Capitolo 7 - Un Rapporto Speciale

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Nel corso dei primi due anni delle elementari, Sarah legò moltissimo con me, Amelie e Henry ed era sempre meno timida. Ma il rapporto che c'era tra me e Sarah... stava diventando sempre più speciale. Non era una semplice amicizia. Era qualcosa di più. Qualcosa che però, a quel tempo, non riuscivo a capire di cosa si trattasse.

Ormai ogni giorno tutti e quattro passavamo i pomeriggi e facevamo i compiti che ci venivano assegnati dalla maestra insieme e diventammo amici sempre più stretti.
Ma dal terzo anno delle elementari qualcosa cominciò a cambiare.

Nel mese di Settembre del 2004 ricominciò la scuola e noi quattro avevamo ormai compiuto sette anni.

Avevamo sempre assegnati gli stessi posti, io e Henry continuavamo ad essere migliori amici e io ed Amelie eravamo riusciti a mantenere ancora il nostro tenero rapporto da gemelli.
Ma da quell'anno... l'amicizia tra me e Sarah sarebbe diventata particolarmente profonda.

- Ehi, Jacob. Ma ci pensi che è da due anni che stiamo nello stesso banco... e sempre accanto? - mi disse Sarah poco prima che iniziasse la lezione.
- Beh, sì! Anche Amelie e Henry sono nello stesso banco e seduti accanto da due anni, come noi. - le risposi.

Ovviamente, Sarah voleva comunicarmi qualcosa con quella frase. Tuttavia, non riuscivo a comprenderla davvero.

- Sì, lo so! Ma... Senti, lascia stare, fai finta che non ti ho detto niente, okay? - rispose.
- Okay... Sarah, va tutto bene?
- Sì!
- ...ne sei sicura? - chiesi preoccupato.
- Certo, Jacob!

Per tranquillizzarmi, mi diede un caloroso bacio sulla guancia. Talmente caloroso che mai me ne erano stati dati così prima, eccetto quelli di mia sorella Amelie. Fu quando mi diede quel bacio che cominciai a percepire qualcosa. Subito dopo, si buttò su di me per abbracciarmi. Mentre mi abbracciava, sentivo il suo cuore battere fortissimo, insieme al mio. Purtroppo quell'abbraccio fu breve... ma anche molto intenso.

- Sei abbastanza tranquillo adesso? - mi chiese con il suo solito tenero sorriso.
- S-Sì, Sarah!
- Mh, mi fido! - rispose mettendosi a ridere.
- Ehi, e adesso cosa c'è da ridere?!
- Niente, Jacob, niente!

Non so perché, ma in quel momento scoppiai a ridere pure io. Era una situazione davvero... strana, ma allo stesso momento fantastica.

Nel momento in cui la giornata scolastica stava per giungere al termine, Sarah si avvicinò a me e mi fece una bizzarra proposta.

- Ehi, Jacob. Voglio chiederti una cosa, però devi rispondermi in fretta.
- Dimmi, Sarah. - risposi con il cuore che cominciò a battermi forte.

- Perché mi batte il cuore così forte? - pensai tra me e me, mentre la guardavo negli occhi.

- Ti andrebbe di passare il pomeriggio a casa mia, oggi?
- Va bene! D'altronde oggi è venerdì. Aspetta che chiedo agli altri se pure loro vogliono...
- No, aspetta! - mi fermò afferrandomi per il braccio - Volevo chiederti se volevi venire solo tu a casa mia oggi, senza gli altri.

In quel momento non riuscii proprio a capire perché non volesse invitare pure gli altri a casa sua. Che fosse accaduto qualcosa tra di loro?

- Ma... perchè solo io? È successo qualcosa che non so, per caso? Hai litigato con gli altri? - le chiesi stranito dalla sua richiesta.
- Assolutamente no, Jacob! In tal caso, sarei subito venuta a riferirtelo! Semplicemente... sento di aver legato di più con te, rispetto che con tua sorella ed Henry. Diciamo che ti vedo un po' come un migliore amico, ecco. - affermò tremando.
- Ah, okay! Stavo cominciando a preoccuparmi.
- Quindi, qual è la tua risposta? Ti va, o non te la senti di venire senza gli altri? Potrei finalmente farti conoscere i miei genitori e vedere casa mia!
- C-certo che voglio venire, Sarah! Anche se senza Amelie e Henry... non c'è nessun problema. - risposi rabbrividendo.

No, Jacob. Non è vero. Sei solo un cazzo di bugiardo. In realtà avevi una paura tremenda e non volevi lasciare tua sorella e il tuo migliore amico da soli. Ma ti sei fatto fregare da...

Argh, scusate. Non era mia intenzione raccontarvi la realtà in questa maniera, mi sono un attimo lasciato prendere la mano. Dovrete farci l'abitudine a questi miei interventi improvvisi, purtroppo.

Comunque sia, lasciamo perdere queste stronzate e andiamo avanti.

- Perfetto, allora quando usciamo da scuola vieni con me, mio padre sarà fuori ad aspettarci. Sarà felicissimo di conoscerti, come lo sarà anche mia madre... ne sono sicura!
- Va bene! - le risposi.

Pensavo fosse giusto avvisare prima Amelie, così mi diressi da lei e le dissi il necessario.

- Ehi, sister. Senti... Sarah mi ha chiesto se voglio andare questo pomeriggio a casa sua. Però... ha invitato solo me. A te dispiace se per oggi non torno a casa con voi? - le sussurrai.
- Oh, ha invitato solo te? Davvero? Capisco... stai tranquillo, brother. Però, promettimi che prima dell'ora di cena sarai già a casa, va bene?
- Certamente, sorellina. Te lo prometto.

In realtà era chiaro che Amelie voleva che io rifiutassi l'invito di Sarah, ma... ormai era andata così.
Suonata la campanella, mi recai insieme a Sarah presso la macchina di suo padre e partimmo verso casa sua.

- Ciao, bel giovanotto! Ti chiami Jacob, ricordo bene?
- Sì, signore! - affermai iniziando a chiedermi come facesse a sapere già il mio nome.
- Sarah mi ha parlato molto di te. Dice che sei un amico fantastico...
- Papà, doveva rimanere tra di noi. Era un segreto! - lo interruppe Sarah.
- Oh, maledizione! Hai ragione, figliola, scusami.
- Stia tranquillo, signore. Sono felice che Sarah pensa questo di me!

Sarah tirò un respiro di sollievo e, dopo avermi lanciato un gioioso sguardo, arrivammo finalmente a destinazione.

Entrammo dunque dentro casa loro e lì trovammo la madre di Sarah che ci stava aspettando per pranzare, con la tavola già apparecchiata.

- Ehi, tu devi essere il nuovo amico di Sarah... Jacob, giusto?
- Sì, mamma. È lui! Ti avevo detto che sarei riuscita a convincerlo a venire qua!
- Sono felice di conoscerla, signora! - esclamai sorridendo davanti a lei.

Dopo aver finito di pranzare, io e Sarah salimmo in camera sua e passammo il tempo giocando e facendo disegni.
Ma prima di salire, la madre e il padre vennero da me per ringraziarmi.

- Jacob, ci tenevamo davvero tanto a ringraziarti per quello che stai facendo. Sarah ha proprio bisogno di un amico come te... te ne siamo davvero grati.
- Signori, non dovete essere grati voi a me. Sono io che devo esservi grato, per avere come amica vostra figlia. È una persona straordinaria!

Alla madre di Sarah scappò una lacrima, e mi abbracciò sussurandomi qualcosa all'orecchio.

- Grazie, Jacob.

Subito dopo tornai da Sarah e, nonostante fossimo noi due da soli, riuscimmo a divertirci un mondo quel pomeriggio.

- Ehi, Jacob... ci tenevo a ringraziarti. - affermò Sarah.
- E per cosa? - domandai.
- Beh, per tutto. Grazie a te sto passando anni felici e sono anche riuscita a fare amicizia con Amelie, Henry... e soprattutto con te. Se tu non ci fossi stato, non so come sarei adesso. Grazie a te, sto riuscendo persino a battere la mia timidezza.
- Figurati, Sarah. Questo e altro, per un'amica come te.

Dopo che le dissi questo, mi diede un altro dei suoi stupendi e calorosi abbracci.
Subito dopo essersi staccata da me, lei si mordicchiò l'interno delle guance e mi fece una domanda molto particolare.

- Jacob... ricordi quando ti ho detto in classe che per me sei più di un semplice amico?
- Sì! Mi hai detto che mi vedi più come un migliore amico, rispetto che un "semplice" amico.
- Esatto! Ricordi bene. Mi hai detto che Henry è il tuo migliore amico... hai anche una migliore amica?
- Beh, in realtà no. Ho diverse amiche, anche se... avrei un'amica alla quale tengo di più.
- Posso sapere chi è? - chiese curiosa.
- È una persona dalla quale mi sono staccato da poco. - risposi facendole l'occhiolino.
- Dici sul serio? Allora... voglio essere la tua migliore amica! E tu sarai il mio migliore amico!
- Mh, fammici pensare...
- Lo pretendo, Jacob! - esclamò.
- Stavo scherzando, Sarah! D'ora in poi saremo migliori amici, promesso.

Dopo averla fatta intenerire con le mie dolci parole, Sarah cominciò a fissarmi negli occhi.

- Ti voglio davvero tanto bene, Jacob.
- Anche io, Sarah. Oh, sono le 19:00! Mia madre starà arrivando.
- Aspetta! Se vuoi, puoi restare a cena. - mi propose.
- Scusa Sarah, ma ho promesso a Amelie che sarei tornato a casa prima dell'ora di cena.
- Oh... capisco. Va bene, allora stai tranquillo. Posso comprendere tua sorella... ha bisogno del proprio fratellino accanto. - rispose dolcemente.
- Esattamente... e io ho tanto bisogno di lei.

Dopo circa dieci minuti, udimmo il campanello suonare. Dalla finestra della camera di Sarah, notammo mia madre ed Amelie che erano venute a prendermi per tornare a casa. Così, scendemmo le scale e andai ad avvisare i genitori di Sarah.

- Signori, mia madre è venuta a prendermi per tornare a casa. Arrivederci! Ciao, Sarah!
- Ciao, Jacob! Sarai sempre il benvenuto a casa nostra. - gridarono Sarah e i suoi genitori mentre mi dirigevo verso la macchina di mia madre.

Aprii lo sportello della macchina e mi ci tuffai dentro, facendo un grande balzo.

- Amelie, come ti avevo promesso, sono tornato prima di cena. - le feci notare.
- Sapevo di potere fidarmi di te, fratellino. Cosa avete fatto?
- Beh, se ti interessa qualcosa di veramente importante... posso dirti che io e Sarah siamo diventati migliori amici!
- Dici sul serio? Sono contentissima per voi due! Le serviva proprio un amico come te, brother.
- Sono contento di quello che dici, sister. A me invece serve proprio una sorella come te, Amelie.
- E io invece sono davvero fortunata ad avere un fratello come te, Jacob. - replicò lei attaccandosi a me.

Quella fu una giornata davvero fantastica e allo stesso momento molto importante per me. Una di quelle speciali giornate che... difficilmente dimenticherò.

Adesso, andremo ancora più avanti, più precisamente nel 2007. Tutto stava andando alla grande. Avevo un migliore amico, una migliore amica e una fantastica sorella gemella.

In quel momento, la mia era una vita caratterizzata da bellissime amicizie, gioia, serenità.
E ho ancora un'altra cosa molto importante da raccontarvi, un evento risalente a quando avevo dieci anni, di cui vi parlerò proprio adesso. Cosa poteva mai andare storto?

Mi senti?
Io...

Fermo, Jacob, zitto. Trattieniti. Mantieni la calma. Non è ancora l'ora, ma ci siamo quasi. Bisogna fare solo un altro sforzo.

Quel momento non è ancora arrivato... ma è comunque molto vicino.

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