Oneshot DALIA 2

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"L'insonnia non tormenta solo lui, ma anche il suo fedele guardiano, il cane. Se è vero che la vitalità è il peccato più grave, forse il cane non è colpevole. L'unica cosa si cui ha paura è il temporale. Ma chi ama deve condividere la sorte dell'amato ~ Mikhail Bulgakov"

~
*avviso, contiene tematiche molto delicate*

Lo osservavo piangendo; ma le mie ossa stanche non avrebbero però, mai provato tutto il dolore che stava provando lui.
Era mio amico da molti anni ormai, dividevamo tutto, dal pane al letto.
Dove andavo io, veniva anche lui. Mi dava tanto e non chiedeva niente se non il mio amore.
Ricordo ancora la prima volta che lo avevo preso in braccio, aveva due mesi di vita e mia sorella pensava che dopo il divorzio da Leah mi avrebbe aiutato.
Ero stato distrutto e a pezzi per così tanto che la gentilezza di mia sorella era stata una manna dal cielo; ma la verità era che temeva, avrei passato tutta la vita solo altrimenti. Perciò quando la sua Roone aveva fatto i cuccioli, sei magnifici cuccioli di Siberian Husky, candidi come la neve, aveva afferrato un maschietto birbante e me lo aveva portato a casa con un bel fiocco blu intorno al collo.
Lo chiamai, Spock, come il mitico vulcaniano di "Star Trek".
Bianco e grigio, dagli occhi celesti, Spock mise subito in chiaro che ciò che era mio era suo e viceversa, porgendomi un grosso coniglio di pezza smangiucchiato.
Lui coi suoi dentini, col tempo me ne combinó di tutti i tipi: si fece i denti sulle mie sedie, sui cavetti del computer, sui miei scarponi da sci e sui piedi del mio letto.
Addestrarlo a non fare i bisogni sul mio letto, fu peggio, tornavo a casa che sembrava un porcile, per quanto Spock avesse un pezzo di giardino in cui farla e tutte le libertà di uscire.
Scoprì più tardi che in mia assenza non si spostava dalla cuccia, nemmeno mangiava, stava a dormire e a torturare alcuni giochi, abbaiando ogni tanto a qualche passante o al postino, per poi tornare alla cuccia.
I miei vicini infatti in un primo periodo si chiesero dove lo lasciassi: nel momento in cui me ne andavo, abbaiava due minuti, piangeva un buon quarto d'ora, poi silenzio.
Non avevano di ché lamentarsi.
Ma quando tornavo, iniziava il party: salti, feste, coccole a non finire e quello scricciolo era così felice di vedermi, che mi riempiva il cuore. Ci accoccolavamo sul divano, guardando le mie serie preferite e lui, sulle mie ginocchia, le guardava con me.
Ringhiando al cattivo o abbaiando ai cani dietro lo schermo.
Lo accarezzavo tra le orecchie, e lui sbadigliava avvicinandosi sempre di più a me, per farsi grattare la pancia o accarezzare il lungo manto.
Perdeva tonnellate di pelo, che santa aspirapolvere, mi riuscivo a levare dal divano solo con tanta fatica. Gli piaceva che lo spazzolassi, e con la pallina in bocca, gli avrei potuto fare di tutto.
Al parco, lui era il re, guai a chi osava sfidare Spock, "il magnifico".
Lui era il più bello, il più simpatico e il più giocherellone. Lui poteva annusare il detestano a chiunque e, fare lo scemo con tutte le femmine, ma guai se io, accarezzavo un altro cane.
Io ero solo suo, e lui era di tutti, pur tornando sempre a casa con me.
Al parco, se qualche pretendente, provava a sfilargli il trono, lui iniziava a difendere il suo onore, abbaiando a tutta voce senza riprendere mai fiato.
Era difficile tirlo via dal duello, ma quando lo sfidante era grosso due volte Spock, ero io a dare forfait, prendendolo in spalla e correndo via più velocemente che potevo.
Crescendo Spock, divenne molto grosso e decisamente ingombrante, mangiava chili di crocchette e chili di carne di cavallo con verdura lessa, ma il suo carattere tranquillo non cambiò.
Quando ero a casa e lavoravo, se ne stava sotto al tavolo della sala, creando un piccolo fortino e non lo si sentiva e così nemmeno quando ero fuori.
Il suo gioco preferito rimase il coniglio più distrutto che integro di quando era cucciolo e il suo grande amore era Neve, una labrador appena più giovane di lui, che abitava nel mio stesso quartiere.
Quando la aveva conosciuta, era stata amore a prima annusata.
La guardava dal balcone, piangeva nel vederla uscire con i suoi padroni, senza di lui e si riempiva di gioia quando tornava.
Neve e Spock fecero dei cuccioli stupendi, un paio dei quali tenemmo noi, il piccolo Kirk.
Spock e Kirk avevano sin da cuccioli una cosa in comune: sin da piccolini, quando il tempo diventava uggioso e il cielo tuona, correvano a infilarsi sotto le mie coperte, tremando e guaendo spaventati, quasi quanto lo ero io da ragazzino.
Lo osservavo tremare spaventato, accarezzandogli il lungo pelo, sperando ogni volta che si rendesse conto che non c'era nulla di cui avere paura. Ma come dargli torto, con le sue orecchie ipersensibili chissà quante cose sentiva più di me.
Kirk a differenza di Spock, era meno polemico al parco, ma più giocherellone, passavo ore al campo di sgambamento a tirare palline; Spock alla terza corsa si sdraiava nel prato e ansava con mezzo metro di lingua fuori, mentre Kirk non sembrava si stancasse mai.
La cosa però che io e Spock adoravamo di più, prima dell'arrivo di Kirk, era andare in spiaggia o in montagna. Lui passava tutto il viaggio col muso fuori dal finestrino e si godeva il panorama che c'era fuori, abbaiando a cavalli e pecore.
E quando arrivavamo, lui attirava tutte le ragazze del posto; era come una luce per gli insetti, attirare, venivamo, ovunque fossimo a fare le coccole a Spock e a fare due chiacchiere con me.
Quanti agganci Spock mi aveva fatto fare... Sembrava che lui pure ne fosse felice e stesse al gioco, si faceva vedere disponibile, divertito, come se quella ragazze fosse la più speciale di tutte e... Zak, iniziavo a parlare con lei.
Certo, mai nulla più di un paio di uscite, ma era divertente.
Spock bello com'era e forte, concorse in diverse gare canine, vincendo un paio di volte il primo premio, per i suoi denti dritti, il pelo folto e la grazia della camminata.
Io ero solo l'accompagnatore predestinato che guardava beffardo quando vinceva.
Ogni volta che concorreva e lo speaker enunciava: "Spock, un Siberian Husky, accompagnato da John..." mi sentivo un po' il valletto porta giacche delle feste di alta classe.
Ma se lui si divertiva io ero felice per lui, ancora di più quando posò per uno di quei calendari canini sugli Husky.
Per festeggiare, gli comprai uno di quelli ossi enormi da costata. In circa sei giorni era già inesistente.
Spock oltre ad essere bello e fiero, era sempre stato molto dolce, quelle volte in cui avevo la febbre, o stavo male, si stendeva a fianco a me, per vegliare il mio riposo e ogni tot di ore, mi leccava la faccia per controllare che fossi vivo.
Gli anni con lui e poi con lui e Kirk furono bellissimi: il mio lavoro andava bene, trovai la ragazza, rimasi in forma correndo con i miei due grossi cani.
Perché loro erano i miei cani, ma erano più che altro i miei amici, io non ero il loro padrone, non mi piaceva quel termine per descrivermi. Io ero il loro amico.
Quando quel giorno li portai al parco, non avrei mai detto sarebbe successo quello: giocavo con Kirk mentre che Spock se ne stava tranquillo, quando lo vidi scavare.
Non era insolito come nemmeno che mangiasse erba per pulire lo stomaco, ma già mente tornavamo a casa iniziai a vederlo strano. Non mangio né bevve nulla per tutta la giornata a seguire.
Lo portai di filata dal veterinario che mi disse che Spock in quel parco, aveva trovato e mangiato una pallina di carne che conteneva dei pezzi di vetro che gli stavano distruggendo le interiora dall'interno.
Non sarebbe vissuto molto tempo ancora.
Mi consigliò di farlo sopprimere prima che soffrisse ancora di più di quanto già soffrisse.
Ed ero lì, a fianco a lui, piangendo mentre la dottoressa praticava la puntura fatale al mio migliore amico. Il mio cuore era in frantumi e guardalo in quegli occhi azzurri bellissimi che mi avevano accompagnato per 10 anni, mi faceva male.
Ma non lo avrei lasciato solo, non lì che aveva bisogno di me. Continuavo ad accarezzargli il muso, quando il suo cuore cessò di battere e il mio migliore amico se ne era andato.
Non ero certo fosse quello il suo destino, forse se fossi stato più attento... Ma come immaginare che qualche stronzo lasciasse in un parco delle palline di vetro ricoperte di carne.
Povero il mio Spock. Lo feci cremare e lasciai che la sua piccola anfora fosse messa vicino a quella dei suoi genitori a casa di mia sorella.
Tornando a casa Kirk, bianco anche lui, ma molto più somigliante al labrador Neve che a Spock, sembrò leggere nei miei occhi l'angoscia e lo strinsi forte a me.
Suo padre non c'era più e non c'era più un pezzo di me, ma dovevo pensare anche a lui.
Come prima cosa, feci una denuncia, dissi alla polizia cosa era successo e mi dissero che non era il primo caso.
Ad una ragazza era morta una cagnolina di 6 mesi nello stesso modo.
Piazzarono delle telecamere e presero il bastardo. Lui disse solo "i cani non mi piacciono" e venne messo in prigione.
Perché un cane, è un animale migliore che l'uomo.

*i fatti sopra citati sono di fantasia, tranne l'ultimo pezzo realmente accaduto in diversi parchi di tutta Italia. Nel caso specifico, a Correggio, in Emilia Romagna, una cagnolina di 6 mesi è stata uccisa da una di quelle palline. Ma la storia si conosce poco e volevo dedicare la storia a quella cucciola, il cui assassino non è ancora stato trovato*

Vane_Fangirl
_VeroGhidi007_
B

ananitaCiquita
millesussurrialbuio

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