15° CAPITOLO

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Appena riprendo conoscenza ho gli occhi pieni di lacrime. Sono ancora sul molo e sta piovendo a dirotto. Sono fradicia. Mi sento confusa, mi sento in colpa. Mi alzo e corro verso casa, chiudendo la vetrata e accendendo la luce. << Papà, cosa mi nascondi?>>, chiedo in un sussurro, sperando di avere una risposta. Giro per la casa, mettendola a soqquadro, cercando qualcosa, qualsiasi cosa sul mio passato. Mi ero sempre fatta delle domande ma ormai è evidente che qualcosa non quadra. Vado in camera dei miei e dopo aver aperto l'armadio, butto per terra tutti i vestiti di mia mamma, non rendendomi conto di avere ancora i vestiti bagnati addosso. Voglio la verità. Adesso. Mi giro verso il letto e mi viene un brivido quando metto gli occhi sul baule con un lucchetto ai piedi del letto. Mi siedo per terra e cerco in tutti i modi di aprire il baule, senza successo. Sono sicura che qui dentro ci sia qualcosa... devo solo trovare la chiave. Controllo di nuovo nell'armadio, nei comodini e dappertutto nella casa, ma non la trovo da nessuna parte. Una cosa così piccola dove mai si potrebbe trovare? Ritorno in camera dei miei e mi distendo sul letto, sconfitta. Rivolgo lo sguarda all'armadio, più precisamente sopra, dove vedo qualcosa luccicare. Mi alzo di scatto e prendo di tutta fretta una sedia. Poi mi allungo il più possibile sulla sedia e tasto finché non sento qualcosa di freddo e duro. << Finalmente l'ho trovata!>>, grido di gioia, saltando giù dalla sedia e catapultandomi verso il baule. Faccio entrare la chiave nel lucchetto che dopo un paio di giri si apre. Faccio un bel respiro profondo, preparandomi a scoprire la verità. Apro lentamente il baule, facendolo scricchiolare e scoprendo all'interno una moltitudine di foto. Ne prendo un po', facendo attenzione a non bagnarle e le appoggio per terra per esaminarle meglio. La maggior parte sono in bianco e nero. Ci sono foto di mia madre da giovane, di mio padre quando era piccolo, di mia madre e mio padre insieme, dei miei nonni, del loro matrimonio avvenuto quando entrambi avevano diciotto anni, uno loro foto di quando hanno comprato questa casa, di loro che mangiano un gelato in due, dei loro sorrisi, del loro amore. Delle normali foto, dico tra me e me. Mi immobilizzo appena vedo una cosa familiare. Un grande cancello con su scritto 'Orfanotrofio di Downsville' e un grande edificio vecchio, degno di un film dell'orrore.
<< L'orfanotrofio del mio sogno...>>, sussurro, ricordandomi il sogno ancora vivido. Prendo altre foto dal baule e le spargo per terra. Ci sono foto di bambine... tante bambine. Mi focalizzo su un'immagine in particolare in cui ci sono due bambine di circa sei o sette anni con i capelli neri. Due gemelle. Faccio segno di no con la testa e passo alla foto successiva in cui ci sono le due gemelle che abbracciano mia mamma. Poi un'altra foto in cui le gemelle varcano con le manine unite il cancello, insieme a mio padre. In un'altra ci sono le stesse gemelle che mangiano un piatto di pasta. In un'altra ancora ci sono le gemelle che dormono insieme sul letto matrimoniale. << Non può essere>>, continuo a ripetere, facendo due più due. Prendo l'ultima foto in cui ci sono due bambine sopra una barchetta, poco distante dalla riva, una con un vestitino azzurro e l'altra nero, entrambe con lunghi capelli neri. La bambina con il vestito nero sorride alla macchina fotografica, mentre quella con il vestitino azzurro la guarda di sottecchi. Quella bambina sono io.

<< Hannah? Dove sei?>>, mi chiede Grey appena entra dalla porta d'ingresso. Sono in camera, gli vorrei rispondere, ma sono paralizzata. Com'è possibile che io avessi una gemella? E che molto probabilmente, visto le foto dell'orfanotrofio, ero stata adottata? Perché non mi ricordo niente? La mia memoria sembra bloccata, mi impedisce di ricordare tutti gli avvenimenti precedenti ai miei nove/dieci anni. È colpa mia se mia madre è finita al centro di cura e siamo finiti a vivere in quella casa? Ho bisogno di risposte. Voglio scappare, andare il più lontano possibile. Avevo ucciso mia sorella? No, impossibile, non avrei mai fatto una cosa del genere. Anche se molto probabilmente lo avevo fatto, considerato il flash back che avevo avuto neanche un'ora fa. È incredibile come tutto fosse stato proprio sotto il mio naso e io l'avevo scoperto solo adesso. La verità certe volte fa male, dice la vocina. Voglio solo ritornare a quando non avevo ancora scoperto niente. Voglio ritornare alla vita di prima, dove c'ero io che fingevo, mio padre sempre al mio fianco, e mia madre ancora viva. E Grey... o Grey, mi dispiace. Sento dei passi avvicinarsi sempre di più alla camera, quindi prendo tutte le foto e le rimetto dentro il baule tranne la foto mia e della mia gemella che me la metto nella tasca dei pantaloni del pigiama.
<< Hannah, cosa diavolo è successo alla casa? È entrato un tornado per caso?>>, mi chiede Grey entrando nella camera, ma le uniche cose che riesco a dire sono: << Voglio telefonare a mio padre...>> e << Domani torno a casa>>. <<Eh? E perché? Mi vuoi spiegare cosa c'è che non va? È da ieri che sei strana>>, dice avvicinandosi e sedendosi vicino a me.
<< Tutto non va. Questa situazione... la mia vita. TUTTO! Voglio ritornare a casa e parlare con mio padre... io voglio solo capire...>>, incomincio a dire, scoppiando in lacrime. << Ehi, ehi... va tutto bene. Vieni qua>>, dice, avvicinandosi e abbracciandomi forte. << Se ti fa stare meglio, domani mattina ci svegliamo presto e per prima cosa telefoniamo a tuo padre e poi andiamo a Jacksonville... spero solo che non mi uccida>>, dice, ricordandosi della promessa fatta a mio padre al che ridacchio, asciugandomi con il palmo della mano le lacrime.

Dopo essermi fatta una lunga doccia bollente, essermi cambiata il pigiama ed aver mangiato una pizza margherita maxi e due lattine di Coca Cola, andiamo entrambi a letto, continuandomi a ripetere la sua promessa nella testa. Domani è deciso, andremo di nuovo a Jacksonville a nostro rischio e pericolo. Dopo aver dato la buonanotte a Grey, accosto la porta della camera e mi metto a letto, tirando su le coperte fino quasi al naso. Sbadiglio, sentendomi le palpebre pesanti. Dovevo solo dormire, e poi mi sarei svegliata il giorno seguente e saremo andati a Jacksonville da mio padre. Finalmente avrei rivisto mio padre e gli avrei chiesto di dirmi una volta per tutte la verità.

Sento dei leggeri passi che si avvicinano sempre di più. Non voglio aprire gli occhi, sono troppo stanca. Qualcuno si sta infilando sotto alle coperte, scostandole leggermente. Sento il suo calore farsi più vicino. È Grey, penso, finché sento una risatina che mi fa aprire gli occhi di colpo. Mi vedo. Riesco a vedermi perfettamente, nonostante il buio. Sto dormendo. Qualcosa si fa largo sotto le coperte, avvicinandosi sempre di più al mio corpo. Cerco di liberarmi ma sono... incollata al soffitto. Le coperte si abbassano sempre di più dal mio viso e delle mani piccole mi accarezzano i capelli e il collo. Cerco di liberarmi, ma ogni volta che faccio anche un minimo movimento, mi sento strappare la pelle. Adesso la posso vedere, è quella ragazzina. È sopra di me. Sento il suo peso opprimente, che non sembra appartenere affatto ad una bambina. Si sta avvicinando sempre di più al mio viso. Sento che mi guarda. Mi guarda con odio, vuole farmi del male, vuole uccidermi. Mi tocca le labbra con le sue dita, finché non mi apre la bocca e mi infila tutta la sua mano, facendomi quasi soffocare. Grido, facendola girare di scatto verso di me. La me sul soffitto. Mi sta guardando con un sorriso che mi fa rabbrividire. Inclina il collo da un lato in modo del tutto innaturale e dice: << Sto arrivando da lui... ci manca poco e lo avrò con me per sempre>>. << HANNAH!>>, mi grida Grey, entrando nella camera e facendomi cadere dal soffitto. Chi prenderà? Grey? Mio... padre? Oh no, non può essere, no lui. Mi alzo dal letto con le lacrime agli occhi e con la gola che mi brucia. << Grey, dobbiamo partire... ADESSO!>>, dico con voce rauca, togliendomi i pantaloni del pigiama e mettendomi i primi jeans che trovo per terra.
<< Eh? Ma sono appena le 7:00! Poi perché stavi gridando?>>, mi chiede Grey confuso, guardandomi mettere i pantaloni. << Dopo ti spiego... adesso vestiti! Andiamo prima in città a telefonare a mio padre e dopo partiamo subito per Jacksonville>>, dico. Quando vedo che non si sta muovendo di un millimetro e mi fissa ancora mezzo addormentato mentre sono lì lì per togliermi la maglietta, prendo un cuscino e glielo lancio in pieno viso, facendolo quasi cadere per terra. << Okay, okay, ho capito, mi vado a vestire!>>, dice. Maschi!

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