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"Il turchino è un colore che sta fra l’acqua e l’aria, e quando è sera sembra appartenere totalmente all'aria. E’ il colore dentro cui nascono le stelle."
(Fabrizio Caramagna)

Hermione strinse i libri sotto braccio e si tuffò nella calca di studenti con un nodo alla gola, nel tentativo di farsi largo verso l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure senza sfiorare nessuno. Salutò qualcuno lungo la strada, ma affrettò il passo in modo sufficiente a non incorrere in inconvenienti quali abbracci o strette di mano, almeno fino a quando non raggiunse il corridoio antistante l'aula. Svoltando l'angolo, finì per sbattere contro qualcuno. Si sentì oscillare, alla ricerca di equilibrio, ma un braccio le avvolse la vita con sicurezza, stabilizzandola. Quel tocco mandò una scarica in Hermione, facendole alzare di scatto lo sguardo. Quando incontrò gli occhi grigi e inespressivi di Malfoy, fissi con identica sorpresa nei suoi, si sentì gelare il sangue nelle vene. Lui staccò di colpo le mani dai suoi fianchi e in Hermione il risentimento per il motivo per cui credeva che lo avesse fatto – lo disgustava sfiorare una sanguesporco – si mescolò al sollievo per il fatto che non la stesse più toccando. Un attimo dopo, quel pensiero ne evocò un altro. Ripensò al sangue di Bellatrix che scorreva nelle vene di Malfoy, e alle sue mani su di lei, che tuttavia erano sembrate gentili. Le venne in mente che superare quel timore con lui avrebbe significato superarlo con chiunque altro. Nella testa le si delineò un piano ben strutturato, che in un altro momento avrebbe facilmente catalogato come follia, ma che in quello, per qualche bizzarra ragione, le parve geniale. Stava per parlare, quando si accorse che il serpeverde l'aveva già superata ed era entrato in aula.

Hermione si prese un istante prima di seguirlo, raggiungendo la prima fila di banchi e occupando uno dei posti centrali. Le era sempre piaciuto sedersi in prima fila, da lì si sentiva e vedeva meglio, oltre al fatto che i professori avrebbero potuto cogliere immediatamente la sua mano alzata e permetterle di rispondere. Nonostante la guerra, il silenzio e l'oscurità che sempre più l'avvolgevano, quell'aspetto di lei non era cambiato. Lo studio l'aveva aiutata, e ora lei aiutava lo studio. Tra le pagine aveva sempre sfogato il dolore, leggendo e imparando, rifugiandosi in una libreria o in un profumo d'antico, consumato, vissuto. I libri con le loro storie le avevano offerto un grande repertorio di possibilità, come una guida al coraggio o alla vita. A come si affronta la vita con coraggio. Qualunque fosse la difficoltà, il terribile nodo che si era trovata davanti, c'era sempre stato un personaggio che potesse darle un suggerimento o farla sentire compresa. Si immerse quindi nella lettura del libro di corso di quell'anno, fino all'arrivo del professor Miracle e degli altri studenti.

«Ciao.» Harry si afflosciò stancamente sulla sedia accanto alla sua «Oggi Ron non viene.» spiegò un attimo dopo.

Benché fosse già la seconda settimana di scuola, era la prima volta che avevano lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Il professor Maurice Miracle era un tipo robusto di mezza età, con una folta capigliatura corvina, pizzetto e occhi verdi e acquosi contornati da lunghe ciglia. L'avevano incrociato poche volte, ma sembrava che non avesse il sorriso facile. Al contrario, lo avvolgeva un'aura tenebrosa e oscura.

«Buongiorno, grifondoro e serpeverde.» esordì «Sono il professor Miracle e insegno Difesa Contro le Arti Oscure. So che questa materia non è stata particolarmente fortunata, qui a Hogwarts.» il suo sguardo si indurì, e a Hermione sembrò che indugiasse per un istante di più su Harry «Ho intenzione di fare del mio meglio per rimediare.»

Fece qualche passo avanti, cominciando a camminare tra i banchi.

«Oggi capiremo insieme come si affronta uno Ianus.» passò subito al dunque «Una delle creature oscure più difficili da sconfiggere perché, come i mollicci e i dissennatori, si nutrono delle nostre emozioni. Gli Ianus sono... particolari. Non è su di loro che dobbiamo avere la meglio per poterli sconfiggere, ma su noi stessi.»

Qualcuno tra i serpeverde agli ultimi banchi si irrigidì, ma Hermione notò Theodore Nott fare un sorriso soddisfatto e mimare con le labbra a Draco Malfoy "finalmente qualcosa di tosto".

«Dunque,» chiese Miracle «qualcuno sa dirmi quali sono le caratteristiche di uno Ianus?»

Hermione alzò subito la mano: «Si tratta di una figura con sembianze umane e una pelle molto chiara, ma priva di naso, occhi, bocca o orecchie. Gli Ianus sono demoni. La loro esistenza è alimentata dagli istinti più puri dell'animo, quindi attaccano prevalentemente creature umane.» fece una pausa, deglutendo «Il suo scopo è assorbire quanto più possibile l'energia positiva che gli è necessaria alla sopravvivenza. È infatti in grado di causare illusioni individuali creando una sorta di riflesso della vittima, che si rivela il vero nemico da sconfiggere.»

«Esattamente, signorina Granger.» Miracle la lodò «Lo Ianus di per sé non ha poteri direttamente offensivi, ma si serve di quelli della persona che ha davanti. L'immagine riflessa che crea, che prende il nome di doppleganger, ha lo scopo di attaccare e distruggere il polo positivo della persona che ha davanti. E per farlo si serve degli stessi poteri di quella persona, che tuttavia non può attaccare il suo riflesso, o i danni si ripercuoterebbero su lei stessa.»

Dean Thomas sollevò la mano «Allora come si sconfigge?»

«L'unica strategia che fino a ora sembra aver avuto successo è quella di vincerlo su un piano psicologico.» rispose Miracle «Ma non è affatto semplice, in quanto il doppleganger incarna in tutto e per tutto i lati più spregevoli della psiche del suo irretito, e contrastarlo significa rapportarsi alla parte di sé stessi che spesso si tende a negare.»

Indicò un armadio sistemato in un angolo e per un istante balenò nella mente di tutti il ricordo delle lezioni di Difesa al terzo anno, quando il professor Lupin aveva insegnato loro a fronteggiare i mollicci; anche se probabilmente in quel momento avrebbero dato qualsiasi cosa per far sì che in quell'armadio non ci fosse uno Ianus ma si agitasse un molliccio, più chiassoso, ma decisamente meno pericoloso di un demone vero e proprio.

«Ebbene!» Miracle si avvicinò all'armadio e fece schioccare la lingua «Volontari?»

Hermione si accigliò.

«Professor Miracle.» intervenne, dimenticando di alzare il braccio «Gli Ianus sono demoni... non può... non siamo preparati a questo. Per di più, non sono nella parte pratica del programma.»

Miracle non sembrò turbato dal suo intervento. Al contrario, le rivolse un sorriso paziente e accomodante.

«È rincuorante sapere che tra gli studenti ci sia davvero qualcuno che si prende la briga di leggere i programmi.» riconobbe «Tuttavia, signorina Granger, io non sono mai stato il tipo da rispettarli.»

Riprese a passeggiare tra i banchi, continuando a parlare.

«Normalmente gli Ianus sono creature molto forti e oscure, ma voi ne affronterete uno già ammansito.» precisò «I rischi e le difficoltà permangono, ma sappiate che ci sarò io a tenerlo sotto controllo.»

Aprì un'anta e un sibilo simile all'assenza di suono riempì l'aria. Era strano e piuttosto inquietante, ma se il vuoto avesse avuto un suono, quello era esattamente il rumore che avrebbe fatto. Poi, lentamente, qualcosa fluttuò fuori dall'armadio. Era una creatura che, a discapito dell'oscurità che certamente serbava e che costituiva la sua stessa essenza, era bianca. Di un bianco senza imperfezioni, abbagliante e simile al marmo. Lo Ianus si palesò ai loro occhi come una nuvola di gas, il viso un ovale vuoto e inespressivo. Era insieme maestoso e terribile. Hermione sentì che quella creatura avrebbe potuto essere più spaventosa di un dissennatore, soprattutto perché non esisteva un incantesimo per contrastarla.

«Nessun volontario?» incalzò ancora Miracle, facendo vagare lo sguardo tra i banchi «Signor Malfoy, perché non viene lei?»

Tutti si voltarono verso il serpeverde, non sorpresi di scoprire che non si era offerto volontario: era stato Miracle a chiamarlo. Hermione era certa che il Malfoy del passato avrebbe obiettato, minacciando di informare il padre. E in quel caso avrebbe avuto tutto il diritto di farlo, dato che quello davanti a loro era un demone in carne e... fumo, e che Miracle non aveva alcun diritto di mettere a repentaglio le loro vite in quel modo.

«Venga avanti.»

Hermione si irrigidì quando si rese conto che lui non si sarebbe opposto. Quello era un demone, per l'amor del cielo, anche se sembrava prendere ordini da Miracle. Lo stesso Miracle che si era fatto da parte per lasciar passare Malfoy, spingendolo a fronteggiare da solo la creatura.

«Ricordi, le illusioni generate da questo demone sono alimentate dall'energia di chi vi è intrappolato dentro e possono durare molto a lungo. Non uccide, ma assorbendo tutta la positività della sua vittima, conduce a una pazzia spesso irreversibile.»

Malfoy si fece avanti, la bacchetta stretta nella mano destra e gli occhi fissi davanti a sé. Lo Ianus assunse la sua forma in pochi istanti, tramutandosi in una figura ancor più pallida del ragazzo, che in risposta strinse gli occhi e li fissò in quelli del suo doppleganger. Si limitò a guardare Malfoy, comunicando con lui a un livello che tutti loro presenti non riuscivano a percepire. Ma Hermione poté immaginare cosa gli stesse dicendo nel momento in cui l'avambraccio sinistro del doppleganger fu scoperto, mostrando il marchio nero sbiadito e segnato da cicatrici, e delle catene comparvero ai suoi polsi. Gli occhi di Malfoy si strinsero e lui puntò la bacchetta davanti a sé.

«Niente magia, signor Malfoy.» gli ricordò il professore «Gli Inaus vanno sconfitti sul piano psicologico.»

Il respiro di Draco accelerò ed Hermione si sentì male per lui quando il doppleganger avanzò. Era ingiusto che nessuno fermasse tutto quello. Il professor Miracle aveva portato nella loro classe un demone e si aspettava che Malfoy lo contrastasse da solo. Gli Ianus erano creature orribili, più difficili da affrontare degli Inferi, perché il loro potere era più sottile e oscuro, ti entrava dentro. Hermione aveva letto che le testimonianze dirette di chi si era trovato a contrastarlo erano scarsissime e per lo più deliranti.

«Si concentri.»

Gli occhi di Malfoy vagarono per la stanza, fulminando il professore, per poi tornare rapidi sul demone che stava fronteggiando. Le mano con cui impugnava la bacchetta era sbiancata, mentre lui respirava troppo velocemente. Indietreggiò appena, poi incespicò e dovette appoggiarsi a uno dei banchi per non crollare a terra. Solo a quel punto Miracle intervenne, ricacciando indietro lo Ianus con un colpo di bacchetta. Fu straordinario vederlo arretrare e tornare nell'armadio, che prontamente il professore sigillò, come se fosse stato un animale qualunque e non una tra le più pericolose creature oscure mai esistite.

Malfoy si reggeva al muro e non sembrava aver ancora ripreso il pieno controllo di sé, quando Miracle gli si rivolse  «È impressionante che tu abbia resistito così tanto.» disse «Devi avere un forte controllo sulla tua mente. Sei un occlumante?»

Lui strinse i pugni, ma fu costretto ad annuire.

«Da quanto?»

«Due anni.» la voce del ragazzo era incolore.

«Per proteggerti dalle incursioni di Voldemort.» intuì Miracle, e il silenzio che ricevette in risposta fu la conferma che cercava, quindi annuì tra sé «Già, ho sentito che al Ministero questa tua abilità sta causando non pochi problemi, durante gli interrogatori. Ma volevo vederlo con i miei occhi.»

«Non si fanno scrupoli a forzare le mie difese.»

«Com'è giusto che sia.» puntualizzò il professore «O hai forse qualcosa da nascondere? Non sarebbe doloroso, se tu non opponessi resistenza.»

Per quanto detestasse Malfoy, quella constatazione indispettì Hermione. Non avevano il diritto di frugare nella sua mente, ed era lecito che lui opponesse resistenza: violare le difese mentali di qualcuno poteva essere tanto straziante quanto farlo con quelle fisiche. Anche se quel qualcuno era Draco Malfoy.

Miracle annuì, facendogli un cenno vago «Torna al tuo posto.» poi si rivolse alla classe «L'esame di fine semestre sarà questo: sconfiggere uno Ianus. Potete lavorare in gruppo, se preferite.»

Mentre assegnava loro dei compiti per la lezione successiva e appuntava alla lavagna quali argomenti avrebbero affrontato, Hermione si ritrovò a fissarlo con sorpresa. Le sembrava assurdo che avesse deciso di affidare ai suoi studenti un compito del genere, al limite del rischio e della follia. Normalmente gli Ianus erano creature pericolosissime, ma quella che aveva affrontato Malfoy, per quanto orribile con il ragazzo, rispondeva docilmente agli ordini del professore. Gli occhi le brillarono di curiosità e si ripromise di indagare in proposito.
Quando la lezione terminò, uscì dalla classe per prima e salutò Harry, per poi appostarsi a pochi passi dal corridoio immediatamente a sinistra, quello che portava alle scale per i Sotterranei. Come previsto, Malfoy passò di lì da solo; e a dire il vero quasi si scontrò di nuovo con lei, non avendola vista.

«Granger.» aveva un tono sorpreso, forse sulla difensiva, ma non sembrava infastidito.

«Posso parlarti un momento?»

Sembrava diffidente e la grifondoro non poteva biasimarlo: non c'era ragione al mondo magico (e babbano) per cui Hermione Granger potesse voler parlare a Draco Malfoy. Semplicemente non avevano nulla da dirsi, erano agli antipodi.

«Ho riflettuto sulle cose che ti ha detto Miracle a lezione.» spiegò Hermione, cercando di mantenere un tono cordiale «Il punto è che non ho potuto fare a meno di—

«Non sto creando problemi.» disse lui «Intralciare il Ministero è l'ultima cosa che voglio fare.»

Hermione si accigliò «No, io... non ti volevo accusare.» esitò, poi prese coraggio «Mi chiedevo solo se volessi far coppia con me per il compito sugli Ianus.»

Sembrava troppo sbalordito per rispondere, così Hermione si affrettò a spiegare.

«So che i professori inviano delle relazioni su di te al Wizengamot, per il processo.» disse «So che hanno un peso. E che anche Miracle ne scriverà una. Non sembri piacergli molto, ma se questo compito andasse bene—

«Non ti riguarda.» la interruppe bruscamente lui.

«Neppure se posso aiutarti?»

Malfoy si bloccò e Hermione fu certa che il suo prossimo intervento sarebbe stato qualcosa sul tono di Una Mezzosangue, aiutare me?! o un più classico Perché mai dovrei accettare l'aiuto di una sanguesporco?

«Non puoi aiutarmi.» disse invece lui, sorprendendola «Non hai mai affrontato uno Ianus.»

«Non ho mai affrontato uno Ianus, è vero, ma so tutto a riguardo. E conosco i libri che possono servirci, potrei evitarti molto tempo in biblioteca. Senza contare che ho una certa esperienza in fatto di combattere mostri.»

Malfoy fece una smorfia infastidita «Già, dimenticavo di parlare con un'eroina di guerra

Lei colse il riferimento, alzando gli occhi al cielo.

«La Gazzetta del Profeta esagera sempre.»

«Ha esagerato anche quando ha descritto me come un mostro e sperato a nome di tutti che mi sbattessero ad Azkaban?»

Hermione non poteva crederci: stava avendo una conversazione con Draco Malfoy. Una conversazione vera. E lui non l'aveva ancora insultata.

«Non ho mai creduto che tu sia un mostro.» rispose, osservandolo aggrottare le sopracciglia.

La studiò a lungo, poi si appoggiò alla parete e la guardò negli occhi.

«Perché me, Granger?» chiese «Potresti fare quel compito con chiunque altro.»

Era comprensibile che se lo domandasse. Anche questa volta, Hermione considerò diverse possibili opzioni di risposta. Ma alla fine la sua indole sincera e coraggiosa ebbe la meglio, portandola a dire la verità.

«Perché voglio qualcosa da te, Malfoy.»

Lui la scrutò attentamente.

«Vorrei... io vorrei che tu mi toccassi.»

Se fino a quel momento le era parso sulle sue e piuttosto guardingo all'idea che lei gli stesse offrendo il proprio aiuto, a questo punto Malfoy le sembrò veramente incredulo. Un guizzò nervoso gli attraversò lo sguardo e un attimo dopo si staccò dalla parete e si mise diritto, ma irrigidito. Hermione si affrettò a spiegare.

«In nessun senso strano!» agitò confusamente le mani per aria, nervosa «Solo... toccare la mia pelle. So che è una richiesta strana, non è difficile immaginare per quale ragione tu sia così sospettoso. Ma io... ho difficoltà con il contatto fisico, da dopo la guerra, e per quanto ci abbia provato, non riesco a non star male o provare ribrezzo quando le persone che amo si avvicinano a me.»

Prese un respiro, poi proseguì.

«Così ho pensato che tu... tu che hai lo stesso sangue di Bellatrix...» provò a dire, ma d'un tratto lui si irrigidì e una smorfia di dolore gli attraversò il viso per un istante. Solo un istante. Poi tornò quello di prima.

«È per via di Bellatrix che non riesci più a toccare nessuno?» le chiese, e qualcosa nella sua voce tremolava, stava in equilibrio sulle lettere e un attimo dopo le lasciava collassare le une sulle altre.

Hermione sbatté le palpebre: se n'era accorto? Aveva notato che lei faceva fatica anche solo a sfiorare un altro essere umano? E mentre lo pensava ricordò l'incontro con Malfoy sul treno e l'incantesimo non verbale che lui aveva lanciato a Parvati Patil per far sì che si allontanasse da lei. Aveva pensato che fosse solo una coincidenza, un modo per infastidirle entrambe. Sarebbe stato troppo assurdo ipotizzare che Malfoy l'avesse osservata abbastanza attentamente da capirlo.

«Se riuscissi ad abituarmi con te.» gli spiegò «A farmi toccare da te... io credo che... non avrei più problemi con tutti gli altri.»

«Perché ho il suo stesso sangue.» ripeté lui, incolore «E perché mi odi.»

Hermione non lo odiava, ma pensò che farglielo presente in quel momento fosse fuori luogo, oltre al fatto che si era già lasciata sfuggire troppe cose imbarazzanti.

Quindi disse solo: «Esatto.»

Malfoy annuì, lo sguardo assente, le labbra dischiuse e gli occhi grigi più scuri del solito. Ma proprio quando Hermione credeva di averlo convinto, fece un passo indietro.

«Non posso farlo.» disse.

Lei sbatté le palpebre «Cosa? Perché?» spalancò i propri occhi castani e limpidi, mentre le veniva in mente un'ipotesi «Ti fa schifo toccarmi? Se è perché sono una sanguesporco, Malfoy—

«È perché oggettivamente è un'idea di merda.» rimarcò lui, interrompendola bruscamente.

«Ma—

«Non sono la persona adatta ad aiutarti, Granger.» disse, scuotendo il capo «Sono un disastro, in realtà. Dovresti farlo con qualcuno di cui ti fidi.»

La guardò un'ultima volta, poi le voltò le spalle e iniziò ad allontanarsi senza degnarla di un saluto.

Un disastro.

Aveva detto di sentirsi un disastro. Credo che tutti ci siamo sentiti così, almeno una volta nella vita. Come se fossimo scivolati dalle nostre stesse mani e ci fossimo infranti in mille pezzi su un pavimento a scacchiera, estremamente confuso e dispersivo. A volte, magari, ci siamo anche sentiti calpestare. Come se i nostri cocci, già aguzzi e sparpagliati, fossero stati ulteriormente frammentati dalla suola di qualche avventore, di proposito o meno. E così siamo a pezzi, distrutti al punto che non sapremmo neanche da dove cominciare per ripararci da soli. Però non è impossibile. Ripararsi, voglio dire. A volte i pezzi possono essere rimessi insieme in un modo persino migliore, e le cose che si guastano possono riprendere a funzionare o trovare un nuovo utilizzo. Nessuno dovrebbe sentirsi così rotto da escludere del tutto la possibilità di essere rimesso insieme. Mai. Perciò Hermione lo richiamò.

«Anche io mi sento così!» urlò, e Malfoy si bloccò nel bel mezzo del corridoio «Anche io mi sento un disastro.»

Sospirò, continuando a parlare anche se lui non si era ancora voltato.

«Come se vedessi nero dove tutti gli altri vedono i colori.»

Sospirò.

«Però sai, non ho intenzione di lasciare le cose così come sono.» disse «Ho sempre lottato nella mia vita, e voglio continuare a lottare. Voglio far entrare la luce.»

Malfoy si voltò, ma rimase comunque a qualche palmo di distanza. A differenza degli altri, lui non si avvicinava mai troppo, era come se conoscesse esattamente il punto oltre il quale lei avrebbe potuto iniziare a star male. La fissò per un istante e Hermione si perse nei suoi occhi color ciano, nella tempesta marina che si addensava nel suo sguardo, mentre lui serrava la mascella e nascondeva le mani nelle tasche, forse per stringerle in due pugni senza che lei se ne accorgesse.

«D'accordo, Granger.» concesse alla fine.

La fissò ancora e le pupille si dilatarono leggermente, in modo che il nero quasi inghiottì l'azzurro dell'iride. Ma un attimo dopo quest'ultimo riguadagnò terreno e Malfoy le rivolse un mezzo sorriso, che a dire il vero pareva più un ghigno a mo' di saluto. Quando le voltò le spalle, Hermione si rese conto che quello era il primo colore che le sembrava di scorgere dopo tanto tempo. Le parve assurdo. Ma le cose più assurde a volte bussano alla tua porta o ti entrano in casa dalla finestra, e tu non puoi far nulla per scacciarle. Le cose più assurde, a volte, sono proprio quelle che succedono.

Ciano.

Il ciano degli occhi di Draco Malfoy fu il colore primario di Hermione, il solo, per il momento, ma tanto intenso da stordirla e far sbocciare in lei il desiderio di riprendersi anche tutti gli altri.

***

Malfoy era già lì quando arrivò.

Il che stupì Hermione considerato che si era a sua volta anticipata di qualche minuto. Questo significava che lui era arrivato ancor più in anticipo di lei, e che non aveva fatto altro che aspettarla davanti all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll, dove avevano deciso di incontrarsi quel giovedì sera dopo le lezioni. Erano entrambi stanchi, avendo studiato tutto il giorno, e la grifondoro notò i segni scuri sotto gli occhi del ragazzo e le labbra secche, mentre lui si staccava dal muro e le faceva un cenno di saluto, prima di concentrarsi per evocare la Stanza delle Necessità.

«Neanche un commento sul mio ritardo?» chiese Hermione.

Lui non riaprì gli occhi né la guardò, ancora concentrato, ma le rispose «Sei in anticipo.»

«Anche tu.» rispose lei.

La stanza era semplice ma spaziosa, un ambiente spoglio con neutre pareti verdi (ovviamente, Hermione non si aspettava di meno da Malfoy) e pavimento antico. In fondo c'erano due tavoli – e la ragazza si chiese se lui non li avesse immaginati di proposito così, in modo che non dovessero condividere neanche la stessa superficie – e un divano con due poltrone e un tavolino al centro della stanza. Almeno, i divani erano color champagne.

«Da dove vuoi cominciare?» le chiese Malfoy, che aveva raggiunto uno dei due tavoli e si era accomodato.

Hermione fece vagare lo sguardo dal tavolo a cui era Malfoy a quello vuoto, incerta. Non sapeva se lui volesse che si sedesse con lui o meno, ma sarebbe stato piuttosto difficile confrontarsi sulle loro ricerche stando a cinque metri di distanza. Stava giusto per prendere una decisione, quando il rumore di una risata soffocata la fece sobbalzare e si voltò di scatto in direzione del serpverde, che la osservava con un ghigno vecchio stampo a decorargli labbra.

«Sei davvero buffa, Granger.» la canzonò «Puoi sederti qui, se vuoi.» disse un attimo dopo, accennando alla sedia si fronte alla propria.» fece una pausa, poi aggiunse: «Se vuoi fare progressi dal punto di vista... del toccare le altre persone, non sarebbe d'aiuto sedersi a due tavoli diversi, non trovi?»

Hermione sbuffò, facendo schiantare il primo degli undici libroni che aveva trovato in biblioteca sul tavolo. Ci mise tanta foga che Malfoy fece appena in tempo a ritirare la mano per non farsela schiacciare, mentre osservava sorpreso tutti quei libri.

«Questo è tutto quello che ho trovato sugli Ianus.» disse lei, prendendo posto «Purtroppo ho letto solo otto di questi undici volumi, ma mi metterò in pari.»

«Solo otto.» ripeté lentamente Malfoy.

Hermione non colse la battuta, annuendo.

«Tu cosa hai trovato, invece?» gli chiese «Eravamo d'accordo per cercare entrambi.»

Entrambi, ma separatamente. Era così che si erano accordati tramite gufo, con due concisi biglietti firmati col cognome: si sarebbero trovati il giovedì della settimana successiva ed entrambi avrebbero dovuto fare ricerche sugli Ianus e portare quanto avrebbe potuto essere utile, per consultarlo e lavoraci insieme. Hermione aveva provato un certo orgoglio nel raccogliere tutta quella bibliografia, certa di aver soffiato a Malfoy tutti i volumi in tempo record, e aveva pregustato per tutta la settimana l'espressione che lui avrebbe assunto mentre le confessava di non essere riuscito a trovare neanche un libro utile alle loro ricerche. Ma il ragazzo biondo la sorprese, tirando fuori dalla tasca interna del mantello un libricino. Un unico, rovinato e folto libricino. Presentava un'anonima copertina nera e parecchie pagine per il suo formato minuto, ma non aveva titolo.

«Diario di Herpo il Folle.» la informò seraficamente Malfoy «Sezione Proibita.»

Hermione strabuzzò gli occhi.

«Ti sei introdotto nella Sezione Proibita?!» sbottò, incredula «Senza contare che Herpo il Folle è stato uno dei maghi oscuri più potenti della storia, il suo diario potrebbe—

«Non è maledetto, ho controllato.» la interruppe «Inoltre, credo che il diario di una delle pochissime persone al mondo riuscite a sconfiggere uno Ianus potrebbe esserci utile al pari di quella robaccia nozionistica che hai radunato con tanto zelo martedì mattina.»

Martedì mattina?

L'aveva vista, allora. Incredibile. Lei non lo aveva mai notato in biblioteca, di certo non in quei giorni. Improvvisamente si sentì a disagio e cominciò a elaborare una sfuriata, quando osservando il libricino le venne in mente una cosa; e, come le succedeva sempre, la curiosità e il desiderio di sapere soffocarono il resto.

«Aspetta.» disse «Per caso è chiamato Il Folle perché...»

Malfoy sorrise, come se si fosse aspettato dal primo momento che lei ci sarebbe arrivata «Esatto. Perché ha affrontato uno Ianus e dopo... be', dopo non ha più avuto le rotelle tanto a posto. Ma almeno è riuscito a sconfiggerlo.»

A quel punto si misero entrambi al lavoro e vi rimasero per gran parte della serata. Era quasi ora di cena quando, una volta finito di analizzare i primi tre libri della pila di Hermione e giunti a metà del quarto, si concessero qualche minuto di riposo. La grifondoro si lasciò andare contro lo schienale della sedia, sconsolata. Continuava a giocherellare con una penna che aveva tra le dita, innervosita dal fiasco che si erano rivelati quei volumi. Erano per lo più nozionistici, spiegavano cosa fosse uno Ianus, chi lo avesse visto per la prima volta e chi avesse deciso di chiamarlo in quel modo, ma non c'era nulla su come sconfiggerli o su maghi che ci fossero riusciti. Stava appunto pensando alla prossima mossa da fare, quando le dita di Malfoy sfiorarono le sue per un istante che le parve infinitesimale, eppure abbastanza lungo da farle mancare il fiato. Non era stato un tocco vero e proprio, ma in qualche modo le loro pelli erano entrate a contatto, e un attimo dopo Hermione si accorse di non avere più tra le mani la penna con cui aveva giocherellato fino a quel momento. Ce l'aveva lui, che in quel momento stava appuntando qualcosa su un taccuino, mentre nell'altra mano teneva aperto il diario di Herpo il Folle. Hermione strabuzzò gli occhi, allungando la schiena per poter sbirciare. I capelli le finirono davanti al viso e irruppero nella visuale del ragazzo, che sollevò lo sguardo di scatto. Gli occhi color ciano indugiarono per un attimo sul suo viso concentrato, sorpresi dal fatto che lei gli si fosse avvicinata tanto, tanto da non accorgersi che stava sbirciando sul suo foglio di pergamena.

«Non erigere barriere.» recitò Hermione, leggendo al contrario la scrittura incredibilmente ordinata di Malfoy «Vuoi servirgli le tue paure su un piatto d'argento?» gli chiese, scettica.

«Non potrà mettere a soqquadro la mia testa alla ricerca di queste informazioni, se gliele lascerò trovare immediatamente.» rispose Malfoy «Il nostro amico dice che è un ottimo modo per far abbassare la guardia agli Ianus.»

Hermione si rimise a sedere, incrociando le braccia al petto.

«Non sai se sia affidabile.» disse «Herpo sarà anche riuscito a sconfiggere uno Ianus, ma se lo chiamavano Il Folle per questo, allora significa che non ne è uscito del tutto illeso.»

Malfoy rimase in silenzio per lungo tempo, fissando il diario.

«Io ho bisogno di passare questo compito, Granger.»

Per il processo.
Non l'aveva specificato, ma Hermione lo aveva capito.

La relazione che Miracle avrebbe consegnato a fine semestre avrebbe influito sulla sentenza del processo, in caso positivo quanto negativo. E il professore non era parso ben disposto verso di lui, anzi... Sembrava che avesse voluto metterlo alla prova, persino umiliarlo, per poi minacciarlo velatamente. Era ingiusto.

Hermione si schiarì la voce, cominciando a raccogliere le proprie cose «Ora devo andare, è quasi ora di cena.» si mise la borsa in spalla «Farò delle altre ricerche.»

Lui annuì, alzandosi insieme a lei. Poi fece una cosa che la sconvolse: le porse la mano destra, lasciandola sospesa tra loro in un muto invito a stringerla. Il suo sguardo di metallo vacillò piano, mentre lui la scrutava con attenzione. Malfoy era il tipo di ragazzo che ti chiedeva il permesso con gli occhi e, per quanto potesse sembrare assurdo, era ciò che stava facendo in quel momento.
Hermione allungò timidamente la mano verso la sua, accorgendosi di tremare. Si avvicinò con cautela, sfiorò le sue dita pallide e poi incastrò il palmo in quello di lui. Non appena si toccarono, si irrigidì. Le mani di Malfoy erano fredde, ma non era una sensazione sgradevole. Hermione non poté fare a meno di ricordare la mano ruvida e bollente di Bellatrix che la teneva ferma, ancorata al pavimento. La nausea cominciò a montare e la vista le si appannò, fu sul punto di ritrarre la mano e si chiese come farlo senza mostrare al ragazzo la propria debolezza, certa che se avesse notato il suo dolore lo avrebbe usato contro di lei. Ma quando sollevò lo sguardo su di lui, Malfoy sembrava assorto.

«Stavo pensando alla pozione Vitamix.» disse lui.

Hermione sbatté le palpebre, improvvisamente confusa «Quella che abbiamo preparato ieri a Pozioni?»

«Sì.» rispose Malfoy «La mia aveva un colore viola, non blu come avrebbe dovuto essere. E quando l'ho bevuta non ha aumentato energia e concentrazione.»

«Avevi aggiunto i quattro petali di Aconito?»

«Sì.»

«E la radice in polvere di asfodelo?»

Lui sembrò quasi offendersi «Ovviamente.»

«E l'avevi mescolata con movimenti circolari, prima di usarla?»

Glielo aveva suggerito Piton al terzo anno, anche se nel loro libro di testo non era indicato. Un lampo di comprensione attraversò gli occhi del serpeverde, che scosse il capo con una certa riluttanza.

«No.»

Hermione gonfiò il petto, mentre una piacevole sensazione di orgoglio si faceva strada in lei. Ne sapeva più di Malfoy.

«Allora evidentemente è per questo.» gli disse «Se l'avessi mescolata correttamente, la Vitamix avrebbe assunto il caratteristico colore blu, e sicuramente sarebbe riuscita.»

Lui serrò la mascella, la guardò con una profondità che la confuse.

Poi disse: «Già. Dev'essere questo.»

La grifondoro annuì, ancora con un leggero sorriso sulle labbra. Poi abbassò lo sguardo e dovette trattenersi dallo spalancare occhi e bocca, quando si accorse che si stavano ancora tenendo per mano. Si era distratta parlando di Pozioni e aveva dimenticato che si stessero toccando, aveva accantonato la nausea per rincorrere nella memoria le informazioni che lui le stava domandando. Credeva che fosse un caso, finché non notò l'espressione tronfia di Malfoy.

Lo ha fatto di proposito.

Le aveva parlato dei loro compiti per distrarla, infondendole sicurezza indirettamente, sapendo che lei sarebbe stata felice di correggerlo. Quella scoperta la sconvolse, facendola ritrarre di scatto, ancora frastornata. Lui riabbassò lentamente la propria mano, scrutandola. Notò quanto le fosse costato quel semplice contatto, soffermandosi sul tremore che le scuoteva le spalle e il brivido che l'aveva attraversata.

«Perché ti sforzi così?»

Era stato appena un sussurro, Hermione non fu certa di averlo sentito.

«Ron.» rispose pianissimo.

Malfoy non si mosse.

«Io... ho paura che non mi aspetterebbe.» ammise lei, con una tranquillità che la sconvolse «È già abbastanza a pezzi. Ha bisogno di me e io... io non lo sto aiutando.»

Qualcosa attraversò gli occhi del ragazzo, ma Hermione non avrebbe saputo definirla con certezza. Non ne ebbe neanche il tempo, visto che lui aveva già raccattato le sue cose per andarsene. Quando le passò accanto, si lasciò dietro una scia di muschio e una domanda.

«E chi aiuterà te, Granger?»

Si era appena chiuso la porta alle spalle quando a Hermione venne in mente che il giorno prima, a Pozioni, Malfoy era stato il primo a completare la pozione Vitamix. E che Lumacorno aveva detto che era perfetta.

Spazio autrice:
Rieccoci qui! *-*
Scusatemi se ho saltato dei venerdì, ma sono stata lontana da casa, senza la possibilità di rimanere sola con il pc come avrei voluto. I prossimi aggiornamenti saranno puntuali. ❤️

Comunque! Passando al capitolo, che ne pensate? Ammetto di non essere molto soddisfatta, non scrivevo da tempo di questi due e il loro avvicinamento all'inizio risultava difficile da scrivere, ma più avanti le cose miglioreranno e saranno più naturali. Nel prossimo capitolo... perleremo molto di Draco e di ciò che lo tormenta.
...E a proposito di questo, è il momento di anticipare il titolo: Green. Verde. Il quarto colore dello spettro visibile. Secondo voi a quale personaggio sarà associato?

Ringrazio chiunque sia qui a leggere e commentare, davvero di cuore. Il vostro sostegno è prezioso, sapere cosa pensate della storiabmi aiuta molto a scrivere.
Un forte abbraccio, a venerdì!
(O forse martedì, ci proverò)

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