Capitolo 51 - L'Inizio Della Fine

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Eccoci qui, riuniti tutti attorno.

Seppur sia passato tanto tempo... state comunque continuando a restare al mio fianco.

Questo mi fa davvero un grande onore.

Ma... perché lo state facendo?

Per pura curiosità? Forse perché vi siate ormai affezionati alla mia persona? O magari... affinché capiate i segreti che si celano dietro la mia storia?

Rispondete. Ma non fatelo ad alta voce. Non urlatelo.

Abbassate il tono di voce. Rilassate le corde vocali.

Fate finta che io mi trovi lì, proprio vicino a voi. Immaginatemi.

Esatto, così... mi vedete?

Perfetto.

E adesso... avvicinatevi a me, poiché io sono impegnato a trascrivere quanto mi sia accaduto e cosa deve ancora accadere.

Vi trovate al mio fianco?

Sì? Sì.

Sento la vostra essenza. Sento il vostro odore. Sento il vostro calore. E soprattutto... sento la vostra vita, pronta ad essere stravolta dal caos.

Ora... sussurrate.

Sussuratemi la vostra risposta.

Oh, capisco.

Indifferentemente dal vostro pensiero... mi piacciono le vostre voci.

Mi piace sentirle. Mi piace che ci sia qualcuno accanto a me. Mi piace che esista qualcuno che abbia voglia di regalarmi un abbraccio.

Apprezzo tutto questo.

Apprezzo voi.

In questo momento, io vi sto osservando. Vedo le vostre facce.

Alcune sono allegre. Molte sono enigmatiche. Altre sono confuse.

Se ci riflettete, in fondo... io e voi siamo molto simili.

Ognuno di noi sta ammirando lo sguardo di ciascun altro, tramite la semplice immaginazione.

Ma non immaginate soltanto me.

Immaginate anche... coloro che, insieme a voi, stanno vivendo la mia folle vita, tramite queste parole.

Immaginate che di fronte a noi sia presente una gigantesca fiamma, pronta a bruciare tutto ciò che ci circonda.

Oh... eccola.

Alzate gli occhi.

Riuscite a vederla?

Sì, è proprio lei... la farfalla.

Colei la quale spero vivamente non vi siate dimenticati.

Seppur voi dobbiate immaginare per vederla... io la osservo realmente.

Sta svolazzando sopra i nostri capelli, con le sue brillanti e maestose ali.

E adesso... si è appena spostata.

Si è appena poggiata sopra la pagina sulla quale sto scrivendo in questo momento.

Ammiratela... ammirate questo straordinario essere.

E non sottovalutatelo.

Le sue ali... si stanno muovendo. Mi sta comunicando qualcosa. Mi sta dicendo di... avvertirvi.

Ma avvertirvi di cosa?

... oh, capisco.

Mi ha appena affidato un compito ben specifico.

Tuttavia, non riuscireste ancora a comprendere ciò che è mio dovere riferirvi.

È comunque presente un avviso che mi è possibile darvi, e che a voi è possibile recepire.

Vi trovate tuttora accanto a me, come io trovo accanto a voi. E...

... potete ancora fuggire.

Avete ancora la possibilità di allontanarvi da me. Potete fuggire. Potete dimenticare tutto quello che vi ho raccontato, come se non mi aveste mai conosciuto.

Cosa farete? Quale sarà la vostra decisione?

Resterete... o mi abbandonerete?

Riflettete, e valutate attentamente la vostra scelta.

Ricordate che questa... condizionerà il vostro futuro.

Condizionerà la vostra vita.

Condizionerà la vostra storia.

Ad ogni azione corrisponde una reazione.

E le nostre scelte... definiscono chi siamo, chi eravamo e chi saremo.

Avete fatto la vostra scelta?

La farfalla ha appena spiccato il volo.

Ha lasciato il suo segno indelebile sulle mie pagine e su queste parole.

Si sta prostrando dinanzi ai nostri occhi.

La farfalla...

\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/
Stravolgimento.otnemiglovartS
/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\/\

... ha effettuato il suo battito di ali.

Non potete più scappare da me.

La farfalla ha deciso. E noi ci inchineremo al suo cospetto.

Nessuno può fuggire.

Non io, e nemmeno voi.

Ma adesso... è il momento di cominciare.

Ha inizio una nuova, fondamentale e particolare fase della mia vita, durante la quale... essa è stata stravolta dal caos.

Una fase... che mi segnò particolarmente, e che non sono mai stato in grado di dimenticare.

E che probabilmente non dimenticherete neanche voi.

Adesso... proseguiamo il nostro viaggio.

19 Marzo 2015.

Era passato un giorno esatto dal diciottesimo compleanno mio e di mia sorella, il quale avevamo deciso di festeggiare proprio a casa nostra, assieme a tutti gli altri membri del nostro gruppo ormai diventato ordinario.

Certo, il rapporto che Miguel aveva con Beatriz e Carmen non era stato soggetto a grossi a cambiamenti positivi, ma, grazie soprattutto agli interventi miei e di Amelie, non si erano mai create grosse discussioni fra di loro.

Si limitavano a non parlare tra di loro, a non incrociare i loro sguardi... e forse era meglio così.

Quanto a me, invece... io ero cambiato.

Ero Jacob Johnson, sì... ma non ero più quello di prima.

Non ero più come voi siete stati in grado di conoscermi fino ad adesso.

Ero cambiato. Ero cresciuto.

Volevo dimenticare. Dimenticarmi del mio passato, dell'evento traumatico che sconvolse completamente la mia vita e godere a pieno del presente.

Nell'ultimo anno, le visioni di Henry andavano via via a diminuire, come se lui si stesse dimenticando di me. Ma d'altronde... anch'io stavo facendo la medesima cosa nei suoi confronti.

Perseguendo il mio obiettivo, con la speranza di riuscire a tornare ad essere felice come una volta e a non pensare più a Henry, il mio rapporto con le persone che si trovavano al mio fianco aveva fatto degli enormi progressi.

Io e Amelie eravamo tornati a volerci un mondo di bene, proprio come ai tempi della nostra immortale infanzia, e non avevo migliori amici o migliori amiche.

Perché averne? Perché dare più importanza all'uno rispetto che all'altro?

Zach, Erik, Beatriz, Carmen, Chris, Miguel: loro erano i miei amici. E come tali, volevo bene a tutti loro alla stessa e identica maniera.

- "No, Jacob. Beatriz è più importante di qualcun altro." - starete pensando voi, in questo momento.

Beh... no. No, non proprio.

Vi ho già detto che il mio rapporto con gli altri aveva fatto dei grossi progressi... eccetto uno. Quello con Beatriz.

Lei sembrava essere meno affezionata a me, meno legata, più... fredda. Meno dolce, meno affettuosa, più seria. Carmen, per fortuna, era rimasta la stessa ragazza fuori di testa e solare di prima.

Da quando Miguel aveva fatto il suo ingresso nella mia vita, Beatriz cominciò lentamente a prendere le distanze da me. Il motivo?

Il motivo sembrava essere proprio l'amicizia che si era creata tra me e Miguel.

Ma perché mai mi sarebbe dovuta essere stata negata la possibilità di conoscere una persona, di avere finalmente un nuovo amico... solo perché esisteva il rischio che un'altra amicizia, a causa di quella nuova, si sarebbe frantumata?

Proprio com'era successo con Henry e Sarah: una volta creato un rapporto con una nuova persona, l'altro si era sgretolato, senza che nemmeno me ne accorgessi.

Perché... la mia vita proseguiva in questa maniera? Perché per essere amico di qualcuno... avrei dovuto perdere qualcun altro?

Ed è proprio per questo che decisi di godere a pieno del presente, senza pensare al passato. Troppi pensieri giravano ormai dentro la mia testa, e il ricordo del passato non avrebbe fatto altro che creare ulteriori problemi a me stesso.

Non sapevo cosa la vita mi avrebbe riservato in futuro, e non mi interessava. Tutto ciò che sarebbe venuto da me, sarebbe stato accolto a braccia aperte.

Per quanto riguarda invece me... quegli ultimi sei mesi, da quando Sarah aveva fatto il suo ritorno, mi cambiarono totalmente.

Il giorno dopo il mio violento scontro con Igor Bell, feci una promessa a me stesso. Una promessa che... avrei dovuto mantenere.

Dovevo cambiare. Dovevo tornare ad essere allegro. E l'unico modo per far sì che ciò si realizzasse, era sempre e solo quello: dimenticare il passato.

In me, non era più presente quella solita espressione triste e sofferente che tutti erano abituati a intravedere ogni singolo giorno.

Volevo che la gente non mi vedesse più come prima, divorato dall'agonia e dal dolore, mentre non volevo che gli altri diventassero tristi solo ed esclusivamente per causa mia.

Certo, tornare ad essere felice come quando ero ancora un innocente e dolce bambino era un'idea alquanto utopica... ma era necessario provarci. Era necessario che io non mi arrendessi sin dall'inizio.

Ricordo ancora che... il giorno dopo aver conosciuto Hilary e Igor, uscii fuori di casa in compagnia di Amelie e Beatriz e, in loro compagnia, mi diressi presso il fiume che si trovava vicino al parco e feci con loro una lunga passeggiata.

Chiacchierammo insieme del ritorno di Sarah e parlai a Beatriz di lei, raccontandole più precisamente del nostro vecchio e particolare amore.

- Diamine, tu non finisci mai di sorprendermi. Eravate innamorati, cioè... vi amavate davvero, a quell'età? A dieci anni? - ricordo che reagì così Beatriz, mentre apriva e chiudeva ripetutamente gli occhi, ancora incredula alle mie parole.

- Già, hai capito bene. Purtroppo ci amavamo davvero. E non ti mentirò, Beatriz... all'epoca, lei era una persona davvero fantastica. - dissi io, estraendo una sigaretta dalla tasca della giacca e accendendola.

Beatriz annuì e girò lo sguardo verso Amelie, notando immediatamente la sua faccia intristita.

- È vero. Prima era una persona fantastica. Adesso... beh, adesso è quella che è. - riferì mia sorella, fissando l'acqua del fiume e trovando rifugio nel suono dell'acqua.

- Oh, capisco... - mormorò Beatriz accarezzando i lisci capelli di Amelie - ... e come mai è finita così? Cioè, voglio dire... perché è finita così?

Feci un profondo respiro e chiusi gli occhi, per poi serrare le mani, e le risposi...

- Perché il nostro rapporto è costato la vita del mio migliore amico. Lui si è tolto la vita... proprio perché io l'ho abbandonato.

L'espressione di Beatriz mutò interamente, essendo ormai riuscita a comprendere la possibile motivazione della morte di Henry, e decise di non profferire nessun'altra parola.

- Ho fatto una decisione, ragazze. - richiamai l'attenzione di Amelie e Beatriz - Da oggi... io voglio provare a dimenticare. Penso sia l'unico modo per andare davvero avanti in questo cazzo di vita, oltre che per... stare meglio con me stesso.

Amelie alzò lo sguardo e lo rivolse verso il mio, mostrando un affabile sorriso. Si diresse verso di me e rimosse la sigaretta dalle mie labbra, facendo sì che il fumo non oscurasse il suo dolce volto da me.

- L'unica arma di cui puoi fare uso, in questo tipo di situazioni... è il sorriso, Jacob. - sussurrò alle mie orecchie, poggiando una mano sulla mia guancia e accarezzandola delicatamente.

Ricambiai accarezzando la sua di guancia e mi fiondai rapidamente su di lei, cogliendola in uno stretto abbraccio. Aprendo gli occhi, scorgevo Beatriz osservare il nostro momento dolce e formare un sorriso, ma subito dopo lei girò lo sguardo indietro e notò un gruppo di ragazzi che stava girando proprio nelle nostre vicinanze.

Mi staccai lentamente da Amelie e mi avvicinai a loro, seppur mantenendo le giuste distanze, e riuscii presto ad identificare una di quelle figure.

Era Sarah, accompagnata da Hilary e Igor. Mi posizionai dietro a un albero per spiare la loro conversazione, ma, non appena feci un passo in avanti poggiando il piede sopra dei sassolini che si trovavano lì per terra, loro vennero subito attirati dal rumore e dovetti dunque indietreggiare, per fare in modo che non si accorgessero della mia presenza.

Inizialmente valutai l'idea di farmi avanti e di recarmi da loro, ma poi... riflettei attentamente.

Mi ero ripromesso di dimenticare il passato, col sorriso stampato in faccia, come mi ero stato raccomandato da mia sorella, e senza farmi divorare dall'agonia dei vecchi ricordi.

Così, lanciai un ultimo sguardo a quei tre e tornai immediatamente da Amelie e Beatriz, mostrandomi a loro solare come mai mi avevano visto prima e proponendo di tornare a casa, senza badare alla presenza di Sarah e dei cugini di Henry.

Da quel giorno sarebbe iniziata la mia sfida.

Cambiare.

Sarei dovuto tornare ad essere allegro proprio come lo ero da bambino, qualunque sarebbe stato il prezzo da pagare.

Quella... doveva essere la mia vera e propria rinascita.

Dovevo cambiare. Dovevo rinascere.

Ma ci sarei davvero riuscito?

Solo il tempo poteva fornire una risposta a questa domanda.

Ed è proprio così che passiamo alla fatidica data del 19 Marzo 2015.

Io e mia sorella avevamo compiuto i tanto attesi diciotto anni, proprio il giorno prima, ma entrambi ci sentivamo invece indifferenti dai tempi precedenti a quella data.

Papà affermava costantemente che ci saremmo sentiti più grandi, più responsabili, più maturi... ma, in realtà, sia io che Amelie ci sentivamo uguali a prima.

Eravamo diventati maggiorenni, un traguardo bello e anche molto importante, certo. Ma il mio primo giorno da maggiorenne fu comunque simili agli altri.

Con la sola differenza che... finalmente, provavo a mantenere il sorriso sulle labbra.

Mi trovavo seduto sul mio letto, mentre tenevo in mano una chitarra acustica caratterizzata da un colore misto tra il nero e il marrone. Essa apparteneva in realtà a mio padre, William.

Ricordo ancora che quella mattina mi svegliai con l'insolita e improvvisa volontà di imparare a suonare quel particolare strumento musicale che tutti i ragazzi amavano. La sera prima, ovvero durante la festa di compleanno mia e di Amelie, papà decise di suonare una canzone di fronte a tutti noi.

Questa aveva un suono dolce, calmo, rilassante... ma, allo stesso tempo, anche molto intrigante.

Tuttavia, la mattina seguente, non riuscivo più a ricordare il suo testo integrale e proprio per questo motivo avevo cominciato a maledire me stesso, tamburando ripetutamente le dita della mano destra sulla tavola della chitarra.

Tuttavia... riuscivo ancora a ricordare il titolo.

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{THE WINGS OF THE BUTTERFLY}
+

(LE ALI DELLA FARFALLA)
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Chiusi gli occhi e strinsi la mano destra, per poi riaprirla e avvicinarla alle corde della chitarra, suonandola dolcemente.

Nonostante non mi ricordassi il testo... alcune parole, seppur non tutte, mi erano rimaste impresse nella mente.

Feci un profondo respiro, assumetti la posizione più confortevole possibile e provai a cantare.

- One day...

(Un giorno...)

All'improvviso, iniziai a percepire il cuore battere a una velocità atipica, molto veloce... troppo veloce.

Un forte colpo di tosse interruppe il mio canto, ma riuscii presto a riprendermi e a collocare nuovamente le dita vicino alle corde.

Serrai nuovamente la mano destra, la riaprii, alzai brevemente il capo verso l'alto e feci un profondo respiro, lo abbassai rivolgendo lo sguardo verso le corde e socchiusi delicatamente gli occhi.

Infine, iniziando a suonare le corde della chitarra, schiarii la mia voce e cominciai... a dare sfogo a me stesso.

E il mio canto... ebbe inizio.

- One day...
Her majestic wings
Wrapped up my harmonious soul
And they transformed it
With a single and unique beat
Giving life to the sacrosanct...

(Un giorno...
Le sue maestose ali
Avvolsero la mia armoniosa anima
E la trasformarono
Con un solo e unico battito
Dando vita al sacrosanto...)

... ma non ebbe fine.

Qualcuno aprì uno spiraglio della porta della mia camera e ci bussò tempestivamente, richiamando la mia attenzione.

- Toc toc! Ma dai, è davvero un Jacob Johnson diciottenne quello che vedo?

- Miguel?! - esclamai non appena identificai l'ospite di casa - Cazzo, mi hai fatto spaventare... vedi di battere un colpo prima di venire da me, la prossima volta.

Posai la chitarra sopra il letto e mi sollevai da esso, recandomi da Miguel per salutarlo e chiudere così la porta.

Non ero molto sorpreso dal suo ingresso improvvisato, a dire il vero. Il rapporto che si era creato tra noi due, a Settembre 2014, nei futuri sei mesi fino a quel giorno, fu molto particolare. Iniziato nel modo sbagliato, ma andato avanti nella maniera più giusta possibile.

In realtà, come già sappiamo, la nostra "vera" conoscenza era avvenuta più precisamente ad Agosto 2014, alla festa di Carmen, ma... ricordiamo anche che non avvenne nel migliore dei modi.

Cominciammo con uno scontro causato dalla sua visione di Beatriz che si trovava assieme a me, a Madrid, continuammo quando lui si trasferì a Westminster nell'esatto momento in cui ebbe inizio il nuovo anno scolastico... finimmo per diventare dei cari amici, in una maniera del tutto inaspettata.

Si creò una forte confidenza fra noi due, dovuta soprattutto al supporto che lui mi diede il giorno in cui mi scontrai con Igor... già, quell'assurdo e violento scontro.

- È stata tua madre a farmi entrare. Sei ancora stordito da ieri sera? Ne hai preso di roba forte... saresti un ottimo compagno di bevuta, devo ammetterlo. Ricordami di te, potremmo farci un pensierino qualche volta. - girovagò Miguel per la stanza, osservando delle foto che si trovavano sopra la mia scrivania.

- Siediti, cazzone. - gli dissi scoppiando a ridere, aprendo la finestra della camera.

- Agli ordini... ehi, dov'è quella tua sedia iper mega fantastica?

Mi girai verso di lui e cercai con lo sguardo la sedia che lui stava cercando, la quale tenevo a posizionare sempre davanti alla scrivania. Tuttavia, inspiegabilmente, non si trovava lì.

- Quella mia sedia iper mega fantastica dici, eh? - mi girai intorno - Aspetta, dove... dove cazzo l'avevo lasciata?

- Jacob... sei sicuro di essere ancora integro da ieri sera? - scherzò Miguel.

- Sono sicuro solo di esserlo più di te. - ribattei - Oh... penso si trovi nella stanza di Amelie. L'avevo lasciata lì, ieri sera, in camera sua per... motivi femminili.

- "Motivi femminili"? - domandò lui confuso.

- Hai capito bene, Miguel. Motivi femminili... così dice lei.

- Okay, e... quali sarebbero questi motivi cosiddetti... femminili?

- E io che diavolo ne so? - esclamai fermandomi davanti alla porta e girandomi verso di lui - Non mi è stato concesso il dono di rinascere donna! Ma mi piacerebbe riceverlo soltanto per comprendere le ragazze, credimi...

Mi fiondai rapidamente verso la camera di mia sorella con la speranza che la sedia si trovasse lì, e così fu.

Ora come ora, ricordo che me la chiese proprio perché le serviva un posto in cui sedersi e truccarsi davanti allo specchio, in occasione della nostra gigantesca festa di compleanno organizzata in casa.

Non a caso, notai che essa era ricoperta di macchie colorate e ricollegai immediatamente tutto ai trucchi di Amelie, i quali ormai conoscevo meglio delle mie scarpe, per quante volte teneva a parlarmene e a chiedermi dei pareri, da ragazzo.

Avere una sorella è un'impresa ardua... ma è anche una cosa fantastica.

Afferrai la sedia tra le mani e la riportai nella mia camera, dove Miguel si trovava ancora alzato e in attesa di me.

- Eccoti servito, hermano. - poggiai le gambe della sedia a terra, chiudendo la porta della stanza e dirigendomi nuovamente verso la finestra.

- Oh, e da quando sono tuo fratello? - ridacchiò lui, levandosi di dosso la giacca color grigio scuro che indossava sempre e posizionandola sullo schienale della sedia, per poi sedersi su di essa.

Mi avvicinai alla mia giacca nera, che si trovava vicino alla finestra della camera, e dalla sua tasca destra estraetti un pacchetto di sigarette. Dopodiché, mi apprestai a riporre la giacca dentro l'armadio e tornai da Miguel.

- Offre la casa. - allungai il braccio destro verso la direzione di Miguel, tenendo tra le dita una sigaretta da passargli.

- Nah, ho le mie, non sono tirchio... o almeno, non ancora. - rifiutò lui, agendo eticamente.

Afferai l'accendino e lo avvicinai alla sigaretta, riuscendo così ad accenderla, e mi esposi all'esterno, respirando la fresca aria e di fuori e facendo evaquare tutto il fumo dalla mia bocca.

Mentre osservavo le strade affollate direttamente dalla mia camera, sentivo Miguel frugare qualcosa nelle tasche della sua giacca. Dai rumori, sembrava che lì dentro ci fossero una varietà di cose: soldi, chiavi, portafoglio, sigarette, e così via.

- Prima di venire qua, Miguel... hai forse fatto una rapina? - girai la testa verso il lato destro, lanciando uno sguardo a Miguel con la coda dell'occhio e percependo un esagerato rumore di soldi in monete che provenivano proprio dalle sue tasche.

- Se lo avessi fatto, molto probabilmente saresti stato il primo a ricevere l'invito, Jacob. - replicò lui, continuando ancora a cercare qualcosa dalle tasche.

- Wow, non so se esserne onorato o considerarmi condannato! - esclamai alzando il capo e osservando il fumo della sigaretta.

Mi girai ad osservare la chitarra, che si trovava ancora sopra il mio letto, e mi diressi rapidamente verso di essa, sedendomi e tenendo ancora la sigaretta incollata fra le dita.

Miguel, nel frattempo, riuscì finalmente a trovare ciò che stava cercando.

- Lo vedi questo pacchetto di sigarette, Jacob? - mi richiamò lui, estraendo il pacchetto e tenendolo tra le sue mani come se fosse un premio.

Annuii, girando lo sguardo verso la chitarra e afferrandola tra le mani.

- Per questo fottuto pacchetto... ho dovuto attraversare il dannato inferno, porca troia.

- Beh, almeno sei riuscito ad accaparartelo. - parlai con la sigaretta tra le labbra - Ieri il mio regalo di compleanno è stato quello di non fumare per il giorno intero, pensa un po'.

- Non avrei mai voluto essere nei tuoi panni, credimi... forse non sarei neanche riuscito ad arrivare alla festa.

Miguel si diresse verso la finestra al posto mio, lasciando sulla sedia uno strano biglietto, sopra il quale aveva poggiato il pacchetto di sigarette, forse per impedirmi il suo contenuto.

Tuttavia, decisi di non dargli troppa importanza e provai a suonare nuovamente la canzone di papà, imbracciando adeguatamente la chitarra e ricordando gli accordi giusti.

- Che io venga fulminato all'istante, e quella chitarra da dove diamine sbuca fuori? - tornò Miguel da me, attirato da quella melodia - Te l'ha regalata Amelie?

- Sì... - risposi ironicamente, osservando se lui sarebbe davvero cascato allo scherzo - ... sì, mi è stata regalata da lei! Dopo che ve ne siete andati tutti, ha iniziato a supplicarmi di seguirla fino alla sua stanza. Così mi ha trascinato fino ad essa...

- Trascinato, letteralmente? - mi fermò lui - Sai... me lo immaginerai seriamente, considerando quanto tu abbia bevuto ieri sera.

- Già, trascinato. Letteralmente.

Lui, amante della musica in generale, si mise subito le mani nei capelli ed osservò la chitarra con estrema attenzione, notando ogni suo singolo dettaglio e scorgendone le sue particolarità, estetiche e non.

- Che roba, ragazzi! - battè lui un colpo sulla mia spalla destra, completamente estasiato - Sei serio?

- No, cazzone! - esclamai scoppiando nuovamente a ridere - Questa appartiene a mio padre, non mi è stata regalata nessuna chitarra.

L'espressione di Miguel cambiò completamente, deluso profondamente da ciò che le sue orecchie avevano appena sentito.

- Ma... Cristo Santo, sei proprio uno stronzo. - rivolse quelle parole a me - E comunque, con questa siamo a due.

- "Due" cosa? - domandai perplesso.

- Due volte che mi chiami "cazzone".

- Chi ti dice che non ce ne sarà una terza? - dissi continuando a fumare la mia sigaretta - E poi... ci ho fatto l'abitudine nel corso degli ultimi mesi.

Lui tenne lo sguardo incollato su di me, non facendosi distrarre dal fumo che sembrava quasi entrargli negli occhi e osservandomi suonare lentamente le corde della chitarra.

- È una mia impressione o il Jacob con cui sto parlando è più felice, ultimamente? Sai... i primi giorni in cui ci siamo conosciuti tu non eri così.

La sua frase interruppe la melodia della chitarra, dopo che le mie mani si paralizzarono.

- E non lo sono stato neanche negli ultimi sette anni. - gli rivelai, tenendo lo sguardo rivolto verso la finestra - È solo che... sto provando a dimenticare. Dimenticare il mio passato, per tornare ad essere felice come lo ero una volta.

Miguel si alzò dalla sedia e si posizionò sul letto, al mio fianco destro, alzando il braccio e poggiandolo sulla mia spalla.

- Ascolta, Jacob. Ognuno ha un suo passato, e come io non so il tuo, tu non sai il mio. Ma voglio che tu rifletta su una cosa.

Distolsi lo sguardo dalla chitarra e lo rivolsi verso di lui, ascoltando attentamente ciò che aveva bisogno di riferirmi.

- Se dimentichi il passato... come pretendi di ricordare il presente? Non possiamo dimenticare. Non dobbiamo dimenticare chi eravamo, o non ricorderemo chi siamo adesso.

Aveva ragione?

Forse... non potevo davvero dimenticare il passato?

- Ultimamente... comincio a sentirmi vuoto, Miguel. - gli spiegai - Dimostro di sorridere, proprio per non pensare al passato, ma dentro, in realtà... sto soffrendo ancora. E forse... forse più di prima. Una parte di me vuole illudersi di essere felice, ma l'altra decide invece di accettare la cruda verità, la quale nient'altro non è che sono condannato a soffrire, maledizione... soffrire ancora, sempre di più, momento dopo momento, passo dopo passo, lacrima dopo lacrima. Dicono che... colui armato di sorriso, è l'uomo più pericoloso di tutti. È l'uomo che soffre più di tutti... ma è anche l'uomo che può distruggere qualunque persona su cui egli posi lo sguardo.

Miguel era sconvolto dalle mie parole. Lui non era ancora abituato a sentire uscire dalla mia bocca certe parole, tanto che sentì la necessità di spegnere la sigaretta che teneva ancora in mano e buttarla sul posacenere.

Dopo che lo fece, si girò verso di me e decise di prendere nuovamente posto sulla sedia che avevo recuperato dalla camera di mia sorella.

- Dov'è Amelie? - chiese lui con aria preoccupata.

- Amelie? - mormorai - Amelie... penso sia con Zach ed Erik, forse assieme a Chris. O magari... potrebbe anche trovarsi insieme a Beatriz e Carmen.

- Ecco, a proposito di loro due...

Miguel afferrò il biglietto di carta che si trovava vicino alla sua gamba destra, poggiata sulla sedia, e allungò il braccio verso di me, con l'intenzione di passarmela.

- Da parte di chi è? - domandai agguantando il biglietto.

- Giralo. - asserì lui.

Feci cosa mi era stato ordinato da Miguel, e sul foglietto intravidi una piccola scrittura.

In cima ad essa era trascritta una lettera... B.

Alzai lo sguardo verso Miguel e lui, dopo aver visto e compreso la mia reazione, decise di anticipare il contenuto del biglietto.

- Beatriz vuole vederti. Vuole parlare con te.

- No. - rifiutai già prima di leggere, posando il biglietto sopra la tavola della chitarra.

- Jacob, si comincia lentamente a notare la rottura del vostro rapporto.

- Non voglio vedere Beatriz, Miguel. - continuai a obiettare, recuperando la sigaretta ed effettuando un altro tiro - E forse non voglio neanche sentire la sua voce.

Negli ultimi sei mesi, Beatriz era letteralmente scomparsa... proprio come aveva fatto Sarah. Riuscii a parlare con lei soltanto il giorno prima, durante la mia festa di compleanno.

Ma il massimo che lei riuscii a dirmi fu...

- "Auguri". Dopo che non mi parla per sei mesi si limita a farmi un augurio. Che cosa significa un augurio? Che cazzo dovrebbe rappresentarmi?

- Tuttavia, con Carmen ci parli ancora. - mi fermò Miguel.

Il mio rapporto con Carmen era rimasto pressoché identico a prima, ma da quando io e Miguel eravamo diventati degli affiatati amici... quello tra me e Beatriz, invece, si stava lentamente sgretolando.

Ma la colpa, stavolta, non sembrava essere mia.

Provavo sempre a parlarle, cercavo delle scuse per poter dialogare con lei... ma ogni volta riusciva a trovare un motivo per allontanarsi da me.

- Pensi che questo... pensi che questo stia accadendo per colpa mia, Jacob?

- Miguel...

Con una sola risposta, avrei potuto ferire profondamente l'anima di un mio amico, ma avrei anche dato meno importanza alla fantastica persona che era Beatriz.

- ... non è colpa tua, Miguel. - lo rassicurai - È stata a lei a decidere di allontanarsi... e che ben venga, allora. Non voglio avere un'amica... al costo di perdere un ulteriore amico.

La paura... la paura dentro di me era troppa.

Avevo paura di perdere delle persone.

Avevo paura di perdere un amico, e non avrei mai permesso che ciò che era successo con Henry riaccedesse nuovamente, stavolta con Miguel.

- Nonostante Beatriz ti abbia detto di diffidare me... tu sei rimasto al mio fianco. Non ti sei fermato e non ti sei fatto ingannare dall'apparenza, perciò... grazie, Jacob.

Lui, anche soltanto negli ultimi mesi, aveva ormai assunto un'immensa importanza per me.

Era sempre disponibile nel momento del bisogno, passava tutti i giorni in mia compagnia e sarebbe stato disposto ad aiutarmi ogni volta che io glielo avessi chiesto... proprio come farebbe un vero amico.

Ma, nonostante il suo supporto, e seppur provando a tenere i pensieri lontani dal mio passato, la mia mente continuava ad essere tormentata.

Non proprio come gli anni precedenti, in quanto la situazione sembrava stesse migliorando mese dopo mese, ma non riuscivo comunque ad intravedere la fatidica luce in fondo al tunnel.

- Miguel, io... necessito che loro si fermino. - poggiai la mano destra sulla mia fronte, serrando gli occhi - Necessito che i miei pensieri si fermino. Li sento... accavallarsi, l'uno sull'altro, istante dopo istante, dentro la mia fottuta testa.

- Lo capisco, Jacob. Ma...

- Non posso più sopportarli, ma... devo accettarli. Forse, è proprio questa la mia condanna. Accettare il dolore... e convivere con esso.

Ma poi... loro ritornarono.

Iniziarono a mandare i loro segnali.

Le orecchie ricominciarono a fischiare ininterrottamente, ma stavolta non urlai per il dolore.

Ci avevo fatto fin troppo l'abitudine nel corso degli anni, tanto da sentirle fare parte di me stesso.

- Il passato, Miguel... non se ne va mai.

Dopo immensi e folli anni... hai compreso.
.et id etrap iamro omaiccaf ion ettuT

- Le senti anche tu, Miguel?

- C-Chi... di chi stai parlando, Jacob? - rabbridì lui, spaventato dalle mie parole.

- Loro... le voci. - fornii la risposta alla sua domanda - Si trovano qui, intorno a noi, in questo preciso momento. Ma sono venute per me. Sono venute... soltanto per me. Sono state loro a informarmi del caos che avrebbe fatto il suo avvento nella mia vita.

Miguel sobbalzò dalla sedia e si precipitò immediatamente verso di me, facendomi alzare con la forza e sferrando uno schiaffo sulla mia faccia, in maniera tale da farmi riprendere.

- Jacob? Jacob! - urlò lui, facendomi riaprire gli occhi - Che cazzo di spavento mi hai fatto prendere, dannati siano i tuoi pensieri di...

E tutt'a un tratto... il mio telefono cominciò a squillare.

Drin, drin...

Drin, drin...

Drin, drin...

Mi abbassai verso la chitarra, sopra la cui tavola si trovava il mio telefono, oltre al biglietto datomi da Miguel, e accesi il display per scoprire da parte di chi stessi ricevendo quella telefonata.

{Beatriz Hernández}

Chiamata in arrivo...

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                                                       15:30

- Cazzo, è Beatriz... - imprecai fissando lo schermo del telefono - ... Miguel, tieni la bocca chiusa.

Lui non esitò a seguire immediatamente i miei ordini, non profferendo più neanche una singola parola.

Così, allora che mi sentivo pronto a parlarle... accettai la chiamata.

- Beatriz... ehilà. - dissi con voce tremolante.

- Vediamoci al parco, alle ore 16:00. Non dire nient'altro, Jacob, sii puntuale. E un'ultima cosa... dobbiamo essere da soli. Solo noi due.

Non appena lei terminò di parlare, Beatriz staccò immediatamente la chiamata, non permettendomi nemmeno di disdire l'appuntamento.

- Beh... penso che sia stata abbastanza chiara. - aprì bocca Miguel, dopo essersi allontanato da me.

Non potei fare altro che annuire, così dovetti riporre il telefono nella tasca destra dei miei jeans e mi recai presso l'armadio, dal quale estrassi la mia giacca nera.

Anche Miguel afferrò la sua giacca dalla sedia e la indossò in men che non si dica.

- Allora, Jacob... lascio a te la patata bollente. Vedi di non fare casini con Beatriz, e... sappi un'ultima cosa. - si fermò Miguel davanti alla porta, prima di uscire - Doveva essere Carmen a darti il biglietto, ma... ho voluto farlo io. Suppongo sia inutile dirti che ho impiegato due ore intere per convincerla a lasciare il compito a me.

- Grazie, Miguel. - affermai infilando le braccia nelle maniche della giacca - Allora... ci sentiamo dopo, non appena ho finito con Beatriz.

- Ma certo, sì. E... aspetta! - mi afferrò per il braccio destro, prima che aprissi la porta - Il biglietto che ti ho dato poco prima... leggilo mentre ti incammini verso il parco, per favore. Carmen dice che il suo contenuto è molto importante.

Gli diedi una pacca sulla spalla, assicurandogli che avrei esaudito la sua richiesta, e ci racchiudemmo in un forte e stretto abbraccio.

Una volta scesi al piano terra, ci dirigemmo verso la porta d'ingresso e uscimmo da casa mia, non scordandoci ovviamente delle nostre, ormai diventate imprescindibili, sigarette.

La chitarra di papà, invece, dovetti lasciarla distesa sul mio letto, senza sistemarla nel sua corretta posizione.

Miguel si allontanò da me, salutandomi con il suo usuale colpo scagliato sulla mia spalla e recandosi presso la sua dimora.

Io, invece, iniziai a dirigermi verso il parco, riuscendo a percepire il mio cuore battere ad una velocità sempre più crescente, luogo in cui, di lì a qualche manciata di minuti, mi avrebbe atteso Beatriz.

Qualcosa mi stava attendendo.

Che quella fosse la fine?

Forse poteva essere un inizio.

O magari, in realtà, sarebbe stato... l'inizio della fine.

SPAZIO AUTORE

E finalmente... sta avendo inizio anche il secondo atto! 😍

Non avete idea di quanto io sia felice dell'inizio di questa nuova parte della storia, seppur anche un po' spaventato per quello che potrebbe accadere.

Già, qualcuno potrebbe seriamente arrivare ad odiarmi... se non altro.🙈

Che ve ne pare di questo capitolo? Vi è piaciuto come inizio del nuovo atto? 😏

Fatemelo sapere tra i commentii💞

Voglio solo dire le ultime due cose, non vi trattengo di più.

Prima cosa: il testo (seppur non sia intero) della "canzone" (e anche il titolo) suonata da Jacob con la chitarra è di mia assoluta intenzione, pertanto non ho copiato o mi sono ispirato da nessuna parte.

Seconda cosa: purtroppo, non posso più assicurare l'aggiornamento settimanale ogni mercoledì.

Ma niente allarmismi.

Se non dovessi riuscire a pubblicare di mercoledì, anche se io proverò a pubblicare sempre per quel giorno mettendoci il massimo dell'impegno, tenterò comunque di aggiornare la storia almeno UNA VOLTA ALLA SETTIMANA.

In sintesi, non posso più assicurare che l'aggiornamento avvenga di mercoledì, magari potrebbe avvenire un altro giorno, ma cercherò comunque di non saltare nessun aggiornamento settimanale.

Darò il massimo per aggiornare la storia OGNI SETTIMANA. 💖

Grazie per aver letto questo importante spazio autore, vi aspetto la prossima settimana con un nuovo capitolo! ✨

Gæb🍹

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