Capitolo 50 - Violenza Immotivata

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Mi trovavo vicino al mio armadietto, ormai diventato il mio angolo di riposo e l'unica posizione in cui riuscivo davvero a distaccarmi e isolarmi dal mondo in cui mi trovavo, evitando così anche di incrociare lo sguardo di tutte quelle persone la cui presenza ero condannato a vedere, ogni maledetto giorno.

Ogni singolo giorno sembrava passare con estrema lentezza.

I secondi sembravano minuti, mentre i minuti sembrava essere ore.

Le ore, invece... le ore sembravano giorni.

E i giorni?

I giorni... sembravano essere anni?

No, non proprio.

I giorni... erano giorni.

Ma perché, allora?

Ogni giorno era sempre lo stesso e medesimo di quello prima, senza subire alcun tipo di cambiamento, che fosse lieve o drastico.

Ogni anno, invece, qualcosa sembrava cambiare nella mia vita. Come se quest'ultima fosse un percorso nel quale, col passare del tempo, si sarebbero posti sempre più ostacoli e sempre più... stravolgimenti.

Tu stesso... sai che esso è vicino.
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Ma quel giorno, quel preciso e speciale giorno, il 15 Settembre del 2014... sarebbe accaduto qualcosa di molto particolare.

Qualcosa che... non mi sarei mai aspettato di dover vivere.

Quel giorno si stava rivelando essere tanto distintivo quanto inusuale già dai soli eventi dei quali vi ho raccontato precedentemente, forse uno dei più importanti della mia intera vita.

Il miglioramento del rapporto tra me ed Amelie, come anche quello tra me, Erik e Zach.

L'arrivo di Carmen a Londra.

La venuta di Chris, nonché amico d'infanzia mio, di mia sorella, di Sarah di Henry.

L'avvento di Miguel, il quale non ero ancora riuscito a conoscere per bene, ma che dava l'impressione di essere una vecchia e particolare conoscenza di Beatriz e Carmen.

Il ritorno di Sarah, il mio vecchio amore, ossia quella persona che aveva osato abbandonare me e mia sorella dopo il forte trauma causato dalla morte di Henry, la cui mancanza negli ultimi anni si faceva sentire disperatamente sempre di più.

La conoscenza di Hilary e Igor, i quali sembravano essere i nuovi migliori amici di Sarah e che si rivelarono essere dinanzi ai miei occhi i cugini di Henry.

Tutto questo... accadde nel giro di poche ore, durante quella mattina.

Ma non sapevo ancora che il vero momento culminante della giornata non era ancora arrivato, e che era ormai imminente.

Anzi... si trovava proprio dietro di me.

- Jacob Johnson... - sentii un'impetuosa voce provenire da dietro le mie spalle.

Spalancai celermente i miei occhi, i quali erano ancora intenti a riposarsi insieme al mio intero corpo, a causa di tutti quegli eventi di fila che stavano sconvolgendo me e la mia stessa mente, e mi girai di circa centottanta gradi.

Complice il mio naturale spavento, sbattei il gomito destro sull'armadietto e, d'istinto, mi apprestai a chiuderlo immediatamente.

Scosso ancora dalla comparsa di quella voce, che era riuscita a frantumare il silenzio che si stava attenuando intorno a me nell'arco di pochi istanti, notai una grande figura alta circa un metro e settantacinque centimetri, proprio quanto la mia reale altezza, porsi di fronte a me.

Faticavo ancora ad aprire gli occhi, ma fu necessario soltanto un paio di secondi per riprendermi e compiere interamente quell'azione. Focalizzai il mio sguardo verso quella figura, e riuscii a comprendere in un solo istante la sua identità.

La persona che si stava prostrando dinanzi a me... era Igor Bell.

Sì, proprio lui. Il cugino di Henry.

- Piacere di fare la tua conoscenza, Jacob. - alzò lievemente il braccio destro e aprì la sua mano, in maniera tale da stringere amichevolmente la mia.

Non riuscii a venire a capo del motivo per cui lui si stesse presentando personalmente davanti ai miei occhi, e ciò non fece altro che generare dentro il mio cervello ancora più confusione, oltre che svariate e assurde incomprensioni.

In un primo momento sollevai anch'io il braccio destro per porgere a Igor la mia mano, anche se con leggera fatica, a causa dell'anomala ferita che mi ero procurato durante la vacanza effettuata a Madrid, nella quale ebbi anche la possibilità di incontrare, seppur inaspettatamente, Nicholas Bell, ma subito dopo la parte più scontrosa e arrogante di me fece il sopravvento.

Di conseguenza, feci un ripensamento e abbassai immediatamente il braccio, distogliendo lo sguardo da Igor ed effettuando un passo in avanti, tentando di allontanarmi da lui.

Tuttavia, egli, dopo aver fatto un fastidioso sghignazzo, mi bloccò istantaneamente porgendo le sue mani sulle mie spalle e invitandomi a rivolgere nuovamente lo sguardo verso di lui, tramite un rapido cenno.

- Perché sei qui? - esclamai freddamente, restando fermo e fissandolo negli occhi.

- Ti credevo più amichevole, Jacob. - staccò lui le mani dalle mie spalle ed eseguì un passo indietro, guardandosi intorno.

- Cazzo, ma guarda che faccia tosta... - mormorai sbuffando - ... facciamola veloce. Che cosa vuoi da me, Igor?

- Oh... Jacob. - progredì lui lentamente il suo passo verso di me - Tu la sai già la risposta a questa domanda.

Sentii l'irritazione aumentare lentamente dentro di me, ma cercai tuttavia di non farmi assalire completamente da essa e di dialogare con Igor pacificamente, senza ricorrere a metodi violenti.

- Qualsiasi cosa tu stia cercando, io non ho niente e non so niente. Adesso fammi passare, dovrei raggiungere gli altri. - e mi distaccai da lui, dirigendomi verso l'uscita.

Mi affrettai a recuperare lo zaino e a caricarlo sulle mie spalle, con l'intento di fuggire da quello sguardo arrogante e che allo stesso momento riusciva a trasmettere un certo senso di terrore, ma anche di odio.

Nel frattempo, nonostante mi avesse fatto lasciare andare via, Igor continuò ad osservarmi mentre mi allontanavo sempre di più da lui, facendosi scappare qualche silenziosa risata che io riuscii comunque a percepire grazie al momentaneo e assordante silenzio, il quale non faceva altro che recarmi ancora più tensione in quello specifico e strano momento.

- Non vedo cosa ci sia di così tanto divertente. - fermai tutt'a un tratto il passo, rimproverando Igor.

- Ah, Jacob, Jacob, Jacob... e io che, da una persona come te, mi aspettavo qualcosa di più! - replicò lui appoggiando il suo corpo sul mio armadietto.

- Allontana subito il tuo corpo di merda da quel fottuto...

- E se non lo facessi, Jacob? Dimmi, che cosa faresti? Perdonami, rettifico la domanda. Dimmi, che cosa faresti davvero?

Cambiai rapidamente direzione e mi diressi nuovamente verso di lui, buttando lo zaino per terra.

- Penso proprio che un pugno in faccia non te lo levi nessuno. - ringhiai contro Igor - Si può sapere che cosa diavolo vuoi da me?

- Mh, davvero? Vuoi sapere cosa penso invece io di te, Jacob? O meglio... cosa pensavo. - scrocchiò Igor le dita delle sue mani, avvicinandosi verso di me.

- Sono tutt'orecchie. - gli ribattei.

Lui mirò minacciosamente coi suoi occhi al mio sguardo, lasciandomi percepire uno sgradevole e possente senso di odio nei miei confronti.

- Pensavo... pensavo che tu fossi migliore di me! - si mise lui a ridere, provocandomi un forte fastidio.

Non riuscii a comprendere le sue parole, leggermente imbarazzato dal momento. Che cosa intendeva dire?

- Scusa, ma continuo a non capire.

- Ti ritenevo più astuto, Jacob. Più intelligente, più... coraggioso. E invece, non fai altro che nasconderti dentro te stesso... come un gran codardo. - sussurrò avvicinando le sue labbra al mio orecchio sinistro.

- E tu come fai ed essere così sicuro di tutto ciò che stai farneticando? - lo interruppi bruscamente, strattonandolo lontano da me.

Igor si immobilizzò nella posizione in cui io lo avevo spostato e alzò immediatamente le braccia verso l'alto, come in segno di non voler scatenare alcuna violenta lite tra noi due.

- Oh... perché io so tutto. Io so già tutto, Jacob.

Osservando la mia costante incomprensione delle sue parole, egli cominciò a muovere lentamente il passo, affinché riuscisse a raggiungermi, restando comunque sempre in allerta.

- Non fare un altro passo! - gli gridai contro.

- Cosa c'è, Jacob? Hai forse paura di prenderle dritte in faccia? - continuò Igor a dirigersi verso di me.

Lo fulminai con lo sguardo e, dopo essere riuscito ad acquisire abbastanza determinazione per affrontarlo faccia a faccia, decisi di agire.

Mi avvicinai io a lui, andandogli incontro, e ciò che mi si mostrò davanti ai miei occhi fu uno sguardo strano, insospettito, ma allo stesso tempo sorpreso.

Igor sembrava essere un ragazzo davvero difficile da comprendere, aggiungendo anche il fatto che io non avevo mai avuto alcun rapporto con lui... fino a quel momento.

Mai avrei immaginato Igor essere il cugino di Henry, se solo non lo avessi scoperto per mezzo di sua sorella, Hilary, nonché cugina di Henry.

- Ascoltami bene, Igor. - lo afferrai per il collo della maglia - Ho provato a fare il bravo ragazzo, ma noto che sarebbe completamente inutile, specialmente con uno stronzo come te.

- "Il bravo ragazzo"? Intendi forse... quel ragazzo che, quella sera, ha portato mio cugino a buttarsi da quel cazzo di balcone?! - sbraitò Igor reagendo aggressivamente e spingendomi verso la porta di un'aula che si trovava vicino a noi due.

- Io non so perché Henry ha fatto ciò che ha fatto, okay?! Non mi ha mai riferito un emerito cazzo, non mi ha detto se aveva dei problemi con sé stesso e, sopratutto... non mi ha mai chiesto aiuto.

- Non ti ha chiesto aiuto... o pensi che non ti abbia chiesto aiuto? - il tono di Igor iniziò improvvisamente ad abbassarsi - Perché se fosse l'ultima, beh... ci sarebbe una gran bella differenza, Jacob.

Staccai la mano dalla sua maglietta e lo spinsi indietro, facendolo così allontanare da me e permettendomi di parlare con meno tensione addosso, senza avere i suoi occhi puntati prepotentemente sui miei, seppur in realtà non riuscivo a trovare un modo per dare un freno alla mia agitazione.

- C-Cosa diavolo intendi dire?! - sussultai in preda al panico, col nodo alla gola.

- Intendo dire che sei solo un vigliacco, oltre che un egoista. E tu stesso, Jacob, non puoi negare nulla di tutto ciò. Eppure, dopo tutto quello che hai fatto... osi pure farmi la ramanzina.

Mille pensieri stavano circolando per la mia mente, in quel momento.

Non sapevo come reagire, giacendo nel più totale e assordante silenzio di sempre e tendono lo sguardo rivolto verso il basso, mentre Igor continuava a fissarmi in attesa di una mia risposta.

Nonostante egli fosse il cugino del mio vecchio migliore amico, dovevo pur riferirgli qualcosa, e non potevo assolutamente permettermi di fare scena muta, dandogliela interamente vinta con così poco.

Allora decisi di farmi coraggio una volta per tutte, rialzando nuovamente lo sguardo e ingaggiato rapidamente quello di Igor.

Ma stavolta, riflettei attentamente.

Ricorrere alla violenza non mi avrebbe condotto a niente, se non ad ulteriori guai. Perciò, dopo essermi allontanato brevemente dalla porta verso la quale egli mi aveva ferocemente spinto, mi diressi verso la posizione del corridoio in cui avevo lasciato lo zaino facendo finta di non considerare la presenza di Igor intorno a me, nella speranza che lui non avesse proferito più nessun'altra parola.

Una volta giunto vicino all'armadietto personale, indirizzai lo sguardo verso il mio zaino che si trovava buttato a terra e mi chinai per raccoglierlo, per poi caricarlo sulle mie spalle. Il tutto, cercando di mantenere la calma e di non farmi sopraffare dall'ira.

Una sfida che non ero mai riuscito a superare sin dai tempi in cui io ero cambiato, purtroppo in negativo. Ma forse, finalmente, stavo davvero per superarla.

Alzai il capo e feci un profondo respiro, tenendo gli occhi socchiusi.

Dopo aver riaperto gli occhi, rivolsi direttamente lo sguardo verso la porta che mi avrebbe portato all'atrio della scuola e mi diressi verso di essa, continuando a non tener conto di Igor e a non conferire un minimo d'importanza ad ogni pensiero e opinione che lui stesse formulando su di me in quel breve, silenzioso e intenso intervallo di tempo.

Mi trovavo ormai lontano da lui. Sembrava che fossi ormai riuscito a superare l'ardua prova di contenere il mio rancore, ma proprio in quell'istante... percepii una voce urlare e scorrere dentro le mie orecchie, facendomi sobbalzare in aria.

- Vai già via, Jacob?

Era Igor. Era... era di nuovo lui.

- Ti credevo tanto ingenuo quanto ripugnante, ma mai pensavo che saresti arrivato al punto di fuggire dalla realtà dei fatti e nasconderti nei più cupi meandri della menzogna. - continuò lui, restando fermo nella stessa e identica posizione di poco prima.

Quell'ultima frase pronunciata da Igor... fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Avendo ormai perso la pazienza, mi voltai indietro e mi diressi a passo pesante verso di lui, stringendo fortemente entrambi i miei pugni.

Avevo fallito.

Non ero riuscito a superare la sfida che mi era stata posta dalla mia stessa vita.

Non ero riuscito nell'intento di mantenere il controllo di me stesso, facendomi di conseguenza divorare dal furore e dall'odio e rischiando di smarrirmi nello più stravolgente e terrificante squilibrio mentale di cui una persona possa mai essere vittima.

Avevo fallito... proprio come avevo fallito quella sera in cui non riuscii a salvare la vita di Henry.

- Non ti conviene continuare a fare lo stronzo con me, Igor.

- ... altrimenti, Jacob?

- Altrimenti... - girai brevemente il capo verso la mia destra sperando che qualcuno venisse in mio soccorso, seppur inutilmente - ... altrimenti sarò costretto a ricorrere alle maniere forti.

Improvvisamente, Igor scoppiò a ridere a crepapelle e dovette reggersi su di me per non cadere a terra, poggiando una mano sulla mia spalla.

Non conferendogli neanche il tempo di posizionarla correttamente, feci staccare all'istante la sua mano dal mio corpo scuotendo fortemente il braccio destro e lui rischiò per un momento di perdere il controllo e di piombare a terra.

Ma per mia sfortuna... non fu così.

- Igor, ascolta. Che ne dici di mantenere la calma, fare un bel respiro profondo e tornare dagli altri, insieme... e magari, senza fare a pugni. - proposi a lui.

- Oh, ma in realtà, Jacob... io non vedevo proprio l'ora di farlo.

Era ormai chiaro che la sua volontà fosse quella di pestarmi a sangue, col desiderio di vedermi a terra tramortito e distrutto da lui stesso.

- Voglio vederti morire, Jacob. - continuò lui - E voglio... che ciò avvenga per opera mia. Devono essere le mie stesse mani a colpirti, a distruggerti e a schiacciarti come un minuscolo e insignificante insetto. Perché, alla fine, Jacob... questo sei tu. Un essere orrendo, insignificante, arrogante e bastardo che vive col solo interesse di rovinare la vita delle persone che ti circondano, inclusa la mia.

Una volta conclusa quell'arrogante e cupa affermazione, colma di odio e rancore nei miei confronti, Igor si staccò dal muro in cui era appoggiato il suo corpo e, rivolgendosi celermente verso di me, caricò a sufficienza il pugno destro e lo sferrò violentemente in direzione della mia guancia sinistra.

Riuscii a bloccare per istinto il braccio destro che lui aveva ormai innalzato, anche se in ritardo, subendo così il pugno che stava scagliando verso la mia faccia.

Tuttavia, nonostante stessi temendo la sua forza, date le sue braccia abbastanza muscolose e le mie non al pari delle sue... la potenza scaricata da quel pugno non era poi così elevata.

- Questo è seriamente il massimo di tutta la tua straordinaria forza, "Mister Muscolo"? - dissi sarcastico, effettuando una fragorosa risata e osservando i suoi strani muscoli che non sembravano neanche essere veri, a giudicare dal lieve dolore che mi avevano causato.

- Sì, prendimi pure per il culo... sei proprio come tutti gli altri. Siete tutti così... stolti, e incapaci di comprendere davvero. - mi minacciò col solo sguardo.

Mosso dalla volontà di farmi valere sempre di più e non dimostrare alcuna debolezza, mi approssimai ancora verso di lui e avvicinai lentamente il mio volto verso il suo, sussurandogli un'ultima cosa.

- Sparisci dalla mia vista, stronzo.

Subito dopo quel mio breve e determinato bisbiglio, scagliai un potentissimo pugno dritto nel suo stomaco, facendolo così accasciare a terra... proprio come desideravo che andasse.

- Tu, Jabob... tu... - mormorò Igor rialzandosi lentamente da terra - ... dovrai ammazzarmi se vuoi che io sparisca.

Una volta riuscito finalmente a mantenere l'equilibrio in piedi, lui mi prese alla sprovvista sferrando un ceffone sulla mia guancia.

Lo osservai con estremo dubbio, continuando a non percepire alcuna forza provenire dai suoi possenti muscoli e a non comprendere, perciò, il vano motivo delle sue violente azioni.

Nel momento in cui mirai cogli occhi nuovamente al suo freddo e feroce sguardo, egli continuò a colpirmi.

Scagliò altri due ceffoni, la cui potenza stavolta cominciava ad aumentare progressivamente, seppur non raggiungendo valori che fossero poi così elevati.

Tentai di non perdere il controllo, ma lui continuava a reagire.

Come abbiamo già imparato... esiste un determinato limite per tutto.

E se quest'ultimo viene oltrepassato... l'unica cosa che può avvenire, è lo scatenarsi del caos più totale.

Non ancora soddisfatto, Igor caricò fortemente il suo pugno destro e lo sferrò dritto verso la mia faccia, la quale si ritrovava proprio dinanzi alla sua.

Ma io, alzando prontamente il mio braccio destro, riuscii a bloccarlo nel momentolo giusto.

- Ti avevo avvisato, Igor. - bisbigliai alle sue orecchie afferrando così la sua mano e attorcigliandola violentemente.

- Non importa... - controbattè subito lui, soffrendo per il dolore causatogli da me.

Lasciai la presa della sua mano e, risentito dalla sua continua strafottenza nei miei confronti, scagliai un impetuoso pugno nella sua faccia, facendolo cadere a terra.

- Argh... ah... ahah... ahahah... - iniziò a lui ridacchiare, disteso ancora per terra mentre sfiorava con un dito il suo naso, dal quale fuoriusciva una netta quantità di sangue, probabilmente a causa del mio feroce colpo.

- Continui a fare lo spiritoso... eh, Igor? Ma tu... tu, Igor... - ringhiai voltando lo sguardo indietro e guardandomi per un attimo le spalle - ... tu non mi ascolti.

Essere a coscienza del fatto che la persona che mi si stava prostrando davanti era proprio il cugino di Henry, creava dentro di me una mastodontica confusione mentale, tale da non farmi più ragionare correttamente.

Mai mi sarei aspettato una personalità simile da parte del cugino del mio, ormai deceduto, vecchio migliore amico d'infanzia.

In quel momento mi trovavo interamente avvolto dalla delusione.

Ma non solo.

Anche... dalla collera.

Mi avvicinai verso Igor, accecato dall'ira e dai tanto dolorosi quanto nostalgici ricordi del mio passato, e lo afferrai prepotentemente per il collo della maglietta.

- No... no, no, no... - mormorò lui tossendo costantemente e sporcando di sangue la mia giacca, mentre ero intento a risollevarlo.

Mi preparai a sferrare il colpo finale e a spingerlo davanti, per far sì che si convincesse finalmente ad allontanarsi dalla mia vista.

Ma nell'esatto istante in cui stavo per caricare l'ennesimo pugno, lui afferrò con assoluta calma e grazia la mia mano, bloccandola e facendomi così calare il braccio.

Sistemò velocemente i suoi disordinati capelli rossi e si avvicinò ancora di più a me, sussurrandomi...

- ... e adesso tocca a me, stronzo!

Battei ripetutamente le palpebre, non riuscendo a comprendere le sue parole, e, subito dopo un rondo di tempo, Igor mi diede una forte ginocchiata nello stomaco.

Quello fu probabilmente il suo primo vero colpo.

Avendo grosse difficoltà nel restare in piedi, tentai di appoggiarmi ad Igor. Lui mi afferrò per la spalla, facendomi alzare ed orientare lo sguardo verso i suoi occhi, e scagliò un ferreo pugno sulla mia faccia.

- Questo era il conto. E questo, invece... - mi trascinò verso il mio armadietto, facendomi sbattere fortemente la testa contro di esso - ... questo è il resto, figlio di puttana.

I muscoli di Igor stavano iniziando a dimostrare la sua reale forza, provocandomi delle ferite sul naso e sulla fronte, con conseguente quantità significativa di fuoriuscita di sangue.

- Oh, quindi... q-quindi quei muscoli sono veri. - lo derisi, evitando di incrociare il suo sguardo.

- Ti piace fare lo spiritoso, eh?! - mi afferrò Igor per la manica destra della giacca e mi buttò a terra - Allora... è vero ciò che mi dicono. Lui ha ragione, cazzo. L'apparenza inganna... inganna tutti, dannazione!

Non riuscii a trovare un'effettiva spiegazione alle sue azioni.

Perché avrebbe dovuto in un primo momento nascondere la sua vera forza, nonostante le sue braccia abbastanza muscolose, per poi rivelarla e sfruttarla improvvisamente contro di me?

- Avevi per caso paura che giudicassi negativamente i tuoi muscoli gonfiati? - continuai a beffarlo, tossendo e sputando del sangue sul pavimento del corridoio.

- Già... è questo ciò che a tutti voi importa, vero? Apparenze e pregiudizi... andate tutti a fanculo insieme ai vostri fottuti pensieri, bastardi! - sbraitò Igor, dirigendosi verso di me e dandomi un calcio sullo stomaco, mentre mi trovavo ancora accasciato a terra per il forte dolore.

Urlai per la dolorosa sofferenza che aveva luogo dentro di me, causata dalla brutalità di Igor nei miei confronti, ma nessuno mi sentiva.

Eravamo lì presenti soltanto noi due. Nessuno sarebbe venuto in mio soccorso.

Le mie urla percorsero tutti i corridoi della scuola, ma erano vani.

Avevo forse sbagliato io nel criticare troppo duramente Igor, essendo a conoscenza della perdita di suo cugino, Henry, ma non sapendo cosa stesse lui vivendo in quello specifico momento?

O forse era lui a trovarsi nel torto, facendosi accecare dalla collera... proprio come me?

Questione di punti di vista, miei cari ascoltatori.

Già...

Punti di vista.

O dovrei forse chiamarvi in un'altra maniera?

Loro non c'entrano con la tua vita... forse. O forse... sì. Forse... loro sono qualcuno.
.orol onemmeN .ut ehcnaeN .orevvad as onusseN

- Ti sei di nuovo fatto ingannare dalle apparenze, Jacob? - si chinò Igor, in maniera tale da guardarmi negli occhi - Pensavi che non avrei reagito. Pensavi che mi sarei sottoposto alla tua tortura, solo perché non dimostravo forza... e adesso, guardati. Da predatore, sei diventato preda.

- Io... io non sono la preda di nessuno. - risposi tentando di rialzarmi - E non mi considero neanche un maledetto predatore...

- Vorresti dire quindi che non lo sei mai stato? Sei sicuro di non essere mai stato un predatore, Jacob? Beh... io, invece, ho una prova davvero agghiacciante che può dare conferma del fatto che tu lo sia stato. Quando pensavi di non stare facendo nulla di male... stavi rovinando delle vite. Le hai mandate allo sfacelo, senza neanche accorgertene. E la prova, caro mio... è questa.

Igor alzò la lunga manica sinistra della sua felpa color rosso scuro, e ciò che mi si mostrò davanti mi fece gelare il sangue.

Nel suo avambraccio, più precisamente in una posizione situata molto vicina alle vene, potevano essere intravisti molteplici tagli, uno più profondo dell'altro.

- Sei... sei stato tu a farti questo? - domandai a lui tremolante.

- No, Jacob... non sono stato io. Sei stato tu... tu, sei sempre stato tu. Sei stato tu a fare di Henry la tua preda, giocando la parte del predatore. E la sua morte... mi ha distrutto, e ha distrutto anche mia sorella Hilary. Ha distrutto tutti noi, dannazione! - gridò lui, sbattendo un pugno sul mio armadietto, quasi come se volesse distruggerlo senza alcuna pietà - Lui era il nostro cuginetto... e-era... era così tenero, e così innocente... ma tu hai dovuto fare il cazzone, mandando tutto quanto a puttane.

- Igor... ascoltami. E calmati, per favore.

- Io non mi calmo per un cazzo, Jacob! - mi afferrò furioso per il collo, facendomi così mancare il respiro - Sei stato tu a portare Henry dove si trova adesso, pezzo di merda. Cazzo, per non parlare di Nicholas, mio zio... come pensi che stia in questo momento il suo povero padre, eh? COME DIAVOLO PENSI CHE LUI STIA ANDANDO AVANTI?!

Le azioni di Igor potrebbero apparire come esagerate, disperate, ma in realtà... forse, lui aveva ragione.

Sia lui che sua sorella, Hilary, come anche Nicholas, erano rimasti tremendamente sconvolti dalla perdita di Henry e stavano ancora soffrendo la sua assenza, da ormai più di sei anni.

Ma cosa lo induceva a pensare che fossi stato io l'effettivo artefice della morte di Henry? Anche Hilary, come lui, era convinta che la colpa fosse da attribuire solo ed esclusivamente a me. Che Sarah... avesse davvero detto loro qualcosa?

D'altronde, lei era l'unica a sapere realmente della conversazione tra me e Henry che aveva avuto luogo nella sua cameretta, il giorno del suo undicesimo compleanno, nonché giorno della sua... scomparsa.

- Comprendo pienamente il dolore tuo e di tua sorella, come posso percepire anche quello di tuo zio, ma... - spiegai con un filo di voce.

- No. No, Jacob. Tu non comprendi davvero. Non puoi comprendere la nostra distruzione... ma sai come scatenarla. Oh, quello sì che lo percepisci davvero, cazzo... ti fa forse sentire soddisfatto vedere noi, la famiglia Bell, ridotta a pezzi? Gran migliore amico di merda che eri... Jacob Johnson. - si alzò Igor da terra, staccando la presa dal mio collo ma tenendo lo sguardo fisso sui miei occhi - Non riuscivi a capirlo. Non lo conoscevi davvero. Non eri in grado di aiutarlo. Ma nonostante ciò, lui è comunque rimasto al tuo fianco.

- No... no, questa non te la concedo, pezzo di merda. - mi alzai celermente e mi rivolsi contro di lui - Lui è rimasto al mio fianco, ma non fino alla fine. Non nell'ultimo anno della sua vita. Non da quando...

Prima di terminare la mia spiegazione, le mie orecchie ricominciarono improvvisamente a fischiare. La voce di Igor era ormai ovattata, i colori diventavano sempre più cupi e grigi, e un'arcana voce sussurrò alle mie orecchie...

- ... non da quando hai conosciuto lei.

Dovetti staccarmi da Igor per riprendermi completamente, ma fu quest'ultimo a farlo, scagliando un forte ceffone sulla mia faccia.

- Mi hai sentito? Eh?! Ti ho chiesto se mi hai sentito, stronzo! - urlò lui spingendomi indietro.

Per un momento rischiai di cascare per terra, ma fortunatamente tutto tornò alla normalità in un batter d'occhio e riuscii riprendere il controllo di me stesso, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso Igor.

- Non ho tempo da perdere con uno come te, chiaro? - asserii con tono incazzato - Io torno dagli altri, sei ancora in tempo per venire con me e risolverla con le buone. Altrimenti... ti abbandono qui, e la facciamo finita in fretta.

Lui restò silenzioso, continuando tuttavia ad osservarmi profondamente nei miei castani occhi. Voleva dire qualcosa, ma era chiaro che stesse cercando di contenersi.

Data la mancanza di una risposta, non considerando i suoi costanti e profondi respiri che faceva osservando le ferite nel suo braccio sinistro, di cui lui stesso poteva essere l'artefice, mi allontanai presto dalla sua vista.

Mi diressi rapidamente verso le scale che mi avrebbero portato al piano inferiore, in modo tale da raggiungere la palestra, dove si sarebbe tenuta la formazione della squadra di rugby della scuola e dove si trovavano già Amelie e tutti gli altri.

Scesi il primo gradino ma, ancora leggermente intimorito da Igor, mi voltai lentamente indietro e notai che lui si trovava ancora lì, nella medesima posizione di prima.

- Mi abbandoni qui, Jacob. - affermò lui non appena incrociai il suo sguardo - Già. Proprio come hai abbandonato Henry, da quando tu e Sarah, da piccoli, vi siete... uniti, oserei dire.

Quella sua ultima frase mi urtò particolarmente, così, al solo sentir nominare il nome di Sarah, mi diressi a passo veloce e pesante verso di lui, stringendo entrambi i miei pugni.

- Come sai? Come cazzo fai tu a sapere di me e Sarah?! - delirai al solo ricordo della sera in cui e quest'ultima, quando eravamo ancora dei bambini di appena dieci anni, ci eravamo dati il nostro primo, affettuoso, bacio.

- "Come sai? Oddio, come diamine è possibile che tu sai di quando io e Sarah abbiamo assaggiato le nostre labbra e lingue, quando eravamo ancora dei dolci, insignificanti e spregevoli bambini del cazzo?!". Vedi, Jacob... io so tutto. E con tutto... intendo proprio, davvero, tutto.

- Chiamala di nuovo così, e non ti finirà per niente bene. - lo avvisai.

- Ops, ho per caso incluso anche Sarah? Errore mio, perdonami. Non mi permetterei mai di offendere una ragazza così brava e superba come lei. Già, perché lei, differenza tua, Jacob... è onesta. È ragionevole. È una ragazza di buon senso, che tiene davvero ai suoi amici. Io l'ho conosciuta bene! E sopratutto... non è una bugiarda che non fa altro che sfruttare le persone a proprio vantaggio, al contrario dello stronzo che si trova davanti ai miei occhi.

Dopo aver ormai perso la pazienza, altamente irritato e urtato dalle sue critiche parole che stavano ferendo il mio animo, sollevai il braccio destro e caricai nuovamente il pugno, per poi scagliarlo verso la sua faccia.

Ma Igor, che ormai aveva dimostrato la sua reale forza, dopo essere riuscito a fregarmi sulla sua apparente e finta debolezza, riuscì prontamente a bloccarmi, come se sapesse già la maniera in cui l'avrei colpito, e ricambiò immediatamente il favore sferrando un violento pugno sulla mia di faccia.

- Cosa c'è, sei già stanco? - mi sfidò Igor afferrandomi per i capelli e scagliando altri due pugni sul mio stomaco.

Il dolore era troppo forte, così tanto da impedirmi di rispondergli.

Come conseguenza del mio silenzio, non ancora soddisfatto, Igor colpì violentemente il mio naso, facendomi collassare a terra una volta per tutte.

- Argh... che delusione incredibile, Jacob Johnson! - esclamò lui - Henry non sarebbe proprio fiero di te, sappilo.

- C-Cazzo... e va bene, Igor. - mi rialzai lentamente da terra, seppur con grosse difficoltà - Avanti, è il momento di cambiare linguaggio. Visto che le parole non bastano... passiamo ai fatti. Non ci andrò piano, segnatelo bene in testa.

- Oh, sì... diamine, ci sarà da divertirsi. - sogghignò lui, dandomi la possibilità di rialzarmi e di riprendere fiato e caricando i suoi pugni - Adesso siamo soli, Jacob Johnson. Che lo spettacolo... abbia inizio.

Lo scontro tra me e Igor era ufficialmente iniziato.

Ma chi ne sarebbe uscito vittorioso?

Nessuno ne uscirà vittorioso.
.ottifnocs àricsu en onungO

- Avanti, Jacob. Offro a te la prima mossa. - mi incitò lui.

- Davvero cortese da parte tua. Accetto l'offerta con piacere, Igor.

Senza sprecare ulterior tempo, decisi la prima mossa da effettuare e tirai con grande impeto un calcio sul nervo della sua gamba sinistra, facendolo così crollare temporaneamente a terra.

Lui, però, grazie alla sua possente forza, riuscì immediatamente a rialzarsi e scagliò un celere montante sul mio mento, per poi afferrarmi e trasportandomi vicino al mio armadietto.

- Bella mossa, mi è piaciuta. - si congratulò sarcasticamente con me - Ma purtroppo non è abbastanza per buttarmi giù...

Mi posizionò apposta alla destra del mio armadietto e aprì con prepotenza lo sportello, facendo sì che esso sbattesse violentemente contro la mia testa.

Come prevedibile, quella forte botta mi destabilizzò e io riuscii a trovare, seppur a malapena, il solo sguardo di Igor.

Quest'ultimo, invece, mi buttò subito a terra, bloccando le mie braccia e impedendomi di reagire ai suoi continui colpi.

- Ascoltami attentamente, bello! E ammetti le tue fottute colpe. - esclamò lui afferandomi per il collo - Dimmi ora ciò che voglio, e le tue sofferenze finiranno.

- Mai! - riuscii nel tentativo di liberare il braccio destro e scagliai istantaneamente un pugno sulla sua faccia, nonostante mi trovavo ancora bloccato a terra - Neanche se dovessi ammazzarmi.

Lui si fermò, e avvicinò ancora di più il suo sguardo verso di me.

- Oh, ma è proprio quello l'intento. - sussurrò freddamente Igor, afferrando il mio braccio destro.

Si preparò a sferrare l'ennesimo pugno sulla mia faccia, ma, a causa dell'improvviso bruciore che si scatenò nella ferita del mio braccio destro, che mi ero provocato a Madrid, buttai un potente urlo di dolore.

Esso riuscì a bloccare Igor, e lui alzò subito la lunga manica, notando così il taglio e il sangue fuoriuscente da quest'ultimo.

- Merda, non ora... - imprecai sulla ferita.

- Come mai questo braccio è così ferito? - lo osservò Igor molto attentamente - Oh, aspetta... è forse questo il pentimento per ciò che hai fatto a Henry, sei anni fa?

Il suo arrogante pensiero pronunciato ad alta voce sul taglio che era presente nel mio braccio destro fu la goccia che fece traboccare il vaso, scatenando tutta l'ira che era dentro di me e facendomi perdere definitivamente il controllo.

- STAI ZITTO! - approffittai della sua distrazione per liberare il braccio sinistro e scagliare un altro pugno sulla sua faccia.

Dopo averlo stordito, lo buttai a terra al posto mio e misi il mio corpo sopra di lui, riuscendo così a bloccarlo temporaneamente e scagliando come un dannato una raffica consecutiva di colpi tutti dritti sulla sua faccia, uno dopo l'altro, urla dopo urla... sofferenza dopo sofferenza.

- Tu. - scagliai il primo pugno sulla sua faccia - Non sai. - ne scagliai altri due, uno più violento dell'altro - NIENTE! - e terminai schiacciando due pugni contemporaneamente, senza mostrare nessuna pietà.

Perché... perché tutta quella violenza immotivata?

Perché non riuscivo a capire?

Perché non ero capace di mettermi nei panni degli altri?

Il pavimento era tinto di rosso, bagnato del sangue mio e di Igor Bell.

Tuttavia, lui mostrò una grande resistenza ai miei colpi e si liberò, giungendo a schivare il mio ultimo pugno. Dopodiché, balzò immediatamente da terra e approffittò della mia posizione per lanciare un risonante calcio dritto nel mio stomaco, facendomi sputare un'elevata quantità di sangue sul pavimento ed emettere innumerevoli urla di continuo dolore.

- Ma guarda, ho trovato un punto debole! - esclamò lui, quasi come se fosse contento di ciò.

Mi sollevai a rilento da terra, e per mia fortuna lì vicino a noi era presente una sedia di legno, sulla quale potei appoggiarmi, ancora barcollante per i duri cazzotti di Igor.

- Vedo che allora... non ti sei ancora dimenticato di Henry. - continuò, lasciandosi scappare una fragorosa e odiosa risata - Sai, Jacob, da un codardo come te non mi sarei mai aspettato...

Ormai stanco del solo sentire raggiungere la sua voce nelle mie orecchie, abbassai lo sguardo, raccolsi la sedia e la scagliai velocemente contro di lui, stordendolo e facendolo barcollare, per poi assalirlo come un toro.

- ... e adesso taci, porca troia! - alla mia affermazione, la fragile sedia si spaccò sulla testa di Igor.

E finalmente, riuscii a fermarlo, seppur per un breve periodo di tempo, concedendomi così un attimo di pausa.

- Non sei neanche capace di affrontare un nemico con le tue stesse forze... e poi sarei io colui a trovarsi nel torto, quando dico che sei solo uno... stronzo, e insignicante codardo?

- Le mie stesse forze, dici... eh? - rivoltai lo sguardo verso di lui - E va bene, Igor. Sarai presto accontentato, aspetta solo che...

Nel momento meno opportuno di tutti... un telefono cominciò a squillare.

Drin, drin...

Drin, drin...

Drin, drin...

Quel frastornante suono proveniva dalla tasca destra dei miei jeans scuri.

Era il mio telefono.

Assicuratomi che Igor si trovasse ancora fermo nella stessa posizione di prima, estrassi il telefono dalla tasca, accesi il display, e notai una chiamata in arrivo.

{Amelie Johnson}

Chiamata in arrivo...

Accetta chiamata < - - > Rifiuta chiamata
12:15

Era mia sorella.

- Dannazione... perché adesso? - mormorai osservando il display del telefono.

- Avanti, Jacob. Fai pure con comodo... dammi giusto il tempo di riprendermi. Credo che ti concederò... un minuto. Sì, sì, sarà sufficiente. - disse Igor con voce secca - Un solo minuto.

Un solo minuto...
.ativ aut al eslovarts ehc olleuq emoc oirporp ...

Non facendo comunque troppo caso alla sue parole, scorsi il dito verso la sinistra dello schermo e risposi ad Amelie.

- Ehilà, Amelie...

- Jacob! Cristo Santo, sei vivo... non ci credevo neanche più, cazzo. - la sentii fare un sospiro di sollievo - Allora, dove diavolo ti sei cacciato?!

- Oh, ehm, io...

Lanciai rapidamente uno sguardo ad Igor, facendogli cenno di non profferire parola.

- Mi sono soltanto fermato a parlare con una persona. Stai pure serena, non è successo niente di...

- Merda! - strillò lei, rompendo il timpano del mio orecchio - Ti prego, fa' solo che non sia il fratello di merda dell'amica puttana di quella stronza...

- Sorellina, ecco.. potresti essere giusto un pelino più precisa?

- Scusami, è solo che... argh, lascia stare. - si allontanò per breve tempo dal telefono, urlando a Beatriz di recarsi da lei - Allora, stavo dicendo. Questa persona con cui ti sei fermato a parlare... è il fratello della nuova amica di Sarah? Cioè, come diavolo si chiamava... Hilary?

- No. Cioè, forse, ma... umpf, fanculo. - imprecai.

In un primo momento voletti mentirle. Ma no... no.

Non di nuovo.

- Sì, è proprio lui. Il fratello di Hilary... Igor.

- Jacob, è tutto okay? - chiese lei preoccupata, col tono di voce che cominciò a mutare.

- Beh, sì, più o meno. Abbiamo, ecco... avuto una breve discussione, seppur accesa, ma dovrebbe essersi già risolto tutto.

- Porca troia, Jacob! Riesci a passare un singolo giorno della tua vita senza creare casini, oppure... che ne so, mantenendo la fottuta calma, magari una volta ogni tanto? - si lamentò sbuffando continuamente.

- Lo so, Amelie. Lo so, hai pienamente ragione, davvero, ma...

Tutt'a un tratto Igor alzò la mano destra per farsi notare, pur continuando a rimanere in silenzio. Allontanai dunque il telefono dal mio orecchio destro, in maniera tale da sentire cosa avesse da dire quel cazzone.

- Nervosa la ragazza, eh? - sghignazzò lui, entrando nell'aula che si trovava più vicina a noi e sedendosi sopra un banco vuoto.

- Taci. - sussurrai freddamente, avvicinando nuovamente il telefono al mio orecchio. - Amelie, stavo dicendo...

- Senti, fratello... mettiamo in secondo piano le cazzate, e passiamo piuttosto alle cose serie. - suggerì lei - Hilary e Igor. Quei due... sai già chi sono?

- Sì, ma... aspetta un attimo, chi è stato a dirti di loro?

- Dovrei fare anch'io la stessa domanda a te, ma visto che sono già abbastanza, direi... irritata, andiamo oltre. - evitò di farsi troppe domande - È stata Sarah a dirmi che si trattano dei cugini di Henry. Io inizialmente non riuscivo a crederci, però poi la sua, nuova, migliore amichetta del cazzo ha voluto autoregalarsi la soddisfazione di avere conosciuto Sarah, la quale penso di aver capito che le ha raccontato un po' di cose riguardanti il nostro particolare passato, e...

Le mie mani cominciarono a tremare quando compresi le ultime parole di Amelie, ma l'urto causato da un forte colpo sbattuto su un banco mi fece sobbalzare in aria.

- Ehilà, prince. Il tempo a disposizione è terminato da un bel pezzo. - mi fece notare Igor, indicando col dito l'orologio che si trovava dietro di me.

Prince... il soprannome col quale Sarah mi chiamava sempre, da quando eravamo diventati dei dolci e innocui fidanzatini, alla tenera età di soli nove anni.

Che Sarah avesse già spifferato tutto a Igor e Hilary? Ma proprio... tutto?

- Ehm... Amelie, adesso devo proprio andare, dammi solo un paio di minuti e sarò lì da voi. - cercai di staccare la chiamata e di tornare da Igor - Suppongo vi troviate ancora in palestra, è già terminata la formazione della squadra di rugby?

- Saranno Zach e Chris a darti la risposta, fratello. Sono partiti proprio qualche minuto fa alla tua ricerca, e credo che li vedrai presto. Cristo, eravamo così preoccupati per te...

- COSA?! ZACH E CHRIS... QUI, DA ME? STANNO VENENDO...

In aggiunta, Igor si trovava ancora insieme a me.

E lui, non mi avrebbe fatto andare via così tanto facilmente. Glielo si leggeva in quei scuri e castani occhi, che miravano i miei e che trasmettevano un mastodontico senso di odio e furore, il quale sarebbe stato molto arduo da abbattere... se non impossibile.

- Allora, risentire la tua sorellina è servito a qualcosa? - si alzò Igor dal banco, scrocchiando per bene le dita delle sue mani e dirigendosi verso di me.

- Igor... te ne devi andare. - ordinai, evitando di incrociare il suo sguardo.

- Io... me ne devo andare? Porca troia, amico... sei serio! - scoppiò a ridere, gesticolando con le mani - Tu non hai proprio capito un cazzo, Jacob. Se non ti ammazzo, io da qui non me ne vado.

Scattai verso di lui cogliendolo di sorpresa e lo afferrai per il collo, spingendolo poi sulla parete della classe.

- Stammi bene a sentire. Stammi a sentire, Igor. Primo punto: sei fortunato che siamo da soli e che tutti gli altri si trovino in palestra, per quella cazzo di formazione della squadra di rugby, altrimenti non ti troveresti neanche più qui. Secondo punto: nessuno qua ci deve lasciare le cuoia; né io, né tu. E ultimo punto, ma non meno importante: non chiamarmi "amico", stronzo. Siamo ancora in tempo per non far degenerare ancora di più la situazione e dirigerci da tutti gli altri, facendo finta che non sia successo niente di tutto questo. Allora? A te la scelta, Igor.

- Perché sei così spaventato? Perché hai... così tanta paura, Jacob? Dopotutto... stanno venendo qui i tuoi due amichetti, no? Zach e Chris, eh? Chris, Chris, Chris... ah, mi ricordo bene di lui. Porca troia, eccome se me ne ricordo. - mi fermò, facendomi staccare da lui.

Chris?

Igor conosceva Chris?

Com'era possibile... tutto ciò?

E subito dopo, accadde ciò che speravo non accadesse mai.

Qualcuno bussò alla porta dell'aula in cui ci trovavamo io e Igor, attraendo così la nostra più totale attenzione e facendo girare i nostri feroci sguardi di centottanta gradi.

Rirrovammo dietro di noi due figure maschili, che io conoscevo ormai bene.

Ebbene sì: Zach e Chris erano riusciti a trovarmi... inaspettatamente, in compagnia di Igor.

- Toc toc, Jacob. Niente intrusi, tranquillo, semplice pizza a domicilio! - fece il suo ingresso Chris, affiancato da Zach - Già, hai capito bene... qui davanti la scuola si era posizionato un venditore ambulante, piuttosto simpatico, e dato che stavo quasi per autosoffocarmi a causa della noiosa formazione della squadra di rugby ho pensato: "Ehi, perché non andare a cazzeggiare un po' fuori?". Zach mi ha tenuto compagnia, e mi ha anche proposto di prendere qualcosa per te. Già, anche lui sembra avere un cuore d'oro, seppur non sembri all'apparenza...

- Spiegagli la situazione al volo, o sarò io a farlo. - sussurrò Igor alle mie orecchie, afferrando il mio pugno destro e stringendolo sempre di più.

- Pssst, Zach! - continuò Chris - La prossima volta, dì ad Erik di essere leggermente più, ecco... immediato, okay? Hai detto che siete migliori amici. Magari lui imparerà la lezione, mentre noi riusciremo a tenere gli occhi spalancati. Miguel stava quasi per addormentarsi, pensa un po'... e si trovava persino di fianco a me! Perciò ne sono assolutamente sicuro...

- Chris... chiudi una volta per tutte quella fottuta bocca che ti ritrovi, e osserva lì in fondo. - lo fece finalmente zittire Zach, indicando me ed Igor con un cenno del capo - Non c'è solo Jacob, qui con noi.

Entrambi notarono immediatamente le nostre facce macchiate del nostro stesso sangue e si incamminarono verso la nostra direzione, mantenendo il passo lento.

- Jacob... cosa cazzo è successo? E chi diavolo è lui? - mi interrogò Zach, aprendo il braccio destro e impedendo a Chris di avvicinarsi a noi.

- Adesso ti dico subito chi diavolo sono. - fu l'ultima, fredda affermazione di Igor.

Quest'ultimo si staccò da me e si lanciò speditamente su Zach, ma io mi apprestai prontamente a fermarlo.

- No! No, lui non c'entra niente con Henry! - tentai di bloccarlo afferandolo per la spalla.

- Levati di torno, Jacob. - mormorò lui, spingendomi con forza indietro e facendomi cadere a terra.

Sapevo già cosa avrebbe fatto Zach. Lui era un testone, e mai si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da qualcuno.

- Avanti, non esitare. Dimostramelo pure. - lo sfidò Zach - Tu sei Igor, vero? Tua sorella Hilary ci ha parlato di te. Sei un testardo, uno a cui piace fare a pugni, e quei tuoi muscoli ne sono la testimonianza. Noi due ci assomigliamo, Igor, ma vedi... c'è solo una cosa che fa di noi delle persone differenti, sai? Io la lezioncina bella e buona l'ho imparata, mentre tu... tu hai proprio l'aria di essere uno stronzo arrogante e presuntuoso, che non ha alcuna ragione di fare tutto ciò...

- Chi ti ha detto che non ho delle buone ragioni che possano giustificare le mie azioni? CHI CAZZO È STATO A DIRTI CHE NON HO LE MIE RAGIONI, EH?! - sbraitò Igor contro di lui, sferrando un violento pugno sulla sua faccia e facendolo sbattere ripetutamente su due banchi che si trovavano vicino a Chris.

Chris afferrò Zach, il quale si trovava in uno stato di stordimento assoluto a causa dell'esagerata forza di Igor, e provò a calmare le acque, sussurrandomi però di prendere prima le distanze dal bestione.

- Igor, bello di papà, ascolta...

- Chris! Suo padre... penso sia lo zio di Henry. - gli bisbigliai.

- Cristo, adesso capisco perché dite che parlo troppo. - si automaledì Chris, imprecando pure a bassa voce - Okay, cambiamo soggetto. Igor, bello... ehi, ehi, ehi, aspetta un secondo. Mi stai dicendo che lui... lui è Igor Bell. I-Il... cugino di Henry?!

Annuii rimanendo in silenzio, distogliendo lo sguardo da lui e rivolgendolo verso il basso.

Ma all'improvviso, sentii il mio cuore battere. Batteva forte. Molto forte. Veloce. Molto veloce. Era incontrollabile. Non riusciva a fermarsi. Era...

Era come te, Jacob.
.erirep a e erirffos a otannadnoc e ottedelaM

Lui... si trova qui di fronte a me.

Lo vedo... riesco a vederlo, mentre metto nero su bianco in queste pagine.

Mi suggerisce di fermarmi.

Ma no. Io... io non posso... fermarmi.

Non lo conoscete ancora.

Non potete giudicarlo.

Dovete ancora conoscerlo... conoscerlo per davvero.

- Sì, Chris... sono proprio io, il cugino di Henry Bell. - rispose Igor al posto mio, digrignando per un breve momento i suoi denti.

- Ma tu... tu non sai neanche chi sono. - balbettò Chris, non riuscendo ad esprimere perfettamente ogni parola.

- Come sarebbe a dire? Dai, sù, Chris... non fare lo sciocco. Sono sicuro che tu ti ricordi di me, così come io mi ricordo di te. Dimmi... è stato bello baciare Sarah, quella sera?

Lo sguardo di Chris era perso nel vuoto, mentre le sue mani continuavano a tremare ininterrottamente. Era sconvolto dalle parole di Igor. Come faceva lui a sapere del bacio avvenuto tra Chris e Sarah, sott'obbligo di Henry?

Che lui e Hilary... fossero presenti al suo compleanno?

Cominciai a valutare l'effettiva possibilità di ciò, dunque feci mente locale e... pensai.

Pensavo, pensavo. Ma non ricordavo. Loro... non erano presenti, quella sera. O almeno... così pensavo io.

- Jacob, Chris... - ci richiamò Zach, una volta asciugatosi il sangue colante dal suo naso - ... mettiamo fine a questa scenata.

- Hai seriamente intenzione di fargli il culo, Zach? - dissi scoraggiato e senza speranze, riferendomi ad Igor - Io non mi sento più neanche le ossa, cazzo...

- Stai pure comodo, Jacob. Mi dedicherò prima a loro due, e poi... tornerò da te. - lanciò Igor la sfida a Zach e Chris, mettendosi in posizione di combattimento.

- Tu sei pazzo. - commentò Chris.

- Oh, ne sono pienamente consapevole. - ribattè Igor, avvicinando il passo verso loro due - Ma sono anche consapevole di non esserlo per natura, bensì... di esserlo diventato. Ed è tutta colpa vostra. Siete proprio voi gli artefici di tutto questo... e di ciò che io sono adesso.

Igor frugò con la mano nella tasca destra dei suoi jeans, alla disperata ricerca di qualcosa. Notai che aveva appena afferrato un oggetto, che dava quasi l'aria di essere una lama.

Estraette l'oggetto, e dalla sua tasca uscì fuori un coltellino affilato, molto affilato. Igor poteva avere solo una cosa in mente e, prima che avesse luogo un'immane tragedia, mi fiondai su di lui e lo bloccai.

- Se quella lama si sporca di sangue tu sei più morto che vivo, stronzo! - urlai alle sue orecchie da dietro di lui, mentre cercavo di rubargli il coltellino e di buttarlo via.

- Jacob, ti avevo detto di levarti di torno! - si girò lui verso di me, lanciandomi un forte calcio.

Zach non fece assolutamente finta di non vedere e, dato che ero riuscito a distrarre Igor, lui approffittò del momento per coglierlo di sorpresa.

- Questo è per la tua cazzata di prima! - l'afferrò per il braccio destro Zach, per poi sferrare un duro colpo sul suo stomaco, come conseguenza della sua pretendete azione.

Grazie a Zach, il coltellino scivolò dalle mani di Igor a terra e mi apprestai ad accapararmelo prima che lui lo scoprisse.

E come se la situazione non fosse già abbastanza caotica, dal telefono di Chris cominciò ad arrivare un'ondata di messaggi, uno dopo l'altro. Egli prese il telefono che aveva prima poggiato sopra un banco, posò la fetta di pizza che aveva in mano su di esso e sbloccò immediatamente lo schermo del cellulare.

- Ragazzi, è...

- Chi? Chi è, Chris?! - domandai impaziente e innervosito dal suo improvviso silenzio.

Il suo telefono, tutt'a un tratto, iniziò a squillare.

- È Amelie. - asserrì rivolgendo lo sguardo verso i miei occhi - È Amelie, è tua sorella, cazzo!

- E allora rispondile, non perdere altro tempo! - mandai l'ordine.

Nel mentre tenni a bada Igor, il quale si trovava ancora lievemente stremato dal violento colpo di Zach. Quest'ultimo, ovviamente, mi diede il maggior supporto possibile. Proprio come farebbe una squadra.

- A-Amelie? - balbettò Chris, rispondendo alla chiamata - Ascolta... sì, lo so, ma... aspetta... non abbiamo trovato solo... okay, va bene, mantieni la calma... non è quello, lascia che ti spieghi... e fammi parlare, Amelie, cazzo!

- Che succede? - domandammo allarmati io e Zach in coro.

- No, aspetta! Non muoverti da lì, veniamo noi da te... Amelie? Amelie, ci sei ancora? AMELIE!

Altamente preoccupato per le parole di Chris, lasciai Igor facendolo sbattere sul muro, mi diressi verso di lui e afferrai immediatamente il suo telefono.

Soltanto così avrei potuto sentire nuovamente la voce di mia sorella.

- Amelie, cosa c'è adesso? Amelie? Amelie Johnson, ci sei?! Porca troia, porca troia, porca troia! - la mia faccia divenne rossa per la feroce collera - Che cosa ti ha detto? Chris, che cosa cazzo ti ha detto?!

- Sta venendo. Amelie sta venendo qui da noi! - ammise, recuperando il suo telefono e riponendolo nella tasca.

- Cristo, no... non può trovarci qui con lui. - prese le giuste distanze Zach da Igor, riferendosi a quest'ultimo.

Girai continuamente per la stanza alla ricerca di una soluzione, in mezzo a mille pensieri che continuavano a tormentare la mia mente.

Non esiste più una soluzione per te.
.aiv eriggufs attaf ies al et e et a iznanid erpmes atavort è iS

- Amelie... Amelie sa già dove ci troviamo? Le avete detto qualcosa riguardo a tutto ciò? - chiesi ad entrambi, continuando a riflettere.

- No, o almeno... non penso. - affermò Chris.

- No. No, non lo sa. Ne sono sicuro, le avevamo detto soltanto che saremmo partiti alla ricerca di te, dato che non sapevamo neanche che tu ti trovassi qui, con... con quel cazzone di Igor. - mi tranquillizzò Zach.

- Bene, perfetto. C'è soltanto un opzione che possiamo seguire. Questo è il piano. Dunque... Zach, Chris. Raggiungete Amelie e tutti gli altri, adesso. Io terrò a bada questo pezzo di merda. O almeno, ci proverò... - esposi la mia idea.

Zach e Chris si lanciarono degli sguardi preoccupati, che lasciarono subito intuire la loro opposizione al mio piano.

- Jacob, tu non puoi occuparti di Igor. Non da solo. Sai già come finirà. - tentò Zach di convincermi ad andare con loro.

- Zach, non mi interessa. Se verrò con voi, Igor ci perseguiterà. È me che vuole, perciò... sarà presto accontentato.

- Amico... - si unì Chris - ... hai già avuto modo di vedere Igor in azione. È un fottuto bestione, quello lì.

Non appena nominammo il suo nome, Igor si rialzò da terra ed emanò un rumoroso fischio, con il lecito scopo di attirare la mia attenzione.

- Sù, ragazzi. Non vorrete mica negare a Jacob il suo momento eroico e le sue... manie di protagonismo. Dico bene, eh? - affermò lui, lanciando uno sguardo al coltellino di sua proprietà che si trovava ancora nelle mie mani.

- Allora è così che la metti, Igor... ragazzi, andatevene. Uscite dall'aula, ora.

Dopo aver mandato a Chris e Zach l'ordine, loro si avvicinarono alla porta ma non erano ancora pienamente convinti di seguire il mio piano.

- Jacob, possiamo ancora...

- Vi ho detto di raggiungere mia sorella, adesso! - non feci neanche terminare la frase a Zach, urlando contro di lui.

- E va bene. Noi andiamo, ma tu... non metterci la pelle, Jacob. Sono stato chiaro?

Annuii silenziosamente senza profferire un'altra parola e loro due uscirono subito dall'aula, seguendo finalmente alla lettera i miei ordini e recandosi dunque da Amelie, la quale si trovava nella palestra della scuola assieme a tutti gli altri.

Igor, invece, con una certa aria di soddisfazione mista a fierezza, ammirò la mia particolare decisione e s'incamminò verso la mia direzione.

- Anche se sei un codardo, riesci a mostrare un po' di coraggio. Che ne dici di rivelare invece un po' di concretezza, Jacob? - mi stuzzicò Igor, spingendomi a dare il meglio di me.

- Mettimi alla prova, e sarai ben accontentato.

- Avanti, sono curioso. - lanciò lui l'ultima battuta, un istante prima del nostro nuovo scontro.

Mi sentivo pronto.

Pronto a batterlo.

Pronto a opporre resistenza.

Mi fiondai su di lui, pronto a colpirlo, ma Igor riuscì a bloccarmi senza nemmeno provare un minimo di fatica.

Mi diede una potentissima testata, sferrò un forte e rapido pugno sulla mia faccia e terminò con l'ennesima ginocchiata spinta sul mio stomaco.

- Abbiamo già finito? È davvero questo tutto ciò che avevi da dimostrarmi? - disse lui, provando un'amara delusione.

Non riuscii a rispondere a causa del troppo dolore, così lui mi afferrò per il collo della maglietta, aprì la porta dell'aula e mi trasportò fino al mio armadietto, luogo in cui decise di darmi il colpo di grazia, facendo sbattere lo sportello dello stesso armadietto dritto sulla mia faccia.

- Che cosa nascondi, Jacob?

- I-Io... non nascondo... non nascondo... nulla! - urlai rialzandomi da terra di pochi centimetri, ma presto bloccato e fatto crollare a terra da un calcio di Igor - Argh, cazzo... che... che cazzo di dolore...

- Lento e debole. Così sofferente... per così poco. Oltre che essere un dannato bugiardo. - mi rinfacciò lui.

Nonostante le grandi difficoltà, provai a rialzarmi di nuovo, ma continuavo a non riuscirci, finendo sempre per cadere a terra e non riuscendo nemmeno a sentire le mie ossa.

- È tutto inutile, Jacob. Sei stanco... sei finito. Allora, dato che ci tieni così tanto a prenderle... vuoi riprovare?

- Per te... p-per te tutto questo è solo un gioco, vero? - mormorai macchiando lo zaino che si trovava vicino a me del mio stesso sangue.

Igor si abbassò e frugò nelle tasche della mia giacca, e lì ritrovò il suo coltellino. Cominciai a pensare al peggio, ma, inaspettatamente, contro ogni mia aspettativa... lui si recò verso l'aula di prima, aprì la finestra e lanciò fuori la sua arma affilata, facendola arrivare chissà dove.

- Così adesso siamo pari. - commentò lui, mostrando un orgoglioso e irritante sorriso - Vedi, Jacob... io so. Lei mi ha già detto tutto.

- Igor... tu parli troppo.

Riuscii finalmente nel mio intento di rialzarmi in piedi, seppur continuando a traballare, e mi posizionai di fronte al suo sguardo.

- Sparisci. - sibilai, afferandolo per il collo e fermandolo grazie a un poderoso pugno scagliatogli in direzione della sua guancia sinistra.

- Non è abbastanza. - reagì lui, quasi come se i miei colpi non gli stessero facendo sentire nessun tipo di dolore - Io so più di quanto tu sappia... ammetti le tue colpe, e metteremo fine a questo scempio in men che non si dica.

Accecato dall'ira, non riuscii a fermarmi. Continuai a sferrare pugni, fino a quando Igor non schivò l'ultimo e mi afferrò per il braccio sinistro, riuscendo così a bloccarmi.

Dopo essere riuscito ad interrompermi definitivamente, continuando a restare incollato a me e a non lasciare la presa, iniziò improvvisamente a correre verso un gigantesco armadio di alluminio, proprio come si comporterebbe un lupo dando la caccia alla sua preda.

Una volta raggiunto, Igor si fermò davanti ad esso e mi tirò indietro. Iniziai a sentire tutta la forza che egli stava caricando nei suoi muscoli e, senza nemmeno darmi la possibilità di girare brevemente lo sguardo, lui mi fece sbattere prepontemente contro l'armadio, caricando il massimo della sua forza possibile e generando un grande baccano.

Fu così che le mie energie si esaurirono non riuscendo più a restare in piedi, crollando a terra e sputando insistentemente sangue, cosparso di ferite.

- Non ti piace parlare, Jacob?! Benissimo. Magari lo farà la tua cara sorellina. Un momento, come si chiamava? Oh, giusto... Amelie. Amelie Johnson... sarà molto grata di fare la mia conoscenza.

Igor non aveva alcuna intenzione di arrendersi e, avendo ormai compreso che non avrebbe ottenuto molto da me, si allontanò dandomi le spalle e dirigendosi verso le scale che avrebbero portato al piano inferiore, dove si sarebbe trovata ovviamente la palestra, occupata in quel momento da... tutti i membri della scuola.

- No! No... non osare neanche toccarla, figlio di puttana! - gli urlai contro, ma fu tutto inutile.

Lui si trovava ormai troppo lontano da me per sentirmi. Dopo quel momento di alta tensione e violenza eccessiva, finalmente dominava il silenzio.

Sarei rimasto lì fermo e disteso a terra per ore, anche se in realtà, dentro, stavo soffrendo sempre di più. I molteplici colpi di Igor mi avevano ormai steso quasi definitivamente, riuscivo a malapena ad allungare le braccia e a muovere le dita delle mie mani.

Ma non potevo lasciare che quel bestione di Igor raggiungesse Amelie e gli altri. Non potevo abbandonare i miei amici al loro destino, considerando inoltre che non sapevo cos'avesse davvero in mente Igor e che c'era da aspettarsi di tutto da una persona così squilibrata come lui.

Perciò, decisi di rialzarmi, seppur a stento, ma ci riuscii. Mi trovavo da solo, e finalmente non c'era nessuno lì con me che potesse fermarmi o prendermi continuamente a cazzotti, senza alcuna pietà.

Mi diressi anch'io verso le scale. Le scesi lentamente, tenendomi appoggiato allo scorrimano, a causa del forte dolore fisico che si stava scatenando in me, e continuai a non vedere nessuno.

Dovevo agire con prudenza, razionalmente.

Decisi allora di percorrere la strada più lunga, raggiungendo la porta dedicata all'uscita di emergenza ed assicurandomi così di non avere alcuna possibilità di incontrare nuovamente Igor.

Non potevo permettermi di incrociare il suo sguardo. Non di nuovo.

Erano già passati circa cinque minuti, ed io mi trovavo finalmente nella parte esterna dell'istituto.

La palestra non era molto lontana, l'avrei raggiunta in altri cinque minuti... se solo avessi avuto la possibilità di camminare senza difficoltà.

Il dolore stava continuando a divorarmi e, nel momento in cui mi trovavo vicino alla palestra e riuscivo a mirarla con gli occhi, a questo si aggiunsero anche loro.

Le voci.

Il loro improvviso ritorno iniziò a torturare la mia mente, rendeno ancora più lento il mio passo.

- Fermati, Jacob... fermati.

- Non... posso... fermarmi. - sussultai, inciampando su una crepa che si ritrovava davanti a me.

- Noi riusciremo a convincerti a fermarti... grazie a lui. Ti manca davvero tanto Henry... vero?

Alzai lo sguardo verso il cielo, il quale era tinto di uno strano colore che sapeva di un particolare misto tra i colori azzurro e grigio, e socchiusi gli occhi, sussurrando il suo nome.

- Henry. Henry, Henry, Henry... Henry.

E ben presto, la sua voce riecheggiò nella mia mente.

- Jacob... sono qui. Ho sentito che mi hai chiamato. Hai bisogno di me?

- Ti prego, Henry... aiutami. Aiutami ad uscire da quest'inferno. Aiutami a trovare una via d'uscita. Salvami da me stesso.

- Entra, Jacob. - suggerì lui - Vai dagli altri. Raggiungi Amelie, e difendila da mio cugino. Ma sopratutto... difendila da te stesso.

Riaprii celermente gli occhi, e cercai una spiegazione alle sue parole.

Ma la sua voce si volatizzò, non permettendomi neanche di chiedere delle risposte alle domande che turbavano la mia mente.

Notai dal display del telefono che erano passati altri dieci minuti, così mi diressi velocemente verso la palestra, nella maniera più rapida possibile.

Non c'era tempo da perdere.

Iniziai a correre, intimorito da cosa Igor potesse fare ad Amelie, e, appena giunsi davanti alla porta d'ingresso, mi catapultai con forza su di essa spingendola con la spalla e mi ritrovai subito all'interno della stanza.

Nell'esatto momento in cui misi piede nella palestra, senza ancora guardarmi attorno e non facendo caso all'ambiente generale circostante, richiamai il nome di mia sorella col cuore che batteva ad una velocità impressionante, tanto era il mio allarmismo.

- Amelie! AMELIE!

Ma poi mi guardai intorno, e... non c'era nessuno.

La palestra era vuota.

Era presente solo il silenzio più assoluto.

- Merda, no... no, no, no, così non va... CAZZO! - urlai a me stesso.

La mia voce vacheggiava per l'intera stanza, ma io ero l'unico a sentirla.

Ero solo.

Mi gettai in ginocchio, ormai arreso, e scagliai un pugno contro il pavimento.

- Amelie... perdonami. Sto arrivando, sorellina. Sto venendo da te. - feci un profondo respiro e mi alzai, sistemando la mia giacca e indietreggiando.

Non era il momento di arrendersi... non potevo permettermelo. Potevo ancora essere in tempo per raggiungere mia sorella, ma avrei dovuto sbrigarmi.

Restare lì buttato per terra non mi avrebbe portato a niente, se non al fallimento più totale.

Mi feci quindi coraggio. Accesi nuovamente il display del telefono, ed osservai che erano le 12:55. L'ultimo suono della campana sarebbe avvenuto alle 13:15, orario dopo il quale saremmo stati liberi di tornare a casa.

Sì, ero ancora in tempo per agire.

Potevo ancora fare qualcosa.

Quindi, mi recai in fretta verso la porta dalla quale ero entrato nella palestra per uscire da quest'ultima, mantenendo comunque alta la calma e la determinazione.

Mi apprestai a poggiare la mia mano sulla maniglia della porta e mi guardai intorno per assicurarmi che, in quel momento, mi trovassi davvero da solo.

Dopo che mi accertai di ciò, rivolsi di nuovo lo sguardo verso la porta e girai la maniglia, ma nell'istante in cui lo feci...

Loro ti stanno dando la caccia.
.eifnirg orol ellad eriggufs ioup noN

... qualcuno spinse con un calcio la porta dall'altro lato ed essa sbattè automaticamente su di me, facendomi ricevere così una potentissima batosta nella faccia.

Di conseguenza, dopo essere cascato a terra, intravidi una figura alta e muscolosa porsi davanti a me, che camminava verso la mia direzione.

- Oh! Eccoti qui, Jacob...

Da quei capelli rossi come il fuoco e gli oscuri occhi castani come i miei, riuscii ad identificare la sua identità. E purtroppo... compresi che non ero ancora riuscito a sfuggirgli.

- Tu... - sussultai - ... tu, di nuovo. Igor...

- Sì, sono proprio io. Hai sentito la mia mancanza? Sai, ho girovagato per l'intera fottuta scuola, ma non ho trovato nessuno. Così mi sono diretto qua, nella speranza di trovare mia sorella, Hilary, nel caso in cui il tuo improducente cervello da quattro soldi non fosse arrivato ancora a comprenderlo, ma... vedo che qui dentro siamo solo noi due. Da soli... di nuovo.

Lo fulminai con lo sguardo e provai a non dare peso alle sue parole, ma era impossibile.

Tuttavia, stavolta riuscii a contenermi, non andandogli incontro e allontanandomi da lui, dirigendomi verso un ulteriore porta d'uscita. Dovevo fare tutto il possibile pur di non essere nuovamente calpestato dalle sue possenti e violente mani.

- Ma come, vai già via? - mi richiamò lui, sbuffando e muovendo due singoli passi in avanti.

- Sappilo, Igor... - gli risposi girandomi verso di lui - ... sei il più grande figlio di puttana con cui io abbia mai avuto a che fare in vita mia.

- Ah... beh, per me è un onore. Ma ricorda una cosa, Jacob... non c'è vita, se non c'è caos. - ribatté Igor.

E lui, anzi... la sua voce ritornò.

- Jacob... sono di nuovo io, Henry. Se mi senti... scappa. Scappa da Igor... affrontarlo è inutile. Scappa... scappa.

- I-Io... io devo trovare Amelie. - riferii a Igor, girandomi verso la direzione opposta e riprendendo il passo.

- Jacob... dimmi la verità.

Con quella sola affermazione, lui riuscì a bloccarmi, nonostante ci trovassimo ognuno lontano dall'altro, quasi come se fosse in grado di manipolare la mia mente.

- Perché hai paura? Che cosa temi che io possa scoprire da tua sorella? - domandò Igor.

La mia mente risalì a quel momento. Quella sera... in cui Henry decise di levarsi la vita, davanti ai miei occhi.

Ma sopratutto... mi ricordai della bugia fatta ad Amelie. Dopo sei anni, lei non sapeva ancora la verità. Non sapeva che, pochi istanti prima di buttarsi dal balcone della sua cameretta, Henry si trovava con me.

E non potevo permettere che Igor scoprisse ciò, con la paura che Sarah potesse avere già spifferato tutto sia a lui che a Hilary.

- Dimmi la verità, Jacob. - ordinò Igor - Avanti... dimmela e basta.

Cos'era giusto fare?

Avrei dovuto affrontarlo di nuovo?

Ma la voce di Henry continuava ad insistere, suggerendomi di fuggire.

- Corri, Jacob... corri, corri, corri. - ripetè la sua spettrale voce, e mi subordinai ad essa.

Me la diedi a gambe levate, correndo verso la seconda porta d'uscita. Tuttavia, Igor non me l'avrebbe fatta passare liscia così tanto facilmente.

Mentre correvo, precipitandomi verso l'uscita della palestra, sentivo i suoi veloci e pesanti passi calpestare il pavimento. Lui era più veloce di me, e il rumore dei suoi passi era sempre più forte e più vicino.

Tuttavia, riuscii a salvarmi giusto per un paio di secondi, arrivando all'uscita e chiudendo la porta in faccia ad Igor, per poterlo così fare rallentare e recuperare qualche secondo aggiuntivo in modo tale da raggiungere gli altri senza avere quel bestione addosso.

Correvo, correvo, ma ancora non vedevo nessuno. Sembravano essere tutti spariti, abbandonandomi al mio stesso destino e lasciandomi solo con il feroce cugino di Henry. Neanche della sua cugina, Hilary, c'era ormai traccia. Come non c'era segno di vita nemmeno di Sarah... proprio come negli ultimi anni trascorsi.

Ma finalmente, dopo circa cinque intensi minuti passati a sfuggire da Igor mentre il mio stanco cuore continuava a battere, come se stesse per esplodere ed uscire dal mio stesso corpo, ero forse riuscito ad arrivare a destinazione.

Mi fermai momentaneamente per riprendere fiato, feci un profondo respiro e intravidi una folla di persone situata proprio nell'atrio della scuola, già pronte per ritornare ognuna nelle proprie case, che non attendevano altro che il famosissimo suono della... campana.

Bell, Bell, Bell...

Come una campana, noi Bell bombarderemo la tua mente.

Din, don, dan...

Dan, don, din...

Vivi, vivi, vivi...

E sottomettiti al...

Caos, caos, caos.

Maledizione... stanno di nuovo tormentando la mia mente.

Ferme, ferme... fermate le campane.

Non riesco a continuare a... scrivere... zitte... ferme... FERME!

Si sono fermate?

Sì... finalmente si sono fermate.

La mano non trema più.

Posso continuare a... scrivere.

Mi avvicinai a loro e decisi di urlare il nome di mia sorella. Ero ormai molto vicino alle loro, ma tutti erano girati nella direzione opposta alla mia.

Tuttavia,nel momento in cui stavo per alzare il braccio a mò di richiamo... qualcuno mi afferrò per i capelli e mi portò con lui verso un muretto che si trovava nelle vicinanze.

Alzai lo sguardo ed era sempre lui, Igor. Anche se sembrava finalmente fatta, lui riuscì a catturarmi e a prendermi alla sprovvista.

- Credevi che te l'avrei fatta passare franca, Jacob?

- Igor, ascolta. Parliamone...

Egli mi tappò la bocca e, dopo essersi assicurato che noi due ci trovassimo nascosti da tutti gli altri, afferrò il mio collo e lo strinse fortemente con le sue mani d'acciaio, impedendomi così di respirare adeguatamente.

- Cosa c'è, adesso non riesci più a parlare? Non fai più lo scaltro ora, eh?! - urlò alle mie orecchie, mentre le sue mani stringevano sempre di più il mio collo.

Provai a divincolarmi, ma le forze mi stavano lentamente abbandonando. Non riuscivo a respirare, come non riuscivo nemmeno a muovere un singolo muscolo del mio corpo. I miei occhi cominciarono a lacrime, la vista si faceva sempre più offuscata e sentivo la mia faccia andare a fuoco.

- Lascia che ti racconti un particolare della mia assurda vita, Jacob. - continuò Igor a parlare, mentre provavo ad alzare la voce, seppur sapevo che i miei sforzi erano totalmente vani - Quando ho saputo della morte di Henry... ero disperato. Volevo solo urlare, distruggere qualunque cosa si trovasse davanti alla mia vista e non riuscivo ad accettare la realtà dei fatti. Ricordo che, un giorno... afferrai un coltello, lo avvicinai alle vene del mio avambraccio sinistro, e... in questo modo, tutto sarebbe finito. Tutto sarebbe fottutamente finito, cazzo! - cominciò a scorrere dai suoi occhi una fontana di lacrime - Avrei finalmente trovato la pace. Ma poi, nel momento in cui la lama stava per affondare nella mia pelle... mia sorella Hilary riuscì a fermarmi, e mi fece comprendere che non ne sarebbe valsa la pena. Era così spaventata, così angosciata... e come puoi ben vedere, anche noi due abbiamo un cuore. È solo grazie a lei se adesso io sono ancora vivo.

La luce del sole si affievoliva sempre di più e il cielo era sempre più scuro. Mi risultava difficile persino centrare col solo sguardo la faccia di Igor, il quale sembrava volesse farmi fuori sul momento.

- Da quel giorno, decisi di partire alla ricerca di risposte. - continuò lui a raccontare il suo tormentoso passato - Io... volevo solo essere felice. Vivere una vita allegra, colma di gioie e letizia. Ma tu, Jacob... tu hai dovuto mandare tutto a puttane. Hai distrutto la mia vita. Hai distrutto la nostra vita! - mi spinse ancora verso il muro, continuando a tenere le sue mani strette e incollate sul mio collo - Sarah, colei di cui da bambino eri follemente innamorato, aveva ragione su di te. Tu... tu sei solo un mostro. E come tale, meriti l'estinzione. Io...

La sua voce diventava via via sempre più ovattata, ma riuscivo comunque a comprendere le sue parole. La violenza di Igor, forse, non era poi così immotivata.

Aveva vissuto un passato drammatico, influenzato sopratutto dalla morte di Henry, e senza Hilary non sarebbe riuscito ad andare avanti.

E se io... fossi come lui?

Se io non avessi avuto Amelie al mio fianco... chi sarebbe rimasto? Chi?

In fondo, forse, io e Igor eravamo simili. Con la sola differenza che lui... lui non aveva colpe. Non aveva fatto niente per meritarsi tutta quella sofferenza.

Io, invece... non riuscivo ancora a comprendere se fossi io stesso l'artefice del mio caos, o se in realtà fosse stata la vita a farmi questo brutale scherzo.

Sembrava che ormai tutto fosse finito. Che la mia vita fosse terminata. I battiti del mio cuore andavano a rallentarsi sempre di più, fino a quando si sarebbero interrotti per sempre.

Ma poi... delle urlanti voci, che non riuscivo a sentire ampiamente, si sovrapponerono a quella di Igor, procurandomi un filo di speranza, attraverso il quale riuscii finalmente ad intravedere la salvezza.

- Mollalo! Ehi, ehi, ehi! Ti ho detto di mollarlo, figlio di puttana!

Una figura comparve da dietro le spalle di Igor, lo afferrò per il capelli, proprio come lui aveva fatto poco prima con me, e lo fece scaraventare a terra, grazie a un deciso pugno scagliatogli in piena faccia.

Aveva dei capelli mori, molto scuri, proprio come i miei, che per poco non oscuravano completamente i suoi occhi verde smeraldo.

- È brutto quando sei tu a subire, eh? - gli ringhiò, abbassandosi vicino a lui e afferrandolo per il collo della maglietta.

Sembrava fosse in procinto di farlo fuori, ma dopo un singolo istante staccò la sua presa e lo fece sbattere nuovamente a terra. Dopo essersi calmato, chiamò il nome di Beatriz e Carmen e si avvicinò a me, poggiando una mano sulla mia spalla.

- Stai bene, Jacob? Cazzo, un altro secondo in più e ci avresti lasciato la pelle. Sei completamente sfinito... guarda quanto sangue. Troppo. Avanti, vieni qui. Appoggiati su di me. - afferrò il mio braccio destro e lo posò sulla sua spalla - Sì, così, sì. Bravissimo, Jacob. E ora... ti porto da tua sorella.

Alzai lievemente lo sguardo e scorsi la sua faccia, la quale dava l'aria di essere molto preoccupata a causa delle mie disastrose condizioni, e la vista iniziò a diventare sempre più chiara.

- Sei tu? M... Miguel, sei tu? - sibilai mostrando un'espressione sorpresa - Il vecchio amico di... Beatriz e...

- ... e Carmen. - terminò lui la frase al posto mio, notando la mia eccessiva stanchezza - Già, sono proprio io. Oh, laggiù c'è qualcuno. Quel ragazzo biondo... come si chiama?

Alzai la testa e cercai con lo sguardo quel ragazzo biondo di cui parlava Miguel, e capii subito la persona a cui lui si stava riferendo.

- Lui è... Erik. Sì, dev'essere lui... - risposi a fatica, dilaniato ancora dal considerevole bruciore delle ferite procuratemi da Igor.

- Okay, okay. Adesso... fai un bel respiro, Jacob. - cercò lui di prendersi cura di me, trasportandomi contemporaneamente dagli altri - Erik! Erik, è qui con me! Dille ad Amelie che Jacob...

- Non così in fretta. - fece nuovamente irruzione la voce di Igor, la quale proveniva da dietro le nostre spalle.

Nemmeno la forza di Miguel era riuscito a contrastarlo una volta per tutte, ma sicuramente non l'avrebbe fatto vincere.

Subito dopo aver udito la sua voce, Miguel si girò indietro e lo colpì a sorpresa, sbarazzandosi immediatamente di lui.

- E lascialo in pace, stronzo! - ruggì Miguel contro Igor, dovendo staccarsi da me.

- ... e stavolta vedi di stare giù, cazzo... - aggiunsi, fissandolo aggressivamente negli occhi.

La folla di persone che prima avevo intravisto venne attirata dall'urlo di Miguel, e presto tutti si diressero verso la nostra direzione. Questa era guidata soprattutto da due persone, un ragazzo e una ragazza.

Proprio questi ultimi, mentre correvano verso di noi, cercarono allo stesso momento di tenere sotto controllo l'agitata massa di ragazzi che li seguivano a pari passo, seppur fare ciò non era poi, comprensibilmente, una cosa così semplice da compiere.

- Jacob! - gridò la ragazza.

- Amelie...? Sei tu? - mugugnai osservandola attentamente - Amelie!

Sì... era lei.

Finalmente avevo ritrovato mia sorella, ed ero riuscito a non farla mettere in pericolo da Igor.

- È da un'ora che ti cerco, Jacob. Mi stavi facendo morire per la preoccupazione, cazzo... - si fiondò su di me, abbracciandomi e scoppiando in lacrime.

- Sono qui, sorellina, sono qui. - la accolsi tra le mie braccia - Temevo di non ritrovarti più... è stata tutta colpa di quel cazzone, Igor. Se sono ridotto così, è tutto dovuto a lui... stagli lontana, Amelie. Mi hai capito, sorellina? Stagli... lontana.

Mentre ero occupato a tranquillizzare Amelie, notai che intorno a noi c'erano ormai tutti: Beatriz, Carmen, Zach, Chris, Erik, Miguel, Sarah, Hilary.

- Jacob, eccoti! - urlarono tutti in coro... eccetto Sarah e Hilary.

- Eravamo così preoccupati che ti fosse, ecco... successo qualcosa. - si avvicinò a me Beatriz, mostrando la sua solita dolcezza.

- Okay, ma adesso... pretendo di avere una fottuta spiegazione, dopo essere stata un'ora, e ripeto, un'ora intera, a consolare Amelie. - s'immischiò Carmen, la quale venne però presto interrotta da Beatriz che le diede un colpetto sulla spalla.

- Beh, sì... penso che tutti voi meritiate una spiegazione a tutto ciò. - annunciai di fronte al gruppo.

Sarah e Hilary, che stavano ancora continuando a mantenere una certa distanza da tutti noi, ebbero finalmente la volontà di avvicinarsi a me e di scoprire qualcosa di più sull'accaduto.

- Jacob, so che forse non vorrai parlare con me, ma... è forse successo qualcosa con il fratello di Hilary? - bisbigliò Sarah, aspettando che tutti gli altri si distraessero per un breve momento.

- Hai una gran faccia tosta a presentarti di fronte a me, specialmente adesso che mi ritrovo ridotto in queste aberranti condizioni, dopo... dopo quello che mi hai fatto. O meglio, dopo quello che ci hai fatto. - le replicai senza peli sulla lingua.

L'espressione di Sarah mutò completamente, a causa del forte imbarazzo che ero riuscito a provocarle con quella sola e semplice affermazione.

Ma Hilary non esitò a fare subito irruzione nella nostra conversazione, riuscendo a salvare Sarah da quella situazione che ai suoi occhi poteva apparire abbastanza sgradevole.

- Sentite, non ho voglia di immischiarmi nella complessa e intricata storia del vostro passato, voglio solo sapere dove si trova mio fratello. - si impose Hilary di fronte a me, facendo spostare Sarah e fissandomi negli occhi con sguardo minaccioso - Allora, Jacob? Dov'è Igor? Dimmi cosa cazzo gli hai fatto, stronzo!

- Non gli ho fatto niente, non voglio più avere niente a che fare con lui e non ho nessuna fottuta colpa. Chiaro? - mi opposi a lei, irritato per la sua incomprensione - Cazzo... guardami! Come fai a pensare che sia stato io quello a fargli qualcosa? Piuttosto, non pensi sia accaduto l'esatto contrario?

Incomprensioni... proprio come quella di Sarah, durante quella sera. Colei che era convinta che io fossi stato l'effettivo artefice della morte di Henry.

- E va bene... ti credo. - si arrese immediatamente lei, afferrando la mano sinistra di Sarah - Ma se dovessi scoprire che gli è stato toccato anche solo un singolo e minuscolo capello... considerati pure un uomo morto, Jacob Johnson.

La lasciai perdere, non dando alcun peso alle sue arroganti parole, e mi allontanai da entrambe. Nessuna di loro due meritava di ricevere un minimo d'importanza da parte mia, perciò ritornai dagli altri e provai a spiegare loro tutto il casino che era successo con Igor, includendo ogni minimo dettaglio.

Proprio come sto facendo con voi, miei cari ascoltatori.

Raccontare ogni cosa... nei minimi dettagli.

- ... insomma, direi che mi ha fatto a pezzi. - conclusi in breve il mio racconto.

- Beh, io direi invece che ti ha fatto proprio il culo, amico mio. - dovette ironizzare Chris come al solito, tanto per rompere la serietà del momento.

- Chris, ma che cazzo! - lo rimproverò Amelie, roteando gli occhi.

Beatriz, passando in mezzo a tutti gli altri, si recò a passo lento da me ed osservò per un breve attimo la folla circostante.

- Jacob... dovrei chiederti una cosa.

- Oh, beh... va bene, Beatriz. Dimmi pure, solo... spostiamoci un attimo, che ne dici?

- Sì! - esclamò lei sobbalzando improvvisamente in aria - Sì, sì. Certo...

- Fammi indovinare: è successo qualcosa con Miguel.

- Con lui? No! Macché, lui... lui non c'entra in questo momento. In realtà... volevo chiederti di quello strano uomo. Il padre del tuo vecchio migliore amico, se ricordo bene.

Mi voltai lentamente verso la porta d'ingresso della scuola, intimorito dal fatto che i miei occhi potessero trovare di nuovo lui... ma così non fu.

- N-Nicholas? - sussultai rabbrividendo - Parli di Nicholas Bell, credo.

- Esatto, proprio lui. - confermò lei - Jacob, ehi... va tutto bene? Stai tremando come una foglia...

Travolto dal ricordo del particolare viaggio a Madrid, abbassai lo sguardo e lo rivolsi verso il mio braccio destro, in cui era ancora possibile intravedere la misteriosa ferita con la quale mi ero risvegliato nella camera d'albergo circa un mese prima e che iniziò a rabbridire in una maniera davvero anomala.

- Non lo so. Non so se va tutto bene, Beatriz. So solo che lui si trova dappertutto. È ovunque. È ovunque, cazzo.

- Jacob, stai... stai sospettando di Nicholas? - domandò lei.

- Non proprio, ma...

A un tratto, mentre stavo per rispondere a Beatriz, venni fermato da una squillante e urlante voce, la quale, ogni secondo che passava, sembrava essere sempre più vicina.

- JACOB JOHNSON!

Tutti si girarono verso la direzione da cui proveniva la voce, e non esitarono a notare una grande e robusta persona avvicinarsi a tutti noi.

- No, non tu di nuovo. - mormorai mettendomi in prima fila davanti agli altri.

Ma Hilary, non appena riconobbe quella figura, mi strattonò con prepotenza e corse verso quella alzando i suoi arti superiori, pronta ad accoglierlo calorosamente tra le sue braccia.

- Fratello...? Sei tu? Sì, sei tu! IGOR! - urlò lei, precipitandosi verso di lui.

Igor non si era ancora arreso, e... stava venendo lì per me.

- Hilary! Hilary, fai a pezzi quel figlio di puttana! - le ordinò lui, continuando a camminare a passo pesante.

Sua sorella riuscì finalmente a raggiungerlo e provò a bloccarlo, avvicinandosi a lui e stampando un dolce bacio sulla sua guancia sinistra.

Nonostante il loro irritante comportamento... quei due provavano un sacco di amore fraterno l'uno per l'altra. Avrebbero dato entrambi tutta la loro anima per il loro bene... proprio come avremmo fatto io e mia sorella.

- Fermati, Igor. Calmati, calmati... - accarezzò Hilary la faccia di suo fratello - Non c'è n'è bisogno, okay? Ricorda cosa ci ha detto papà. Usare la violenza, solo se...

- In questi casi la violenza si può usare, Hilary, e non puoi lasciare a quel... pezzo di merda, la possibilità di farla franca. Lo sai anche tu cosa ha fatto, sorella...

- Sì, è vero. - sussurrò alle sue orecchie per non farsi sentire dagli altri, ma mi avvicinai ancora di più appositamente a loro - Quello stronzo merita di morire, lo so, cazzo. Ma non possiamo permettercelo, Igor. Non qui.

Hilary si girò rapidamente verso Sarah, facendole cenno col solo sguardo e chiedendo aiuto, ma Igor cominciò a perdere la pazienza e spinse sua sorella lontano da lui, progredendo il suo cammino verso di me.

- Igor, non fare il coglione, e... lascialo stare. - decise Sarah di posizionarsi di fronte a lui, pur di fermarlo.

- Tu levati di torno! - esclamò lui.

- Non ha un fottuto senso, Igor! - ribatté Sarah - Non ti porterà ad un cazzo di niente farlo fuori, lo capisci o no?

Improvvisamente, lui si immobilizzò e si guardò attorno, per poi lanciare un'occhiata finale a me e mia sorella.

- Riflettici bene, ti prego. - continuò ad esortarlo Sarah - Non è successo niente, okay? Non puoi dannarti così, per tutta la tua vita... soltanto per una persona come lui.

- Sarah... - enunciò Igor abbassando il tono di voce - ... tu vuoi quello che voglio io, vero?

Calò il silenzio più totale.

Sarah non trovò più il coraggio di pronunciare anche una singola parola. Lo stesso valeva per Hilary, la quale, dopo aver lanciato un rapido sguardo a ogni membro del nostro gruppo tentando forse di riconoscere qualcuno, si affiancò a Sarah e afferrò la sua mano destra, stringendola affettuosamente, alla ricerca di conforto per colmare il suo strano e improvviso malumore.

Dai suoi occhi, infatti, cominciarono a scorrere una valanga di lacrime, e Sarah fece subito in tempo ad asciugargliele, passando l'altra sua mano sotto i suoi occhi.

Igor notò presto la tristezza di sua sorella, ma dovette fare finta di non accorgersene per recarsi da me, tanta era la sua collera.

- Non mi importa cosa mi farai, Jacob. - riprese a prendermi di mira lui - E non importa neanche se tu dovessi colpirmi fisicamente, o emotivamente. Sono cresciuto. Sono cambiato. Io mi rialzerò sempre. Ma sappi solo che io... non ti lascerò andare così tanto facilmente. Tu, invece... tu sei condannato. Tu non troverai mai la pace, in mezzo a questo caos.

Mi avvicinai anche io a lui, lasciando indietro Amelie e tutti gli altri.

- Il caos, eh? Il caos... io già lo conosco, Igor.

- No, Jacob. No... tu non hai idea di cosa sia davvero il caos. Non ancora. Tu non l'hai vissuto. E finché non lo vivi... non lo comprendi.

Nonostante la mia scelta azzardata di posizionarmi di fronte a lui, vidi le ombre di due figure recarsi da me per supportarmi.

Mi girai, e coloro che si mostrarono dinanzi ai miei occhi furono... Erik e Miguel.

- Senti, bello... perché non provi a prendertela con qualcuno del tuo stesso livello? Che ne dici? - lo punzecchiò Erik.

- Beh, se la mettete così... sono costretto ad autocoinvolgere me stesso. - schioccò le dita Miguel, schierandosi dalla parte mia e di Erik.

Forse, quello era davvero il momento culminante del nostro conflitto.

Lo scontro tra me e Igor, grazie all'aiuto di Erik e Miguel, potrebbe avere avuto davvero fine, una volta per tutte.

- Vi vedo carichi. Non penso ci sia momento migliore di questo per approfittarne, no? Coraggio, campioni. Fatevi avanti, ma rispettate la fila. E non accalcatevi troppo. - ci sfidò Igor ed ordinò a tutti coloro che si trovavano attorno noi di fare spazio, facendo cenno.

Erik e Miguel partirono verso la sua direzione, ma feci in tempo ad alzare il braccio destro e a bloccarli.

- Igor, non è necessario. Siamo tre contro uno. - gli dissi.

- Non venirmi a fare la predica del cazzo, Jacob. - mi interruppe lui - So già che non è da te.

- A volte le semplici parole non bastano. - suggerì Miguel.

- Lo spagnolo non ha tutti i torti. - lo appoggiò immediatamente Erik.

Dovetti arrendermi.

Un nuovo scontro non poteva essere evitato avendo a che fare con una persona come Igor Bell, era ineluttabile.

- E va bene. - decisi di seguire l'idea di loro due - Avanti, allora. Facciamola finita qui.

- Oh, sarà divertente. - furono le ultime parole del nostro temibile avversario, prima dello scontro.

Senza aspettare un altro singolo istante, Erik si precipitò su di Igor ed esercitò tutta la sua forza possibile, la quale io ebbi modo di conoscere nel momento in cui ci eravamo incontrati tre anni prima.

Ma non sapevamo ancora che la sua azione non avrebbe fatto altro che andare a nostro sfavore.

Miguel aveva intenzione di attuare una precisa strategia, facendo un intelligente gioco di squadra e battendo Igor senza alcuna preoccupazione.

E invece, a causa dell'eccessiva ira di Erik, tutto sarebbe andato completamente a puttane.

- Erik... cazzo, Erik, aspetta! - lo richiamò Miguel, con la speranza di potere ancora attuare il suo piano.

Non fece neanche tempo a richiamarlo che Igor, subito dopo aver schivato due colpi consecutivi scagliati da Erik, afferrò quest'ultimo per i capelli e scagliò un potente pugno nella sua faccia, per poi fargli uno sgambetto e farlo cadere a terra, mettendolo subito fuori combattimento.

- È questo l'Erik Miller di cui si parla così tanto dentro questa scuola, eh? - lo criticò Igor di fronte a tutti, mentre lui urlava per il forte dolore - Wow. Pensavo che fossi tu la vera e incredibile delusione, Jacob, ma ehi... la vita non smette mai di sorprenderci.

- No, non pure Erik... Miguel! - lo chiamai, attirando la sua attenzione verso di me - Miguel, vattene. Va' via, ora!

- Col cazzo, Jacob. - si oppose lui a me - E adesso ascoltami, ma ascoltami davvero. Siamo in due, ma siamo anche numericamente superiori a lui. Ora... tu dovrai distrarlo, io farò finta di starti attaccato al culo e nel momento in cui meno se ne accorgerà... lo afferrerò da dietro le sue spalle, e tu avrai il compito di correre verso di lui e infliggergli il sacrosanto colpo di grazia. Un bel pugno nello stomaco penso che andrà bene.

Dopo aver studiato attentamente il piano di Miguel, mi girai con lo sguardo per cercare Amelie. Sapere che lei avrebbe osservato il suo caro fratello fare cose simili... riusciva a farmi percepire il mio cuore frantumarsi in mille minuscoli pezzi.

- Okay... e poi? Tutto qui?

- E adesso arriva la parte finale. - continuò Miguel a spiegare - Non appena lui sarà stordito, perché lo sarà, fidati... dovremo metterlo a terra. Sai, qualche pugno tu, qualche pugno io...

- Miguel, senti... tu potrai pure avere qualche muscolo ben sviluppato, e ti faccio i miei più sinceri complimenti. Ma io, come vedi... non sono il massimo, ecco. - tentai di fargli cambiare idea.

- Non stare a prendermi per il culo. Sarai in grado di asfatarlo, Jacob. Ne sono sicuro. - mi diede lui del supporto morale, che io riuscii ad accogliere con benevolenza - Lo si vede dal tuo sguardo così... cazzuto, freddo, e... beh, figo. Comunque, per darti un'idea chiara... potresti imitare quello lì.

- "Quello lì" chi, Miguel? - domandai, mentre osservavo Igor prendere a insulti alcuni amici di Erik.

- Quello lì! Sai, quel film che ha come protagonista una specie di assassino che uccide tutti i suoi nemici a suon di spari e pugni, sin da quando gli hanno ucciso... un animale. Forse il suo cucciolo, o il suo cane. Ha sempre addosso giacca e cravatta, ed è anche un gran figo con quella sua capigliatura unica. Il suo nome comincia con la lettera... J, mi sembra. E il nome del film corrisponde proprio con quello del personaggio in questione, ma non mi viene in mente proprio quello, porca troia.

Un assassino sempre vestito in giacca e cravatta, col rispettivo nome che iniziava con la medesima prima lettera del mio nome?

J?

Roba da appassionati di film d'azione, qualcuno di voi avrà già capito di chi lui stesse parlando, probabilmente.

- Sì, okay, insomma... pensiamo a fare fuori questo stronzo, che ne dici? - gli proposi impaziente e agitato dal fatto che un'infinità di persone ci stavano osservando.

- Giusto, giusto. Allora... vedi di distrarlo, parlaci, o... non lo so, fai qualcosa. L'importante è che tu lo trattenga. - mi sussurrò, per poi allontanarsi di pochi passi da me.

Nel momento in cui io e Miguel eravamo pronti ad attuare il nostro ultimo piano, l'attenzione di Igor si rivolse nuovamente verso di noi, allontanandosi da Erik, ma non prima di lanciare un calcio nel suo stomaco.

E proprio quella, fu l'occasione giusta per distrarlo.

- Sei così disperato da prendere a calci una persona che è già a terra? Bel modo di mostrare la tua "forza". Hilary, che cosa hai insegnato al tuo caro fratello? - coinvolsi a sua sorella per farlo avvicinare a me.

- Tu... che cazzo hai detto? CHE CAZZO HAI DETTO, JACOB?! - ringhiò lui, e la sua faccia diventò completamente rossa per la rabbia.

Forse immischiare Hilary non era stata la scelta più saggia, ma... in tutto questo, Miguel iniziò ad allontanarsi per poi aggirarlo e coglierlo di sorpresa da dietro, seppur molto lentamente e con la dovuta calma.

- Non osare inserire mia sorella in situazioni simili, mi hai capito? Rispondimi, cazzo, mi hai capito?!

- Perché tutta quest'ira? - cercai di non fare distaccare il suo sguardo dal mio - Igor, ascolta... possiamo ancora risolverla con le buone. Ne parliamo tranquillamente, chiariamo tutto, e...

Non facendomi neanche finire la frase, lui mosse i suoi pesanti ma celeri passi verso di me e mi afferrò per il collo, non permettendomi così nè di parlare nè di muovermi.

- Tu, Jacob Johnson... hai bisogno di imparare una lezione. Ovvero quella di stare in silenzio. - mi minacciò.

Provai a staccare il suo braccio da me, ma la sua forza era troppa, mentre invece la mia era troppo poca.

In quel momento... avevo davvero paura di smettere di vivere.

Avevo paura di vedere la morte in faccia.

Non riuscii più a vedere nulla, e Miguel sembrava quasi essere sparito.

- M... Mig... Miguel... - mormorai lentamente, mentre Igor mi osservava soffrire lentamente.

Ma finalmente, qualcosa cominciò a muoversi.

- Veditela con me, pezzo di merda! - riuscì Miguel ad aggirare Igor, bloccandolo e aspettando che io lo colpissi.

Grazie a Miguel, mi trovavo finalmente libero dalla possente presa di Igor, ma ero ancora troppo affannato per fare la mia mossa.

- Jacob, sai cosa devi fare! - mi incitò Miguel, mentre Igor tentava di divincolarsi da lui.

- Stai... fermo... lasciami, figlio di puttana! - gli urlò contro Igor.

Prima di dare il colpo di grazia ad Igor, caddi a terra, a causa della sua precedente azione, e dovetti fermarmi per riprendere aria e tornare a respirare adeguatamente.

Zach e Chris, che continuavano ad assistere allo scontro e soffrivano per non potere intervenire, pensarono di immischiarsi, ma presto Amelie li bloccò, preoccupata per le terribili conseguenze che sarebbero potute esserci.

- Jacob, altri trenta secondi e... credo che dovrò cedere. Ora o mai più! - lanciò Miguel il campanello d'allarme, iniziando a mostrare segni di stanchezza.

- Miguel, io... cazzo...

Provai a rialzarmi da terra, ma le forze sembravano avermi ormai abbandonato.

Trenta secondi... mancavo trenta secondi.

Da Igor, appena notò la mia stanchezza e la difficoltà a respirare, si sentì provenire una fragorosa risata che, com'era facilmente prevedibile, destò un particolare scalpore tra la folla.

- Dimmi, Jacob... - mi richiamò Igor, mentre mancava ormai poco per staccarsi dalla presa di Miguel - ... gli ultimi istanti di Henry... erano stati così? Posso immaginare... tu che lo strozzi... e che lo butti... da quel cazzo di balcone...

Dopo aver sentito quelle sue ultime parole, gli occhi di Amelie si spalancarono completamente e lei s'inginocchiò a terra, sconvolta da ciò che aveva sentito.

Le sue guance erano bagnate e cosparse delle sue stesse lacrime, mentre Beatriz l'abbracciava per non farla isolare nel suo dolore.

- No... questo non lo accetto, stronzo! - ruggii di fronte a tutti, riuscendo finalmente ad alzarmi da terra.

Presi la rincorsa, caricai fortemente il pugno e mi fiondai ferocemente contro di Igor, nella speranza di sferrare il colpo più violento e fatale possibile.

Una volta raggiunta la posizione corretta, lanciai finalmente il colpo di grazia contro di lui e tutto sarebbe finito.

Il tempo sembrava essersi schierato dalla nostra parte. Miguel era ancora in grado di trattenere Igor, grazie alla sua forza e alla sua notevole resistenza.

Ma nel momento in cui stavo per centrare a pieno il bersaglio... Igor riuscì a divincolarsi, e il mio pugno caricato al massimo colpì fortemente lo stomaco di Miguel, facendolo così accasciare a terra e

Per un semplice e minuscolo istante, tutto andò a rotoli.

E la colpa era solo mia.

Avrei dovuto alzarmi subito, senza arrendermi sin dall'inizio.

Come diceva la nonna Kate... non mi sarei dovuto arrendere. Avrei dovuto essere un guerriero. Ma così non fu, e in questa maniera... spezzai anche la promessa che avevo fatto a lei, quella sera, mentre era distesa in quel letto d'ospedale, pochi istanti prima che morisse.

Avevo gettato la spugna. E di conseguenza... mi ritrovai da solo contro Igor.

- Jacob...! Maledizione, Jacob... che... che cazzo di male...

Miguel, ormai, proprio come Erik, era stato sconfitto, e stavolta l'artefice non era stato materialmente Igor... bensì io.

- Ma guarda un po'... i ruoli si invertono. Strano ma vero. La situazione si è fatta davvero tragicomica, ragazzi! - mi derise Igor di fronte a tutti ammirando Erik e Miguel, entrambi sconfitti e collassati a terra - Beh, non mi sembra giusto non conferire il buon onore anche a te, Jacob. Perciò...

E lui mi afferrò per i capelli, trainandomi verso la direzione di Amelie, seppur negandomi di recarmi completamente da lei, e mi buttò a terra, continuando comunque a non mollare la presa.

- Guardati intorno. Sei solo, Jacob. Tutti ti guardano, ma nessuno ha il coraggio di agire. È così che funziona il nostro mondo del cazzo... già. - sospirò Igor osservando l'intera platea che si trovava attorno a noi, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo verso di me.

Riuscendo agilmente a staccare la sue mani dai miei scuri capelli, sferrai un calcio carico di odio e rancore verso di lui e lo allontanai brevemente da me, avendo così la possibilità di rialzarmi e di non dargliela vinta.

- Non mi importa. - ribattei - Ciò che mi interessa davvero è solo che tu sparisca dalla mia fottuta vista, Igor.

- Vuoi farti avanti, di nuovo? Io contro te? Sai già come finirà. Lo sanno anche tutti coloro che stanno assistendo a questo scempio.

Tutti gli spettatori si scambiarono degli sguardi molto intimoriti e allarmati, e ognuno di loro effettuò un paio di passi indietro, in modo tale da prendere le distanze da noi due.

- Questa lotta è inutile, Jacob. I tuoi sforzi... sono inutili! Non doveva andare così. Non puoi vincere. - tentò di convincermi ad arrendermi, alzando sempre di più il tono di voce - Continui a soffrire, eppure... continui a provare. Ammirevole, te lo concedo. Ma vedi, se solo tu non ti fossi immischiato negli affari altrui, non sarebbe finita così! E invece... non puoi più rimediare, Jacob. Ormai... è troppo tardi.

Stanco di sentirlo parlare e irritato dal solo pensare della vergognosa scenata che stavo mostrando agli occhi degli altri, inclusa Sarah, mi diressi verso di lui e, essendomi fatto finalmente coraggio e ancora frustrato del male che era stato provocato ingiustamente ad Erik e Miguel, alzai il braccio e sferrai un inaspettato, da parte di tutti, e violento pugno sulla sua faccia.

La folla reagì alla mia coraggiosa azione esultando e mandando innumerevoli insulti a Igor, il quale si ritrovava ormai steso a terra. Hilary e Sarah, invece, assisterono indignate a quel macabro spettacolo, guardandosi intorno con la forte speranza che quelle voci sarebbero presto cessate.

Beatriz, Carmen, Zach, Erik, Chris e Miguel sembravano essere invece piuttosto soddisfatti della mia scelta, nonostante la reazione di Amelie non fu delle migliori.

A dire il vero, la sua reazione... non era ben comprensibile.

Da una parte sembrava essere delusa, arrabbiata, furibonda. Dall'altra, era triste, addolorata, esasperata.

Allora, onde evitare l'ennesimo nostro dramma fraterno, decisi di non dare troppa attenzione ai ragazzi e alle ragazze che urlavano incessantemente il mio nome e mi recai da lei, potendole dimostrare così l'immensa importanza che la mia sorella gemella avesse davvero per me.

- Ehi, Amelie... gemella Johnson? - la richiamai, e il suo sguardo si alzò rivolgendosi verso il mio.

- Jacob. - asserì lei con un filo di voce - Ehi...

- Come stai?

- Io? Bene... penso. - e abbassò lo sguardo.

- Ottimo. - formai nella mia faccia un affettuoso sorriso - Hai sentito le parole di quel cazzone?

- Sì, sì... parli di Igor. Non pensavo che lui e Hilary... sai... potessero essere i cugini di Henry. Ma... si vede che eravamo destinati a incontrarci, no?

Mi abbassai verso di lei e sistemai i suoi mori e allisciati capelli, per poi accarezzarle le guancie e riuscire a far disegnare nel suo dolce viso un gioioso sorriso, come quello che a cui ero finalmente riuscito a dare vita anche io.

- Già... forse era destino. Come era anche destino incontrare di nuovo Sarah, probabilmente. - cercai con lo sguardo quest'ultima, che ero sicuro di trovasse al fianco di Hilary, seppur non riuscissi a trovarla - Senti, a proposito di Igor... lascia perdere ciò che lui ha detto a riguardo di Henry, okay?

- Hai... hai paura che io me la prenda con te? - mi domandò lei, con una dolcezza a cui difficilmente chiunque sarebbe stato possibile resistere.

- Beh, sì... mi sembra ovvio, Amelie.

Non riuscii più a restare fermo e mi precipitai su di lei abbracciandola, sentendo il suo ammaliante profumo e tutto il suo calore.

Scoppiai in lacrime, facendomi avvolgere anche io dalle sue braccia, e ben presto percepii lei cominciare a singhiozzare.

- Sorellina... Amelie! Perché stai piangendo? - le chiesi preoccupato.

- Sto piangendo... perché lo stai facendo anche tu. - replicò lei, con gli occhi rossi e sovraccarichi di lacrime - E riesco anche a comprendere che lo fai per me. È così?

- Sì, Amelie... è così.

Entrambi stringemmo le nostre mani, e mentre le stringevamo riuscivo a sentire il nostro rapporto fraterno continuare a rafforzarsi. Tutto ciò per cui valeva davvero la pena continuare a vivere... si stava finalmente avverando.

- Jacob. - mi nominò lei - Sappi che... quelle che stanno scorrendo dai miei occhi, non sono semplici lacrime. Sono lacrime di gioia.

- Se è per questo... lo sono anche le mie. Sono anch'esse delle lacrime di gioia. - il suo sguardo diventava sempre più solare, dopo la mia affermazione - Aspetta... lacrime di gioia?

Queste... sono lacrime di gioia.

Riflettei attentamente su quella particolare affermazione, e lì... tutto si fermò?

Vi ricorda qualcosa questa frase?

A me sì. E dovrebbe anche a voi.

Quella... fu la medesima frase che Sarah mi disse all'età delle elementari, quando la vidi piangere per la prima volta. E fu solo grazie alla mia cortesia e affettuosità che resi possibile tutto ciò.

Sarah... dovevo cercarla. Avevo bisogno di rivederla. Dovevo parlare... come ai vecchi tempi.

Se volevo tornare ad essere felice come prima... era necessario tornare a vivere come prima?

Cosa? Dite che non è la scelta giusta?

Eppure.... io lo feci.

Mi staccai da Amelie, stampai sulla sua guancia destra un intenso e sentimentale bacio e mi alzai da terra, partendo alla ricerca del mio vecchio amore.

La folla era troppa, ma non aveva importanza. Tentai di farmi strada dentro di essa e osservai ovunque, ma lei non c'era.

- Jacob, Jacob! Ehilà, Jacob Johnson!

Una singola voce in mezzo alle altre richiamò l'attenzione.

- Chi mi ha chiamato?

Non ricevetti alcuna risposta, ma, al posto di ciò, tutte le persone cominciarono ad allargarsi e mi agevolarono a camminare dritto.

Arrivai nella stesso luogo nel quale mi ero scontrato con Igor, e lì, come di consueto... ritrovai proprio lui, mentre armeggiava qualcosa tra le sue mani.

- Grazie, ragazzo. Hai fatto la scelta giusta... fidati. - disse a un giovane, dal quale egli aveva ricevuto qualcosa.

Facendo finta di non riconoscerlo, lo richiamai, mentre mi dava ancora le spalle.

- Igor... sei tu?

Lui, non appena udì il suo nome essere stato chiamato, si girò automaticamente verso la mia direzione e, al solo vedere il mio sguardo, effettuò una fastidiosa risata.

- Oh, Jacob... rieccoti qui. Stavo giusto per chiamarti, sai?

- Ascoltami bene, Igor. - richiamai la sua attenzione - Non ho alcuna intenzione di scontrarmi ancora con te. Sono stato chiaro?

- Okay. Okay, okay! Solo... volevo dirti una cosa. - iniziò lui ad incamminarsi verso di me - Io sono una persona che tende sempre a finire una cosa che ha cominciato, perciò... temo che non possiamo chiuderla qui, mio caro Jacob.

Igor spostò il suo braccio destro in avanti, il quale stava stranamente tenendo dietro le sue spalle, e notai che la sua rispettiva mano stava impugnando un tubo di ferro.

- Ma che cazzo... che cazzo hai intenzione di fare con quello? - entrai in pieno allarme, indietreggiando di qualche passo.

- Finire ciò che ho cominciato. Come tu sei stato chiaro con me, pensavo di essere stato abbastanza chiaro anche io con te.

Tutte le ragazze che si trovavano lì intorno si gettarono nel panico e iniziarono ad urlare, dandosela a gambe e dirigendosi alla ricerca di qualcuno che avrebbe potuto mettere fine a tutto quel caos.

- No, aspetta... aspetta, Igor! Fermati... FERMATI! - gli ordinai, ma lui fece finta di non ascoltarmi, e al contrario aumentò sempre di più il passo - Finiamola qui, una volta per tutte, con la parola. Va bene? Non c'è bisogno di tutto questo, Igor.

- Oh, no... no, Jacob, non funziona così. - ribattè lui, innalzando il tubo di ferro e minacciando chiunque si trovasse vicino a noi.

L'agitazione all'interno della folla era ormai incontrollabile. Tutti erano spaventati. Non solo le ragazze, ma anche i ragazzi considerati più tosti, stavolta, cominciarono a mostrare segni di debolezza.

- Non sarei mai in grado di godermi nessun singolo istante di questo momento. - il suo sguardo diventava sempre più spaventoso, come se un demone che si trovava al suo interno avesse ormai preso l'intero controllo delle sue rischiose e violente azioni.

- Porca... puttana. - sibilai mentre osservavo Igor sbattere a terra il tubo di ferro che teneva in mano, generando così il caos più totale tra la folla.

- Non posso accettare il fatto che tu... e quell'inutile stronza di tua sorella siate ancora vivi, Jacob.

Igor era impazzito. Persino Hilary e Sarah non avevano il coraggio di avvicinarsi a lui, mentre Erik e Miguel erano ancora troppo stanchi per rientrare in azione.

Fortunatamente, Beatriz e Carmen si stavano prendendo cura di loro due. Amelie, Zach e Chris, invece, avevano il compito, assai difficile, se non impossibile, di tranquillizzare chiunque si trovasse lì intorno.

Ma anche tutti gli altri, ormai, si trovavano sull'orlo della disperazione.

I ragazzi urlavano, alla ricerca di qualcuno che potesse mettere fine a quella terribile giornata.

I soli occhi delle ragazze, inoltre, erano capaci di trasmettere il loro senso di angoscia e sconforto. Queste piangevano, cadevano a terra, urlavano aiuto... e nessuno riusciva ad aiutarle.

Amelie fu essenziale in quel momento. Proprio grazie alla sua delizia e alla sua soavità, riuscì a calmare, per quanto possibile, chiunque ebbe la possibilità di fermarsi davanti a lei.

Senza mia sorella, probabilmente, la situazione non avrebbe fatto altro che degenerare sempre di più, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto.

- Okay, Okay, Igor. Ascolta... - tentai di prendere parola - Calmati, respira. Possiamo parlarne pacificamente, magari insieme a...

- Jacob. - mi fermò immediatamente lui, puntando su di me il tubo di ferro - Chiudi quella bocca!

Osservai la folla, mentre indietreggiavo ulteriormente, e notai che tra tutti quanti c'erano due particolaei figure che sembravano farsi strada, dirigendosi verso di me e Igor.

- Dai, Igor. Ho capito che ce l'hai con me, e hai tutte le tue ragioni, ma... - feci cenno con la mano in segno di aiuto, sperando di ottenerlo.

- Nonostante la tua presunta grandezza, Jacob... tu non hai niente. Non sei un cazzo di nessuno... e saresti dovuto restare fuori da tutto questo.

Ma all'improvviso... riuscii ad intravedere la luce in fondo al tunnel.

Uno strano ragazzo dai capelli bianchi, illuminati dalla luce del sole, e dagli splendenti occhi verde smeraldo si fiondò rapidamente su di Igor, buttandolo a terra e colpendolo poi ripetutamente a suon di pugni.

Di conseguenza, egli riuscì così a disarmarlo e a mettermi fuori pericolo.

- Lascialo stare, stronzo! - gli urlò contro, guardandolo dritto negli occhi - Hai oltrepassato il limite, "Igor"... e questo è tutto ciò che ti meriti.

Mentre lui era concentrato a picchiare Igor, notai scorgere una ragazza da dietro le sue spalle.

Questa aveva dei lunghi capelli color castano scuro e degli occhi grigi, che sembravano quasi magici e che erano in grado di attrare chiunque grazie alla loro fantastica unicità.

Sembrava quasi che la luce del sole fosse in grado di modificare il colore di quei fantastici occhi a suo completo piacimento, trasformandoli a tratti da verdi ad azzurri, e così via, per poi farli ritornare al loro colore grigio originale.

Non appena osservò quel ragazzo prendere a pugni Igor senza riuscire a fermarsi, lei lo richiamò e tentò di fermarlo.

- J! J, datti una regolata, staccati subito da lui! J!

- No, P... - rispose lui - ... la persone come lui non meritano neanche di vivere. Perchè glielo permetti? Perchè dovresti permettergli di farla franca? Quelli come lui... non meritano nessuna pietà.

- ... ne sei proprio sicuro, J?

Le ultime parole della ragazza lo ipnotizzarono, riuscendo così a bloccarlo e permettendo a Igor di rialzarsi da terra.

- E poi... sarei io lo stronzo... - mormorò Igor asciugando il sangue che colava dal suo naso.

- Taci, bastardo. - asserì il ragazzo.

- Che cazzo hai detto? Eh? - continuò a provocarlo Igor - Prova a ripeterlo con accanto la tua amica... come si chiama, P?

- Ti ho detto di tacere.

- Quella faccia... è forse quella gran faccia del cazzo che dovrebbe farmi scappare via?

Quel ragazzo che veniva chiamato con la sola lettera "J" alzò nuovamente lo sguardo verso Igor e strinse la mano destra.

La ragazza il cui nome iniziava probabilmente con la lettera "P" notò presto il suo cambiamento d'umore e, non appena vide lui avvicinarsi a Igor, lo afferrò per il braccio e cercò di tirarlo a sé.

- Io... io ti faccio saltare il cervello, figlio di puttana! - ruggì l'arcano ragazzo contro Igor, afferandolo per il collo.

- J, basta! - provò a fermarlo la ragazza - J, è un figlio di puttana e quello che vuoi, ma non ti porterà a niente...

- Vattene, P. Vattene! - la esortò lui.

Io mi trovavo ancora fermo nella medesima posizione di prima e non stavo facendo nulla per aiutarli, se non osservarli.

Perciò, per ricambiare il favore che quel ragazzo mi aveva fatto disarmando e allontanando Igor da me, mi sentii in dovere di partire in loro soccorso, dando le spalle a mia sorella.

- Ehi, ragazzo! - lo feci girare verso di me - Lascialo a me, voi non c'entrate niente in tutto questo.

Alzai il braccio e poggiai la mano destra sulla sua spalla, ma la sua reazione fu inaspettata.

Egli mollò immediatamente Igor e mi spinse indietro, come se qualunque contatto fisico fosse in grado di recargli fastidio.

- Non toccarmi!

- O-Okay, volevo solo... - provai a giustificarmi.

- NON TOCCARMI! - urlò di nuovo lui, facendomi rabbrividire col suo solo tono di voce.

La ragazza, imbarazzata per le gesta del suo amico, si diresse verso di me per porgermi le sue più sentite scuse, mostrando un dolce sorriso ed afferrando la mia mani, per poi stringerla.

- Oh, ehm... scusa per il comportamento di J, ma vedi... lui è sempre così! - mi riferì fingendo una risata - È solo che...

In quel frangente, nessuno di noi diede più importanza a Igor e fu proprio quello lo sbaglio più grande.

Lui, infatti, afferrò per la giacca l'amico della ragazza che si trovava di fronte a me e scagliò una potente ginocchiata nel suo stomaco.

- Adesso non fai più tanto il cazzone, eh?!

Il ragazzo si trovava ormai anche lui steso a terra, mentre lo sguardo della ragazza appariva sempre più confuso, non sapendo come agire.

Allora, feci la cosa che mi sembrava più giusta.

Mi posizionai davanti al ragazzo, mettendomi così in sua difesa, e urlai alla ragazza di scappare via assieme al suo amico.

- Senti, P... o come diavolo ti chiami. Afferra il tuo amico, prenditi cura di lui e andatevene via da qui!

- Va bene, va bene! - si occupò subito lei del ragazzo, afferrandolo per la spalla e facendolo rialzare - Ti ringraziamo infinitamente... Jacob Johnson.

Ero impegnato a guardare Igor negli occhi, fulminandolo con lo sguardo, ma non appena udii le ultime parole di quella ragazza... ebbi l'esigenza di girarmi verso di lei, per avere delle risposte alle mie domande.

- Aspetta, ma tu come fai a sapere il mio nome...?

Entrambe quelle figure misteriose se l'erano ormai data a gambe levate... ma facendo così, mi distraetti da Igor e lui ne approffittò per cogliermi di sorpresa, stordendomi con uno dei suoi soliti e impetuosi pugni e mi buttò a terra, salendo sopra il mio corpo e scagliando insistentemente innumerevoli colpi sulla mia faccia, senza che nessuno intervenisse in mio soccorso.

- Tu, Jacob... non vuoi proprio arrenderti, vero? Fai bene. Non... darmela vinta! - continuò lui a massacrarmi di botte - Mi è stato tolto ciò che per me era tutto. Ed è tutta colpa tua, Jacob. Tutto, cazzo. TUTTO!

Mentre sentivo sempre più dolore, riuscii ad intravedere Sarah e Hilary che cercavano disperatamente di fermare Igor. Tuttavia, lui non si fece trasportare da loro due e continuò ancora a menarmi, senza mostrare alcuna pietà, al contrario di ciò che aveva intenzione di fare l'enigmatica ragazza di prima.

Ma poi... un'unica e profonda voce urlò ad alta voce il nome di Igor, riuscendo sorprendentemente a fermarlo.

- Igor. Ehilà, Igor! Ma che cazzo... Hilary, blocca subito tuo fratello. IGOR, FERMATI SUBITO!

Lui mi lasciò finalmente stare e si rialzò, girandosi immediatamente verso la direzione da cui proveniva quella voce.

E nell'esatto momento in cui Igor riuscì ad identificare il volto di quella persona... egli restò immobilizzato, mentre Hilary si recò velocemente in mio soccorso per aiutarmi a rialzarmi.

Mi sollevai da terra ed automaticamente scoprii l'identità della persona che era riuscita nell'impresa di fermare Igor una volta per tutte.

E... era di nuovo lui.

Lui... era ovunque.

Lui era... Nicholas Bell.

- Zio, perdonami. - si scusò Igor con lui, con voce tremolante - Io...

- Che cosa ti avevo detto stamattina, eh? Che cosa ti era stato detto?! - lo rimproverò Nicholas furibondo, palesandosi di fronte a suo nipote.

Igor si girò e mi scagliò uno sguardo maligno, per poi rivolgersi nuovamente a Nicholas.

- ... niente risse.

- Niente risse, esatto. Niente fottute risse! - gli scagliò lo zio un deciso schiaffo in faccia, facendogli rimpiangere in un solo momento tutte le sue azioni.

Nicholas, non appena notò che ero proprio io la vittima di suo nipote, scostò quest'ultimo facendosi così strada e dirigendosi in fretta e furia verso di me.

- Jacob... cazzo, Jacob. Stai bene? - chiese lui preoccupato, estraendo dalla sua tasca un fazzoletto e tamponando con esso il sangue che continuava a fuoriuscire dal mio naso.

- Se ti dicessi di sì, probabilmente mentirei... ma è un piacere rivederti, Nicholas. - battei una pacca sulla sua spalla sinistra.

- Già, perdonami per tutto questo... gran casino. Comunque, è un piacere rivederti anche per me... Jacob.

Hilary diede un colpo di tosse, per poi ripeterlo una seconda volta, interrompendo così la conversazione tra me e Nicholas.

- Ehm, zio... - s'intromise lei - ... nostro padre è a casa?

- Vostro padre, Hilary... sì. - sospirò lui, distogliendo lo sguardo da me - Sì, Thomas è già a casa.

Girai lo sguardo per richiamare Amelie e gli altri, ma proprio dinanzi ai miei occhi ritrovai Beatriz, la quale sobbalzò in aria dopo che notò la presenza di Nicholas.

- Oh, salve! - esclamò Beatriz, allungando il mano verso Nicholas - Signor...

- Bell. Chiamami pure Signor Bell, ragazzina. O anche più semplicemente Nicholas, come preferisci. - strinse egli la sua mano, in segno di cortesia.

Presto, anche Amelie e i restanti membri del nostro gruppo ci raggiunsero. Anche Sarah si trovava lì, ovviamente affiancata sempre da Hilary, ma continuava a restare in silenzio.

Nicholas porse le sue scuse per lo scorretto ed esagerato comportamento di Igor a tutti noi, ma soprattutto a me, dopo aver notato le mie condizioni, le quali non erano proprio delle migliori.

Amelie rimase per un attimo sconvolta quando riuscì ad intravedere il solo sguardo di Nicholas. Lui mostrò la sua solita, ma anche strana gentilezza, oltre alla sua enigmaticità, ma mia sorella sembrava non aver preso molto bene lo scontro scatenato da suo nipote.

- Signor Nicholas...

- Sei libera di darmi del tu... Jacob, come si chiamava tua sorella? - domandò lui.

- Amelie. Mi chiamo Amelie. - rispose lei direttamente al posto mio - Volevo chiederti soltanto... di insegnare a tuo nipote Igor la stessa educazione che hai avuto modo di insegnare a Henry in passato.

- La stessa educazione che ho... insegnato a mio figlio? - sibilò Nicholas.

La sua voce, dal momento in cui mia sorella aveva nominato il nome di suo figlio, andava sempre più tremolando e lui dovette allontanarsi per un breve momento da tutti noi.

Ogni volta che Nicholas sentiva nuovamente il nome del suo figlio ormai deceduto, la sua espressione subiva dei drastici mutamenti. Non era da meno il suo stato emotivo, che allo stesso modo sembrava completamente stravolgersi.

Mentre prima sembrava essere abbastanza tranquillo e non turbato da alcun tipo di pensieri, in quel momento la sua mente era turbata.

Ma turbata da cosa?

Turbata... soltanto dalla morte di Henry?

O dietro tutto questo si nascondeva forse qualcos'altro?

Qualcosa che... io non sapevo ancora.

Come voi, che ancora non sapete di lui.

Igor, invece, approffittò del momento per ritornare da noi e, non appena sentì il suo nome essere stato nominato, si schierò immediatamente contro mia sorella, dimenticandosi delle parole di suo zio.

- Stai forse parlando di me, brutta stronza? - tentò di intimidirla spingendola indietro verso di me.

- Sì, mi sto riferendo proprio a te, pezzo di merda! - gli urlò contro lei, mostrando tutto il suo coraggio e la sua determinazione anche di fronte a tipi tosti come lui.

Nicholas si accorse istantaneamente dell'acceso confronto tra mia sorella e suo nipote e, asciugandosi in men che non si dica le lacrime che avevano cominciato improvvisamente a scorrere sulle sue guancie, si diresse verso di noi, sistemando con cura il suo solito cappotto scuro che aveva addosso.

- Igor, con chi cazzo ho parlato prima, eh?!

- Zio, loro... loro sono delle fottute bestie! Sono solo delle bestie! - esasperò lui, fiondandosi su di Nicholas e abbracciandolo.

Restai sconvolto dalla reazione di Igor. Non sembrava più lo stesso feroce ragazzo che avevo affrontato prima, bensì... era diverso. Era disperato.

Era in preda alla disperazione, buttava lacrime di dolore e cercava supporto dal suo amato zio.

Tutto il contrario dell'idea che io mi ero fatto di lui.

Alla sola apparenza, pensavo fosse un ragazzo coraggioso, possente, ben determinato ad affrontare ogni situazione, qualunque fosse la difficoltà di quest'ultima, e in grado di difendersi da solo.

Invece, nonostante l'apparente forza fisica, dimostrabile anche dal suo stesso aspetto esteriore... era debole. In realtà, forse... era persino più debole di me.

- Voi... voi non sapete niente di me. Non sapete cosa ho passato, nè come ho trascorso il mio trauma... che non sono neanche ancora riuscito a superare davvero, maledizione! - esclamò Igor, poggiando la testa sul petto di Nicholas e scoppiando ancora in lacrime.

Ad ogni lacrima di Igor che cadeva a terra, sentivo il mio cuore spezzarsi.

Che cosa stavo facendo?

Che cosa... stavamo facendo?

- Zio... dobbiamo arrenderci. Dobbiamo arrenderci, cazzo!

- Igor... non dare importanza alle loro parole. - gli sussurrò lui.

- Non posso. Non posso non dargli importanza. È impossibile, zio! Tutti... tutti loro, non fanno altro che giudicare, senza conoscere realmente la persona a cui si riferiscono. NON IMPORTA NIENTE A NESSUNO! QUESTA È LA FOTTUTA VERITÀ, E NESSUNO PUÒ RESPINGERLA! SIAMO TUTTI OBBLIGATI E CONDANNATI A SUBIRE TUTTO CIÒ, CAZZO! Non abbiamo via di scampo... non ho via di scampo. Posso solo... subire... soffrire... piangere... incazzarmi... disperarmi... urlare... chiedere aiuto, e... non ottenerlo... fino a morire dentro. Proprio come Henry.

Lo sfogo di Igor immobilizzò tutti quanti, e fu capace di fare gelare il sangue che scorreva nelle mie vene.

Mi sentivo responsabile della sua sofferenza, che non ero in grado di comprendere. Nessuno era davvero in grado di comprenderla.

Mi sentivo colpevole.

Tutti quanti noi... eravamo gli artefici del suo estremo e interminabile dolore.

- Igor. - poggiò Nicholas la mano sopra la tua testa, accarezzandola e asciugando le sue lacrime - Purtroppo... hai ragione. E penso proprio che tu, Jacob... possa confermare ciò.

Fui colto di sorpresa da Nicholas, e non riuscii ad enunciare una singola parola in merito alla sua ultima affermazione.

Non fui in grado di comprendere la motivazione per cui egli mi aveva nominato, perciò... decisi di giacere nel silenzio, fortemente colpito emotivamente dalle parole sue e di Igor.

- Pensare è difficile... ed è proprio questa la ragione per cui le persone giudicano.

Ero ormai abituato alla saggezza di Nicholas, ma quella sua ultima frase riuscì a penetrare nella mia testa in un batter d'occhio.

Mi sentii particolarmente preso in considerazione con quella frase, avendo la strana sensazione che io stesso facessi parte di coloro che giudicano senza pensare e riflettere attentamente su ciò che dicono e sul soggetto in questione.

- Ma non importa, Jacob. Tutti impariamo e miglioriamo durante la nostra vita... prima o poi. - continuò Nicholas a riferirsi a me, avendo compreso che stavo comunque dando una particolare importanza alle sue parole, nonostante il mio silenzio.

- Forse... è davvero il momento di chiuderla qui. - dichiarai, acquisendo finalmente il coraggio di rivolgere lo sguardo verso di lui.

- Sì... qui abbiamo finito. - replicò, chiudendo i bottoni del suo iconico cappotto ed osservando la moglie Roxanne avvicinarsi verso di noi.

Mia sorella mi diede un colpo sulla spalla, sbloccandomi da quel continuo tremolìo e tirandomi verso di lei.

Gli altri, invece, continuavano ad osservare Nicholas allontanarsi insieme a Roxanne e ai suoi due nipoti, e io riuscivo a sentire qualche mormorìo tra la folla, riguardante la famiglia Bell.

Ma Sarah, invece?

Lei... dove diavolo era finita?

Decisi di compiere alcuni passi in avanti, con la speranza di poterla ritrovare, e così fu.

Si trovava già davanti al cancello della scuola, che camminava a passo veloce sulla strada di ritorno a casa. Sembrava essere agitata, molto frettolosa, quasi come se qualcuno la stesse rincorrendo.

Che forse Nicholas c'entrasse qualcosa? D'altronde... come aveva fatto amicizia con Hilary e Igor, magari aveva avuto anche la possibilità di fare la conoscenza di Nicholas e Roxanne.

Ma nulla di tutto questo era certo.

Niente lo era.

Ma tutt'a un tratto, Nicholas fermò il passo.

Roxanne e i suoi nipoti lo guardarono confusi, non riuscendo a comprendere la motivazioni di ciò.

E lui, dopo aver alzato gli occhi verso il cielo e avere effettuato un profondo respiro, girò lo sguardo, si diresse verso di me tenendo la testa rivolta verso il basso e, una volta recatosi da me, si attaccò a me in un caloroso abbraccio, stringendomi fortemente.

- Tu sei il solo a capirmi davvero. E io... sono l'unico in grado di capire te. Perché io so cosa significa affrontare tutto quello che tu stai passando. Jacob... voglio che tu sappia una cosa.

Avvicinò il suo volto al mio, e, senza dare peso a coloro che ci stavano osservando, sussurrò...

- Voglio solo che tu sappia... che questo nostro saluto non è un addio, bensì... un arrivederci.

- Sì, Nicholas... sono sicuro che sia realmente così. - risposi a bassa voce.

Lui, dopo aver sentito la mia affermazione, annuì, cambiò direzione e riprese nuovamente il suo cammino verso l'uscita della scuola, lasciando a tutti noi la sua immagine fissa nella nostra mente.

Quello di Nicholas non era un semplice sguardo come tutti gli altri. Era uno sguardo che, se lo incrociavi... non te lo saresti mai più potuto dimenticare.

Non appena lui, sua moglie e i suoi nipoti oltrepassarono il cancello della scuola, il suono della campana riuscì a farsi sentire e tutto ritornò alla normalità.

Tutti quanti i ragazzi e le ragazze corsero verso l'uscita, seppur qualcuno fosse ancora abbastanza scosso dell'accaduto.

Io restai immobile nelle medesima posizione, rivivendo nella mia mente l'accaduto con Igor e la particolare conversazione tra me e Nicholas.

Quell'uomo... cosa mi faceva, quando le sue parole risuonavano nelle mie orecchie?

Perché ogni singola parola che lui mi riferiva entrava nella mia testa, senza uscire mai più da essa?

Come riusciva a colpirmi così profondamente, ma soprattutto... psicologicamente?

Sembrava che lui riuscisse a comprendermi, il che non era una cosa da poco, poiché ritenevo che nessuno fosse davvero in grado di capire il caos che aveva luogo dentro di me.

Riflettei soprattutto sull'improvvisa comparsa e scomparsa di quelle due persone che sembravano chiamarsi in codice, mentre erano intenti a prendersela con Igor.

Di essi, il nome del ragazzo sembrava iniziare con la lettera J, mentre invece quello della ragazza cominciava con la lettera P.

Chi potevano mai essere?

E il preside, invece? Che fine aveva fatto lui?

Ma ben presto tornai a pensare ad altro, come alle strane gesta di Nicholas, e gli altri si recarono da me per dirigerci tutti insieme sulla via del ritorno.

- Avanti, Jacob. - mi raggiunse Amelie, afferrandomi affettuosamente per la mano - Stiamo aspettando solo te.

- Va bene, Amelie. Solo... d-dammi un paio di minuti. Devo ancora riprendermi mentalmente da tutto il casino che è successo, oltre che fisicamente. Intanto... voi andate pure, okay? Io... io vi raggiungo dopo.

- Oh. C-Certo, Jacob. - sibilò lei - Allora... ti aspettiamo davanti al cancello.

E mia sorella, come mi aspettavo che facesse, si avviò insieme a Beatriz, Carmen, Zach, Erik, Chris e Miguel verso l'uscita dell'istituto.

In quel momento... mi trovavo davvero solo.

Non c'era più nessuno vicino a me.

Soltanto una voce ritornò a farmi compagnia, ed era proprio la sua.

- Jacob... ricorda che non sei solo.

Era lui. Era di nuovo lui. Era... Henry.

- Lo so, Henry. So che sei qui... - affermai, senza dover dare minimamente peso alle mie vicinanze, dato che lì, fisicamente, non era rimasto più nessuno.

- Te l'avevo detto che sarei rimasto per sempre con te.

- Henry, io... non ce la faccio più. Sento di dover arrendermi, ma... cazzo, non so se ne valga la pena.

Lui si mise a ridere, mentre il freddo vento mi cullava.

- La tua vita, Jacob... è soltanto appena iniziata.

- Spiegami, Henry. Te ne prego. - lo esortai, socchiudendo delicatamente i miei occhi - Spiegami... e fammi comprendere. Fammi comprendere cosa mi aspetta.

- Non c'è tempo di spiegare... perché non c'è tempo di spiegare. E il motivo per cui non c'è tempo di spiegare, è la mancanza dei tasselli. Il puzzle sembra essere quasi completo, ai tuoi occhi. Ma in realtà, Jacob... tu non sai ancora niente. La verità è che il puzzle... deve ancora iniziare ad essere composto. E per capire le mie parole, tutto ciò che dovrai fare sarà soltanto... andare avanti.

Cosa aveva intenzione di comunicarmi Henry con quelle sue misteriose e sempre più nigmatiche parole? Perché comprendere... era così complicato?

- Okay, Henry. - sussurrai mentre percepivo delle lacrime scendere dai miei occhi ancora chiusi - Io andrò avanti... e capirò. Capirò le tue parole. Capirò... cos'ha in serbo la vita per me.

- Capirai, Jacob... verrai a capo di tutto, e non sarai l'unico. Capirai... percorrendo la via del caos. E adesso vai... tutti ti attendono. Il caos... è pronto ad essere finalmente accolto nella tua vita.

E dopo aver enunciato quelle ultime parole, la sua voce scomparse nell'aria, e tutto ciò che riuscivo a sentire erano soltanto le gocce della pioggia che cadevano dal cielo e risuonavano nel terreno.

Io, invece, identificai queste come le lacrime di Henry, che scorrevano dai suoi minuscoli occhi da bambino e cadevano sulla mia pelle, macchiandomi della condanna a cui ero stato sottoposto.

Dopo aver passato quegli intensi minuti a comunicare con Henry, aprii gli occhi, sospirai, e... mi preparai a ciò che mi avrebbe atteso in futuro.

Ovvero... il caos.

Non sapevo cosa aspettarmi. Non sapevo cos'era davvero il caos di cui tanto Henry parlava.

Ma presto... ci sarei riuscito.

Seppur soltanto attraverso il cammino del dolore, della sofferenza e dell'agonia... presto, sarei finalmente riuscito a scoprirlo.

Dovevo soltanto raggiungerlo, comprenderlo... comunicare con lui.

Ma non fui in grado di comprendere che, in realtà... era stato il caos stesso a trovare me.

E adesso... basta. Finiamola qui.

Fine della storia.

Fine della mia storia.

Fine della nostra storia.

No... no, no, no.

Le voci... stanno ritornando...

Oh no, Jacob... no, no, no.

Questa è la prima fine... ma è soltanto una delle tante.

Ce ne attendono ancora molte altre.

L'hai detto tu stesso, come l'ha detto anche il tuo vecchio migliore amico.

Abbiamo appena cominciato.

E tutti loro, che si trovano qui solo per te, meritano di sapere, con assoluta precisione, tutto ciò che ti è accaduto e che ti accadrà.

La tua vita non è finita qui.

Non mentire. Non farlo anche a loro. Non un'altra volta.

Qui... la tua vita è appena iniziata.

Ed è proprio qui che la tua vita è stata stravolta dal... caos.

Vita e caos.

Caos e vita.

Il connubio perfetto, oserei dire.

Oh... siete ancora qui?

Se siete davvero ancora qui... immagino vi siate affezionati alla mia persona, o alla storia che si cela dietro di me.

Bene.

Allora sappiate che... abbiamo appena compiuto il primo passo.

E stiamo quasi per effettuare il secondo.

Adesso... vi farò conoscere un mio nuovo amico.

Anzi, il mio migliore amico.

Egli porta il nome di caos.

E lui... è pronto a stravolgere le nostre vite.

La mia. La vostra. La nostra.

La vita è terminata.

Il caos...ha fatto il suo avvento.

Finita una storia, ne ha inizio un'altra.

Come la vita ha un inizio, la morte ha una fine.

Dove tutto finisce, tutto inizia.

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Fine della storia.
La fine dell'inizio.
L'inizio della fine.

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---------- FINE ATTO I ----------
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- SPAZIO AUTORE -

Finalmente ce l'abbiamo fatta.

Il primo atto di Ours Is A Crazy Life si è appena concluso, ma ce ne aspettano altri!

Ovviamente non vi dico quanti... ma vi pare che vi lascio senza altra suspense? 😌

Innanzitutto ci tengo a ringraziare tutti coloro che, fino ad adesso, hanno deciso di tenermi compagnia in questo viaggio con protagonista il nostro carississimo Jacob Johnson.

Grazie, grazie di cuore!

Le sorprese non sono assolutamente finite, anzi... in realtà ,devono ancora arrivare le VERE sorprese. 🙈

Capirete presto. :)

Sapete che tengo davvero tanto al vostro feedback, perciò ditemi... cosa ne pensate complessivamente della storia fino ad ora, cioè del primo atto?

Qual è stato il vostro o quali sono stati i vostri capitoli preferiti? 💞

Già dalla prossima settimana ci addentreremo nei meandri del secondo atto di questa folle storia.

Dato che il primo atto è indicato col nome "Vita", come pensate che sarà nominato il secondo?

Sono aperte le scommesse, sbizzarritevi pure nei commenti! 🤗

Preparatevi ad una serie di cambiamenti davvero... strani.

Chissà, magari persino Jacob stesso potrebbe cambiare in questo nuovo atto... ma COME potrebbe cambiare?

Che cosa voglio dire con queste parole?

Lo scoprirete presto.

Ringrazio ancora una volta infinitamente tutte le persone che hanno seguito la storia fino ad adesso e che avranno voglia di seguirla anche in futuro! 🥰

Fidatevi... ne varrà la pena. 🔥

E ancora... grazie.

Grazie per essere rimasti con me e se deciderete di seguirmi ancora, poiché questa storia, in fondo... riguarda tutti noi.

GRAZIE.

Gæb🍹

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