E ancora ride il cielo
nel suo cappello di cobalto
e sbuffi di penne bianche,
sopra le foglie scure
che s'arrendono all'abbraccio
freddo di pietra e di cemento.
Ancora si tinge il sole,
rubino assordante dietro le cime,
mentre l'ombra inghiotte
il crepuscolo viola e getta
sulla terra il suo sudario.
In quella stanza
non c'era altro che noi.
Strade, rive e città
per il nostro diletto
per questo soltanto
erano al mondo.
Ora giacciono spente
al suolo disadorno
che rallenta e s'abbandona
nella bara di torba e di ghiaccio
acuminato tra i tessuti.
Ma il cielo,
il cielo ancora spera.
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