma all'improvviso intravedemmo una persona incappucciata, che sembrava provenire proprio dalla casa di Henry. Ci avvicinammo sempre di più alla figura misteriosa e appena ci passammo davanti cominciai a farmi qualche idea di chi potesse essere. Sembrava proprio la ragazza che era venuta l'anno scorso nella nostra scuola, che aveva due anni in più di noi e che osservava a Henry con uno sguardo tenebroso.

- Ehi, aspetta! Ma tu non sei... la ragazza che è venuta l'anno scorso nella nostra scuola? La ragazza che ci ha dato dei "ribelli" a me e al mio amico Henry? - la interrogai.
- H-Henry...? Henry... - ripeteva continuamente la ragazza misteriosa.
- Cosa? Cosa Henry?! Ma puoi almeno farti vedere in faccia?

Come l'anno precedente, anche in quel momento aveva tutti i capelli biondi che le coprivano il viso.

- F-Fatti i cazzi tuoi, J... ragazzino.
- Aspetta un attimo, stavi dicendo il mio...
- Non ho tempo da perdere con voi. Dovete andare ad una festa, vero? Guardate che è già cominciata, correte e levatevi dai c... umpf, levatevi di torno, cazzo! - urlò irritata allontanandosi da noi.

Non so come, ma sembrava mi conoscesse già. Io, invece, non avevo idea di chi lei potesse essere.

- Diamine, è davvero maleducata e arrogante quella ragazza! - commentai.
- Già, questo tipo di ragazze è da lasciare stare secondo me. Dai, andiamo a casa di Henry. - affermò Sarah, afferando me ed Amelie e trainandoci alla festa di compleanno.

Sarah, ne sei sicura? Questo tipo di ragazze è da lasciare stare? La conoscevi, per caso? Sapevi cosa stava vivendo quella ragazza? No. Semplice pregiudizio. Magari quella sua arroganza era dovuta semplicemente a un periodo duro che stava vivendo. Ma ciò non vuol dire che quella ragazza andava giudicata negativamente. Credevi di essere migliore di lei, vero?

Perché te la prendi con lei, adesso?
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Cazzo... cosa ho appena scritto? Ma che mi prende? Non riesco ad avere il controllo... ho bisogno di riprendermi.

Dove eravamo rimasti? Oh, giusto.

Arrivammo finalmente a casa di Henry e, come diceva la ragazza di prima, la festa era davvero già cominciata. Ci dirigemmo da Henry per fargli gli auguri, ma lui continuava a non calcolarmi minimamente.

- Auguri, Henry! - urlarono Sarah ed Amelie.
- Grazie, Amelie. E ... grazie anche a te, Sarah.

Oltre ad avergli fatto gli auguri, non gli dissi più niente. Henry non ebbe neanche il coraggio di ringraziarmi per la mia presenza alla sua festa, probabilmente neanche avrebbe voluto davvero che io fossi lì presente. I nostri sguardi erano freddi e oscuri, l'uno verso l'altro.

Alla festa, oltre noi e gli altri nostri compagni c'erano solo Henry e la madre. Il padre, che sempre accompagnava Henry al parco a giocare con noi durante l'infanzia, era dovuto partire in qualche posto fuori da Londra. Ovviamente, anche di suo padre noi non sapevamo assolutamente niente. La famiglia Bell era completamente oscurata nell'ombra del mistero.

Nel frattempo, la festa continuava. Io ero seduto da solo vicino a un tavolo, mentre Amelie e Sarah si stavano divertendo con gli altri invitati. Avevo detto loro di non preoccuparsi per me e di godersi la festa in santa pace, divertendosi come matte. Ma dopo un po', Sarah e Amelie tornarono comunque da me.

- Ehi, Jacob. Sei riuscito a parlare con Henry? - mi chiese Sarah.
- No... non ce la faccio. Ho provato a parlare con lui, ma continua a non calcolarmi. È inutile.

Dopo aver mangiato la torta che la madre di Henry aveva prenotato per la festa e aver assistito all'apertura dei regali, cominciarono alcuni giochi.
Ma prima di iniziare, sua madre richiamò l'attenzione di tutti noi per fare un importante avviso.

- Ragazzi, ascoltatemi. Fermatevi per un attimo e abbassate le mani. Io devo uscire, ho bisogno di andare in un posto molto importante. Penso che tornerò tra circa un'ora... posso lasciarvi soli e tranquilli?

Suo figlio si alzò subito dalla sedia del festeggiato e si recò dalla madre, dandole un forte abbraccio, insieme ad una risposta alla sua domanda.

- Certo che puoi, mamma. Vai pure. - rispose Henry.
- Va bene... sei il mio tesoro, Henry. Lo sai, vero?
- Sì! - replicò lui mostrando finalmente un sorriso, uno di quelli che non gli vedevo fare da molto tempo.
- Mi raccomando, non combinate guai!

Era molto evidente che la mamma voleva davvero tanto bene a suo figlio. O almeno, sembrava essere così dai miei occhi.

Non fidarti mai delle apparenze.
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Quando sua madre se ne andò, dando un tenero bacio sulla guancia a suo figlio, Henry propose a tutti noi di fare un gioco che andava di moda tra i più grandi. Quel gioco si chiama "Obbligo o Verità". Suppongo che voi che state leggendo lo conosciate già. Un bel gioco, vero?

No, un gioco del cazzo. Non la vedete come me? Mh, capisco... forse riuscirò a farvi cambiare idea.

Henry si recò in cucina e raccolse una bottiglia, con la quale avremmo dato inizio al gioco.
Per i primi dieci giri, la bottiglia non mirò mai a me, ad Amelie e a Sarah. Ma dopo un po'... il momento arrivò. La bottiglia, girata da Henry, mirò a Sarah.

Lei scelse di fare un obbligo e Henry, che era colui che doveva appunto dire a Sarah cosa fare, cominciò a guardarmi in una maniera davvero inquietante.

- Cosa c'è, Jacob? Perché mi guardi così? - domandò Henry mandando l'attenzione dritta su di me.
- Non ho detto niente. - risposi freddamente.

Sarah mi guardò in maniera preoccupata ed era in procinto di venire verso di me, ma venne presto fermata da Henry.

- Allora, Sarah! Non lasciare il tuo posto. Hai scelto "obbligo". Quindi, io... ti obbligo a baciare Chris.
- Henry, ma io... non posso...
- Devi, Sarah. Hai scelto tu di sottometterti ad un obbligo.
- E va bene. Chris, vieni qua. Facciamo una cosa veloce.

Sarah e Chris si baciarono e tutti cominciarono ad esultare come degli animali.

- Oh, guardate che bravo Chris! - urlarono tutti.

Io cercavo di far finta niente, ma in realtà dentro stavo soffrendo veramente tanto. Perché Henry si stava comportando così? Cosa gli avevo fatto, per reagire in questa maniera così esagerata?

Dopo altri dieci giri, la bottiglia mirò nuovamente a Sarah, e sempre da parte di Henry.

- Oh, oh. Il giro si ripete. - disse Henry sghignazzando e rivolgendo nuovamente lo sguardo verso di me.
- Henry, stavolta scelgo...
- Obbligo, obbligo, obbligo! - gridarono tutti come degli assatanati.

Tutti gli altri sembravano essere impazziti. Ma... perché? Che cosa cazzo stava succedendo in quella dannata festa?

- Diamine... e va bene, ma solo l'ultimo obbligo! - disse Sarah.
- Perfetto... scusami, Jacob. Sarah, ti obbligo a baciare me. - affermò Henry, cogliendo tutti di sorpresa, me incluso.
- Henry, perché lo stai facendo? - domandai irritato col cuore che mi batteva a mille.
- Dai, Sarah. Ti è stato dato l'obbligo. Mi avvicino io a te?
- S-Sì... che sia una cosa rapida, Henry.
- No! Sarah, stai ferma! - le gridai.
- Questa è la mia festa, quindi decido io. In questo momento tu non hai alcun potere. - mi minacciò Henry.
- Dobbiamo farlo per forza, Henry...? - domandò Sarah tremolante.
- Se mi vuoi davvero bene, Sarah... sì. Ho bisogno di una dimostrazione. - riferì lui.

Così, Henry si avvicinò lentamente a Sarah e, dopo avermi fissato per un buon minuto con uno sguardo freddo e pauroso, si fiondò su di lei per baciarla.

Ormai il danno era stato fatto. Il bacio era stato dato.

Lì ero davvero nel punto di perdere il controllo e dovetti allontanarmi un attimo per non impazzire davanti a tutti.
Eravamo così piccoli... cosa poté mai portare Henry ad assumere un tale comportamento, dopo tutti i bei tempi che avevamo passato insieme?

- Scusate, ho bisogno di allontanarmi un attimo. - dissi davanti a tutti.
- Vai. Vai pure, Jacob. - mi rispose Henry con sguardo malvagio.

Appena mi allontanai, Sarah corse immediatamente verso di me, preoccupata per la reazione che avrei avuto dopo ciò che avevo appena visto.

- Jacob, scusami! È stata tutta colpa mia, non dovevo farmi sottomettere a quegli stupidi obblighi...
- Sarah... stai tranquilla. Non è colpa tua. È colpa di Henry. Sta facendo l'arrogante con me. È arrivato il momento di parlarci e chiarire una volta per tutte.
- Va bene, ma stai calmo. Con la rabbia non si va da nessuna parte, ricordalo.

Non ascoltai quello che Sarah mi disse all'ultimo momento, ero troppo preso dalla rabbia verso Henry. Il rancore non faceva altro che salire, dentro di me. Quindi, decisi di farmi coraggio e mi recai da Henry.

- Henry, ascolta. Mettiamo fine a questo stupido gioco, manda tutti giù e andiamo un attimo in camera tua.
- E perché mai dovrei...
- Lo sai perché, Henry! Non fare lo str... umpf, non comportarti così con me! È da tutta la serata che cerco di parlarti.

Henry guardò per un attimo a terra, ma subito dopo rialzò lo sguardo e lo puntò dritto verso di me, quasi a volermi dire che volesse sfidarmi.

- Va bene, Jacob. Andiamo di sopra. Ragazzi, andate tutti giù! Io vado un attimo in bagno sopra, voi intanto scendete!

Tutti obbedirono al suo ordine e io e Henry ne approfittammo per salire in camera sua, come pianificato inizialmente. Salimmo le scale cercando di non farci sentire dagli altri e alla fine riuscimmo a raggiungere la sua camera con successo.

Henry aprì la porta della sua camera, e, se devo essere onesto, rimasi molto sorpreso ed esaltato quando la vidi. Nonostante ci conoscevamo da un sacco di anni, oltre al fatto che non sapevo assolutamente niente della sua vita privata e dei suoi genitori, non ero neanche mai stato a casa sua, come avevo già detto precedentemente.

Era una camera davvero molto bella, caratterizzata da un color verde dominante, lo stesso colore degli occhi di Henry. C'erano un sacco di decorazioni molto carine, una scrivania ben fatta, una televisione molto grande, aveva addirittura un computer. Insomma, dal lato economico la famiglia Bell non sembrava passarsela per niente male.

Tuttavia, lasciai stare il mio entusiasmo momentaneo e andai subito al punto del discorso. Finalmente, eravamo noi due da soli e potevamo parlare e cercare di chiarire una volta per tutte.

- D'accordo, Jacob. Adesso siamo soli. Che devi dirmi di così importante?
- Che devo dirti? Sei tu che dovresti dirmi qualcosa, Henry! Perché da quando io e Sarah ci siamo fidanzati ti comporti così con me?
- Perché mi hai abbandonato, Jacob. Ecco perché! Tu me lo avevi promesso. Mi avevi promesso che non mi avresti mai abbandonato. Invece... da quando tu e Sarah siete diventati migliori amici, hai cominciato ad allontanarti lentamente da me. Appena vi siete fidanzati, invece, mi hai completamente abbandonato.
- Ma non è vero, Henry! Sei sempre stato importante per me e lo sei ancora. Sei tu che sei convinto che io voglia abbandonarti, ma non è così!
- No. No, stai mentendo. Sei solo un bugiardo!

Henry stava impazzendo. Non sapevo come calmarlo, in quanto anch'io stavo cominciando a perdere la calma. Così, Henry si avvicinò al balcone di camera sua per prendere una boccata d'aria e guardare fuori.

- Ti sei calmato? - gli chiesi.
- E non solo sei un bugiardo... non sei neanche in grado di proteggere la tua fidanzata.
- No, Henry. Non immischiare Sarah!
- L'hai fatta baciare come se niente fosse con Chris, e anche con me... ahahah!
- Henry, smettila.
- Tu, Jacob... non meriti una ragazza come Sarah. Lei ha bisogno di qualcuno che la protegga, di qualcuno che la ami davvero... non ha bisogno di un bugiardo arrogante come te.

In quel momento mi incazzai come una bestia e gli diedi un forte pugno in faccia. Ero totalmente accecato dalla rabbia e non riuscii a mantenere la calma, come mi avevo raccomandato di fare Sarah. Non ero io. Non ero Jacob Johnson. Non sembravo più essere me stesso.

- Ah... ecco... questo dimostra che tu... sei solo... un mostro, Jacob. E va bene, okay. Ho capito. Adesso ricorri addirittura alla violenza... come se già quello che sto passando non sia abbastanza! - urlò lui contro di me.
- Ma cosa... aspetta, di cosa stai parlando?

Improvvisamente, Henry salì sul muretto del suo balcone.

- Non avresti dovuto trattarmi così, Jacob... tu non sai cosa sto vivendo io. Non sai cosa succede nella mia vita privata. Ma te ne freghi, vero? Continui a farmi del male.
- Henry... no, aspetta. Mantieni la calma e non...
- Non pensare di darmi ordini! - mi sgridò - Ricordi l'incubo di cui ti parlai prima dell'inizio del primo anno delle elementari? Quell'incubo in cui sognai che tu e Amelie mi stavate abbandonando. Quell'incubo in cui sognai di perdere la mia felicità. Ecco, Jacob... le mie paure si sono concretizzate. Adesso capisco perché ci pensavo continuamente.
- E quale sarebbe il motivo?! - domandai con l'irritazione che continuava a salire.
- Il motivo? Il motivo è che... quell'incubo è diventato realtà. La mia vita è un incubo.

Ero paralizzato. Non sapevo nè cosa dire, nè che fare. Il modo di parlare di Henry si faceva sempre più inquietante, misterioso ed enigmatico... ma ben presto capii cosa lui aveva in mente di fare in quel momento.

- Sono stanco, Jacob. Sono stanco di vivere dentro quest'incubo. Sono stanco di vivere per molti motivi, di cui non ti ho mai parlato. Ma tu, Jacob... ultimamente non hai fatto altro che peggiorare le cose. Jacob... tu non mi conosci. Siamo stati migliori amici, ma non sai niente di me.
- Henry, no! Ti prego... calmati e stai fermo. - lo supplicai con le lacrime agli occhi.
- Mi spiace. È arrivato il momento di porre la parola fine a tutto questo. Forse un giorno saprai tutto di me, chi lo sa? Spero solo di continuare ad essere nei tuoi pensieri anche dopo la mia scomparsa, Jacob. Io sarò sempre con te. Salutami a tutti, soprattutto Sarah ed Amelie. Addio, Jacob. - terminò il discorso con gli occhi rossi per la rabbia e la tristezza che combattevano dentro la sua anima.

Henry era in procinto di cadere volontariamente dal balcone. Voleva farla finita.

Io mi trovavo a terra, in quanto ero devastato dal miscuglio di emozioni che era presente dentro di me. Rabbia, tristezza, paura. Allora cercai di rialzarmi il più presto possibile e cominciai a correre verso il balcone urlando contro a Henry, cercando di fermarlo prima che fosse troppo tardi.

- No! Ti prego, aspetta! No, Henry!

Ero giunto alla facciata del balcone, ma Henry aveva ormai aperto le braccia e spinto sè stesso in avanti. Allungai le braccia per fermarlo, ma... era ormai troppo tardi.

- HENRY! NOOOOOO!

Non feci in tempo a salvarlo. Avevo fallito.

Un solo momento.
Un unico battito di ali.
Stravolgimento.

Henry si era ormai buttato dal balcone di camera sua.
Aveva deciso di suicidarsi, pensando che non valesse più la pena vivere in questo mondo. Henry Bell... era morto.

Porca puttana, Henry... perché l'hai fatto? Perché mi hai fatto questo? Che cosa cazzo ti ha portato a commettere una cosa simile?!

O forse, la domanda giusta da fare sarebbe... chi ti ha portato a fare questa assurda scelta?

Quello che posso dirti io, Henry... è che tutto questo non ha portato a niente di buono. Se adesso è successo tutto questo casino, sappi che l'origine di questo caos... sei proprio tu. O meglio... è stata la tua folle decisione.

Ancora adesso, mi chiedo perché non mi avevi detto niente.
Perché, Henry... perché?

Mi affacciai sul balcone e vidi di sotto il corpo di Henry pieno di sangue.
Ero preso dal panico. Dovevo avvisare gli altri dell'accaduto immediatamente, ma... non ne avevo il coraggio. Il mio intero corpo tremava per il terrore e ormai ero solo in quella stanza. Non c'era più nessun altro con me.
Ero rimasto traumatizzato.

Ma la cosa più assurda è che quella folle sera non era ancora finita.

Quella sera, come se non fosse già abbastanza, accadde qualcos'altro.

Il dolore che mi stava divorando durante quella serata... non era ancora terminato.

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