Capitolo 40 - Un'Occasione Da Celebrare

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Perché quel tormento, apparentemente senza fine, non aveva intenzione di lasciarmi stare?

Per quale arcano motivo quelle voci misteriose continuavano a girovagare nella mia testa, non permettendomi di trovare quella pace che tanto auspicavo?

A quanto pare... non mi era permesso saperlo.

Proprio nel momento in cui le voci cominciarono ad allontanarsi, sentii qualcuno darmi un forte colpo sulla spalla e, subito dopo essermi girato, notai che era Carmen, la quale sembrava mi stesse chiamando da un bel po' di minuti.

- Jacob. Ehi, Jacob! - mi chiamò lei guardandomi confusa.

- Ciao, Carmen... - la salutai con voce tremolante, ricominciando a vedere perfettamente tutti i colori e non sentendo più quell'insopportabile fastidio alle orecchie.

- Ehm... va tutto bene? - chiese lei appoggiando una mano sulla mia spalla.

- Sì. Sì, è tutto a posto.

- Ne sei sicuro? Non vorrei che qualcuno si sentisse male proprio alla mia festa!

- Chi... chi ha sparato? - domandai allarmato per aver sentito quel forte sparo.

- "Chi ha sparato"? Ma di cosa... oh, okay. Okay, okay... adesso è tutto chiaro.

Non riuscii a comprendere una singola parola che era stata pronunciata da Carmen. Nulla era davvero chiaro in quell'assurdo momento.

- Ma che stai farneticando, Carmen? - dissi scendendo un altro gradino, grazie al suo aiuto.

- Jacob, amico mio, sei ufficialmente ubriaco. - affermò lei eseguendo una forte e grossolana risata.

- Ma che... no! - esclamai sobbalzando in aria e rischiando di cadere dalle scale.

- Sì, certo... posso capirti pienamente. Anch'io adoro ubriacarmi, è meraviglioso. Cazzo, ti fa proprio andare in un altro mondo, ed è... fantastico. - esclamò Carmen con gli occhi che sembravano luccicarle per la gioia.

Appoggiai una mano sulla spalla di Carmen, in maniera tale da scendere rapidamente quelle maledette scale che non avrei mai più voluto vedere in vita mia, e non esitai a commentare la sua ultima affermazione.

- Voi spagnoli siete matti, lasciatevelo dire. - commentai.

- Senti chi parla, l'ubriacone con l'ombrello in mano sopra le scale!

- L'ombrello?! Ma che cazzo...

Sì... a quanto pare, avevo davvero un fottuto ombrello in mano, nel momento in cui immaginavo di puntare addosso una pistola.

Non c'ero più con la testa, completamente.

- Sì, avevi in mano il mio ombrello preferito. Me l'ha regalato Beatriz l'anno in cui... ha abbandonato Madrid. Ci tengo davvero tanto. - disse Carmen con tono triste, osservando attentamente quell'ombrello blu.

Di punto in bianco, cessai di parlare e cominciai a vedere tutto leggermente sfuocato.

Il motivo? Già, il motivo...

Piacerebbe tanto saperlo anche a me.

- Ehm... Jacob? Va tutto bene? - chiese Carmen rompendo il silenzio.

Scesi le scale tenendomi leggermente aggrappato a Carmen, dato che stavo soffrendo ancora di alcuni giramenti di testa, e giungemmo così al piano inferiore, vicino alla porta che ci avrebbe condotto all'esterno della sua dimora.

- Carmen, non farti problemi. Davvero, va tutto bene. Ehi, ma dov'è finita Beatriz? - domandai, accorgendomi solo in quel momento della sua assenza.

Senza darmi neanche il tempo di girarmi, Beatriz corse verso noi due e venne a darci una forte pacca sulla spalla.

- Oh, eccovi qui! Vi sto cercando da secoli... e vi vedo anche molto vicini. Come dire... sembrate essere molto attaccati tra di voi. - commentò Beatriz ridacchiando.

- Ci risiamo... - dissi a bassa voce, dopo aver sbuffato.

- No, Beatriz. Non è come pensi. Ho trovato Jacob sulle scale che gridava in preda al dolore e al panico, e per fortuna sono passata qui e sono potuta andare in suo soccorso. - chiarì Carmen.

- Ah, okay. Sì, ecco... diciamo che Jacob è spesso vittima di questi strani momenti. Ricordi del passato che vagano ancora per la sua mente e la tormentano, tutto qui.

- Breve e coincisa, Beatriz, come al solito. Grazie. - le riferii, staccandomi da Carmen e cercando di riuscire a camminare regolarmente.

Carmen si allontanò brevemente da noi due per dirigersi verso la grande finestra che si trovava a pochi passi da noi, e notò che nel suo giardino erano già presenti un sacco di persone.

- Avanti, ragazzi. Sono già tutti qui, abbiamo un'occasione da celebrare... il ritorno di Beatriz in Spagna! Non perdiamoci in chiacchiere, e andiamo a fare tutto il casino possibile! - esclamò Carmen esaltata e fomentata per l'alta allegria, afferrando me e Beatriz e dirigendosi in giardino dagli altri insieme a noi.

Arrivati lì fuori, mi ritrovai davanti un sacco di ragazzi e ragazze spagnole, tutti più o meno della mia stessa età, ossia diciassette.

Beatriz e Carmen mi presentarono molti dei loro amici, anche se io continuavo comunque a rimanere molto riservato, un aspetto ormai tipico del mio carattere. Tuttavia, devo ammettere che all'apparenza mi sembrarono essere tutti delle brave persone.

- Niños y niñas, este es Jacob Johnson... ¡viene de Londres y no entiende bien nuestro idioma! - disse Beatriz facendomi osservare da tutti i presenti.

- Beatriz, ¡te extrañamos tanto! - urlarono tutti in coro, guidati da Carmen.

- Tú también, amigos... tú también. - rispose Beatriz asciugandosi le lacrime che le stavano scendendo sulle guance - Jacob, sono mancata a tutti!

- Si vede davvero tanto che ci tengono a te, Beatriz. - le riferii sorridendo.

Dopo aver finito di presentarmi agli altri, Beatriz mi portò con lei vicino a un tavolo per andare a sgranocchiare qualcosa e prendere qualcosa da bere e subito dopo ci coricammo sull'enorme giardino della straordinaria dimora di Carmen.

- Diamine, questa casa è fantastica. - non esitai ad esprimere il mio parere a Beatriz.

- Hai ragione, è davvero atomica. Un po' come la festa organizzata dalla proprietaria. Allora, Jacob... che impressione ti hanno dato i miei amici, finora? Sii sincero. - domandò lei curiosa, dopo aver sorseggiato una bibita ghiacciata.

- Beh, non so se vorrei conoscerli ulteriormente, ma sembrano essere degli ottimi amici. Vedo che sentono molto la tua mancanza.

Dopo avermi fissato negli occhi e dopo aver terminato quella frase, Beatriz si alzò da terra e guardò il cielo sopra di noi, pieno zeppo di stelle luminose.

- Già... sono mancata davvero tanto a tutti, a quanto pare. Non mi vedevano ormai da tre anni...

Mi alzai anch'io e appoggiai una mano sulla sua spalla, visto che sembrava esser stata improvvisamente sopraffatta da una certa malinconia.

- Beatriz... perché hai abbandonato la tua terra, e sei venuta a vivere a Londra? - le domandai confuso, in cerca di risposte.

Beatriz assunse uno sguardo triste e, dopo aver afferato e stretto la mia mano poggiata sulla sua spalla, osservò Carmen mentre stava ballando insieme agli altri ragazzi.

- Scusami, Jacob. Ma... certe cose vorrei che rimanessero private e tenerle per me. Ti prego, non te la prendere, non voglio dire che non mi fido di te, ma...

Le tappai immediatamente la bocca, facendole fare un profondo respiro e tranquillizzandola.

- Non farti problemi, Beatriz. Non sei assolutamente obbligata a parlarne. Potrei... limitarmi ad immaginare. - le risposi facendola stare più calma.

- E cosa immagini che sia? - domandò con gli occhi puntati sui miei come se fossero dei bersagli e con un affettuoso sorriso.

- Beh... penso tu abbia visto qualcosa che ti ha completamente sconvolta. Ho azzecato?

- Cioè?! - chiese lei terrorizzata.

- Probabilmente... avrai visto Westminster in televisione ed è stato amore a prima vista, ti sei accorta che Madrid in confronto è una città orribile e quindi sei venuta qui.

Lo spavento che era percepibile dalla faccia di Beatriz presto svanì e dalla sua bocca uscì una forte risata.

- Per un attimo mi hai fatto prendere un colpo! - esclamò lei - Ma non avevi detto che Madrid ti stava stregando?

- Sto scherzando, Madrid è fantastica. Ma Westminster... eh, Westminster ha quella marcia in più, mi spiace. - le riferii sarcasticamente.

- Sei un cretino. - rispose dandomi un pugno sul braccio sinistro.

- Ne sono pienamente consapevole. Ma almeno sono riuscito anch'io a farti sorridere.

Beatriz annuì con la testa dolcemente e mi passò la sua bibita ghiacciata, facendomene assaggiare un po' e raccontandomi dell'amicizia tra lei e Carmen.

- Sai, Jacob... io e Carmen eravamo migliori amiche. Un po' come te e il tuo vecchio amico... si chiamava Henry, giusto?

Nel momento in cui sentii nominarle quel nome, cominciai a sentire una forte fitta alla testa e posai immediatamente la bibita a terra, con la speranza che il dolore se ne andasse il prima possibile.

- Scusami, non avrei dovuto ricordartelo...

- No, no. Non hai di che scusarti, stai tranquilla. - la rassicurai poggiando una mano sulla mia testa.

- Fai finta che non ti abbia detto niente. Che ne dici... di andare a ballare assieme agli altri?

- Non accetteresti un "no" come risposta, vero?

- Per niente!

- Beh, allora... prima le signore.

- Oh, ma che gentile il nostro Jacob! - esclamò lei, contenta del mio comportamento nei suoi confronti.

Io e Beatriz ci dirigemmo quindi dagli altri, i quali erano tutti impegnati a ballare accompagnati da una forte musica che usciva rimbombante da una pluralità di casse. Quella festa era stata organizzata da Carmen davvero magistralmente, non c'è che dire. Beh, ovviamente tutta quella euforia che era presente in ognuno di noi potrebbe pure essere stata causata dall'alcool, ma forse è meglio tralasciare questi dettagli.

Ma all'improvviso, un'altra voce ricominciò a navigare per la mia testa e mi fece notare una particolare cosa.

- Ma guarda un po', Jacob... Beatriz e Carmen erano migliori amiche. Non ti ricordano... qualcuno?

- Basta, taci... - sussurrai cercando di non farmi sentire da Beatriz.

- A noi ricordano molto te e Henry. O almeno, intendiamo quando voi due eravate ancora migliori amici... - disse un'altra voce sghignazzando insieme alle altre che le facevano compagnia.

Effettivamente, anche a me era subito salita alla mente la mia cara e vecchia amicizia con Henry, subito dopo aver saputo del rapporto tra Beatriz e Carmen.

L'unica cosa davvero differente era che tra loro due, anche se non si vedevano da anni, entrambe erano rimaste vive e avevano sempre la possibilità di rivedersi, anche se con qualche difficoltà. Per quanto riguarda me e Henry, invece... tutto questo era impossibile. Uno di noi due se n'era andato, ma non momentaneamente, com'era accaduto con Beatriz per Carmen, bensì... definitivamente. Senza lasciare alcuna traccia di vita e di presenza.

Fanculo, Henry... fanculo. Questo è tutto ciò che ho da dirti.

Nel momento in cui noi due cominciammo a ballare, Carmen corse verso di noi e rimase stupita da ciò che stava vedendo.

- Oh, ma guardali un po'! Devo dire che balli piuttosto bene, Jacob... sai?

- No, Carmen. Non provarci, non ci riusciresti neanche. - la fermò Beatriz.

- Ti odio! - rispose lei, mettendosi a ridere a crepapelle e buttandosi su Beatriz.

Carmen era ormai ubriaca marcia, non sapevamo come gestirla. Ma qualche minuto dopo, notammo un ragazzo avvicinarsi a noi. Sembrava essere attratto dalla presenza di qualcuno...

- Carmen, Carmen, Carmen... sei la solita ubriacona del cazzo, in tutte le dannate feste. - disse quel ragazzo staccando Carmen dal corpo di Beatriz.

Una volta che Beatriz si liberò di Carmen riuscendo finalmente a respirare, osservò il ragazzo che l'aveva aiutata e rimase estremamente stupita ma allo stesso momento sconcertata dalla sua vista.

- No... no, dovevi sparire dalla mia vita, cazzo. Dovevi volatizzarti! - urlò Beatriz contro di lui.

Non riuscii a comprendere le dure parole che Beatriz stava scagliando contro quel povero ragazzo. Tuttavia, ritenni opportuno non immischiarmi almeno per una volta negli affari degli altri.

- Cosa diamine stanno vedendo i miei occhi? Beatriz? Beatriz Hernández, che cazzo ci fai qui a Madrid? Non pensavo di rivederti alla festa di Carmen...

- E io non pensavo che Carmen avesse invitato uno stronzo come te. - replicò Beatriz freddamente.

- Beatriz, perdonami. So che quello che ho fatto è stato davvero crudele, ma...

Beatriz tappò immediatamente la bocca del ragazzo, lanciando un rapido sguardo verso di me per osservare la mia reazione a ciò che stavo sentendo uscire dalle loro bocche.

- Stai zitto. Ricorda che non siamo soli, in questo momento. Adesso vattene, sparisci dalla mia vista. Ma stavolta devi farlo per davvero, cazzo! - continuò Beatriz a sgridarlo ferocemente.

Il ragazzo si buttò immediatamente su Beatriz e l'afferrò per il collo, preso dalla collera e dalla ferocia.

- Ascoltami bene, mocciosetta del cazzo. - la minacciò lui - Io sono semplicemente venuto qui, invitato da Carmen, per godermi la serata in assoluta tranquillità e divertendomi coi miei cari amici. Tu invece... che cosa hai fatto? Te ne sei andata, hai lasciato tutti noi. Ci hai abbandonati, porca troia!

- Se me sono andata, la colpa è stata anche in parte tua, figlio di puttana. - rispose Beatriz mostrando grande coraggio e fegato.

- Allora spiegami, dannazione! - iniziò lui ad insistere.

Tutto ha un limite, e io in quel momento non ce la feci più a sopportare quel ragazzo che sembrava trasmettere a Beatriz una certa sofferenza. Così, m'immischiai nella loro discussione e diedi al ragazzo un forte spintone, tentando di farlo allontanare da noi.

- E lui chi è? - domandò il ragazzo infastidito dal mio intervento.

- Non sono cazzi tuoi. - rispose Beatriz al posto mio.

- Non ti interesserebbe comunque. - replicai io in maniera schietta.

Quel ragazzo perse il controllo di sé stesso e mi afferrò per la giacca, sussurrandomi di seguirlo senza fare storie e di isolarci da tutti per almeno due minuti.

Appena trovammo un angolino vuoto, senza nessuno che ci potesse vedere, lui mi spinse ferocemente verso il muro e iniziò a fissarmi con quei suoi occhi verdi, sistemandosi i capelli color nero corvino come i miei, con la sola differenza che i suoi erano ricci mentre i miei erano leggermente mossi, e osservandomi attentamente dai piedi alla testa.

- Ma tu chi cazzo sei? - domandò lui confuso, quando notò il mio modo di vestire.

- Amico... - risposi cercando di mantenere la calma e staccando la sua mano dalla mia giacca scura - Ascolta, io e Beatriz siamo qui per passare una vacanza tranquilla, rilassante, senza ricevere alcun tipo di disturbo e senza neanche recarlo a qualcuno.

- Rispondi alla mia domanda, stronzo. Chi. Cazzo. Sei? - insistette lui, con le guance che gli stavano diventando sempre più rosse per l'irritazione.

- Non te ne frega un cazzo di chi sono, bello mio. - replicai avvicinandomi verso di lui - E non andrò di certo a rivelare la mia identità a uno stronzo spagnolo come...

Ormai accecato dall'ira, quel ragazzo spagnolo mi afferrò per il collo, come se volesse strangolarmi fino a porre fine alla mia esistenza, buttandomi a terra e continuando a dialogare in maniera assai minacciosa.

- Ascoltami bene tu, figlio di puttana. Non vuoi dirmi chi sei. Okay, okay. Va bene... - disse lui aumentando ancora di più la forza - E allora mi dirai perché tu e Beatriz vi trovate qui a Madrid, in questo preciso istante. Adesso.

- Per una... vacanza... cazzo... - soffrii per il dolore provocatomi da lui.

- Prendi per il culo a qualcun altro, brutto cazzone. Non ho tempo da perdere, parla! - mi gridò lui in faccia osservando i miei occhi, divorato dall'odio e dal rancore.

- Stavamo cercando... uno... uno... - parlai a singhiozzo, a causa della mancanza di respiro.

- "Uno" cosa? Che cosa stavate cercando?!

- Stavamo... cercando... uno... uno stronzo... era spagnolo... occhi verdi... capelli ricci... e scuri... oh, ma guarda... un po' tu... ce l'ho proprio qui davanti ai miei occhi, lo stronzo. - replicai sarcasticamente, attraendo a me tutta la sua collera.

Il ragazzo era in procinto di esplodere dall'ira, e, subito dopo che la mia risposta risuonò nelle sue orecchie, lui alzò il braccio destro e chiuse il pugno stringendolo fortemente, pronto per farlo dirigere verso la mia faccia.

Ma fortunatamente, qualcuno si avvicinò a noi e notò il nostro scontro, riuscendo a fermare quella carogna la cui identità non era ancora a me chiara.

- Ehilà! Va tutto bene? - esclamò una voce femminile - Oh, no... no, no, no. Che cazzo ti prende? Lascialo subito! Stacca subito le tue luride mani da Jacob, cazzo!

Quel ragazzo, nel momento in cui capii l'identità della ragazza che ci aveva scoperti, levò immediatamente le mani dal mio collo e mi permise di alzarmi, riuscendo così a riprendere il respiro e comprendere chi era quella ragazza.

- Niente che ti riguarda, Carmen. - disse lui, fissandomi nuovamente.

Grazie a Dio, era Carmen. Almeno ero riuscito a non fare una brutta figura con altre persone a me sconosciute.

Da dietro la figura di Carmen, fuoriuscì un'altra persona ancora.

Focalizzai attentamente la mia vista, e riuscii a capire di chi si trattava. Era Beatriz.

- Ne sei proprio sicuro? - affermò Beatriz, dirigendosi da me e afferrandomi per la mano, in modo tale da farmi allontanare da lui.

- Fanculo, Beatriz. E fanculo anche a te, Carmen. Tu... Jacob. È così che ti chiami, vedo. - rivolse nuovamente lo sguardo verso di me - Non la conosci davvero. Tu non hai idea di chi sia Beatriz, dannazione!

- Adesso smettila, codardo. - intervenne Carmen al posto mio - E vedi di smammare dalla nostra vista, hijo de puta.

Il ragazzo spagnolo decise finalmente di arrendersi, ma, prima di andarsene definitivamente, lanciò una feroce minaccia contro Beatriz, stanco dell'accessa discussione che si era creata.

- Meglio che me ne vada. - affermò lui mirando di nuovo minacciosamente i miei castani occhi - Sai com'è... meglio lasciarsi il passato alle spalle. Vero, Beatriz?

- Vai a farti fottere. - rispose lei di scatto.

- Lo stesso vale per te, perra. - bisbigliò lui allontanandosi.

Beatriz, ancora furiosa e con le giance rosse per la rabbia, si staccò dalle mie braccia e si diresse verso di lui, mandandogli un forte urlo.

- Tu non sei nessuno, cazzo! Anzi, no... tu sei qualcosa. Tu sei un mostro!

Col suo potente gridò Beatriz fermò tutti i balli e la musica, attirando a sé l'attenzione di tutti i presenti. Il ragazzo si fermò, ma fortunatamente riuscì a trattenersi e continuò il suo cammino verso alcuni dei suoi amici che lo stavano aspettando per bere qualcosa, restando così lontano da noi.

All'improvviso, la potente fitta alla testa che avevo sentito fino a poco fa ricominciò a tormentarmi e udii l'ultima frase pronunciata da Beatriz rimbombare nella mia testa.

Sei un mostro. Sei un mostro. Sei un mostro.
.ortsom nu ieS .ortsom nu ieS .ortsom nu ieS

Quella... era la stessa frase che Sarah aveva rivolto contro di me, quando era venuta a conoscenza della morte di Henry.

Henry... come vedi, anche se hai deciso di passare a miglior vita, sei comunque rimasto qui con me, continuando ad affliggere sempre di più la mia anima.

- Jacob... sono qui. Sono qui!

Le voci ritornarono a divagare nella mia mente, ma quella che aveva nominato il mio nome era particolare. Non era come le altre. Quella era la sua voce... la sua cazzo di voce. Era la voce di Sarah, tornata lì per me.

- Ti manco?

- Sì, Sarah... mi manchi. Mi manchi, cazzo. Mi manchi troppo... - sussurrai con gli occhi diventati rossi e le mie lacrime che cadevano sul giardino di Carmen, macchiandolo di dolore e sofferenza.

- Non me ne sono andata via, Jacob. Non ancora.

- Che cosa intendi dire? Ritornerai da me? Sarah, ho bisogno di risposte. Ti prego.

- Diventerai migliore, Jacob? O rimarrai il mostro che sei sempre stato?

- Io... io... io...

Sei un mostro, ma non sei l'unico ad esserlo.
.opmet otseuq ni noN .odnom otseuq ni noN

La sua voce abbandonò presto la mia mente e, ormai rattristato e abbattuto per la mancanza di Sarah che si faceva sentire sempre di più, decisi di abbandonare la festa e tornare nella nostra camera d'albergo. Ma prima, ritenni importante avvertire Beatriz per non farla preoccupare troppo, che nel frattempo si era recata da alcune delle sue amiche spagnole.

- Beatriz! Beatriz, mi senti? - tentai di farmi sentire da lei, nonostante la musica ad alta volume.

- Estaré ahí, chicas. Ci sono, Jacob! C'è qualcosa che non va? Quello stronzo ti ha rivolto la parola? - chiese lei con una leggera irritazione.

- No, assolutamente no... altrimenti ti avrei avvertita. Volevo soltanto dirti che io torno al nostro albergo, sono... un po' stanco.

Carmen, che si trovava proprio dietro di noi, comprese subito che me ne stavo per andare e s'immischiò subito nella nostra conversazione, preoccupata che fosse successo qualcosa.

- Jacob, te ne vai di già? È ancora presto, sono le... oh, è mezzanotte. Beh, sì, è ancora presto. - tentò Carmen di farmi restare lì facendo gli occhi dolci.

- Perdonami, Carmen. Ma... non riesco a reggermi in piedi.

- Oh oh, vedo che qualcuno qui ha bevuto un bel po'. Grande, Jacob! - rispose sempre lei dandomi una pacca sulla spalla.

Beatriz però non sembrava essere felice, anzi... l'esatto opposto. Mi fissava con uno sguardo preoccupato, e penso proprio che non avesse intenzione di farmi tornare in albergo da solo.

- Jacob... ti senti di nuovo male? - domandò Beatriz avvicinando il suo sguardo al mio.

- No, no... ho solo un leggero sonno e mi sento un po' stanco. Stai tranquilla.

Lei si avvicinò a me facendo allontanare Carmen e mi bisbigliò qualcosa all'orecchio.

- Io non voglio che tu stia male, Jacob. Torno con te.

- Assolutamente no! - esclamai afferrandola per la mano - Non permetterò mai che tu non ti diverta coi tuoi vecchi amici. Devi goderti il momento, e io non intendo fare il guastafeste. Non preoccuparti di me, starò alla grande.

Beatriz sospirò sistemando i suoi magnifici capelli rossi e decise di non insistere più, sapendo già quale sarebbe stata la mia reazione. Mi conosceva ormai fin troppo bene.

- Va bene, per stavolta hai vinto tu. Non farmi stare in pensiero, mi raccomando.

- Ricorda cosa ti ho detto prima, Beatriz.

- Sì, sì, sì. Devo stare tranquilla. Okay, okay! Allora... ci vediamo dopo in camera. Spero di trovarti sveglio, ricordati che le hai tu le chiavi della stanza. - disse dandomi un dolce bacio sulla guancia e recandosi subito dopo dagli altri.

Mi amareggiò un po' effettuare quella decisione e lasciare Beatriz senza di me, ma avevo un disperato bisogno di buttarmi sul letto da solo, senza alcun tipo di disturbo, e riposarmi in santa pace.

Così, Carmen mi accompagnò fuori da casa sua e mi salutò, facendomi sapere che la mia conoscenza le aveva fatto un grandissimo piacere. Mentre stavo uscendo dalla dimora di Carmen, notai Beatriz che mi stava osservando da lontano con uno sguardo leggermente triste e preoccupato.

Mi diressi a piedi verso l'albergo, ricordandomi per fortuna la strada che dovevo percorrere per raggiungerlo, e respirai l'aria fresca che si stava attenuando in quei paragi.

Tuttavia, fu proprio quando raggiunsi l'albergo che iniziarono i veri problemi. Notai dalle finestre che le luci delle camere e dell'intero albergo si accendevano e si spegnevano ripetutamente, e là vicino non sembrava esserci nessuno. C'ero soltanto io.

Nonostante l'enorme paura che mi stava divorando, decisi di farmi coraggio e mi recai verso la camera mia e di Beatriz.

Entrai nell'albergo, ma quando aprii la porta d'ingresso rimasi paralizzato. La hall era completamente vuota, le luci continuavano constantemente ad andare in tilt ma sentivo comunque dei pesanti passi rompere quel silenzio assordante.

Nel momento in cui chiusi la porta sbattendola fortemente, causai un enorme baccano e quegli strani passi presto cessarono, diventando sempre meno rumorosi, fino a sparire completamente.

Cercai di non farmi domande e di mantenere la calma, così, mi diressi verso le scale per salire al piano superiore in cui avrei trovato la camera mia e di Beatriz e intrapresi la mia salita.

Appena effettuai il primo passo, mi sembrò di risentire uno strano rumore. Iniziai a preoccuparmi che le voci di prima avessero fatto il loro ritorno, ma fortunatamente non era così. Sembrava essere qualcuno che stava sbattendo contro il muro e che camminava a passo lento, come se avesse difficoltà a stare in piedi.

Continuai a salire le scale con molta lentezza e cautela, per essere sicuro di non fare altri rumori e di non rendere il tutto ancora più terrorizzante.

Finalmente, dopo alcuni intensi minuti di salire quelle dannate scale cercando di essere lento quanto una lumaca, riuscii nell'impresa di raggiungere il piano in cui si trovava la nostra stanza senza fare chiasso, anche per non creare fastidi nel caso in cui qualcuno stesse dormendo, ma fu proprio quello il momento di massima tensione e paura.

In fondo al corridoio, fece improvvisamente la sua comparsa un'oscura figura, la quale sembrava fissare proprio me in una maniera davvero inquietante.

Avrei voluto tanto non avvicinarmi ad essa, ma la nostra camera si trovava proprio vicino a lui. Dovetti quindi approssimarmi obbligatoriamente a quella persona, ma, come se quell'atmosfera assai agghiacciante non fosse già abbastanza, di punto in bianco le luci si spensero definitivamente.

C'era un buio pesto e avevo enormi difficoltà a muovermi, ma, nonostante ciò, quella figura misteriosa continuava ad essere visibile ai miei occhi e potei notare che mi stava ancora osservando, come se stesse attendendo che io mi avvicinassi a lui.

Che cosa, o meglio... chi si stava celando nell'oscurità? E per quale motivazione era lì per me, nonostante io in quel momento mi stessi trovando lontano dalla mia vera casa?

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