Capitolo 32 - Una Delusione Cocente

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Erik era a terra, crollato per il forte pugno che gli avevo dato poco prima. Ero accecato dall'ira, non sapevo quello che stavo facendo. Ad ogni sua provocazione... non riuscivo a non reagire con la violenza.

Mi soddisfaceva vederlo soffrire.

Cosa c'è? Adesso mi vedete come un mostro, vero?
Ma cercate di comprendermi.
Siate onesti, lui non meritava ciò? Dopo le minacce che mi aveva fatto, dopo le torture ricevute da lui e da Zach.
Non meritava di essere ripagato con la stessa moneta?

No? No.
Sì? Sì.

C'è chi, tra di voi, la starà pensando in una maniera e chi la starà pensando nell'altra.
D'altronde, ognuno vede le cose in maniera diversa... vero?

Sappiate che a seconda di come la pensiate, dopo che vi racconterò cos'è successo subito dopo, potreste cambiare idea. O potreste anche non cambiarla.

Chissà, sono curioso.

Io non sono voi.
Voi non siete me.

Dopo essersi macchiato la mano sinistra a causa del sangue che gli usciva dal naso, Erik si rialzò da terra e, come un lupo in procinto di sbranare la sua preda, corse verso di me e mi spinse ferocemente sul muro, facendomi sbattere la testa.

I suoi profondi occhi castani mi stavano fissando, come se stessero lanciando una sfida ai miei, del suo stesso colore. Fu allora che sentii improvvisamente il mio corpo prendere fuoco per l'ira che era dentro di me e alzai le mani per afferargli il collo, ma lui ebbe la meglio e riuscì a bloccarmi.

- Non era mia intenzione arrivare a questo, Jacob. Volevo risolvere le cose pacificamente, col semplice dialogo... ma con te, questo non mi è possibile.

Erik staccò la mano destra dal mio braccio, la alzò, la chiuse e, caricandola con prepotenza, mi diede un violento colpo.

- Cazzo! Brutto bastardo... - sussurrai.
- Oh, mi critichi pure adesso? Come se fossi stato io a dare inizio a questa sceneggiata. Ho semplicemente ripagato con la stessa moneta, caro Jacob.

Dopo aver ricevuto quel violento pugno da Erik, caddi sul letto e lo sporcai involontariamente di sangue proveniente dalla mia bocca.

- Argh... merda...

Ancora buttato sul letto, cominciai improvvisamente a ridere come un malato psicopatico. Non sapevo cosa mi stava prendendo... sembravo ormai essere andato fuori di testa.

- Ma che... che cazzo ridi? - domandò Erik spaventato.
- Eh eh... tu sei... ahahah...
- Jacob, smettila di fare il coglione. Stai preoccupando molto anche a me, oltre che ad Amelie.

Dalla mia bocca uscì immediatamente una forte risata. Cazzo, non riuscivo a credere a quello che Erik aveva appena detto. Erik... che si stava preoccupando per me?

- Tu... tu! Evitami le cazzate, Erik.
- Jacob... ascoltami. Stavolta per davvero. Io non sono quello che tu pensi. Anche io ho un cuore. Ho anch'io dei cazzo di sentimenti, sai?!

Devo ammettere che, se ci penso adesso... le parole che Erik mi disse quel giorno mi sono rimaste impresse nella mente e mi fanno tuttora riflettere molto. Forse davvero non era il tipo di persona che pensavo lui fosse. Ma in quel momento... avevo perso completamente la ragione. Tutto ciò che dicevo era frutto della mia disperazione.

Dopo alcuni minuti di silenzio assordante, macchiai le mie mani col sangue che stava bagnando il mio letto e mi rialzai.

- Quindi... aspetta. Tu ti stai preccupando di me, cazzata numero uno. Ti preoccupi davvero di mia sorella Amelie... porca merda, questa mi piace, cazzata numero due.
- Jacob...
- È maleducazione interrompere l'altra persona mentre sta parlando, o sbaglio? Mi pare che me l'hai detto tu stesso poco fa.

Dentro gli occhi di Erik era possibile percepire la sua frustrazione e il grande rancore che in quel momento lui stava nutrendo per me. Se fosse stato possibile uccidere con la sola vista, beh, lui molto probabilmente lo avrebbe già fatto con me.

- Quindi... dov'ero arrivato? Oh, giusto. Cazzata numero tre... - continuai il discorso.

Erik sbuffò e, ormai stanco di ascoltarmi, mi afferrò per le spalle e mi scagliò nuovamente verso il muro, ma stavolta non staccò la presa da me.

- Comportarsi da stronzo facendo soffrire ingiustamente la propria sorella mentre lei sta facendo di tutto per aiutarti. Ecco, questa è la cazzata numero tre. Oh sì, Jacob. Hai capito bene. Questa sì che è davvero una grande cazzata, e penso proprio che batta tutte le altre da sola! - mi ribattè Erik con la faccia rossa per l'irritazione.
- Fottiti. - gli replicai sputandogli in faccia.

Erik si allontanò da me con enorme sdegno e, dopo essersi asciugato la faccia con la coperta del mio letto, fece un profondo respiro. Stava cercando di mettere un freno al suo rancore, e probabilmente ci era anche riuscito. Il problema, come al solito, ero io.

- E va bene, Erik. Fanculo, io me ne vado. - affermai seccato della conversazione che stavamo avendo.
- No, no, no! Aspetta. - mi fermò Erik bloccandosi davanti alla porta.
- Erik, levati.
- No, Jacob. Devo chiederti una cosa...
- Non mi interessa, devi levarti. Questa è casa mia...
- Jacob, è importante. Riguarda...
- Erik, togliti dalla cazzo di porta! - gli urlai preso dalla collera.
- Riguarda Amelie, dannazione!

Rimasi in silenzio e, dopo avere sbloccato la porta della camera in caso di urgenza, decisi di farlo parlare.

- Va bene. Ma almeno fammi sbloccare la porta, non vorrei che tu mi facessi qualche scherzo. - gli anticipai.
-Fai come ti pare... - rispose Erik sistemandosi davanti a uno specchio i suoi capelli biondi mossi e scombinati per il nostro scontro.

Ogni mossa che Erik faceva, come aggiustarsi i capelli, la vedevo come una scusa per vantarsi della sua bellezza esteriore... non a caso molte ragazze gli andavano dietro. Non riuscivo a vedere Erik Miller come un ragazzo per bene, che si preoccupabq davvero dei suoi amici. Non ci sono mai riuscito.
Forse ero io quello ad essere nel torto? La mia opinione su Erik... era forse sbagliata? Ero io ad essere quello troppo "cattivo"?
E a voi... sono mai venute in mente queste domande, fino ad adesso? Sarei davvero curioso di saperlo.

Loro hanno molti pensieri che circolano nella propria mente.
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Però, proprio quando Erik stava cominciando a parlare, sentimmo qualcuno salire le scale.

- Ehilà, ci siete ancora? Cosa sono questi rumori?!
- Merda, è Amelie! - urlai.
- Jacob, stai calmo. Stai. Calmo. Inspira. E... espira. - cercò di non farmi mandare nel panico Erik.

I passi si facevano sempre più forti e veloci. Si stavano avvicinando. Erano arrivati da noi, ci avevano scoperto. Qualcuno cominciò a bussare alla porta, e subito dopo quest'ultima venne aperta.

Era Amelie, accompagnata da Zach e Beatriz.

- È da mezz'ora che siete qui. Ma di cosa state parlando voi... oh, cazzo! Ma cos'è successo? Perché siete sporchi di sangue?! - strillò Amelie preoccupata per noi due dopo aver visto le nostre facce.
- Diciamo che... qualcuno ha perso il controllo. - replicò Erik lanciandomi uno sguardo e sospirando.
- Amelie, scusami... - esclamai.
- Non un'altra parola, Jacob. - mi fermò Amelie - Preferisco solo immaginare quello che è successo... sei stato tu a cominciare, vero?
- ...
- Rispondimi, Jacob! - mi sgridò Amelie, mentre una lacrima che le stava scivolando sulla guancia sinistra.

Amelie aveva già capito cos'era successo. Mi conosceva fin troppo bene. Ed io, invece... non capivo che a lei serviva più amore da parte di suo fratello. Purtroppo, non riuscii a concederle questo dono.

- S-Sì, Amelie... è tutto cominciato da me... - le confessai devastato, riuscendo a recepire la sofferenza interiore che c'era dentro di lei in quel preciso istante.

Amelie si recò da Beatriz e Zach, che si trovavano ancora fuori dalla mia camera, e appoggiò la sua testa su una spalla di Beatriz, cospargendola delle sue lacrime di dolore. Zach si avvicinò a lei e la abbracciò, facendole trovare un po' di conforto.
Quel conforto che, forse, avrebbe sempre voluto che a conferirglielo sarebbe stato il suo caro fratello gemello. Io. Ma così non fu.

Erik per un attimo sembrava volesse avvicinarsi ad Amelie, ma, inaspettatamente, frenò il passo e si girò verso di me, fissando la mia mano sporca di sangue, con la quale gli aveva dato un pugno in faccia.

- Allora, Jacob. Non te la prendere, ma Amelie mi ha parlato del vostro... problema.

Guardai Amelie confuso. Cosa aveva intenzione di dirmi Erik?

- Ma di quale problema stai parlando? - gli domandai frastornato, appoggiandomi alla scrivania.
- Intendo... il giorno in cui sei cambiato, Jacob. Amelie me ne ha parlato. - rispose lanciando uno sguardo a mia sorella che si stava recando verso noi due, con le lacrime che sembravano non trovare fine.

Non riuscivo a credere alle sue parole. Amelie aveva davvero raccontato ad Erik ciò che era successo quella sera.

- No, aspetta... Amelie? Gli hai parlato di...
- Sì, Jacob. Gli ho parlato di tutto. Anche di Henry.
- Io... io non so cosa dire. Vedo che ti fidi molto di lui, per raccontargli certe cose...
- Sì. Mi fido di lui. E allora? Quale sarebbe il problema?
- "Quale sarebbe il problema"? Ma ti senti quando parli? Ti stai fidando di... Erik?
- Mi sto fidando di Erik. Quindi? Perché non dovrei fidarmi di lui? Oh, giusto, lui ti sta sul cazzo e quindi non posso stare in sua compagnia. E invece, dimmi, dovrei fidarmi di te, per caso? Un fratello che... non aiuta sua sorella e che la fa stare solo male. Ragioni bene, vedo.
- Amelie...
- Vorresti negare pure questo, Jacob?! - urlò Amelie nervosa, con gli occhi rossi e pieni di lacrime.

Amelie... Amelie aveva ragione. Non potevo contraddirla.
Non era Amelie a stare nel torto. E neanche Zach ed Erik.
L'unica persona ad essere nel torto, in quel momento... ero io.

Beatriz stava alla larga, ancora davanti la mia camera, ma notavo che continuava a guardarmi preoccupata. Avrebbe tanto voluto abbracciarmi, durante quella situazione abbastanza critica...

Zach invece stava cercando di avvicinarsi ad Erik, ma quest'ultimo lo fermava continuamente, pregandolo di mantenere le distanze. Lui ovviamente non insistette e fece come gli aveva ordinato il suo migliore amico.

- Anche Zach lo sa. - commentò Amelie rompendo un breve e assordante silenzio.
- Che cos'hai detto?! - dissi incredulo dirigendomi verso di lei.
- Hai capito bene. Ti ho detto che anche Zach...

L'afferrai per la giacca che aveva addosso, divorato dalla frustrazione, e cominciai a rimproverarla.

- Mi spieghi che cosa cazzo ti gira per la testa? Eh?!
- Jacob! Mollami, adesso! O la pagherai molto cara.
- Ricorda che io sono tuo fratello.
- E tu ricorda invece che io sono tua sorella, cazzo! - mi ribattè lei.

Zach non ce la faceva più a stare a guardare e, rompendo le regole che gli erano state imposte da Erik, si intromise nella nostra discussione andando in soccorso di Amelie.

- Lasciala! Lasciala! - gridò Zach cercando di spingermi.
- Tu devi levarti dal cazzo, non c'entri niente con tutto questo! Sei sbucato dal nulla nella nostra vita e credi di essere già la persona più importante della vita di mia sorella...

Zach alzò le braccia in aria, come se volesse farmi capire che non voleva avere un altro scontro con me.

- Jacob... vogliamo solo chiederti una cosa. O meglio, in realtà è Amelie quella che vorrebbe sapere... - affermò Zach cercando di tranquillizzarmi.
- Okay. - dissi sbuffando e indietreggiando - Va bene. Beh, allora... parla, Amelie.
- Jacob, Amelie vorrebbe sapere se... - si intromise Erik.
- No, taci. - lo bloccai - È Amelie quella che vuole sapere davvero, no?
- Sì... Amelie... - sussurrò Erik allontanandosi lentamente.

Amelie sembrava essere impaurita... come se le facessi terrore. Ma dopo qualche secondo, finalmente lei aprì la bocca, e le parole che mi disse mi lasciarono sconvolto.

- Jacob... mi stai nascondendo qualcosa?

Merda. Cosa avrei dovuto fare, secondo voi? Dovevo fare una scelta, come feci con Nicholas e Roxanne la sera prima. Sembrava che tutto si stesse ripetendo.

A Nicholas avevo mentito.
Ma con Amelie... cosa avrei dovuto fare? Cazzo, lei era mia sorella. Forse meritava di sapere la verità, almeno lei.
Anche se in realtà... meritava di saperla anche Nicholas. Lui era suo padre, cazzo. Era il padre di Henry. E io gli avevo mentito spudoratamente.

Che cazzo di coglione che sei, Jacob. E vedi poi in che guaio ti sei cacciato. Se ti fossi fermato solo lì, magari...

No. Stai zitto.
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- Perché me lo chiedi, Amelie...?
- Vedi, Jacob... - s'impicciò Erik - io e Zach abbiamo visto che Amelie è riuscita a lasciarsi alle spalle il suo passato... ma tu, nonostante abbia affrontato i suoi stessi problemi, non riesci a darti pace. Quindi, ci siamo chiesti... cosa dovrebbe cambiare tra te e Amelie? Perché lei sta riuscendo a "riprendersi", mentre tu no? Dunque ho pensato... e se Jacob sapesse qualcosa di sgradevole che magari Amelie ancora non sa?

Cominciai a sentirmi il cuore battere all'impazzata. Avrei dovuto ammettere di avere parlato con Henry, pochi istanti prima della sua morte... oppure no?

- Jacob... ti prego, se c'è qualcosa che io non so, dimmelo.
- Amelie... io non sto nascondendo...
- Ricorda quello che mi hai promesso. - mi interruppe bruscamente.
- Cosa...?
- La tua promessa. Te ne sei già dimenticato? Mi avevi promesso che non mi avresti mai mentito. Ricordi?
- Oh... sì. Sì, certo che mi ricordo, Amelie.
- Okay. Quindi...

Io... non ce la feci, di nuovo. Era più forte di me.

- Non ho niente da nascondere, Amelie. Se non la mia sofferenza... anche se, in realtà, non sto riuscendo a nascondere neanche quella...

Zach, dopo aver sentito quello che avevo detto, borbottò e fece indietreggiare Amelie.

- Sono tutte balle! - urlò infastidito Zach.
- Ma cosa ti prende?
- Stai sparando cazzate. È chiaro, Jacob!
- Senti, è meglio che ti stai zitto, cazzone. Se no qua finisce male, davvero tanto male. - lo minacciai spingendolo verso Erik.

Beatriz, vedendo che la situazione sembrava diventare sempre più allarmante, cercò di fermare Zach, ma lui la respingeva indietro.

- Zach, basta! Non peggiorare le cose e finiscila di fare lo stronzo! - lo sgridò Beatriz.
- Allontanati, Beatriz. - la fece spostare da noi due - Altrimenti cosa mi fai? Eh, Jacob? Cosa intendi farmi, qui, davanti a tutti?
- Altrimenti te ne vai all'inferno, stronzo. - replicai con sguardo minaccioso.

Dopo avergli trasmesso quelle inquietanti parole, diedi un potentissimo pugno alla pancia di Zach, facendogli addirittura mancare l'aria.

- Uo, uo, uo! Ma che cazzo ti prende, Jacob?! - strillò Erik, cercando di aiutare a fare respirare bene Zach.

Beatriz approfittò della situazione per correre da me.

- Jacob, tutto bene? - mi chiese lei con la sua solita dolcezza.
- Sì, o almeno... penso di sì. - le risposi a stento.

Dopo che Amelie vide le condizioni di Zach, si recò da me e mi dimostrò la delusione cocente che lei stava nutrendo nei miei confronti.

- Ma cosa ti dice il cervello?! Perché cazzo hai dato un pugno a Zach?! - urlò Amelie irritata.
- E tu invece perché hai parlato loro del nostro passato?! Ti avevo detto che non avresti mai dovuto parlarne con nessuno, l'anno scorso.
- Perché ormai mi fido più di loro che di te, Jacob. E spero tu capisca quanto sia grave questa cosa!
- Fanculo, tutti fuori dalla mia camera!
- Non ho ancora finito, Jacob...
- Anzi, tutti fuori da questa cazzo di casa!
- Vaffanculo, Jacob! - gridò Amelie rossa per il nervosismo e con le lacrime che ricominciarono a scendere nelle se guancie.
- E va bene, Jacob. Ce ne andiamo. Grazie mille, davvero. Sei proprio un bel fratello. Molto maturo, i miei più sentiti complimenti. Forza, Zach. Alzati. Ci si rivede... stronzo. - mi salutò molto cortesemente Erik, frustrato per le condizioni di Zach e per la delusione di Amelie.
- Va' all'inferno. - bisbigliai.

Dopo aver visto Erik e Zach uscire di casa, mi recai da Beatriz, preoccupato che si fosse arrabbiata per ciò che avevo detto prima.

- Beatriz, scusami. Ovviamente non mi riferivo a te...
- Tranquillo, Jacob. Tranquillo. So che eri incazzato con Zach ed Erik... vuoi parlarne?
- Scusa, Beatriz... ma in questo momento vorrei solo distendermi sul letto da solo e riposare.
- Oh. Va bene, nessun problema. Allora... io vado. Ciao, Jacob.
- Ciao, Beatriz...
- Oh, una cosa! Ho lasciato un bigliettino dentro la tasca destra della tua giacca. Appena hai tempo, dagli un'occhiata.
- Lo farò senz'altro, Beatriz. - le dissi con gli occhi che mi lacrimavano per la serenità che riusciva a trasmettermi con la sola voce.
- Ci conto. Bye, Jacob! Penso si dica così, qui a Londra...
- Sì, esatto, si dice così! - esclamai facendo una, per me, innsolita risata - Bye, Beatriz.

Dopo aver accompagnato Beatriz all'ingresso, la salutai e subito dopo cercai Amelie. Salii le scale e mi diressi in camera sua, ma era chiusa a chiave. La chiamavo, urlando il suo nome, ma lei mi ribatteva sempre dicendomi di sparire. Allora mi recai in camera mia e, come avevo detto a Beatriz, mi buttai sul letto, stanco per quello che era successo.

Mi usciva ancora un po' di sangue dalla bocca, così mi adoperai per far sì che mamma e papà non lo notassero. Sempre con la speranza che Amelie non dicesse niente a loro dell'accaduto.

A cena, io e Amelie rimanemmo muti. I nostri genitori si chiedevano il perché di tutto questo, ma noi continuavamo a non pronunciare parola. La loro tristezza per vedere i loro figli ridotti emotivamente in questa maniera era percepibile e straziante.

Dopo che finimmo di mangiare la gustosa pizza che aveva preparato papà, io e Amelie ci alzammo dalla sedia e, continuando a non guardarci negli occhi, ritornammo ognuno nella propria camera.

Quel giorno, avevo fatto qualcosa di veramente mostruoso.
Ero stato capace di distruggere più persone in pochi secondi.

Zach ed Erik, che avevo colpito fisicamente, anche se forse... non se lo meritavano davvero.

E poi...

Amelie, che non avevo colpito fisicamente, come avevo fatto con gli altri due. Con lei... feci qualcosa di molto più grave. L'avevo colpita emotivamente, creando dentro di lei un miscuglio di rabbia, tristezza, odio e delusione.

L'unica persona che ero riuscito a risparmiare, fu Beatriz.

La sera di quel giorno, prima di andare a dormire, ricevetti un messaggio sul telefono.
Il contatto era... Beatriz Hernández. Non avevo ancora il suo numero di telefono memorizzato.
Ma poi... riuscii a capire, leggendo il messaggio che mi aveva inviato.

{Beatriz Hernández}

Ciao, Jacob! In caso non l'avessi ancora capito, sono Beatriz. Sì, la tua amica spagnola, ahahah! Mi dispiace davvero tanto per ciò che è successo oggi... spero che tu ti senta meglio. Suppongo tu abbia già letto il bigliettino che ho lasciato nella tasca della tua giacca... quindi... sì, esatto! Ho registrato e salvato il mio numero sul tuo telefono mentre eri in camera a "parlare" con Erik, visto che l'avevi lasciato giù sopra il tavolo, accanto alle chiavi di casa...
Spero tu non sia già a dormire! Se leggi questo messaggio, rispondi! Sono un pochino preoccupata per te... un pochino, eh! :)
Se invece sei già a dormire... beh, buona notte, Jacob! Ci vedremo in ogni caso domani mattina.
Baci, Beatriz <3
00:10

Devo ammettere che mi rendeva felice sapere che c'era qualcuno che stava in pensiero per me, ma... decisi di non risponderle. Era meglio così. Non me la sentivo, mi sentivo troppo... distrutto.

Così, posai il telefono sul comodino, mi distesi sul mio letto azzurro e chiusi gli occhi.

Il giorno dopo, beh... sarebbe stato un giorno come gli altri, con i soliti problemi con Zach ed Erik e... i miei litigi con Amelie che, sì, continuarono ad esserci.

E... sì, in caso ve lo stiate chiedendo, continuai ancora a nasconderle la verità. Ma di questo... torneremo a parlarne in futuro.

Ma adesso, per noi... è giunto il momento di andare avanti.

Una nuova, importante fase della mia vita sta per avere inizio.

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