1.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Vivere sola con mio padre, Horace Lumacorno, non è stato semplice, eravamo solo io e lui, nessun'altro, nessuna madre, moglie, qualcun'altro a cui appoggiarsi: quando mio padre la notte si rigirava nel letto pronunciando parole strane e incomprensibili, a volte nomi, a volte pezzi di conversazioni, c'ero io per lui e nessun'altro.

Lui faceva la stessa cosa con me, era un padre presente, la mattina mi accompagnava alla scuola per babbani, come la chiama lui, e il pomeriggio mi aspettava uno studio intenso di magia, per il mio futuro, diceva, dovevo essere conosciuta non perché fossi sua figlia, ma per quelle che erano le mie capacità.

E cosi fosse, mi impegnai ad eccellere, a dimostrargli che poteva essere fiero di me, e lo era, mi definiva una delle streghe più brillanti che avesse mai avuto, forse era un po' di parte, ma non poteva negare che avevo certe capacità che alla mia età nessuno si può aspettare.

Fu fiero di me soprattutto quando il Signore Oscuro tornò, immediatamente decise che non saremmo potuti rimanere a casa, cosi lasciai tutto quello che avevo lì, i miei amici, Thomas, con cui c'era qualcosa, ma non mi piace definirlo con quella parola che inizia con la A, la scuola, la nostra casa.

Lasciammo tutto e per un anno incominciammo a girare di città in città cosi che mio padre non potesse essere rintracciato, i mesi passarono e poi arrivò Albus Silente con Harry Potter, da quel momento qualcosa cambiò.

Perdonai mio padre per non avermi mai mostrato le lettere che il preside di Hogwarts mi mandò nel corso degli anni, era spaventato da quella scuola e non ne capivo il perché, i suoi incubi mi diedero il sospetto e il rifiuto nel ritornare li ad insegnare ne fu la conferma: cosa poteva essere più grande dell'amore che prova quando insegna?

Fortunatamente quel giorno cambiò idea e cosi il primo Settembre andammo a Londra, King's Cross. Preparai il mio baule, rigorosamente datomi da mio padre, di color viola, colore della nostra casata, in tinta con i miei occhi color ambra, mi diceva sempre.

Mio padre non potette stare con me sin da subito, cosi seguii alla lettera tutte le informazioni necessarie che Albus aveva appuntato sulla lettera: notai i ragazzini del primo anno essere alquanto confusi, quasi quanto me.

Passai dal binario nove e trequarti e ammirai il treno della scuola: L'Hogwarts Express.
Rimasi incantata a vedere quanto vecchio e nuovo potessero creare quel senso di armonia insieme... anche Hogwarts sarebbe stata così?

Intravidi un volto quasi familiare, cosi decisi di avvicinarmi e dinanzi a me vi era Harry Potter, mi sentii quasi sollevata nel vederlo anche se non potetti dire la stessa cosa di lui, era nervoso, come agitato ma appena gli passai affiancò la sua voce alle mie spalle mi obbligò a girarmi

«Amybeth, Ciao, tra 5 minuti sono libero, devo finire di parlare di una cosa vitale, puoi aspettarmi cosi stiamo insieme? Nel mentre carica il baule» con un tono alquanto veloce e affannato Harry si avvicinò a me sorridendomi dapprima e poi indicandomi dove potevo lasciare il mio baule.

E cosi feci, lasciai quello che mi apparteneva ma non salii sul treno, mi misi a distanza da Harry e cercai di capire in maniera alquanto vaga l'oggetto della conversazione accesa che stava avendo con un uomo di circa quarant'anni, o di più, con i capelli rossi.

«Harry, dubito che Tu-Sai-Chi permetterebbe a un sedicenne...»
«Ma cosa ne sappiamo noi di quello che Lei-Sa-Chi farebbe o non farebbe?» Harry alzò il tono di voce, si poteva percepire quanto il suo autocontrollo stava raggiungendo il limite, sembrava un argomento a lui molto caro. «Signor Weasley, mi scusi, ma non vale la pena di indagare? Se Malfoy...»

Il fischietto suonò alle loro spalle: ormai quasi tutti erano sul treno e le porte si stavano chiudendo. Salii sul treno e guardai Harry concludere in fretta e furia quella conversazione. Quest'ultimo si mise a correre e il signore con i capelli rossi insieme a sua moglie lo aiutarono a caricare il baule. Chiuse con un gran tonfo la porta del vagone mentre già il treno cominciava a muoversi.

«Allora, caro, verrai da noi a Natale, abbiamo già sistemato tutto con Silente, quindi ci vediamo presto» esclamò la signora al di là del finestrino.
«Stai bene e...»
Il treno prese velocità.
«... fai il bravo e...»
Ormai correva per tenere il passo.
«... mi raccomando stai attento!»

Harry si girò verso di me come rassegnato mentre io non potetti non trattenere una risata
«Ti va di cercare uno scompartimento?»

Lasciai passare Harry dinanzi a me, dopo avergli fatto un cenno affermativo con la testa, e iniziò a cercare in scompartimento in scompartimento, poi si stoppò e delle voci pronunciarono il suo nome.

«Ciao, Harry!» lo salutò una voce
«Neville!» esclamò Harry sollevato, e si voltò verso il ragazzo dalla faccia tonda che si faceva largo verso di lui.
«Ciao, Harry» fece eco una ragazza coi capelli lunghi e grandi occhi velati, un passo dietro Neville.
«Luna, ciao, come stai?»
«Molto bene, grazie» rispose quella ragazza, Luna.

Harry si girò verso di me, poi riguardò i suoi amici «Oh beh ragazzi lei è Amybeth Lumacorno, Amybeth, loro sono Neville Paciock e Luna Lovegood»

Sorrisi ad entrambi, Neville in modo alquanto impacciato mi tese la mano e cosi fece poi anche la ragazza dai lunghi capelli biondi, quasi bianchi, nel mentre stringeva al petto una rivista; in prima pagina si annunciava a grosse lettere un paio di Spettrocoli in regalo.

«Il Cavillo va sempre forte, allora?» chiese Harry prima di guardare oltre la mia testa e notare un orma di persone che si stavano per avvicinare «Troviamo dei posti» disse il prescelto, e cosi ci avviammo lungo il treno fra orde di studenti che fissavano i tre in silenzio,  poi trovarono uno scompartimento vuoto e vi si infilarono tutti dentro con un senso di apparente sollievo.

«Fissano anche noi perché stiamo con te!» fece Neville, indicando se stesso e Luna.
«Vi fissano perché eravate anche voi al Ministero» ribatté Harry, issando il baule nella rete portabagagli. «La nostra piccola avventura era sulla Gazzetta del Profeta, l'avrai letta».

Inarcai un sopracciglio al citare della loro piccola avventura, mi ricordai di quell'uscita in modo particolare e lessi con molta attenzione come la gazzetta cercò di smentire la sua totale negazione nell'anno passato sul ritorno del Signore Oscuro

«Non ti ho mai vista, sei nuova?» la voce di Luna seduta dinanzi a me riempì quel breve silenzio che si era creato e sentii tutti gli occhi dei presenti puntati addosso, sperai che Harry potesse rispondere al posto mio ma non lo fece, era una situazione insolita per me «Si sono nuova, ma ho la vostra età» cercai il consenso del prescelto in quello che stavo dicendo visto che non potevo sapere se i suoi due amici fossero più piccoli o più grandi e fui sollevata nel sapere che erano miei coetanei.

«È curioso, non ho mai conosciuto una persona della nostra età al suo primo giorno di scuola» continuò la ragazza con un tono di voce soave, quasi sognante.

Neville le tirò una sorta di gomitata, probabilmente pensò che quel commento potette darmi fastidio ma cosi non fu, annunciai a entrambi un sorriso e ritornai nei miei pensieri.
Infondo era il mio primo giorno di frequentazione in una scuola di Magia.

Il tempo passò, non sapevo esattamente quanto tempo ci avrebbe messo il treno per arrivare sino ad Hogwarts ma nel mentre guardai fuori dal finestrino e già il panorama poteva lasciare il fiato, osavo immaginare il castello, mio padre me lo descrisse mastodontico.

Feci la conoscenza di Ron Weasley e Hermione Granger, grandi amici di Harry da quanto ho capito, ma potetti capire poco di loro poichè la porta dello scompartimento venne aperta da una ragazza dai capelli rossi, più piccola di noi, con 3 cilindri di pergamena in mano.

Sapevo bene cosa fossero, mio padre li aveva preparati in modo alquanto delicato e preciso e aveva dedicato loro un intero pomeriggio affinché la sua decisione per le persone invitate fosse più accurata possibile.

«Devo consegnare questi a Neville P-Paciock, Harry P-Potter e Amybeth Lumacorno» la ragazza balbettò i primi due nomi tutta rossa incrociando lo sguardo di Harry. Tese i cilindri di pergamena legati con un nastrino viola, il colore della nostra casata. Perplessi, Harry e Neville li presero e la ragazza uscì barcollando.
«Che cos'è?» chiese Ron, mentre i due srotolavano la loro pergamena.
«Un invito» rispose Harry leggendolo poi ad alta voce

Harry,
Sarei lieto se ti unissi a me per un pranzetto nello scompartimento C.
Cordialmente, professor H.E.F. Lumacorno

«Chi è il professor Lumacorno?» domandò Neville, guardando perplesso il proprio invito. «Amybeth, tu non fai cognome Lumacorno? È un tuo parente?» domandò Hermione Granger guardando in modo curioso la pergamena del suo amico Harry.

«Beh si, è mio padre, ma non voglio che troppa gente lo sappia, tenetevelo per voi... È il nuovo Professore di pozioni, l'ho aiutato io a fare le lettere, è importante che voi andiate» dissi guardando i due invitati. Tutti i presenti, eccetto
Harry, mi guardarono alquanto sorpresi, forse non erano soliti conoscere la figlia di un professore che avrebbero avuto quest'anno.

«Certo, non mancheremo» Harry scattò in piedi e cosi fece anche Neville. Cominciammo a camminare tra i vari scompartimenti e potetti subito notare come lo sguardo sul prescelto non mancasse al suo passaggio.

Quando raggiunsero lo scompartimento C, vidi subito che vi erano quasi tutte le persone da loro invitate e anche qualcuno in più, e a giudicare dal benvenuto entusiastico, Harry era il più atteso.
«Harry, ragazzo mio!» esclamò Lumacorno, balzando in piedi appena lo vide. «Che piacere, che piacere! E tu devi essere il signor Paciock!»
Neville annuì, spaventato. Sorrisi a quella scena e poi a mio padre che mi diede un abbraccio, ci invitò poi a sederci nei posti dinanzi a lui, i più vicini alla porta.

«Bene, vi conoscete tutti?» chiese Lumacorno a Harry e Neville. «Blaise Zabini è del vostro anno, naturalmente...» Zabini non diede segno di riconoscerli né li salutò, e nemmeno Harry o Neville lo fecero: gli studenti di Grifondoro e Serpeverde si detestavano per principio da quanto avevo capito.
«Questo è Cormac McLaggen, forse vi siete già incontrati...? No?»
McLaggen, un ragazzo grosso con i capelli crespi, levò una mano e Harry e Neville gli risposero con un cenno.
«... e questo è Marcus Belby, non so se...?»
Belby, che era magro e nervoso, esibì un sorriso stiracchiato.

«... e questa affascinante signorina dice di conoscervi, Ginny Weasley!» concluse Lumacorno. La ragazza dai lunghi capelli rosso ramato fece una smorfia a Harry e Neville dietro la schiena di Lumacorno. «Bene, è un piacere straordinario, lei invece è Amybeth e frequenterà il sesto anno» continuò Lumacorno in tono intimo lanciandomi un'occhiolino.

«Un'opportunità per conoscervi un po' meglio. Ecco, prendete un tovagliolo. Mi sono portato il pranzo da casa, il carrello, se ricordo bene, ci va pesante con le Bacchette di Liquirizia, e il sistema digestivo di un povero vecchio non regge... un po' di fagiano, Belby?» Belby sussultò e accettò apparentemente stranito da quel gesto.

«Stavo appunto dicendo al giovane Marcus che ho avuto il piacere di avere come allievo suo cugino Damocles» spiegò Lumacorno a Harry e Neville, offrendo un cestino di panini. «Un mago notevole, notevole, e il suo Ordine di Merlino è davvero meritatissimo. Vedi spesso tuo cugino, Marcus?»

Purtroppo Belby aveva appena addentato un grosso boccone di fagiano; nella fretta di rispondere a Lumacorno lo inghiottì, diventò paonazzo e cominciò ad annaspare.

«Anapneo» dissi con calma, puntando la bacchetta contro Belby, le cui vie respiratorie si liberarono all'istante. I presenti puntarono gli occhi su di me e mio padre fece un sorriso a 32 denti «Un'incantesimo del sesto anno già di tua conoscenza, brava Amybeth» Harry sorrise nel sentire l'adulazione di mio padre e io feci un cenno ai ringraziamenti di Belby che mi aveva appena fatto...

...Il resto del viaggio fu in parte occupato dal pranzo del così detto Lumaclub, poi tornai insieme a Neville nello scompartimento dove Luna ci stava aspettando ma il tempo passato lì fu poco poichè eravamo giunti a destinazione.

Scendemmo dal treno e io mi accodai all'ombra di mio padre, senza parlargli, ovviamente. In quel momento avevo bisogno di lui vicino a me, come era sempre stato per tutti quegli anni nei momenti importanti. Mi accompagnò in una sala, chiamata da tutti Sala Grande. Ed effettivamente era enorme. Notai quattro tavolate diverse per ogni casa, cosi mi aveva spiegato Harry.
Sul soffitto candele, e in fondo un palco rialzato con gli insegnanti. In più tutti i bambini del primo anno. A rotazione venivano chiamati per sedersi su una sedia principale posta dinanzi a tutta la sala.

Chiamati. Nome e cognome.
Mio padre sapeva perfettamente della paura che gli confidai di poter essere giudicata per l'essere la figlia di un professore, quindi decidemmo di definirci lontani parenti, avremmo dovuto fare attenzione a chiamarci nel modo corretto l'un l'altro e quella sarebbe stata la parte più complicata, conoscendolo mi potrebbe chiamare Amy davanti a tutti senza accorgersene.

Ai ragazzi del primo anno veniva posto sulla loro testa un capello che sceglieva in modo alquanto preciso la loro casa di appartenenza.
A quanto pareva, ogni casa aveva una caratteristica diversa ed era proprio grazie a quello che il capello poteva scegliere dove collocarti.

Mi dissero di posizionarmi al fianco della professoressa che annunciava i nomi dei nuovi studenti, la professoressa Mcgranitt, cosi in piedi alla sua sinistra guardai i ragazzi del primo anno venire smistati uno ad uno e io mi preparai a sentire il mio nome.

L'insegnante al mio fianco mi toccò la spalla invitandomi a sedermi e poi pronunciò il mio nome e cognome «Amybeth Lumacorno». Tutta la sala lo sentì forte e chiaro e se già da prima si sentiva un chiacchiericcio sul mio essere affianco ad una docente, esso aumentò al sentire lo stesso cognome del nuovo docente di pozioni.

Con la gonna sopra le ginocchia e gli stivaletti di pelle nera, vestita in maniera ben diversa dal resto degli studenti in divisa, ma pur sempre in ordine, mi avviai al centro per sedermi su quella sedia; aveva tutta l'aria di giudicarmi, come tutti gli studenti presenti.

L'insegnante non ebbe il tempo di mettere il capello sopra la mia testa che esso urlò:
«Serpeverde»
Scontato, pensai, mio padre ne fece parte e fu anche capo di quella casa, sentivo che quello sarebbe stato il mio destino.

La donna al mio fianco mi toccò la spalla e mi fece cenno puntando la mia destra dove il tavolo con lo stendardo verde mi aspettava, oggi e per il prossimo anno.

Vidi una figura semi familiare farmi cenno e subito poi ricordai di Blaise Zabini, conosciuto ore prima al pranzetto organizzato da mio padre. Camminai verso di lui e prima di poter dire qualcosa sentii lui mormorare qualcosa al suo amico seduto dinanzi a lui «Mi devi 15 galeoni»

Feci un piccolo sorriso a Blaise che parve magicamente più familiare rispetto a prima e guardai la sua combriccola di amici al suo fianco
«Vieni Amybeth, unisciti a noi». Il ragazzo scansò alla sua destra un suo coetaneo della sua casa creando più spazio cosi che potessi mettermi al suo fianco e subito dopo mi presentò i suoi amici.

«Lei è Pansy Parkinson» indicò una ragazza alla sua sinistra acqua e sapone con dei capelli corvini a caschetto, mi tese la mano e io ricambiai. «Astoria Greengrass» fece lo stesso movimento, occhi verdi, capelli castani, era molto fine, come di cristallo. «Theodore Nott» dinanzi a me un ragazzo dai capelli quasi del mio stesso colore che giocherellava con la sua bacchetta al di sotto del tavolo. E alla sua destra «Draco Malfoy» occhi di ghiaccio e capelli biondo platino, potevo percepire il suo sguardo su di me, notai anche che era l'unico vestito in modo diverso rispetto agli altri in divisa, mi sentii meno a disagio dal non essere l'unica.

«È un piacere, Amybeth Lumacorno» quest'ultimo ragazzo scandì per bene il mio cognome e mi versò l'acqua nel bicchiere. Alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi, sapevo già a cosa voleva arrivare.

«La somiglianza c'è, l'ho notato anche prima, parenti, no?» Zabini si collegò al discorso intrapreso dal suo amico Draco. «Alla lontana» risposi «Mi ha invitata lui a frequentare Hogwarts, prima avevo un insegnante privato» alzai gli occhi verso la tavolata dei professori per guardare mio padre e Malfoy seguì il mio sguardo.

«La pura stirpe dei purosangue va rispettata e proseguita. Avete fatto una scelta saggia.» terminò quel ragazzo dai capelli quasi bianchi, mi ricordavano quelli di Luna.

«Ha detto Zabini che sei anche ad un livello avanzato con gli incantesimi, è bello che tu sia qui» collegai quella voce alla figura di Pansy che, con il gomito poggiato sulla tavolata, mi osservava attentamente. Era il tipo che adulava per ricevere appunti e compiti svolti, vista la mia apparente bravura, o era davvero bella la mia presenza in quella stanza?

Il banchetto cominciò e io mi sentii stretta in un ambiente così nuovo e da scoprire.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro