Spezzami.
Spezzami il cuore.
Che sia secco e risoluto
come sferza sulle reni,
perché già manca il fiato e mi annega
il dolore.
Merito almeno che ogni speranza
ove cerco riparo dal frangente che incede
non sia poi un masso che mi trascini
in fondo alla notte liquida,
diga crepata che tracima e rovina
maldicendo stima e illusione.

Spezzami il cuore.
Che sia con merito,
ch'è già cieca la rabbia e annebbia
i pensieri,
intossicante di spine e livori furiosi.
Merito almeno che il tormento di non sapere
non si presenti
inatteso alla mia porta
a stillar forza e dignità nelle spire
del dubbio che esige
grazia concessa
o stoccata mortale.

Lascia ch'io colmi
i giorni svuotati di un peso e un odore
sopra il mio, che accenda illusioni e speranza,
in questa spelonca scordata da dio.
Ch'io non debba esitare,
non cercare la tua pelle mentre affonda
un altro sesso e il suo calore dentro il mio.

Lascia ch'io torni
al mondo senza un passato
che arpioni le carni e inchiodi in apnea,
alla deriva e la piena all'orizzonte,
ma ch'io sia in piedi finalmente e tocchi riva
con le braccia colme di vento e i piedi
saldi a terra.