On the road

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Un paio d'ore dopo, i tre si trovavano già inchiodati in mezzo al traffico autostradale di ferragosto, diretti a nord, probabilmente a Milano. L'aria condizionata, come sempre in questi casi, li aveva abbandonati per motivi misteriosi ma evidentemente inderogabili. Nell'abitacolo la temperatura superava i 45°. Piero, al volante, ogni tre minuti si asciugava il sudore copioso dalla fronte e rantolava: "Madonna che caldo." Annalisa era accasciata sul sedile a lato del guidatore e, in silenzio, divideva la sua attenzione tra gli esasperanti sobbalzi della coda davanti a loro e il garrulo cinguettio della nonna Caterina, che dal sedile posteriore esprimeva chiacchierando senza tregua il suo entusiasmo per quel viaggio inaspettato.

"Sono così contenta, orpo, così contenta. Lo sapevo che non potevo morire senza rivedere Peppe. Tanti anni sono passati, eh, una vita, ma non ho voluto mai più bene a nessuno come a lui. Orpo, a Milano. Che tempi. Era un bel ragazzo, eh, alto, robusto, belle spalle, occhi azzurri. Eh, ma non era mica per quello, che mi sono innamorata. Non era mica solo per quello. E' che ci aveva un fascino suo, eh, un' intelligenza, una profondità. E poi era artista, che sai com'è, a vent'anni anche quello fa. Pittore era. Niente di che, poi non ha fatto mai fortuna, però quella vita lì da boheme, sai com'è. A vent'anni, con tutti gli ormoni in circolo. E poi era comunista, sovversivo, gli piacevano le donne libere, che sapevano le cose, che studiavano. Che a quei tempi era strano, mica se ne trovavano tanti di uomini così."

"Perché non l'ha sposato?" chiese ingenuamente Piero, passandosi il fazzoletto sul collo.

"Mio padre me l'ha proibito, figurarsi. Io ricca e di buona famiglia andarmi a imbastardire con uno spiantato rivoluzionario. Piuttosto mi ammazzavano. E io stronza ho ubbidito. Ho fatto fuoco e fiamme, strepitato, rotto le balle, ma alla fine ho fatto come volevano loro. Stronza che sono."

Gli occhi della nonna erano duri, mentre lacrime insospettabili cominciavano a scenderle sul viso, lasciando orribili strie arancioni sulla cipria, di cui prima di partire aveva voluto essere cosparsa in abbondanza.

Nadia-Annalisa, lottando a propria volta con la commozione, cercò di sviare il discorso sul pratico: "Come farà tu nonna a ritrovare Peppe?"

Nonna Caterina si asciugò vergognosa gli occhi e le guance. "Ci siamo scritti un paio di lettere una decina di anni fa, in un mio momento di follia. Ho l'indirizzo e il numero di telefono." disse estraendo dalla borsetta un'agendina malridotta e ingiallita dal tempo e cercando affannosamente la pagina giusta. "Ecco qua." disse infine soddisfatta mettendo sotto il naso di Nadia e Piero il recapito milanese di Giuseppe.

Fecero una sosta all'autogrill di Roncobilaccio; lasciarono nonna Caterina davanti a un piatto di lasagne e, con la scusa del bagno, si appartarono a decidere cosa fare.

"Ce la vuoi portare sul serio a Milano?"

"Amò, è ovvio che sì. Come potremmo deluderla, povera vecchiettina? E poi comunque il rudere di mio cugino non è lontano da Milano, appena ha salutato il fidanzato facciamo ancora in tempo ad andarci a dormire, stanotte."

Dopo un viaggio allucinante e lunghissimo, arrivati finalmente alle porte di Milano, la nonna, su cui le speranze amorose avevano un sorprendente effetto lifting, non si trattenne più e volle telefonare a casa del suo fidanzato. Rispose la figlia; dopo essersi baldanzosamente presentata e aver chiesto di Peppe, la nonna però impallidì di colpo, malgrado la cipria, e disse: "Ah." poi restituì il cellulare ad Annalisa e rimase per qualche lungo minuto zitta e accartocciata immobile sul sedile.

Alla tomba di Peppe volle arrivarci da sola, camminando con le sue gambe. "Lo saprò bene io quando ho bisogno e quando non ho bisogno della carrozzina." ringhiò ai suoi costernati accompagnatori.

Rimase lì davanti, per un'ora buona, a piangere come una bambina. Se si avvicinavano per sostenerla li cacciava stizzita. Poi di colpo smise di singhiozzare, mandò un bacio incerto alla fotografia di Peppe, girò le spalle alla lapide e si avvicinò a Piero. "Hanno messo una foto che sembra mio figlio, mica il mio amante. Mi ha fatto imbarazzo, io quello lì non l'ho mai conosciuto." disse quasi tra sé e sé. Poi aggiunse: "Piero, per favore, mi sento un po' stanca adesso."

Tornarono verso la macchina. Piero portava la nonna in braccio, un mucchietto leggerissimo di ossa. Sentire la sua faccia contro la spalla, l'umidità tiepida delle lacrime sulla sua maglietta, lo riempirono di una mostruosa tenerezza. Annalisa, dietro, singhiozzava senza vergogna.

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