Capitolo 52 - Appuntamento E Disdetta

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La via di casa era sempre più lontana.

Miguel era completamente sparito dalla mia vista, mentre il mio passo procedeva sempre più spedito verso il parco. Lì mi avrebbe atteso Beatriz, ma non potevo avere la minima idea di cosa sarebbe potuto accadere.

O meglio... di come avrebbe reagito lei. Tuttavia, mancava poco per scoprilo.

Il parco in cui Beatriz aveva scelto che ci saremmo incontrati era proprio il medesimo in cui giocavamo spesso, da bambini, io, mia sorella e Henry.

Ed è anche lo stesso che, alcuni di voi ricorderanno... stavo quasi per smantellare completamente circa tre anni e mezzo prima, dominato da quella mia incontrollabile rabbia.

Da allora, il parco era stato soggetto ad una straordinaria manutenzione, tanti furono i danni creati da me.

L'ultima volta che lo vidi, ero rimasto sconvolto dalle sue pietose condizioni, pensando soprattutto che l'artefice di quella aberrante, ma allo stesso tempo meravigliosa, distruzione che stavo ammirando ero proprio io.

L'altalena, lo scivolo, le panchine: niente era stato risparmiato.

E fu così che, in un solo momento, totalmente inconscio di ciò che sto facendo... privai a tutti gli altri bambini della stessa felicità che avevo potuto provare io.

Un atto di ingiustizia, penserete voi.

Io direi più... un atto di disperazione e follia.

Adesso... solo adesso risenti delle tue colpe?

Ma, nonostante ciò, non appena giunsi al parco, lo osservai attentamente e i sensi di colpa iniziarono lentamente a divorare la mia anima, tramite il solo ricordo del passato.

Non vuoi ricordare.
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È tutto vero.

Le voci, forse, hanno ragione.

Dimenticare... è impossibile?

Nel momento in cui ero arrivato a destinazione, agitato dall'idea di dover parlare nuovamente con Beatriz senza nessuno che fosse al mio fianco, il parco era vuoto.

Girai lo sguardo dappertutto, ma lei continuava a non esserci.

Decisi così di approfittare del momento di assoluta quiete per leggere il bigliettino lasciatomi da Miguel, sedendomi sopra la panchina che si trovava più vicina a me.

Allora lo estrassi dalla tasca destra della mia giacca. Esso era terribilmente accartociato, complice la mia sbadataggine nel trattare gli oggetti con cura. Un po' come con le persone, oserei dire.

Aprii e sistemai il biglietto e la prima cosa che feci fu osservare intensamente la lettera del mittente.

B.

Beatriz... colei che a partire da quel mese di Settembre del vecchio 2011 era rimasta al mio fianco, conferendo il massimo supporto e affetto possibile, necessario per la mia rinascita dopo quella devastante sera, ma che negli ultimi sei mesi si stava improvvisamente allontanando da me.

{B}

Ehilà... Jacob. Sono sempre io, Beatriz, quella che conosci da qualche anno, nel caso ti fossi dimenticato. So che in questo momento, probabilmente, non vorrai neanche rivolgermi la parola... ma sento la forte necessità di chiarire con te, una volta per tutte. Forse vorrai mandarmi a quel paese, dato che, dopo sei mesi, ti sto solo scrivendo per mezzo di questo semplice pezzo di carta, ma il pensiero che il nostro rapporto si possa interamente frantumare da un momento all'altro per colpa del mio... stupido comportamento, mi lascia inquieta ogni singola notte. Questo biglietto, o lettera, chiamala vuoi, ti sarà consegnato da Carmen in persona. È da lei che è nata l'idea di questo messaggio. Ho solo una richiesta da farti: incontriamoci al parco, tra le 15:30 e le 16:00 di oggi stesso. Ti prego di non fare finta di non ricevere le chiamate al telefono, e di farti vedere al luogo che ti ho riferito poco prima. Oh, e un'ultima cosa... non portare Miguel, il tuo nuovo amico del cuore, con te. Io mi recherò in ogni caso al parco, anche se non riceverò una tua risposta. Spero soltanto che le parole trascritte su questo innocuo foglietto non vengano ignorate da te. E se dovesse essere così... ti aspetterò, Jacob.

{Beatriz Hernández, 19/03/2015}

In quella lettera che sembrava quasi essere infinita, era possibile percepire l'indistinguibile dolcezza di Beatriz che era riuscita a rendere migliori gli ultimi anni passati in compagnia.

Ma c'era comunque una domanda che circolava costantemente dentro la mia testa: poteva soltanto la persona di Miguel essere la causa di tutto questo?

Andava davvero attribuita a lui la colpa dello strano comportamento che Beatriz aveva assunto negli ultimi mesi?

Il Jacob Johnson di quel momento non ve lo saprebbe dire... ma quello che vi sta parlando adesso sì.

Tuttavia, voi dovrete essere come me.

Dovrete scoprirlo... proprio come l'ho scoperto io.

Dopo aver finito di leggere la lettera, mi apprestai a infilarla nuovamente dentro la tasca destra della giacca, ma una voce urlante mi fermò subito.

- Sei tu, Jacob?

Alzai lo sguardo, convinto che Beatriz fosse finalmente arrivata, ma non osservai attentamente la figura che si stava avvicinando a me.

Afferrai il telefono, lo accesi e dal suo display notai che erano già le 15:45. Beh, almeno non ero io quello ad essere in ritardo.

- Jacob?

Il secondo richiamo che ricevetti mi fece balzare in aria, causando inoltre la caduta del telefono a terra, ma che per fortuna riuscì a non subire troppi danni.

Lo raccolsi da terra e, rialzando di poco lo sguardo, intravedetti un paio di scarpe bianche porsi di fronte ai miei occhi.

- Beatriz...? - sussurrai dubbioso.

Tuttavia, quelle non potevano appartenere a Beatriz. Lei non era mai stata un'amante del colore chiaro e, non a caso, indossava quasi sempre delle scarpe o degli stivali scuri. Se non erano nere, l'unica alternativa era il rosso, identico al colore dei suoi magnifici e lisci capelli.

- Chi diavolo è Beatriz? - fu la risposta che ricevetti.

Mi rialzai da terra e il particolare a cui diedi più importanza furono proprio i capelli della persona che mi si stava prostrando davanti. Questi erano lisci e biondi, e coprivano leggermente gli occhi azzurri della ragazza di fronte a me.

Ma bastarono soltanto quelli per farmi comprendere l'identità della ragazza con cui stavo parlando.

- Oh... ci si rivede, Sarah.

... come volevasi dimostrare, il passato non aveva alcuna intenzione di lasciarmi.

- Tutto qui? "Ci si rivede", è davvero soltanto ciò che hai da dirmi dopo tutto questo tempo? - sbraitò lei poggiando le mani sui suoi fianchi.

- Il silenzio è la migliore risposta da dare ad una persona stupida, perciò... ringrazia chi ci sta guardando da sopra per avere la possibilità di parlare con me. - ribattei, prendendo nuovamente posto sulla panchina.

Riuscivo a percepire l'irritazione di Sarah aumentare dai soli suoi occhi mentre lei continuava a sbuffare, ma fortunatamente lei decise di restare in silenzio, seppur stesse sicuramente tenendo qualcosa dentro di sé.

- Se hai qualcosa da dire, escila pure. Non avere paura... nonostante probabilmente non te lo meriteresti, sono qui ad ascoltarti. - dissi riponendo la lettera nella tasca della giacca.

- E va bene, Jacob. - accettò Sarah, riprendendo a parlare.

Lei chinò il capo e strinse le sue mani, e, dopo di ciò, reindirizzò lo sguardo verso il mio, effettuando un profondo respiro e avvicinandosi lentamente verso di me.

- Allora... cos'è che ti ha portato qui?

- Forse vuoi sapere un po' troppo, non credi? - grattai il naso e mi guardai attorno, tentando di non incrociare i suoi occhi.

- Come mi aspettavo. - sbuffò lei - Stai aspettando qualcuno?

- Io...

Stavo per enunciare il nome di Beatriz, ma immediatamente qualcosa mi fermò.

Chiusi così le labbra e pensai a come sfuggire a quella domanda, riflettendo attentamente e cercando qualcosa che potesse aiutarmi a cambiare argomento, ma continuavo a non trovare nulla.

Lanciai infine un'occhiata alla panchina, abbassando lo sguardo, e osservai quel poco spazio libero disponibile su di essa.

- Siediti... Sarah. - le riferii sospirando e socchiudendo gli occhi, in attesa che lei facesse quanto riferito da me.

Lei, senza pensarci due volte, prese immediatamente posto sulla panchina e sistemò i suoi biondi capelli, allisciandoli e mettendoli in mostra il più possibile.

- Allora, Jacob... so che sei distrutto per ciò che è successo. Capisco come ti senti.

- No, Sarah. - la fermai - Tu... tu non sai come mi sento davvero. Tu non sai quello che sto passando pur di dimenticare il passato, e per dimenticarmi... di noi due.

- Oh... è così, allora? Hai deciso di dare le spalle a tutto ciò che abbiamo trascorso, facendo finta che non sia successo un cazzo di niente? Pensi... pensi che questo sia giusto, Jacob? - il tono di voce di Sarah aumentava sempre di più, provocando una grande angoscia dentro di me.

Dovetti fermarmi per non cadere vittima della mia solita collera e allora decisi di estrarre una sigaretta dal pacchetto, voltando gli occhi verso il cielo e stringendo l'accendino che si trovava nel palmo della mia mano sinistra.

Con la coda dell'occhio notai che Sarah stava continuando ad osservarmi e, all'improvviso, ricevetti da parte sua un leggero colpo sulla spalla.

- Ne hai una in più? - domandò lei dolcemente.

Percepivo il suo corpo avvicinarsi al mio, seppur a rilento, ma l'effetto che lei mi faceva era sempre lo stesso.

Ogni volta che pensavo a lei, e ogni volta che, nell'ultimo periodo, lei si trovava vicino a me, la mia mente si fermava. Non riuscivo a pensare. Potevo soltanto sottomettermi all'effetto che la sola sua vicinanza causava dentro la mia anima, facendola sentire piena, soddisfatta unicamente col ricordo del nostro vecchio amore, ma allo stesso tempo vuota, ricordandosi dell'abbandono che subii da parte sua.

Adesso... riuscite a comprendere perché sentivo il necessario bisogno di dimenticare?

- In realtà no, ma... senti, lascia perdere e passamene una. Per favore. - mi spinse lei a concedeglierla, riuscendo alla fine a convincermi.

- Sai che giorno è stato ieri, vero?

Dopo aver sentito la mia domanda, dalla sua bocca scappò una fragorosa risata e i miei occhi si rifletterono nuovamente sopra i suoi.

Guardai il suo solare viso ed esso fu in grado di formare un grande sorriso sul mio volto.

- È stato il tuo diciottesimo compleanno, Jacob. O meglio... l'inizio di una nuova fase. Come potrei mai dimenticarmene?

Avvicinò le sue gambe alla mie, facendomi così ricordare del calore del suo corpo.

- Ricordi bene, Sarah. - le mostrai un affabile sorriso - Ricordi bene... ci siamo davvero divertiti da matti. Erik e Zach, i due migliori amici, sono crollati nel momento esatto in cui l'ultima goccia di birra aveva lasciato la bottiglia, e... per non parlare di Chris. Cazzo, Chris... per colpa sua e di Carmen, un'altra nostra amica, abbiamo pure perso due bottiglie di liquore.

- Liquore?! - sobbalzò Sarah, interrompendo il mio racconto - C'era... roba forte, lì?

- Esatto, hai capito bene. Liquore. Liquore mandato tutto a fanculo. - senza accorgermene, iniziai a ridere allegramente pensando all'assurdo momento avvenuto la sera precedente, ma presto mi fermai per continuare la conversazione - Le hanno fatte cadere e frantumare a terra, probabilmente erano già ubriachi e si trovavano entrambi in un altro mondo, sporcando così il pavimento di... beh... alcool?

- Alcool! È... è incredibile, posso solo immaginare che cazzo di casino hai dovuto passare! - esclamò Sarah, afferrando gli occhiali da sole che teneva poggiati sopra i suoi capelli dorati e indossandoli nella posizione ideale tale che le lenti si trovassero davanti ai suoi glaciali occhi.

Non appena sentii la sua risposta, nella mia mente riaffiorirono i ricordi risalenti al giorno del decimo compleanno di Sarah.

Quella festa in cui due adorabili e innocui bambini, un maschietto una femminuccia... riuscirono a trasmettere e far percepire l'amore che essi provavano l'uno per l'altra.

- Già... puoi soltanto immaginarlo. - ritornai serio, distogliendo lo sguardo da Sarah e facendo entrare la sigaretta tra le mie labbra.

Lei notò subito il mio improvviso cambiamento d'umore e tentò di non far chiudere la nostra conversazione.

- Insomma... mi sembra di aver capito che sia stata una festa abbastanza movimentata.

- Oh, sì. - tornai a lei dopo essermi fatto distrarre dal rumore del vento che scorreva tra alcuni alberi del parco - Tanto movimentata quanto numerosa di partecipanti. Non a caso, il giorno prima, avevo inviato un messaggio d'invito a tutti i ragazzi della scuola, nessuno escluso. Peccato solo... che tu non sia stata presente, Sarah.

Il sorriso che si era creato sul volto di Sarah scomparve presto, dopo la mia ultima affermazione. Le sue gambe, invece, iniziarono lentamente a prendere le distanze dalle mie.

Percepii il calore del suo corpo svolatizzarsi e chiusi gli occhi, pentendomi delle mie stesse parole.

Perché pentirsi di aver detto la verità?
¿icravlas orevvad òup angoznem aL

- Scusa, ma io... non penso di aver ricevuto alcun invito. - provò lei a giustificarsi, mentre le sue gambe tremavano.

- L'invito è stato mandato sul gruppo della scuola. Della scuola intera, Sarah. Dammi solo un momento... - cercai all'interno delle tasche degli jeans il mio telefono e, una volta trovato, lo raccolsi - ... oh, trovato. Dai un'occhiata qui...

- Jacob. - mi fermò lei, afferrando il polso della mia mano destra e bloccandolo.

- Sarah, ho detto... dai un'occhiata qui. Ti prego.

Riuscii a convincerla, staccando il polso dalla sua mano e passandole il telefono, in maniera tale che lei in persona potesse leggere la conversazione sul gruppo della classe.

{Jacob Johnson}

Ehilà, qui è Jacob che parla! Smettetela di mandare messaggi inutili a raffica, ho un annuncio importante da fare. Domani, 18 Marzo 2015, siete tutti invitati a festeggiare il mio, anzi, il diciottesimo compleanno mio e di mia sorella... proprio nella mia dimora. Onorati? Beh, adesso vi tocca farvi presentare. Per l'orario... pensavo di organizzare alle 19:00, ma io e Amelie avremo casa libera verso le 19:45, perciò... vada per le 20:00! Vi aspetto tutti, e non iniziate a creare inutili scuse: ricordate che più che un invito, quello di farvi trovare domani sera davanti casa mia, è un obbligo. Bye! :)

17:30

- Bene... sì, hai mandato questo messaggio, e allora? - rimosse Sarah lo sguardo dal mio telefono.

- Scorri di sotto, c'è un altro messaggio. - la informai celermente.

{Jacob Johnson}

Oh, mi stavo dimenticando di dire un'ultima cosa. Con la parola "tutti"... intendo proprio tutti, amici o meno. J, passo e chiudo.

17:35

{Amelie Johnson}

TUTTI! Baci e abbracci dalla vostra cara e dolce Amelie. <3

17:40

Sarah intuì immediatamente a chi quel messaggio fosse riferito.

I veri destinatari erano ovviamente Sarah, Hilary e Igor, con i quali il mio rapporto non aveva fatto dei gran progressi, complice il fatto che, spesso, nascevano ancora dei violenti scontri tra me e il ragazzo del loro gruppo.

Già... "ancora conflitti con Igor?" direte voi.

Ebbene... sì. Ancora conflitti con Igor.

La diretta interessata che in quel momento si trovava proprio al mio fianco, invece, rimase momentaneamente silenziosa. Non aveva più alcune scuse che potessero realmente giustificare la sua assenza alla festa.

Io... volevo soltanto che lei fosse lì presente. Non chiedevo troppo. Poteva anche non riferirmi nemmeno una singola parola, solo... sapere che lei si trovasse nelle mie vicinanze. Questo era tutto ciò che volevo.

Sapere che lei si trovasse vicino a me... sarebbe stato il migliore regalo di compleanno che io potessi ricevere.

Come dite?

"Come è possibile dimenticare il passato, se vuoi che esso si trovi proprio con te?". È questa la domanda che alcuni di voi si staranno chiedendo, in questo preciso istante.

Ed è questo il motivo... per cui vengo accusato di essere incoerente.

Ma non vi farò cambiare idea. Non è mia intenzione.

D'altronde... ognuno vede tutte le cose in una maniera diversa dagli altri, no?

È soltanto questione di... punti di vista.

- Ascolta, Jacob... mi dispiace tanto che io non mi sia presentata ieri sera a casa vostra.

- Un "mi dispiace" non ha più nessun valore quando la fiducia è ormai spezzata, Sarah. - ribattei facendo uscire il fumo della sigaretta dalla mia bocca.

Osservai Sarah aggrottare le sue ciglia e, ormai stanco di dover ancora dialogare con la persona che era riuscita a spezzare il mio cuore come mai nessun altro aveva fatto prima, raccolsi in fretta l'accendino che avevo poggiato sulla panchina e mi sollevai da quest'ultima.

- Ehi, Jacob! Che stai facendo? - mi richiamò lei, alzandosi e rivolgendo lo sguardo verso di me - Jacob, mi stai ascoltando?

- Me ne vado, Sarah. Me ne vado e basta. Qui... qui ho finito.

Dopo averle lanciato un ultimo e cupo sguardo, mi allontanai da lei, compiendo alcuni rapidi passi e dirigendomi verso la strada.

Lei rimase ferma nella medesima posizione di prima, in silenzio, non pronunciando più alcuna parola. L'unica cosa che riuscii a sentire fu un suo sbuffo, mentre percepivo ancora di essere costantemente osservato.

Decisi di girarmi improvvisamente verso di lei, cogliendola di sorpresa, ma una volta che lo feci... un ulteriore voce mi bloccò.

- Pensavo di trovarti qui per ben altri motivi, Jacob.

Notai lo sguardo di Sarah stupito dal vedere la persona che mi aveva nominato, la quale non ero subito riuscito a riconoscere.

Voltai allora lo sguardo di centottanta gradi e una ragazza dai capelli rossi si presentò dinanzi a noi.

- Pensavo di avere detto "da soli". Ricordo male?

- Ci si rivede... Beatriz. - la salutai facendole cenno con la mano destra - No... no, non ricordi affatto male. È solo che qualcuno ha sentito la necessità di recarsi al posto sbagliato... al momento sbagliato.

Ebbene, Beatriz era finalmente arrivata nel luogo da lei prefissato. Peccato soltanto... che fosse venuta nel momento più sbagliato di tutti. Quello in cui... Sarah si trovava ancora con me.

- È lei, quindi. - si avvicinò Sarah al mio fianco - Il nome con cui mi hai chiamata non appena mi hai vista arrivare. "Beatriz".

- Sarah... - le sussurrai poggiando una mano sulla sua spalla.

- Oh, tu devi essere Sarah. - esclamò Beatriz avvicinandosi a noi e facendola staccare da me - Nonché vecchio amore di Jacob, quando eravate ancora dei piccoli bambini... ne senti soltanto adesso la mancanza, vero?

Entrambe si guardarono minacciosamente negli occhi, così tanto che probabilmente non stavano neanche più considerando la mia presenza vicino a loro.

Tentai di calmarle, afferrendole per le spalle e spingendole indietro, in maniera tale da impedire che un'accesa discussione sfociasse da un momento dall'altro.

- Non sono qui per assistere a una lite del cazzo tra due ragazze, d'accordo? Vedete di darvi un po' di contegno. Fatelo almeno per me, entrambe.

- Noto che Jacob ti ha parlato di me, Beatriz. - disse Sarah non dando ascolto alle mie parole.

- Noti bene, "Sarah". - non riuscì Beatriz a contenersi, seppur dopo aver annuito alle mie parole - Mi ha detto anche... del tuo abbandono. Lui ci è rimasto davvero male... ma tu questo lo sai già, sono sicura che non ci sia bisogno che te lo dica. E sai un'altra cosa? Se io fossi in Jacob... ti avrei mandata a fanculo già da un bel pezzo, bella mia.

Sarah perse il controllo di sé stessa e, spingendomi lateralmente, si precipitò su Beatriz e le scagliò un potente schiaffo sulla guancia. Quest'ultima, invece, riuscì a mantenere la calma, mentre le sue mani continuavano a tremare.

- Tu non mi conosci, "bella mia". - Sarah non aveva alcuna intenzione di risparmiarla - Tu non sai cosa ho passato negli ultimi anni, senza la presenza di Jacob! Tu non hai nessun cazzo diritto per dire...

- Sarah, dacci un taglio! Pensi forse che i miei ultimi anni passati senza di te siano stati migliori dei tuoi, eh?! - le urlai contro, posizionandomi davanti a Beatriz e proteggendola da lei.

Lei restò sorpresa dalle mie parole e, mostrando una profonda delusione nei miei confronti, si allontanò presto da Beatriz, indietreggiando di alcuni passi.

Dopo avermi fulminato col solo sguardo, tornò alla panchina e afferrò la sua borsa, riponendo dentro di essa gli occhiali da sole che aveva indossato poco prima.

- Va bene, Jacob. Va bene. Mi sembra di capire che sei già riuscito a rimpiazzarmi per bene... proprio come hai fatto in passato con Henry. Ma a te tutto questo non importa, vero? Chissà se dovessi fare anch'io la sua stessa fine... ma è inutile girarci attorno e pensarci troppo, specie se con una persona come te. Ci si vede in giro, Jacob. - affermò Sarah estraendo il telefono dalla tasca e partendo in direzione dell'uscita del parco, lasciando me e Beatriz da soli.

- Aspetta, Sarah. Sarah!

Provai a raggiungerla prima che lei uscisse dal parco allontanandomi e abbandonando Beatriz vicino alla panchina, ma, in men che non si dica, Beatriz mi rincorse e mi afferrò per il braccio, riuscendo così a bloccarmi.

Tentai di divincolarmi dalla sua presa, ma era ormai troppo tardi. Sarah se n'era ormai andata, ma i ricordi legati a lei... essi continuarono a rimanere con me, senza alcuna intenzione di abbandonarmi.

- Jacob, noi due dobbiamo parlare. - ordinò Beatriz, continuando a tenermi lo sguardo di dosso.

- No, non funziona così. - mi opposi immediatamente a lei, facendole staccare la presa - Prima cosa, non fare domande sull'incontro tra me e Sarah. Seconda e ultima cosa... fammi il favore di tacere.

- È quindi questo il modo in cui intendi ripagarmi per averti aiutato a liberarti di quella... - dovette fermare momentaneamente la sua bocca per trattenersi con le parole - ... argh, di Sarah?

- Io non ricordo di averti chiesto questo favore. E inoltre... non mi serve il tuo cazzo di aiuto, Beatriz.

Le intenzioni di Beatriz non mi erano ancora ben chiare.

Perché, dopo sei mesi in cui lei mi era stata lontana, e in cui a malapena riuscivo ad avere un serio dialogo con lei, tutt'a un tratto, le importava così tanto di me?

E perché si sentiva quasi obbligata a tenere Sarah lontana dalla mia vista?

- Io... volevo solo assicurarmi che il nostro rapporto non si fosse, come dire... interamente frantumato. Da quando tu e Miguel siete diventati grandi amici io mi sono comportata da vera stronza, lo ammetto. Scusa se non so che dire, ma... mi servirebbe semplicemente una rassicurazione. Io ho sbagliato, su questo non ci piove, però...

- Quindi è solo a questo che ti servo, Beatriz? Per una cazzo di rassicurazione? - la fermai alzando il tono di voce - La colpa va attribuita soltanto a te, in questo momento. Io ho fatto di tutto per salvare il nostro rapporto. Di tutto, porca troia! Ma tu mi hai respinto. Te ne sei andata via, lentamente... non dando alcuna importanza a noi e commettendo lo stesso errore di Sarah.

Lo sguardo di Beatriz appariva sempre più confuso, ma, nonostante ciò, sembrava che lei non riuscisse a trovare le parole giuste per esprimere ciò che aveva intenzione di dire realmente.

Iniziò a tamburellare le dita delle sue mani sulla panchina mentre osservava il cielo, quasi come se stesse chiedendo ad esso le corrette parole da utilizzare con me.

Ma forse, la verità... è che non esistono le parole.

Non esistono le fottute parole.

- Pensi che io stia sbagliando, Jacob? - domandò lei con voce tremolante, poggiando una mano sul mio braccio destro e tentando di avvicinarsi a me - Pensi... pensi che il mio comportamento sia stato sbagliato, fino ad ora?

- Vuoi la mia opinione? Vuoi la mia insignificante e onesta opinione? Tu...

Ma qualcosa all'improvviso mi fermò, cucendo la mia bocca e provocandomi un devastante dolore alla testa.

Beatriz notò immediatamente il mio viso angosciato e stremato, e non esitò a rinchiudermi in uno dei suoi affettuosi abbracci, dei quali sentivo la mancanza da troppo tempo.

Tuttavia, mi distaccai rapidamente dalle sue braccia, complice l'odio che stavo provando per lei in quel preciso istante.

- Io... ho bisogno di tornare a casa, e non sono nelle condizioni adeguate per darti una risposta. - furono le mie ultime parole, dopo aver stretto i pugni e distolto lo sguardo da Beatriz.

- Hai detto che è insignificante. Sono state le tue stesse parole a dirlo. Perciò... perché non vuoi dirla?

Mi allontanai da lei una volta per tutte, ma la sua incessante voce riusciva sempre a fermare il mio passo, nonostante tutto.

- Non ti costa nulla, Jacob. Dilla e basta. - mi esortò lei, inseguendomi e afferrandomi per il braccio.

- Non posso dirla perché è insignificante, ma anche onesta. E l'onestà, sai... può fare davvero male, Beatriz.

Con quella sola frase... stavo negando a Beatriz la verità.

Proprio come avevo fatto con Amelie... basta, Jacob.

Fermati.

Ferma i pensieri... ferma i pensieri... ferma i pensieri.

Fermali.

Ferma te stesso.

- Non ti riconosco, Jacob. - asserì Beatriz - Non... non sei più quello di una volta.

- So già cosa pensi. "Non ti riconosco. Non sei più quello di una volta"... sai cosa, Beatriz? Fatevi tutti un fottuto esame di coscienza, e andate dritti a fanculo.

Beatriz, scombussolata e travolta dalle mie dure, durissime parole, non ebbe più il coraggio di rivolgermi una singola parola.

E stavolta, invece che scusarsi con me come sempre aveva fatto... decise di ricambiare con la mia stessa moneta.

Che cosa stava succedendo nella mia testa?

Perché mi stavo opponendo... a tutti quanti?

- Vuoi che vada a fanculo insieme a tutti gli altri? Va bene, allora. Sarai accontentato. Ma ne rimpiangerai le conseguenze, sappilo.

Continuai il mio cammino verso l'uscita del parco, annunendo alle parole di Beatriz col solo movimento della mia testa, ma dando comunque attenzione a ciò che lei farneticava.

- E l'appuntamento, invece? Vuoi che finisca così? - urlò lei, sperando in una mia risposta - Possiamo ancora vederci stasera. Ti supplico, Jacob... ho bisogno di parlarti. Appuntamento... a stasera? Pensaci bene.

- Appuntamento? No, Beatriz. Disdetta. - fu la mia risposta finale, rifiutando la sua proposta e abbandonandola lì, uscendo definitivamente dal parco.

Avevo fatto la scelta giusta?

Avevo sbagliato?

Non potevo avere delle risposte. Non ancora.

Dopo aver lasciato Beatriz lì sul posto, leggermente pentito della mia scelta, girai nelle vicinanze per circa trenta minuti, nella speranza che i miei pensieri finissero di tormentarmi.

Afferrai il telefono dalla tasca e provai ad acquisire il coraggio per riparlarle, ma non ce la feci.

Nell'esatto momento in cui feci partire il primo squillo, riattaccai.

Cosa dovevo fare?

Cosa potevo fare?

L'unica cosa che era presente dentro di me... era il caos.

Non sapevo come agire.

Non vedevo più nessuno.

Sentivo soltanto... il suono dell'acqua, che scorreva lungo il fiume a cui avevo scoperto di trovarmi vicino.

Mi avvicinai ancora di più ad esso e scorsi il riflesso del mio volto sull'acqua. Esso... sembrava dissolversi sempre di più, secondo dopo secondo.

Decisi infine di sedermi a terra, socchiudendo lievemente gli occhi e facendomi cullare dal solo fluire dell'acqua.

Poggiai la mano destra sui miei scuri capelli, mentre con quella sinistra tenevo tra le dita l'ennesima sigaretta.

Il fumo fuoriuscente da essa annebbiò la mia vista, e in quell'istante... le voci ritornarono.

- Allora... riesci a capirlo, Jacob? Non puoi dimenticarci. Non devi... dimenticare.

- State zitte, cazzo... state zitte! - gettai un mastodontico grido, dopo il quale un gruppo di uccellini prese il volo e si allontanò da me, lasciandomi solo e disperato.

Tentai di riprendere fiato, dopo l'urlo che avevo emanato. Ma poi... sentii uno strano rumore.

Una strana pietrolina venne lanciata sull'acqua del fiume, la quale non fece altro che rimbalzare sempre di più.

Il mio cuore, proprio come quella piccola pietra sull'acqua, iniziò a battere sempre più velocemente.

Volsi lentamente lo sguardo dietro le mie spalle... e una misteriosa donna fece la sua comparsa di fronte ai miei occhi.

Mi senti?

Riesci a vedermi?

Lucia... sei tu?

SPAZIO AUTORE

Sciaoo ragazzi e ragazze!

Lo so, qualcuno vorrà linciarmi per l'aggiornamento avvenuto in ritardo, scusatemi.🥺

Purtroppo non mi è stato possibile aggiornare la scorsa settimana, a causa di compiti e robe varie.

Tralasciando stare tutto ciò... come vi è sembrato il capitolo?

Vi aspettavate che si sarebbe concentrato più su Sarah invece che su Beatriz? 😏

Cosa ne pensate del comportamento di Jacob?

Siete d'accordo con lui, o no? 🤔

E poi... chi potrebbe essere Lucia?😳

Lo scoprirete nel prossimo capitolo, ve lo prometto.

E a proposito... aspettatevi davvero TANTA ROBA. FIDATEVI DEL VOSTRO GÆB.

Ricordate di lasciare qualche stellina e dei commenti per farmi sapere il vostro feedback, per me è FONDAMENTALE.

Chiedo ancora scusa per il mancato aggiornamento della scorsa settimana, e spero che questo capitolo vi abbia catturato.💖

Vi aspetto nel prossimo capitolo!😏

Gæb🍹

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