Sentinella

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C'è un portone di legno
in cima a un cortile
e scuri che affacciano
su coppi bruni.
In note di bronzo
l'orizzonte s'invola,
saltella sui dossi
finché dura il giorno.
E i chiassi aggomitolati
del borgo sentinella
intrecciano tele
di neve e di amanti.

Io conosco il tuo nome,
i rioni che t'han cresciuto,
le gabbie tue e i profumi.
Ma i miei non li imparasti,
l'acacia fragrante nell'albe di maggio
e un campanile
che guarda a valle, ove assedi
e trionfi macchiarono steli.
Allora te li insegnai,
tra i clivi di ulivi e grano
un riflesso di casa
trovai per darlo a te.

Adesso la cerco
quella scheggia di me
che incosciente è rimasta
infissa nel tuo muro.
E manca tra i colori
della tavolozza muta
la tinta delle nubi
che cingono alla sera
il cassero vigile
come una corona.

"La felicità", dicevi.
Di nuovo l'ho cercata
nei soli passati
prima che fossi tu,
ma tutto ha un altro volto
e ne confondo i suoni.
La landa che un tempo
era piana e composta
adesso è un'impronta
a forma di te.

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