Capitolo III

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«Le storie non finiscono,» disse.

«Si trasformano solo in nuovi inizi.»
(Lindsay Eagar, L'ora delle api)

* * *

Cap. III

L'hangar di Coronet si andava rapidamente saturando di navi, e dei rispettivi piloti che avevano completato il percorso indenni e rientravano per l'imminente cerimonia di premiazione.

Ben si guardò intorno con aria tesa. Stava diventando un luogo troppo affollato per un faccia a faccia con Rey. La giovane jedi continuava a fissarlo in silenzio, in attesa di una sua reazione, ma sentiva perfettamente, nella Forza, il tumulto dei suoi pensieri e dei sentimenti verso di lui.

Un gruppetto loquace di piloti, si avvicinò e si congratulò con lui per la vittoria. «Qua la mano fratello!» un ragazzo esile ed alto gli porse la mano sorridendo, posandogli l'altra sulla spalla. «Sei stato grandioso! È davvero un peccato che tu non abbia voluto fare squadra con noi.»

Elnor Synnott era un giovane pilota dall'aria spavalda e i modi un po' sfacciati. Lo aveva conosciuto circa sei mesi prima, durante uno scambio di apparecchiature con un gruppo di Jawa su Lotho Minor e gli aveva evitato di prendere una brutta fregatura. Da allora si erano sempre tenuti in contatto. I suoi grandi occhi verdi dalle pupille feline, spiccavano vivaci sulla carnagione olivastra. I capelli corvini, tagliati a spazzola, lasciavano scoperte le strane orecchie appuntite. Ben gli strinse la mano ed annuì per ringraziarlo.

«Elnor ha ragione, sei tutti noi Ben. Finalmente qualcuno è riuscito a dare una lezione a quello squilibrato di Valeek» aggiunse Rastan, il rossiccio compagno di squadra di Elnor, che gli ricordava vagamente quel poveraccio di Hux.

«Non è finita qui, Solo. Alla Five Sabers, faremo i conti» lo provocò divertito il Twi'lek Saalem, facendogli l'occhiolino.

Sorrise di gusto. Non capitava tutti i giorni di incontrare avversari disposti ad accettare una schiacciante sconfitta in maniera sportiva. Non amava particolarmente i contatti fisici, ma con Elnor e la sua squadra era diverso, poteva fare un'eccezione, erano persone a posto. Tutto avvenne sotto gli occhi di una Rey sbalordita.

«Sono colpita. Sei riuscito addirittura a farti degli amici» esclamò, quando i ragazzi si furono allontanati, «o devo pensare che hai plagiato le loro menti?»

«Dovrei ridere?» La fissò serio, che cosa credeva? Che si sarebbe ritirato su Ahch-To a passare il resto della vita da eremita per la vergogna? No grazie, se avesse potuto fare qualcosa per riscattarsi e rimediare ai suoi errori lo avrebbe fatto.

Stava per rispondergli a tono, quando, una voce femminile si intromise tra loro con invadenza. «Avevo capito che volessi gareggiare per conto tuo, invece alla fine ti sei messo in squadra con lei. Stai cercando di fregarmi, Solo? Te ne farò pentire. Sei un fottuto bastardo!»

L'hangar stava diventando troppo affollato per i suoi gusti. Strabuzzò le pupille imprecando tra sé, mentre Rey si voltava a guardare una donna alta e formosa, straordinariamente sexy, che si stava avvicinando ondeggiando le anche. Era avvolta in un'attillata tuta nera lucida con bande laterali color oro, che lasciava poco spazio all'immaginazione, aveva una lunga capigliatura bionda e le iridi di un freddo grigio metallico. Sotto ad un braccio portava il suo casco nero da pilota. Fisicamente era uno schianto, questo non poteva negarlo, ma era sicuro che non aveva altrettante buone intenzioni.

«Questa chi è?» Rey e Dana Torres parlarono praticamente all'unisono, rivolgendogli entrambe un'occhiata feroce.

Fece rapidamente saettare gli occhi su di loro e si morse l'interno della guancia. Si sentiva tremendamente a disagio, preso in trappola, e la cosa non gli piaceva per niente. Per anni aveva vissuto alla stregua di un monaco e ora addirittura si trovava ad avere a che fare con due donne contemporaneamente.

Aveva solo baciato la prima, ed era andato a letto con la seconda, ma le aveva piantate entrambe: non si vergognava di ammettere di essere un completo disastro, in quanto a relazioni sentimentali.

«Rey, lei è Dana Torres, pilota dell'Ala-U Giant, ha attraversato il traguardo subito dopo di noi» ruppe l'atmosfera che stava diventando notevolmente tesa. «Dana, questa è Rey Palpatine... una vecchia amica.» Non lo disse con l'intento di provocarla, ma se ne pentì ugualmente, subito dopo. Anche nelle presentazioni faceva decisamente pena.

Lo sguardo che gli rivolse la jedi/pilota fu come una pugnalata, e non poteva biasimarla, l'aveva definita vecchia amica, chiamandola addirittura col suo vero nome. Che lei odiava. Era sicuro che se avesse potuto incenerirlo con gli occhi, lo avrebbe fatto. Ma non poteva nemmeno mentire, di fatto si erano solo scambiati un bacio, non stavano insieme né, tanto meno, erano sposati.

L'espressione di Dana non era da meno, aveva già assottigliato le palpebre per scrutarlo a fondo con sospetto. «Non mi è sembrata una vecchia amica dal modo in cui vi stavate parlando poco fa.»

Avrebbe dovuto immaginare che si sarebbe lanciata in una delle sue scenate di gelosia. In quell'istante maledì la serata in cui aveva deciso di darle corda.

Rey però non gli fornì il tempo di zittirla. «Ha ragione. Siamo solo amici» sentenziò stizzita, rifilandogli uno sguardo in bilico tra lo schifato e il deluso. Poi si rivolse a Dana con un sorriso tirato. «Ci siamo conosciuti tempo fa, in una situazione deicata e... lo stavo solo salutando. Ma credo che non sia stata affatto una buona idea.»

Quando i suoi occhi ambrati, leggermente lucidi, tornarono su di lui, sentì una puntura dolorosa nel petto. Rey era troppo perspicace per non aver capito tutto. «Se volete scusarmi... C'è una cerimonia di premiazione che mi attende. Addio Ben.»

In quelle sue ultime parole avvertì una straziante sfumatura di rassegnazione. Poi la vide allontanarsi a passo svelto verso l'uscita pedonale dell'hangar, senza mai voltarsi indietro. Avrebbe voluto raggiungerla, fermarla e spiegarle nemmeno lui sapeva cosa, ma doveva prima liberarsi della palla al piede. In quel momento, o mai più.

«Te lo ripeto per l'ultima volta, Dana: lasciami in pace. Non costringermi ad essere spiacevole» la minacciò velatamente, con un'espressione seria e corrucciata. Nonostante fosse esasperato, non voleva metterle paura più del necessario.

La bionda sbuffò scuotendo la testa. «Vecchia amica un accidenti. Ti sei portato a letto anche lei? Sei un mostro» lo accusò amareggiata.

Beh, che un tempo fosse stato un mostro, non era poi tanto sbagliato.

«Voi piloti siete tutti uguali: cambiate le donne come cambiate i caccia. Sei uno schifoso!» gli urlò contro senza curarsi dello spettacolo penoso che stava offrendo ai passanti.

Ben invece si fermò a riflettere sussultando, come se fosse stato punto da qualcosa, senza pensare agli insulti che gli piovevano addosso. Lui a letto con Rey? Al solo pensiero un brivido strano lo scosse fin nel profondo. Dana aveva colto nel segno.

Ci aveva pensato? Ovviamente sì. Un tempo, niente lo avrebbe reso più felice che unirsi a lei anche carnalmente. L'aveva desiderata fino a farsi del male, ma era un desiderio bramoso, oscuro, insano. Da allora erano cambiate molte cose, troppe. In quel momento non sapeva nemmeno lui cosa volesse veramente.

Prese un lungo respiro e si impose di calmarsi. «D'accordo. Mi dispiace che tu ti sia sentita presa in giro...» andò dritto al punto, e si stupì di se stesso per essere riuscito a scusarsi invece di saltarle alla gola. Ne aveva fatti di progressi da quando faceva a fette intere consolle di comando con la lama della sua perduta spada laser e se ne andava in giro a strozzare ufficiali del Primo Ordine.

Dana lo squadrò accigliata spostando il casco sotto l'altro braccio e, stranamente, gli concesse del tempo per farlo proseguire.

«Ma non ti ho mai fatto credere che tra noi sarebbe potuta finire in modo diverso» le spiegò, per l'ennesima volta. Sperando che fosse anche l'ultima.

Dana sospirò soddisfatta. Poi scosse la testa e rise di gusto come se avesse finalmente ottenuto quello che voleva. «Lo so» rispose spiazzandolo. «È stato bello, però, anche se è durato poco. Siamo stati bene dai, non puoi negarlo» gli fece notare addolcendo il tono.

Ben sgranò gli occhi e rimase sconcertato dal suo cambio repentino d'umore. Le donne erano una strana specie che faticava molto a comprendere. Forse avrebbe dovuto rinunciarci. «È stato bello» confermò titubante, anche se non aveva ben capito dove volesse andare a parare.

«Lo sai, sei proprio uno strano tipo, Solo. Sta' tranquillo, nemmeno io l'ho mai presa sul serio, ma mi sono divertita un mondo a fartelo credere. E a punzecchiarti un po'. Non ho alcuna intenzione di accasarmi per adesso, tanto meno con un pilota. Detesto i piloti, hanno un ego smisurato. Ma tu sei diverso... sei stato gentile e sincero, fin dall'inizio. E non è da tutti. Sei una brava persona, Ben.»

Le parole di Dana lo fecero trasalire, colpendolo nel profondo. Lui una brava persona? Forse avrebbe dovuto raccontarle, con minuzia di particolari, di come avesse sterminato interi villaggi e trucidato suo padre, quando era manipolato da Snoke. Avrebbe voluto vedere la sua faccia se avesse saputo che aveva davanti nientemeno che il Leader Supremo in persona.

Nonostante tutto si sentì sollevato. Era contento che Dana lo avesse giudicato per quello che era e per come si era comportato nei suoi confronti. Si sentiva finalmente se stesso. Kylo Ren era morto davvero un anno fa, su Exegol, ora esisteva solo Ben, e ne aveva avuto la conferma.

«Non ci sono andato a letto... » le confessò fissandola serio.

Dana sospirò sorridendogli con tenerezza, inclinando leggermente la testa. Persino i suoi occhi gelidi sembravano più dolci. «Ci credo... Ma se per te quella Rey è solo una vecchia amica, allora io sono vergine» lo canzonò, facendolo sorridere. «Non sto scherzando. Il modo in cui la guardavi era... beh, credimi, qualsiasi donna vorrebbe essere guardata da un uomo in quel modo.» Poi lo fissò dritto negli occhi e tornò seria. «Dovresti andare da lei, prima che inizi a pensare davvero che tra noi ci sia stato chissà cosa.»

Annuì, ricambiando il suo sguardo con gratitudine, non avrebbe mai creduto che Dana fosse capace di provare sentimenti, l'aveva sempre considerata una donnetta superficiale e frivola. E non era nemmeno arrabbiato per essere stato preso in giro, Torres non era solo un'abile pilota di caccia, aveva pure un futuro radioso come attrice melodrammatica.

«Ci rivedremo alla Five Sabers?» la salutò sintetico.

«Alla Five Sabers» confermò lei sorridendogli.

Dopo aver compiuto alcuni passi nella stessa direzione che aveva preso la ex scava rottami, si sentì chiamare di nuovo. «Ehi, Solo! Di' alla tua Rey che è una strafottuta donna fortunata.»

Scosse la testa ridendo, poi si voltò appena per salutarla con le due dita al ciglio. Si era tolto un peso ed aveva un guaio in meno a cui pensare. Non gli restava che affrontare la jedi e quella non sarebbe stata di certo un'impresa da poco.

* * *

La cerimonia di premiazione sembrava non finire mai.

A Ben queste cose davano sui nervi, detestava partecipare alle manifestazioni affollate; anche quando comandava il Primo Ordine, rifilava sempre la rappresentanza ad Hux al quale piaceva esporsi molto di più.

Ogni tanto ripensava a lui chiedendosi che fine avesse fatto. Non che ne avesse nostalgia, anzi, tutt'altro. Il freddo generale dai capelli rossi e gli occhi di ghiaccio, lo aveva sempre odiato e la cosa era stata felicemente reciproca, ma in lui aveva sempre ammirato il rigoroso senso del dovere.

Probabilmente era morto, insieme a tutti gli altri. Come era accaduto anche a lui, del resto. Era quello il destino dei cattivi. Ancora non riusciva a credere di aver avuto un'altra possibilità. Si sentiva miracolato.

Per un anno aveva assistito da lontano allo sgretolamento di quel poco che era rimasto del Primo Ordine, la politica non gli era mai piaciuta, come non era mai piaciuta a suo padre. C'erano così tante cose che aveva in comune con lui, non solo la passione per il volo e i caccia stellari. Aveva osservato tutto in silenzio, da uomo normale, mimetizzandosi tra la folla e assaporando la vita giorno per giorno, come fosse un dono prezioso.

Non gli interessava granché del premio, del prestigio, di quel piccolo momento di gloria che era riuscito ad ottenere. Aveva vinto un'importante battaglia contro se stesso e, per la prima volta dopo tanto tempo, era fiero di sé.

Per tutta la durata della cerimonia aveva cercato lo sguardo di Rey, ma lei lo aveva ignorato costantemente. Era sicuro che non se la sarebbe svignata senza prima partecipare alla premiazione. La conosceva troppo bene e sapeva che per lei era una questione d'onore.

Sembrava notevolmente maturata dai tempi di Exegol, anche se era passato solo un anno. Era la prima volta che le vedeva addosso una tuta da pilota e non i suoi soliti straccetti svolazzanti da jedi e gli piaceva da morire. Gli sembrava più donna e, per assurdo, si sentiva minacciato da quella sua genuina sensualità.

Aver riaperto il legame lo stava facendo impazzire, come quando erano nemici, ed era questo che voleva assolutamente evitare. Rey lo aveva cercato nella Diade, aveva forzato la loro connessione, lo aveva sfidato, e adesso lo stava ignorando. Questo non poteva accettarlo. Riusciva a sentire chiaramente i sentimenti che la agitavano in quel momento: delusione, rabbia e sconforto. Si rifiutava, indispettita, di rispondere ad ogni suo tentativo di richiamo mentale.

Alla fine della premiazione se ne sarebbe tornata su Tatooine, era quella la sua casa adesso, e non aveva nemmeno tentato di nasconderglielo, o di tenerlo fuori dalla sua testa.

Rey voleva che sapesse, che sentisse quanto aveva sofferto e quanto stava male in quel momento. Era il suo modo silenzioso di protestare, e fargliela pagare.

Maledetta jedi impicciona e testarda.

Quando finalmente furono tutti congedati trovò il coraggio di cercarla tra la massa dei piloti. Non l'avrebbe mai lasciata andare senza prima risolvere la faccenda tra loro, ne andava della sua salute mentale.

La intravvide dirigersi verso l'hangar dove era ancora parcheggiato il suo X-Wing, ignorando i complimenti e le lodi che le venivano rivolti, per come aveva condotto la gara.

*

Nel grande edificio dall'immensa volta a botte, deserto e silenzioso, risuonava solo il rumore dei suoi passi. «Quanta fretta» iniziò senza indugi, prendendola alle spalle, mentre si stava preparando a salire sul caccia, col casco in mano. «Senti già la mancanza dei tuoi amici ribelli?» la provocò, sperando di farla reagire.

«Almeno loro non sono degli stronzi, come te» gli rispose velenosa senza nemmeno girarsi.

Gli scappò una risatina sarcastica.

«È il caccia di Luke?» le domandò, facendo un cenno verso l'Ala-X a specchio che li sovrastava imponente. Lei annuì continuando a dargli le spalle. «Se sapesse che lo hai conciato in quel modo non te la farebbe passare liscia» continuò a punzecchiarla, ma senza successo. «Hai fatto tutta questa strada per ritrovarmi, per sfidarmi, e adesso... ti sei già arresa?»

Rey sbuffò furiosa e si voltò di scatto rivolgendogli un'occhiata assassina. «Qui sono di troppo. Ora capisco perché non volevi farti trovare. Avevi da fare i tuoi comodi... con quella

Gli venne spontaneamente da ridere; quando si alterava le si incendiavano le guance e diventava ancora più carina. L'amava alla follia. «Non hai capito niente, invece» reagì severo cercando i suoi occhi sfuggenti. «Quella non significa nulla per me e tu lo sai bene. Non cercare scuse idiote per fuggire. Parliamone.»

Rey prese un lungo respiro, ad un tratto sembrava più stanca. «Oh, adesso vuoi parlare. Perché dovrei rimanere? Hai scelto la tua strada e mi hai fatto capire chiaramente che non mi vuoi avere tra i piedi. Rimpiango solo di essere stata così stupida da averlo voluto accertare di persona.»

«Non sei stupida» le disse in tono tranquillo, «e sono felice che tu sia qui, adesso...» le confessò, tradendo per un istante i suoi reali sentimenti. Avrebbe voluto abbattere ogni distanza che li separava, afferrarla con forza e baciarla di nuovo, questa volta in modo più lungo, profondo e passionale, ma si impose di non farlo. Non voleva darle false speranze.

Era sempre dell'idea che Rey dovesse seguire il suo destino e che la sua strada fosse diametralmente opposta alla sua. Ma rivederla lo aveva reso felice, lo aveva fatto sentire importante, e questo non poteva negarlo a se stesso. La stracciona scava rifiuti di Jakku era l'unica persona che avesse mai amato nella sua vita solitaria e travagliata, e l'avrebbe amata per sempre. Non aveva dubbi sui suoi sentimenti.

Rey gli rivolse uno sguardo più sereno e un mezzo sorriso, «ma... » lo incalzò, sperando che avesse il coraggio di proseguire la frase.

«Non voglio che ti senta obbligata a condividere il tuo futuro con me, solo perché ti ho salvato la vita.»

Rey sgranò gli occhi incredula, poi sorrise amaramente scuotendo la testa. «No. Non puoi averlo pensato davvero. Non credo di meritarlo» lo accusò senza remore. Le lacrime premevano per uscirle dagli occhi lucidi ma lei, tenacemente, si sforzava di non cedere. «Sai qual è stata la cosa che mi ha fatto più male, di tutta questa storia?» gli disse fissando le sue iridi scure, tristi, di nuovo smarrite. «È stato scoprire che ad una donna di cui non ti importa nulla, hai dato molto più di te stesso, di quanto avresti potuto dare a me. Io ti volevo, Ben. Ti desideravo. Ma tu hai rovinato tutto...»

Quelle parole lo colpirono come una stilettata e gli fu impossibile ribattere. Non avrebbe dovuto sorprendersi: fra i due quella più intraprendente era sempre stata lei. Rey gli aveva teso per prima la mano su Ahch-To, Rey lo aveva baciato su Exegol. Lui non ne avrebbe mai avuto il coraggio.

Possibile che non riuscisse a comprenderlo? Di Dana non gli importava niente, si era solo tolto una sfizio, aveva solo dato sfogo ai suoi istinti più intimi.

Non le avrebbe mai fatto una cosa del genere consapevolmente. Con lei avrebbe voluto fare l'amore, non si sarebbe mai accontentato della sua pietà o della sua riconoscenza.

Avevano volato insieme, sui cieli di Corellia, ed era stato meraviglioso, elettrizzante, era stato molto più appagante di una notte di sesso con Dana. Ma non poteva dirglielo. Non doveva.

Proprio in quell'istante un fitto vociare, proveniente dall'esterno, gli venne in soccorso. Dall'ingresso dell'hangar sbucarono Elnor e Rastan, giusto in tempo per evitare che si rendesse ridicolo e patetico di fronte all'unica persona che avesse mai contato nella sua vita.

«Ehi! Cosa ci fate ancora qui? Aspettiamo solo voi per festeggiare allo Starkiller.»

I due giovani si avvicinarono ed Elnor gli mise una mano sulla spalla. «Amico mio, non penserai di svignartela senza nemmeno un brindisi alla tua vittoria? Lo sai che non te lo permetterò» scherzò, attirandolo verso la porta e facendo l'occhiolino a Rey. «Ovviamente sei la benvenuta anche tu... miss?»

La jedi assottigliò lo sguardo studiandolo. «Rey Palpatine» sentenziò, stavolta alzando il mento fieramente.

«Ma non era Dana la tua ragazza? Era infuriata come un Rantor affamato quando si è accorta che l'hai scaricata per correre il Gauntlet con lei» se ne uscì il capellone rossiccio, senza troppi complimenti. L'occhiata truce che che gli lanciò lo fece indietreggiare dalla paura.

«Non sono la sua ragazza» reagì a brutto muso Rey, mettendo subito le cose in chiaro. «E comunque me ne stavo andando» precisò secca.

«Così presto? Oh, andiamo... sarà una cosa veloce, promesso, poi vi lasceremo fornicare in pace» ridacchiò Elnor. «Scherzavo! Scherzavo» si affrettò a replicare, alzando entrambe le mani, di fronte al suo sguardo trucido e a quello, ancora più assassino, di Rey.

«Allora, andiamo?» insistette ancora, il pilota dalle orecchie appuntite.

Ben le rivolse uno sguardo speranzoso pregandola mentalmente di non lasciarlo da solo nelle loro simpatiche grinfie. La jedi ci rifletté per qualche istante, che a lui sembrò un'eternità, e poi annuì a malincuore facendo cenno che li avrebbe seguiti.

Ben tirò un sospiro di sollievo e ne fu felice, non poteva negarlo. Non voleva che finisse in quel modo tra loro.

* * *

L'atmosfera dello Starkiller Bar era sempre la stessa: caotica e rumorosa.

Ad un lato del salone c'era un piccolo palco dove i famosi Cantina Band, un gruppo musicale formato da sette alieni di razza Bith, a grande richiesta, avevano iniziato a suonare uno delle loro hit, Mad Abaut Me, una fastidiosa musichetta jazz, che gli dava sui nervi.

Nei tavolini circolari si poteva ammirare la più grande varietà di razze aliene presenti su Corellia: Ithoriani, Twi'lek, scimmie lucertola Kowakiane, Devaroniani, Chevin, Arcona e molti altri. L'aria era pregna dell'odore acre delle bevande più disparate e dei cocktail nauseanti a base di sangue di Bantha, la vista era resa difficoltosa dal fumo dei numerosi narghilè Anzati.

Elnor aveva raggruppato intorno al bancone una decina di piloti che si erano congratulati con lui, e di conseguenza si era sentito in dovere di offrire loro da bere.

«Birra corelliana per tutti» aveva ordinato al serio barista di razza Advozse che lo aveva squadrato dalla testa ai piedi chiedendosi se avesse potuto effettivamente pagare.

«Okay, okay. Un attimo di attenzione, please.» Elnor prese la parola, prima che potessero avvicinare le labbra alle grosse coppe, facendo finta di schiarirsi la voce.

«Mi sento in dovere di fare un brindisi» iniziò, alzando il boccale e portandosi la mano libera al petto, in modo molto teatrale. «All'amico fraterno, allo straordinario pilota che ha fatto il culo a strisce a quell'idiota di Valeek D'Morek, al generoso benefattore che ha deciso di donare l'intero premio alla preziosa associazione per i diritti degli ex combattenti della Resistenza Corelliana, nonché al dannatissimo figlio di puttana vincitore del Gauntlet... Ben Solo!»

Per fortuna non si era ancora attaccato al boccale, altrimenti gli sarebbe andata la birra di traverso. Elnor era un gran bravo ragazzo, ma aveva anche una lunga e maledetta lingua biforcuta. Nel vero senso della parola. Non voleva assolutamente che si venisse a sapere della sua donazione, si era sentito in dovere di farlo, ma voleva restare nell'anonimato. Più tardi avrebbe dovuto fargli un bel discorsetto in privato.

«A Ben Solo!» risposero in coro gli altri, e ognuno bevve dal suo boccale.

Ben lanciò un'occhiata a Rey che stava al suo fianco, appoggiata al bancone dando le spalle alla folla, e la vide scolarsi metà della birra in un sol sorso, ruttare e pulirsi la bocca col dorso della mano, senza fare una piega.

Si girò verso di lei e sorrise di gusto, dietro l'aria da innocua ragazzina si celavano le buone maniere di uno scaricatore di porto. Era questo che più amava di lei, il fatto che sembrasse fragile e innocente solo all'apparenza. Non avrebbe potuto aspettarsi niente di meno dalla nipote di Palpatine.

Rey si voltò verso di lui e gli rivolse uno sguardo più rilassato. «Simpatici i tuoi amici» lo punzecchiò, facendo finta di rabbrividire, intendendo l'esatto contrario.

«Sempre meglio dei tuoi» ribatté a tono. Non aveva proprio intenzione di levarsi il vizio maledetto di giudicare tutto quello che faceva e che gli stava intorno.

«Neanche per sogno» insistette lei, dopo aver finito la birra, «Finn e Poe non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quei tre impiccioni, maleducati e cafoni.»

«Finn?» reagì sconcertato. E adesso questo chi era? Non lo aveva mai sentito nominare.

«Oh scusa, volevo dire Effe, Enne... qualcosa» gli spiegò lei frettolosamente, «ne dovresti sapere molto più di me.»

«Ah, il traditore.» Finalmente le nubi nella sua mente si diradarono. «Sì, devo ammetterlo. I tuoi amici sono proprio persone migliori» la canzonò per bene.

Rey gli rivolse nuovamente lo sguardo, stavolta corrucciato e deluso, e lui sospirò mestamente. Ecco perché non voleva coinvolgerla, nonostante l'amasse più della sua vita, era fermamente convinto che dopo nemmeno un mese di convivenza si sarebbero scannati. Lei meritava di meglio, meritava un'esistenza serena e alla luce sole.

«Ehi, Solo!» Ad un tratto la musica del locale e l'intenso chiacchierare di sottofondo si interruppero e la vociona arrochita di Valeek risuonò minacciosa nel drammatico silenzio. «Sei un uomo morto!»

Ben drizzò le antenne e si girò velocemente nella direzione in cui proveniva la provocazione. A pochi metri da lui, un ragazzone alto, biondo e grassoccio lo fissava con occhi indemoniati e iniettati di sangue, da ogni parte del suo corpo penzolavano pezzi di bende intrise di Bacta con cui, nell'infermeria da cui era probabilmente fuggito, gli stavano curando le bruciature riportate nello schianto del suo caccia. Quel poco che rimaneva della tuta da pilota bruciacchiata, fumava ancora. Dietro di lui, pronti a spalleggiarlo, ridacchiavano i suoi due amichetti smidollati.

«E questo chi diavolo è?» gli sussurrò Rey a denti stretti.

«È il tizio che hai abbagliato e mandato a schiantarsi con il tuo Ala-X, miss splendore» le spiegò a mezza bocca, senza distogliere lo sguardo da quello del pilota inferocito.

«Ehi! Non vorrai mica tirarmi in mezzo? È stata una tua stramaledettissima idea» si difese alterandosi.

«Ci sei già dentro, fino al collo, direi» le fece notare a malincuore.

Valeek si avvicinò zoppicando vistosamente. Probabilmente aveva anche una gamba rotta, ma era troppo arrabbiato per curasi del dolore.

«Ti farò sputare tutti i denti, ridurrò quella tua bella faccia da bravo ragazzo ad un ammasso informe di carne sanguinolenta, ti farò vomitare le budella.»

Le minacce di quel poveraccio non riuscirono ad intimidirlo più di tanto, non avrebbe mai accettato la sfida e non lo avrebbe mai colpito per primo.

Ben, non avrai intenzione di...

La voce supplicante di Rey gli giunse forte e chiara attraverso la Diade.

Tranquilla, non reagirò alle sue provocazioni.

La rassicurò mentalmente, anche se ancora non sapeva come sarebbero usciti da quella spiacevole situazione.

Lascia fare a me e non azzardarti a tirare fuori una spada laser.

Fu categorico.

Valeek intanto non mollava. «Tu e la tua puttanella avete giocato sporco! Quella troia mi ha abbagliato, tutti lo devono sapere. Avete infranto il regolamento, la tua vittoria non è valida» gli urlò contro inferocito.

«Senti chi parla, brutt...» Ben mise rapidamente la sua manona sulla bocca di Rey per zittirla, la jedi era troppo infuriata per i suoi gusti, insultarlo avrebbe solo peggiorato la situazione.

«Buffo che sia proprio tu a parlare di regole» ribatté mentre la jedi si dimenava cercando di liberarsi dalla presa ferrea delle sue dita.

Valeek accorciò velocemente la distanza tra loro. Diede una spallata a Rey scansandola. Lo afferrò per il bavero della giacca di pelle strattonandolo malamente, poi avvicinò la faccia bruciacchiata alla sua. «Stai forse insinuando qualcosa?» lo minacciò a denti stretti. Ben trattenne a stento un conato di vomito, quello sbruffone aveva lo stesso alito fetido di un Bantha, oltre che un ego sconfinato.

«Sappiamo entrambi che lo spettacolo pietoso che stai dando non porterà a nulla. Fattene una ragione e tornatene in infermeria. Hai bisogno di cure.» Avrebbe potuto soffocarlo, farlo volare via e appiccicarlo alla parete insieme ai suoi due compari, e liquidare la questione in due secondi, ma si rifiutò di usare palesemente la Forza, se i presenti lo avessero scoperto avrebbero potuto pensare che avesse usato i suoi poteri per vincere.

«Altrimenti cosa mi farai?» lo provocò, sfiorandogli l'orecchio con le labbra.

«So chi sei, Ben Solo. Tuo padre era un delinquente, uno schifoso contrabbandiere. E la pessima reputazione di tua madre è conosciuta fin tra i più luridi topi di fogna dei bassifondi di Corellia.»

Ok, aveva promesso a Rey che non avrebbe mai reagito, a meno che il demente non avesse tirato in ballo l'onore sacro di sua madre. Con uno scatto delle braccia si liberò dalla sua presa e gli tirò un destro in pieno viso facendogli voltare la testa da un lato.

Valeek recuperò rapidamente l'equilibrio, divenuto precario, con un'espressione trionfante, sorrise sottilmente massaggiandosi la mascella, e poi si gettò su di lui a pugno chiuso.

Ben alzò il palmo nella sua direzione, fece appena in tempo a richiamare a sé la Forza e fermare il cazzotto a mezz'aria. Spinse nella sua direzione e Valeek si ritrovò a colpirsi col suo stesso pugno in faccia, cadendo all'indietro.

A quel punto i suoi due amici si fecero avanti. Rey si buttò letteralmente su uno di loro, prendendolo alle spalle e strozzandolo con l'avambraccio.

Elnor, Saalem e Rastan che, fino a quel momento avevano assistito in silenzio a tutta la scena, intervennero in suo aiuto bloccando anche l'altro pilota. Sembrava che non vedessero l'ora di fare a cazzotti.

Valeek intanto si era rialzato e si scagliò di nuovo su di lui con più violenza. Riuscì a scansarlo per un pelo, ma il pilota inferocito andò a colpire per sbaglio un devaroniano che si stava tranquillamente facendo i fatti suoi al bancone. Questi scosse la testa per riprendersi dalla botta e poi rispose a sua volta con un potente sinistro che riuscì a far barcollare Valeek un'altra volta.

A quel punto anche altri loschi individui si fecero avanti per correre in soccorso del devaroniano importunato, dando così inizio ad una rissa generale. Pareva che non stessero aspettando altro che la causa scatenante per regolare vecchi conti in sospeso.

Calci e pugni venivano sferrati in maniera violenta e confusa, tavoli e sedie volavano da ogni parte del salone, rompendo bottiglie, specchi e vetri di finestre.

Il barista advozsoniano, nel vedere tutto quel caos incontrollabile, si mise entrambe le mani sulla testa pelata e si accucciò terrorizzato, sparendo dietro al bancone.

La band di Figrin D'an, vista la situazione disperata, aveva raccattato baracche e burattini e se la stava squagliando di soppiatto.

Mentre era impegnato a tenere a bada gli attacchi rabbiosi e violenti di Valeek, Ben gettò uno sguardo alla metà della sua Diade che, neanche a farlo apposta, se la stava cavando più che bene. Aveva recuperato un'asta del biliardo e la stava usando con disinvoltura come bastone per assestare colpi a destra e a manca. Riconobbe nel suo modo istintivo e grezzo di combattere la genuina Rey nessuno, scava-rifiuti che aveva conosciuto su Takodana.

Sei un bastardo! Avevi detto che non avresti reagito! Guarda in che casino ci hai cacciati!

La sentì urlare nella sua testa.

Lo avevo detto... a meno che lui non avesse tirato in ballo l'onore di mia madre.

Si giustificò mentalmente, mentre tentava di schivare gli attacchi di Valeek.

Che tesoro! Ti sta a cuore l'onore di mammina, ma non ti importa che mi abbia definita troia e puttanella!

Certo che gli importava, ma Rey era perfettamente in grado difendere il suo onore da sola.

Adesso doveva sopportare anche le sue partacce telepatiche, se c'era anche un solo modo definitivo per zittirla, lo doveva trovare assolutamente.

Poco più in là, Elnor stava cercando di divincolarsi da un ithoriano che gli si era attaccato in modo morboso ad una gamba e non ne voleva sapere di mollarlo. Gli altri due erano impegnati in un'animata scazzottata con un gruppetto di aqualish.

Ad un tratto si sentì afferrare alle spalle, uno dei compagni di Valeek lo aveva agganciato e lo teneva fermo mentre quest'ultimo riuscì a metterlo in difficoltà con una serie di pugni all'addome. Poi lo afferrò per la gola tentando di strozzarlo. «Te l'ho detto. Sei un uomo morto» gli ribadì digrignando i denti inferocito, mettendo nelle sue dita tutta la potenza di cui era capace.

Usò la Forza per liberarsi dall'aggressore alle spalle, ma la presa di Valeek era ferrea e rabbiosa, e la mancanza di ossigeno già gli stava annebbiando la vista.

Tentò di divincolarsi con furia ma finirono entrambi sdraiati sul piano di un tavolo, da dove incrociò lo sguardo annoiato di Dana.

Lanciò un'occhiata esplicita all'affascinante pilota, la quale era rimasta per tutto il tempo seduta al suo posto, come se la rissa colossale non la riguardasse minimamente, pregandola di aiutarlo. Senza fare una piega lei smise per un'istante di limarsi le unghie lunghissime e ruppe sulla testa di Valeek il bicchierone vuoto del suo drink, facendogli perdere i sensi.

Finalmente poté ricominciare a respirare, diede uno spintone al corpo esanime di Valeek, che gli si era accasciato addosso, facendolo rotolare a terra e le sorrise sfinito.

«Ti devo un drink» le promise, tossicchiando e ansimando, e lei gli fece l'occhiolino.

Si stiracchiò soddisfatto sul piano del tavolo, per fortuna quella ragazza non era solo brava a pilotare caccia stellari e a fare straordinari pompini.

Si riprese velocemente guardandosi intorno: c'era ancora un bel po' da divertirsi e non si sarebbe fatto scappare la succulenta occasione di menare le mani. Saltò giù dal tavolo e si gettò nuovamente nella mischia. Fino a quando non sarebbe arrivata la polizia del luogo a sedare la rissa si sarebbe potuto sfogare e sarebbe stato fantastico.

* * *

Non c'era un solo muscolo del corpo che non gli facesse male. Sentiva la pelle della guancia destra tirare e pulsare dal dolore. E doveva avere anche un occhio tumefatto che faticava parecchio a tenere aperto.

Aveva recuperato la jedi, che non era affatto messa meglio di lui, ed entrambi erano sgattaiolati fuori dallo Starkiller Bar, sostenendosi a vicenda.

Era ormai notte fonda e la Milizia di Coronet era finalmente intervenuta a sparpagliare la marmaglia di avventori, che avevano semidistrutto il locale. Se li avessero accidentalmente fermati, un' elettrizzante notte in cella, non glie l' avrebbe levata nessuno.

Ben teneva stretta Rey che aveva posato la testa dolorante sulla sua spalla.

Sapeva che sarebbe stata un pessima idea e che se ne sarebbe pentito amaramente, ma in quel momento non aveva altra scelta: girò l'angolo e si diresse verso la stanza che aveva preso al Coronet Hotel.

Continua...

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Note:

Valeek, Elnor Synnott, Rastan, il Twi'lek Saalem e la prosperosa pilota di facili costumi, Dana Torres, sono personaggi di mia invenzione. Per la specie di Elnor mi sono ispirata un po' ai romulani (per chi non lo sapesse... sono i cattivi di Star Trek) e un po' ai demoni di Uraboku.

Lotho Minor è un pianeta discarica canonico.

Five Sabers è una competizione canonica, descritta nel romanzo Bloodline di Claudia Gray, in cui gareggiava anche Han Solo. Si tratta di una competizione che prevede cinque sfide e si tiene sul pianeta Theron.

Riguardo alla premiazione del Gauntlet ho inventato a man bassa, perché nel libro non viene menzionata.

In questo capitolo ho piazzato un omaggio alla Original Trlogy, chissà quanti di voi lo hanno beccato? Si tratta dei Cantina Band, un gruppo musicale formato da sette alieni di razza Bith, e fondato da Figrin D'an, che abbiamo conosciuto nella taverna di Mos Eisley, in Una nuova Speranza. Mad Abaut Me è la famosa musichetta jazz che è stata composta dal grande maestro John Williams.

Le varie razze aliene dello Starkiller Bar sono tutte prese dal Bestiario di Star Wars.

Sorry per le note lunghissime ^ ^'

Angolo autrice:

Dedico questo capitolo alla mia amicozza Reylosissima MorganaRoisinDubh81 che mi ha aiutato a partire con la descrizione della rissa, fornendomi il giusto input ;)

Grazie infinite amica miaaaa.

Il prossimo capitolo sarà dedicato interamente a Rey e Ben ;)

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