Capitolo V

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


La forza dell'amore è la stessa forza dell'anima o della verità

(Mahatma Gandhi)

* * *

Cap. V

Ben la fissò intensamente per qualche istante, senza proferire parola. Nel calore del suo sguardo, Rey poteva leggere chiaramente tutto il desiderio che provava nei suoi confronti. Ed era un sentimento puro, profondo, sopito per troppo tempo e giunto sull'orlo di esplodere.

Ma lei sentiva anche qualcos'altro che agitava il suo animo, qualcosa di subdolo che lo tratteneva e gli impediva di lasciarsi andare. Lo fissò incredula e corrugò la fronte dispiaciuta.

Ben chiuse gli occhi strizzando le palpebre e si riscosse, come se si fosse reso conto solo allora, di quello che stava per accadere tra loro. Le liberò i polsi dalla sua presa ancora forte, si lasciò scivolare su un fianco, sdraiandosi supino accanto a lei, con il dorso della mano posato sulla fronte. Rey sospirò rassegnata nel sentirsi liberata dal suo peso, provando un inaspettato brivido di freddo.

Cosa c'era di sbagliato nel loro rapporto? Cosa esisteva ancora di talmente grave e insormontabile da impedirgli di manifestarle i suoi veri sentimenti, i suoi desideri più profondi? Rey questo non lo accettava, non voleva nemmeno più sforzarsi di comprenderlo, era esausta. Di nuovo provò un intenso senso di rabbia verso di lui, persino verso se stessa, era stata solo una stupida illusa sentimentale. Si sentiva impotente.

Aveva fatto molta strada per arrivare fin lì, per giungere a quel momento così agognato e intimo tra loro. Davvero Ben aveva il coraggio di rovinare tutto un'altra volta?

Prese un lungo respiro e si impose di calmarsi. Rivolgergli di nuovo la parola le costò molto. «So cosa ti frena» gli disse in un soffio, senza girarsi nella sua direzione. «Posso sentire cosa provi, lo capisco» continuò tranquilla, anche se dentro di sé infuriava la tempesta e avrebbe voluto urlare dalla frustrazione, «credi che mi senta in dovere di starti accanto solo perché mi hai salvato la vita... Ma non hai solo la mia riconoscenza, Ben. Tu hai il mio amore, sincero e incondizionato. Conta ancora qualcosa questo, per te?»

Si alzò leggermente e si mise su un fianco, girandosi verso di lui, poggiandosi sul braccio destro piegato. Lo osservò per qualche istante. Sembrava tranquillo adesso, aveva ancora gli occhi chiusi, e il respiro, reso affannoso dallo sforzo dello scontro appena concluso, era quasi tornato normale. Il torace si alzava ed abbassava lentamente, il collo della camicia, slacciato di un bottone di troppo, lasciava intravvedere il petto nudo, imperlato di sudore.

«I miei sentimenti verso di te, non sono cambiati solo dopo la morte di Palpatine. Io ti ho amato fin dal momento in cui mi hai permesso di conoscere il meraviglioso Ben Solo celato tra le debolezze e gli errori di Kylo Ren. Ogni volta che Kylo gli permetteva di affiorare dall'oscurità che lo imprigionava, io lo riconoscevo, e lo desideravo... Sapevo che sarebbe stato sempre dalla mia parte. Alla fine ho avuto ragione, Ben Solo non se n'è mai andato. È sempre rimasto lì, nascosto dentro di te. Doveva solo trovare il coraggio di uccidere Kylo Ren per farlo tacere per sempre.»

A quelle parole, lui sussultò leggermente, aprì le palpebre ma non diede il minimo segno di volersi girare, sforzandosi di restare impassibile.

Rey allungò la mano verso il suo viso, gli sfiorò la guancia con le dita e lo costrinse a voltarsi. «Credi ancora che ti stia prendendo in giro? Che quello che provo nei tuoi confronti non sia sincero?» Gli chiese con le lacrime agli occhi. Se si ostinava ad ignorarla, si sarebbe alzata, avrebbe raccattato le sue cose e se ne sarebbe andata.

«No. Ti credo» le rispose con voce profonda e calda e, per un secondo, il suo cuore sussultò di gioia. «Ma non ce la faccio. Non ci riesco...» le confessò angosciato.

In quel momento sentì il dolore di una lama affilata trapassarle il petto. Era tutto finito.

Aveva perso la sua battaglia. Ben non la voleva abbastanza per chiederle di restare. Lasciò che la mano posata sulla sua guancia scivolasse sul pavimento ed annuì brevemente. Chinò la testa in segno di sconfitta e ingoiò un groppo amaro. Poi si fece coraggio, raccolse le poche energie che le erano rimaste e si alzò.

Si guardò intorno spaesata, confusa, ancora incredula e, solo in quel momento, si accorse del disastro che avevano combinato, cercò il suo zaino in mezzo alle cianfrusaglie e ai cocci disseminati per la stanza e lo trovò ai piedi del letto.

Si chinò per raccoglierlo, ma non ebbe la forza di rimetterselo a tracolla. Si infilò di nuovo gli stivaletti. In quel momento voleva solo fuggire, scappare via senza nemmeno guardarsi indietro. Si diresse verso l'uscita velocemente, premette il pulsante di apertura con un pugno furioso e corse via, lungo il corridoio buio e silenzioso dell'albergo.

Giunta a metà strada dal turbo ascensore si bloccò e si maledì intensamente per essere stata così stupida e distratta. Ma non poteva andarsene senza recuperarla, era troppo importante per lei. Si voltò mordendosi il labbro inferiore a sangue e ritornò sui suoi passi a malincuore.

Varcò di nuovo l'ingresso rimasto aperto e quello che vide le mozzò il respiro.

Ben era lì, in piedi, a pochi centimetri da lei con le braccia abbandonate lungo i fianchi e la guardava spaesato, incredulo, con gli occhi arrossati e umidi.

«Ho dimenticato la mia spada» gli confessò angosciata, sollevando la mano libera per giustificarsi, con la voce rotta dalle lacrime.

«Mi dispiace» le sussurrò lui prima di avvolgerla e imprigionarla nel suo abbraccio disperato.

Rey sgranò gli occhi sbigottita, solo un'altra volta si era sentita stringere in quel modo: un anno prima, su Exegol quando stava per andarsene, ingoiata dal buio delle tenebre. Poi aveva sentito un calore intenso, il calore di Ben, e la luce era miracolosamente tornata ad illuminare la nuova vita che lui le aveva donato. Ora sapeva. Ora ricordava tutto.

Lasciò cadere a terra lo zaino e ricambiò il suo abbraccio con forza, stringendolo fino a fargli male.

«Resta...» la supplicò disperato, affondando il viso tra i suoi capelli. «Ti prego.»

Annuì tra le lacrime. Lo avrebbe preso volentieri a ceffoni, per la sua stupidità, ma in quel momento era dannatamente felice, era talmente sollevata che gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa.

Il suo Ben era tornato.

Gli prese di nuovo il viso tra le mani accarezzandolo e lo guardò estasiata, i suoi occhi saettarono famelici su ogni suo particolare, la bocca carnosa e ferita, piegata in un sorriso dolce, il naso importante ma adatto ai suoi lineamenti nobili, lo zigomo livido, gli occhi buoni, talmente scuri da sembrare senza pupilla e che parevano volerla divorare.

Avvicinò il volto al suo e stavolta fu Ben a prenderla in un bacio lungo e impulsivo. Rey posò entrambi i palmi sul suo petto ampio, godendo del calore che passava attraverso la stoffa sottile della camicia, e si sentì trascinare in una dimensione più elevata del piacere mentre socchiudeva le labbra permettendogli di assaporarla. Si lasciò invadere e, a sua volta, esplorò impertinente la sua bocca, mentre le loro lingue si intrecciavano, saettavano veloci, compiendo mille acrobazie. Gustò il suo sapore, respirando il suo stesso respiro.

Si staccarono solo per riprendere fiato e sorridersi a vicenda come due ebeti.

Tutto quello che era accaduto dopo Exegol, per lei, non aveva più importanza. Non esisteva più la sofferenza di quei lunghi mesi senza di lui. Ben non le era mai morto tra le braccia, non aveva mai provato quel dolore intenso e straziante. Le loro vite riprendevano dal momento in cui si erano tenuti stretti in un abbraccio smisurato, tenero e caldo che sapeva di loro e della loro unione unica e profonda nella Forza, diventata amore.

Ben posò la fronte sulla sua, ansimando leggermente, poi la sollevò per le gambe e si diresse con lei in braccio verso il letto, evitando abilmente i cocci sparsi da ogni parte sul pavimento. L'adagiò piano, senza staccare gli occhi, lucidi di desiderio, dai suoi.

*

Rey conosceva abbastanza bene la fisionomia femminile e maschile e, almeno tecnicamente, sapeva come si accoppiavano gli esseri umani. Quando viveva all'Avamposto di Niima poi, di racconti sulle prodezze erotiche di mariti ed amanti vari, ne aveva uditi parecchi dalle donne del luogo, mentre spazzolavano e ripulivano rottami, sotto la tenda che le riparava dal vento rovente.

Nelle notti fredde e solitarie di Jakku, aveva sentito l'esigenza naturale di esplorare il suo corpo, di sfiorarsi e darsi piacere, di cercare disperatamente quel calore che le sconquassava i sensi e che nessun altro poteva darle. Ma tutta la sua reale conoscenza sulla sessualità finiva miseramente lì. La consapevolezza di stare per vivere la sua prima esperienza carnale di persona, era tutta un'altra cosa e la rendeva nervosa, anche se lo desiderava ardentemente.

Il fatto che Ben avesse dieci anni più di lei, (anche se a volte ne aveva dimostrati metà dei suoi venti) e fosse più esperto sull'argomento, in un certo senso, la rincuorava, almeno non sarebbero stati impacciati ed imbranati entrambi, ma questa consapevolezza non le impediva di provare una certa apprensione per quello che stavano per fare. Aveva sentito parlare di dolori atroci e fiumi di sangue inevitabili, almeno la prima volta, e questo un po' la spaventava, anche se aveva il sospetto che fossero delle esagerazioni.

Il desiderio di unirsi a lui, in tutti i sensi, e rompere anche l'ultima barriera che li divideva era talmente forte da costringersi a non pensarci.

Allora perché dal momento in cui Ben l'aveva adagiata su quel letto, grande e comodo, non riusciva a smettere di tremare?

Erano sdraiati l'uno accanto all'altra, ancora completamente vestiti e il suo corpo era scosso da brividi di freddo, e poi di caldo, non sapeva nemmeno lei come definirli.

Ben si sporse verso di lei e catturò i suoi occhi spauriti col suo sguardo colmo di desiderio, lentamente, con una mano, le slacciò la cintura della tuta da pilota, e le abbassò la cerniera fino a sotto l'ombelico, proprio sopra il pube. Poi scostò i due lembi delicatamente e fece scivolare sotto la canottiera aderente le sue dita affusolate e calde, i polpastrelli morbidi. Era calmo e tranquillo, nei suoi movimenti, come se volesse prendersi tutto il tempo necessario per godersi quel momento. Come se, dopo aver passato anni a combattersi, avessero a disposizione tutto il tempo dell'universo per amarsi.

Lei invece era nervosa, impaziente, e continuava a tremare, la curiosità di sapere cosa si provasse a diventare un'unica cosa con la propria metà la stava divorando, le offuscava addirittura la mente.

«Rilassati» le sussurrò lui, avvicinando le labbra piene e rosate alla sua guancia, «hai paura, lo sento anch'io. Vuoi che mi fermi?»

Deglutì e poi respirò profondamente per cercare di rallentare il cuore impazzito. «Continua...» lo pregò, anche se poteva sembrare quasi una minaccia. Chiuse gli occhi e si lasciò andare alle attenzioni di Ben. Lentamente si stava sciogliendo sotto il suo tocco sapiente, come se lui conoscesse il suo corpo da sempre. Sapeva come accarezzarla, sapeva come farle sentire le mani bollenti sul ventre, lungo lo spazio tra i seni, sulle spalle esili, sul collo ancora dolorante. Il suo respiro nervoso e irregolare si fondeva con quello di Ben, caldo e più disteso, sentiva l'odore intenso e virile della sua pelle penetrarla e arrivarle dentro, con un'intensità tale da sentirsene impregnata interamente. Le gambe le stavano diventando molli come gelatina. Sentiva la testa leggera, come se fosse ubriaca.

Erano sensazioni nuove, che non aveva mai provato, non le era mai capitato di percepire tutto insieme, eccitazione e terrore, apprensione ed euforia, si sentiva frastornata da tutto quel fragore emotivo.

Si sollevò scostandolo, e si mise a sedere sforzandosi di respirare piano, aveva bisogno di fare una pausa e Ben lo comprese, le diede spazio e la lasciò fare. Scese dal letto, si mise in piedi di fronte a lui, finì di sfilarsi nervosamente le maniche della tuta che stavano diventando un ostacolo ingombrante, restando con la canottiera aderente che non riusciva a nascondere le rotondità del suo piccolo seno. Abbassò la stoffa sui fianchi, la fece scivolare lungo le cosce, magre ma muscolose, si tolse gli stivali scaraventandoli in opposte direzioni e finalmente riuscì a liberarsi di quel dannato e scomodo indumento.

Come spogliarello non era stato granché, era pronta ad ammetterlo, di sicuro Dana avrebbe saputo essere molto più provocante ed eccitante.

Ben invece l'ammirava estasiato e le sorrise malizioso, poi fece lo stesso, iniziando a slacciarsi i restanti bottoni della camicia scura, ma alla terza asola troppo stretta si spazientì, e decise di sfilarsela via come fosse stata una maglia, lanciandola lontano.

Per un istante rimasero a guardarsi, a studiarsi, esplorandosi a vicenda con gli occhi. Il torso nudo di Ben non era come lo ricordava quando glielo aveva sbattuto brutalmente in faccia su Ahch-To, adesso era leggermente più magro, ma pur sempre muscoloso. Le cicatrici delle ferite che gli avevano inferto lei e Chewbacca erano sparite, come quella sul viso che lei gli aveva curato, ma ce ne erano altre nuove, meno evidenti e di sicuro meno gravi, che non conosceva. Forse erano dovute all'ennesima rissa in cui si era buttato a capofitto incoscientemente.

Ben le tese la mano, invitandola a tornare da lui; gliela prese, lasciandosi guidare.

Si sedette di fronte a lui sulle ginocchia restando a fissarlo estasiata. Allungò entrambe le mani per toccarlo, sfiorarlo, godere della possanza del suo corpo, iniziò con l'accarezzargli gli avambracci, per poi risalire sui bicipiti ben delineati e sodi, continuando sulle spalle larghe e possenti. Scese a saggiare la consistenza dei pettorali glabri e Ben si lasciò esaminare, mordendosi le labbra arrossate, rabbrividendo al suo tocco leggero, timido, ma che lentamente diventava sempre più audace.

Le cinse la vita, con le sue mani calde e la strinse forte a sé, forse per accertarsi che non fosse un miraggio, di quelli che svaniscono in un istante. La baciò ancora, lentamente, profondamente, e questa volta fu un bacio bagnato, molto più intimo e sensuale, che le provocò una strana sensazione al basso ventre, una specie di calore dilagante che si tramutava in un desiderio incontenibile.

Ben si stava prendendo tutta la calma di cui era capace, non voleva sciupare nessun istante di quell'incontro così agognato e così perfetto. Le infilò le dita bollenti sotto la maglia e gliela sfilò via dalla testa, facendola restare nuda davanti a lui.

Istintivamente Rey si coprì i seni incrociando gli avambracci al petto per pudore, sentendosi subito stupida e infantile. Ma era così magra, i suoi seni erano piccoli anche se sodi, a differenza del décolleté prorompente e le forme prosperose di quella Dana. Oltre a vergognarsi da morire, aveva il terrore di deluderlo.

Ben le sorrise benevolo, le afferrò i polsi e le scostò delicato le braccia scoprendo le sue nudità e rimanendo ad ammirarla estasiato.

Si meravigliò dell'effetto che stava avendo su di lui e dell'emozione che riusciva a scatenargli, era sorpresa della spontaneità che lui le dimostrava senza remore per farle capire quanto la desiderasse. Era stupita del fatto che Ben la contagiasse con i suoi slanci sinceri e la stesse portando ad essere altrettanto naturale e istintiva con lui.

E soprattutto era sconcertata dall'eccitazione che sentiva crescere, della quale in passato aveva avuto solo una vaga consapevolezza quando si era concessa delle carezze furtive. Sapeva cosa sarebbe successo al suo corpo se Ben l'avesse toccata in un certo modo e lo desiderava, talmente intensamente da sentire che stava perdendo ogni controllo.

Lo voleva. Per la prima volta, in vita sua, voleva perdere la ragione e fidarsi di lui e del sentimento immenso che stava provando.

Ben la spinse all'indietro facendola sdraiare sulla schiena, chinandosi su di lei.

I suoi baci roventi le bruciavano sul collo, la sua lingua si spingeva audace ad esplorare, leccare, trovando con successo i suoi punti più sensibili e ricettivi, provocandole brividi di piacere cocente che la percorrevano tutta fino al ventre e anche più giù, in un punto non definito della sua intimità, fino a farla gemere piano.

Con il respiro accelerato, Ben percorse con carezze inebrianti le sue spalle, le clavicole, respirando famelico la sua pelle, il suo profumo. Indugiò quando finalmente arrivò al seno, facendola rabbrividire violentemente.

Lo sfiorò con devozione, accarezzandolo e scaldandolo con le sue mani grandi, e proseguì stuzzicandole i capezzoli fino a quando non li sentì turgidi, fra le sue dita, strappandole un gemito più forte.

Le baciò ancora la bocca socchiusa, ansimante, sfiorandole la guancia col dorso delle dita. Rey gemette più forte posando la mano sulla sua per invitarlo a toccarla ancora, perché quelle carezze, così sensuali, le stavano facendo perdere la testa.

Lui sorrise sulle sue labbra, felice che si stesse sciogliendo dalla tensione che aveva accumulato e che si stesse finalmente lasciando andare, alle sue attenzioni. Non solo l'accontentò, ma fece di meglio. Scese lentamente con la bocca sul suo seno, lasciandole una scia di baci umidi sul collo, sulla clavicola, poi, con la lingua assaggiò un capezzolo, prima sfiorandolo soltanto e poi succhiando dolcemente.

In quel momento Rey sentì chiaramente, l'eccitazione crescere a dismisura e diventare travolgente, irrefrenabile.

Ben continuò la sua discesa verso il ventre, sfiorandolo lievemente e baciandolo in più punti con tenerezza. Giocò qualche istante col suo ombelico, disegnando intorno, con la punta dell'indice, cerchi concentrici.

Rey sollevò la testa e lo guardò restando in attesa, quasi senza respirare, ascoltando le sensazioni intense che il suo tocco e i suoi baci le stavano provocando.

Ben se ne accorse e sorrise malignamente lanciandole un'occhiata furtiva. La sua mano si infilò audace sotto l'elastico degli slip per poi spingersi ad accarezzare piano la pelle sopra il pube. Con un gesto rapido della mano glieli abbassò, indugiando sui suoi fianchi stretti, carezzandole la pelle morbida e liscia come la seta delle cosce, facendola rabbrividire di piacere e sfilandoglieli fino alle ginocchia.

Rey si liberò anche di quell'ultimo ostacolo, spingendolo via con la punta dei piedi e restando finalmente nuda e sdraiata, accanto a lui.

«Sei bellissima...» le sussurrò, con lo sguardo languido, carico di desiderio. Mentre glielo diceva continuava ad accarezzarla teneramente, incredulo che adesso lei fosse lì, solo per lui, disponibile e fremente come non aveva mai osato immaginarla.

Era disteso al suo fianco, la sovrastava col suo corpo seminudo e possente e la guardava incantato: le sfiorò una coscia provocandole un fremito così forte da costringerla a chiudere gli occhi e gettare la testa all'indietro.

Cosa sarebbe successo quando Ben si sarebbe spinto oltre? Il momento che tanto desiderava ed agognava, ma di cui aveva anche più paura, si stava avvicinando sempre di più. Il desiderio che Ben le provocava era diventato dirompente, impossibile da nascondere. Si sentiva bagnata fra le cosce, e sapeva che lui se ne era accorto, Istintivamente strinse le gambe, vergognandosi non poco. «Ben, io non ho mai...» gli confessò imbarazzata, arrossendo. Ebbe l'esigenza di dirglielo, anche se era sicura che lui ne fosse consapevole.

«Lo so» la tranquillizzò, serio. «È la prima volta anche per me» ammise con voce calda e vellutata. Rey lo guardò stupita, ma non era andato a letto con Dana e chissà con quante altre prima di lei?

Ben la guardò serio. «La prima volta che faccio l'amore» precisò, e lei si senti rincuorata, oltre che onorata.

Con un gesto gentile le allargò di nuovo le gambe risalendo con la punta delle dita l'interno della coscia, senza smettere di guardarla estasiato. Rey sentì le guance avvampare e lui la scrutò divertito, avvicinò la bocca al suo orecchio, carezzandole il viso con il dorso dell'indice e le sussurrò, con una voce così profonda da farla restare senza fiato. «Tutto di te mi fa impazzire.»

Rey sentì un'altra contrazione violenta al ventre, che non fece altro altro che amplificare l'effetto per cui poco prima si era sentita tanto in imbarazzo.

«Io... Io non mi sono mai sentita così...» gli confessò frastornata.

«Così come?» Il tono di Ben era cambiato, adesso era maledettamente attraente, eccitante.

«Non lo so... non so spiegarlo. È come se avessi fame e sete insieme... ma non so esattamente di cosa» tentò di fargli capire in modo molto infantile. Ma in quel momento non riusciva nemmeno più a ragionare.

«Ti piace?» le sussurrò lui con la bocca vicino alla sua guancia.

«Da morire...» Fu costretta ad ammettere deglutendo subito dopo.

A quel punto Ben riprese a sfiorarla con le dita spingendosi tra le sue pieghe fino a sentirla sospirare, insistendo con delicatezza e curiosità fino a trovare il punto che le dava più piacere.

Rey si lasciò andare, assecondando con movimenti leggeri dei fianchi il ritmo che lui le stava dando, incoraggiandolo a spingersi sempre di più dentro di lei, ma lui si sforzava di procedere con delicatezza per non intimorirla, conquistando lentamente, con cura e venerazione, ogni centimetro del suo corpo.

L'erezione di Ben era evidente, Rey la poteva vedere chiaramente attraverso la stoffa dei suoi pantaloni, e sentì il bisogno irrefrenabile di toccarlo, allungò timidamente una mano verso di lui, sfiorando prima solo leggermente il tessuto teso, esitando un po', fermando poi il suo tocco su quella parte di Ben così dura, calda e sconosciuta.

«Cosa vuoi che faccia?» gli chiese, vedendolo chiudere gli occhi e aprire appena le labbra tumide.

Lui non le rispose, ma si sollevò sulle ginocchia, posò le sue mani forti sulla sua, aiutandola a sbottonargli i calzoni aderenti. Liberò il suo sesso lasciando che lei lo vedesse, lo toccasse, con curiosità e malizia, come le veniva più spontaneo. Rey scivolò con le sue piccole dita lungo tutta la sua lunghezza, lo accarezzò leggermente e poi lo strinse sentendo le vene pulsare nella sua mano. Non era intimorita, né si sentiva in imbarazzo, nonostante non avesse mai visto dal vivo un membro maschile in vita sua. Ma quando sentì Ben gemere di piacere si bloccò.

Allora lui si alzò dal letto e si liberò dei pantaloni, ormai diventati fastidiosi ed ingombranti, non senza compiere qualche manovra maldestra che gli causò una breve perdita di equilibrio e che la fece sorridere.

Quando finalmente rimase completamente nudo di fronte a lei, il suo viso assunse un'espressione di sincera meraviglia: Ben Solo era maledettamente bello, con la pelle chiara e i muscoli tesi, i capelli corvini scompigliati, umidi di sudore, che gli ricadevano sul viso e l'espressione stordita dal desiderio traboccante che aveva di lei.

Salì di nuovo sul letto, scivolando come un predatore su di lei, insinuandosi tra le sue gambe, ricoprendola col suo corpo caldo, cercando le sue labbra ancora una volta. La bocca di Ben era così morbida, invitante, impossibile da scansare.

Mentre si lasciava baciare, carezzò la pelle tesa del suo collo, tastò la consistenza solida dei muscoli del petto, abbandonandosi completamente alle sensazioni che Ben le stava donando, esplorandola in modo irresistibile.

Quando le sue labbra morbidissime scesero di nuovo sul suo seno, sul ventre, fino ad arrivare tra le sue cosce, un brivido violento di piacere la scosse fin nel profondo.

Ben assaporò con la lingua ogni parte più profonda di lei, raggiungendo punti nascosti, talmente sensibili da procurarle un piacere immenso, che si irradiava, bruciando come un fuoco, da un punto preciso a tutto il corpo.

In quel momento capì che di lui poteva fidarsi ciecamente, non c'era più nessuna traccia di vergogna a trattenerla lui la stava amando con rispetto e non era mai stato più sincero ed autentico, nei suoi confronti.

In quell'istante comprese che le stava donando tutto di sé e lei non vedeva l'ora di fare altrettanto. Nel sentire la sua testa tra le gambe, chiuse gli occhi, inarcò la schiena sollevò il bacino verso di lui. Si sentiva completamente in suo potere, il suo equilibrio stava vacillando pericolosamente ed era in balia completa dei movimenti della sua lingua che la esploravano, assaporandola.

Le piaceva talmente tanto da giurare a se stessa che lo avrebbe ucciso, se solo avesse osato smettere, lasciandola in bilico in quelle condizioni. Erano giunti entrambi allo stremo, varcando il fatidico punto di non ritorno.

Ben invece la provocò smettendo di trastullarsi con le sue parti intime, e risalì veloce fino alla sua bocca impedendole di protestare, prendendola, stavolta, con un bacio ancora più profondo degli altri, più carnale, intimo ed esigente.

Rey capì allora che non avrebbe potuto aspettare ancora, la desiderava, la bramava come la stessa aria che respirava, e lo stesso valeva per lei. Il suo cuore batteva all'impazzata, e si sentì di nuovo irrigidire, l'eccitazione era arrivata ad un punto tale da implorarle di esplodere, sfogarsi, ma si sentiva solo frastornata e confusa. Impotente.

Ben si spinse sopra di lei scaldandola, gravandole sul suo corpo esile e minuto, ma senza opprimerla col suo peso.

Si insinuò col bacino tra le sue gambe tremanti, allargandogliele. La punta del suo sesso andò a sfiorare la parte più sensibile della sua intimità, strofinandola delicato, e al tempo stesso provocante.

«Rilassati. Sei tesa» le sussurrò in un orecchio.

Ben riusciva a percepire la sua paura, lo invadeva, lo penetrava. Non erano mai stati stati così vicini e uniti, così in sintonia. Sentiva tutto di lei, il battere furioso del suo cuore, il groppo in gola che le impediva di deglutire, quasi di respirare. Allora la inchiodò a lui con una sguardo profondo, intenso, così smarrito in lei da farle perdere il senno, per prolungare quell'istante che stava segnando inesorabilmente un passaggio, una trasformazione.

Non erano mai stati nemici, non si erano mai combattuti, erano solo un uomo e una donna che la Forza aveva unito in una Diade, e da quel momento si stavano amando, rappresentando tutto l'uno per l'altra. Quel contatto così intimo, anche se non ancora completo, li rendeva sospesi sull'orlo di un precipizio e allo stesso tempo consapevoli che, una volta varcato l'ultimo passo, non sarebbero stati mai più gli stessi.

Ti amo, piccola e impertinente scava rifiuti di Jakku.

Le arrivò mentalmente. Chiuse gli occhi, sorrise, smettendo di tremare come una foglia. E trattenne il respiro...

Ben scivolò dentro di lei velocemente, quasi senza sforzo e a lei sfuggì un grido strozzato.

Un'intensa sensazione di bruciore le squarciò l'intimità. Di nuovo si irrigidì ansimando, e le venne istintivo stringere le gambe contro i suoi fianchi, aggrappandosi alle sue spalle possenti. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e prese a singhiozzare. Ma non stava piangendo, era solo un modo per scaricare la tensione, resistere al dolore che, nonostante fosse stato molto pungente e violento, già si stava alleggerendo.

«Mi dispiace...» le parole sussurrate da Ben la fecero ritornare alla realtà.

Lo strinse ancora più forte evitando il suo sguardo preoccupato, non voleva che si sentisse in colpa, per come aveva reagito, ma non era riuscita a controllarsi. Era accaduto tutto così in fretta, nonostante lo stesse aspettando, ed era ancora frastornata, incredula, stordita da quella sensazione così strana di estrema eccitazione mista a dolore, che non avrebbe mai creduto di provare.

Ben la tenne stretta a sé, restando immobile, concedendole tutto il tempo necessario per farla abituare alla sua intrusione. Lentamente il bruciore si affievolì fino a spegnersi del tutto, permettendole di rilassarsi ed abbandonarsi nuovamente a quel contatto intimo, così tanto agognato. Il dolore lasciò il posto ad un'appagante sensazione di pienezza che l'aveva invasa totalmente. Era questo ciò di cui aveva bisogno, per placare la sua sete, ma se ne rese conto solo in quel momento.

Sollevò il viso verso Ben sentendolo vicino come mai lo aveva percepito, il calore del suo sguardo aveva il potere di avvolgerla e stordirla dolcemente. I loro respiri tornarono a fondersi ancora una volta.

Ben iniziò a muoversi piano, rispettando i suoi tempi, spingendosi sempre più in profondità dentro di lei, arrivando a sfiorarle un punto talmente sensibile di cui non aveva mai immaginato l'esistenza.

Rimanendo aggrappata alle sue spalle, iniziò ad incoraggiare i suoi movimenti, prima timidamente, poi in maniera più decisa, assecondando le sue spinte che si facevano sempre più intense, profonde e veloci, man mano che il piacere iniziava a crescere. Era una sensazione strana, diversa da quando si stimolava da sola o da quando Ben la sfiorava. Era più forte, viscerale, di gran lunga più eccitante.

Stringimi, Ben. Tienimi sempre con te, non lasciarmi andare via.

Lo supplicò attraverso il legame.

Sono qui. Sono con te...

Le ripose, mentre le sue spinte diventavano più intense.

Le mani le scivolarono morbose sulla sua schiena sudata, si aggrapparono ai suoi fianchi stretti, che ondeggiavano veloci su di lei, strinsero le natiche sode, marmoree.

Il piacere che Ben le provocava la dominava, la stordiva, era come un'onda impetuosa che la sballottava da ogni parte, portandola in alto per farla godere, inebriare, per poi farla precipitare più in basso un'altra volta, in un palpito sempre più frenetico, incalzante, delirante.

Lentamente avevano trovato il loro ritmo, naturale ed istintivo, come se i loro corpi fossero stati in armonia da sempre, in una sintonia totale e completa, fino a quando il piacere non divenne sconvolgente, travolgente, tramutandosi in un fiume in piena che, una volta rotti gli argini, diventava impossibile da dominare.

Gli spasmi violenti dell'orgasmo la trascinarono via, dandole la sensazione di stare per cadere, o addirittura morire. Si aggrappò disperatamente alle spalle di Ben, stringendolo, sfogando il turbinio di sensazioni che la stava avvolgendo, in un lungo gemito liberatorio.

«Ben...» gli sussurrò ansimante, cercando il suo sguardo. Sforzandosi di tenere gli occhi aperti, cercò i suoi. Le sue iridi erano nere come la notte, le pupille lucide di desiderio, era giunto allo stremo anche lui.

Gli bastarono poche spinte per raggiungere l'apice dentro di lei, invadendola completamente, sciogliendosi con un gemito di soddisfazione, nella sua intimità caldissima, ancora attraversata dagli ultimi spasmi di piacere.

*

Quando tutto quel frastuono di sensazioni si placò e tornò di nuovo il silenzio e la quiete nella stanza, in cui risuonavano solo i loro respiri veloci, si ritrovarono stretti, abbracciati e sudati in un letto disfatto, gustando il calore dei loro corpi allacciati, senza desiderare nient altro.

Per la prima volta Rey si sentiva davvero felice, completamente appagata, diversa, finalmente una donna completa. Mentre affondava le sue dita tra i capelli di Ben, teneramente abbandonato su di lei, mentre gli solleticava la guancia stringendolo, si lasciò cullare da quell'emozione nuova e potente che li aveva appena uniti ancora di più, oltre la Diade, rendendoli incapaci di potersi pensare, per sempre, separati l'uno dall'altra.

Continua...

_________________

Note:

So che per buona parte del fandom Ben è considerato vergine. Io sono una fiera voce fuori al coro. Pur convenendo che durante gli anni dell'addestramento jedi non abbia battuto chiodo per ovvi motivi, mi rifiuto di pensare che, una volta abbracciato il lato oscuro, non abbia mai sfogato il suo desiderio sessuale, fosse anche per togliersi uno sfizio e fare un dispetto allo zio e a quanti lo avevano tenuto al guinzaglio.

E poi, alla luce degli avvenimenti del film, pensare che sia pure morto vergine mi fa ancora più cadere le palle ed incazzare. Perché vorrebbe dire che in tutta la sua vita sfigata ha rimediato solo un bacio, trenta secondi prima di morire, e questo rende la sua fine ancora più triste, tragica e senza senso.

Angolo autrice sconcertata ^ ^':

*si va a nascondere per la vergogna*, io non sono un'appassionata di scene erotiche o di sesso esplicito, anche se le ho sempre messe nelle mie fic, ho sempre cercato di non scendere troppo nei particolari e descrivere più che altro le sensazioni che i due partner provavano. In questo caso siamo di fronte alla prima volta di Rey e... non sapendo dove caspita andare a parare mi sono rifatta un po' alle sensazioni provate durante la mia esperienza personale, anche se è avvenuta più o meno nel giurassico ><' (ebbene sì sono vecchia :))) ) e non è che mi ricordi granché ^^'

Spero di aver descritto una cosa decente, e soprattutto credibile, fatemi sapere se è stata di vostro gradimento. Nel caso contrario mandatemi pure a quel paese XD

Nel prossimo capitolo si decideranno le sorti di questa coppia... e sì perché voi pensavate che fosse finita qui? Io lo speravo, ma questi due disgraziati continuano a fare i prepotenti e ad impormi di continuare la loro storia.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro