CAPITOLO 33

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Quando arrivai a scuola, il lunedì dopo la vittoria della gara di canto, notai un'atmosfera di felicità ed eccitazione nell'aria.
"Certo che l'ultimo giorno di scuola piace a tutti." Commentai, notando ragazze ai propri armadietti parlottare tra loro sui piani per le vacanze estive; ragazzi che con le proprie fidanzate discutevano sul fatto di sentirsi ogni giorno e incontrarsi, per non sentirsi lontani per troppo tempo; e insegnanti che durante tutto l'inverno avevano uno sguardo severo e duro, sorridevano all'idea delle vacanze estive.
"Puoi dirlo forte." Mi rispose Logan di fianco a me, circondandomi le spalle con un braccio e stampandomi un bacio tra i capelli.
"Chissà come sarà quest'estate, soprattutto dopo quello che ci è successo." Pensai ad alta voce, mentre ci dirigevamo verso gli armadietti.
In quell'anno un sacco di momenti di ogni tipo erano accaduti: io e Logan che ci ritrovavamo, ricordando tutto quanto; lui che veniva investito a causa mia (non me l'ero ancora perdonato, anche se lui diceva che non dovevo sentirmi in colpa); il tradimento di Jason e della mia presunta migliore amica; la pioggia scrosciante sulla mia pelle mentre Logan mi diceva cosa provava e il bacio; quando ho scoperto che il piccolo Lucas era in ospedale; e infine la gara di canto, quando ho vinto definitivamente sulla mia timidezza.
Era stato davvero un anno scolastico molto lungo. "Non saprei, ma fin che saremo insieme so che andrà tutto bene." Disse lui, stringendomi di più a sé.
"A volte dovresti smetterla di essere così sdolcinato, mi fai venire le carie." Mi misi di fronte a lui, notando quel suo sguardo di confusione misto a paura. Non potei fare a meno di ridere a quella sua espressione, per poi stampargli un bacio sulle labbra.
"Tranquillo, sto solo scherzando." Lo rassicurai con un sorriso divertito.
Quando lo vidi sorridere, gli allacciai le braccia intorno al collo, però rimanendo staccata quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, mentre lui mi metteva le mani sui fianchi.
"Mi hai fatto venire un colpo." Mi rimproverò Logan, ma le risate che scapparono dalla sua bocca mi fecero capire che aveva afferrato lo scherzo.
"Vuol dire che sono riuscita nel mio intento." Ribattei, staccandomi per aprire il mio armadietto e prendere i libri di cui avevo bisogno.
"Bella fidanzata che mi sono trovato." Ironizzò lui.
"Lo so." Dissi con un pizzico orgoglio, mentre scoppiava in una leggere risata.
Saremo andati avanti a parlarci in quel modo tutto il giorno, ma la campanella di inizio lezioni ci avvisò che era ora di iniziare quell'ultimo giorno di scuola.
"Sarà meglio andare." Commentò Logan, mentre mi avvicinavo a lui per prendergli la mano e dirigersi verso l'aula per la materia della prima ora.

Stavo aspettando Logan all'uscita da scuola, dato che il professore di inglese ci aveva fatto uscire qualche minuto prima del suono della campanella.
"Buh!" Sentì urlarmi alle spalle.
Saltai dalla paura, girandomi per vedere chi fosse dietro di me.
"Brutto stronzo!" Imprecai contro colui che mi aveva fatto prendere quello spavento.
"Guarda che sono io!" Ribattè Logan, sorpreso dal mio comportamento.
"Lo so." Risposi semplicemente."Mi hai quasi fatto venire un infarto." Continuai subito dopo, tirandoli un pugno sul braccio.
"Ahia! Picchi duro, sai?" Si lamentò lui, strofinandosi il braccio dove lo avevo colpito.
"Adesso ti devi far perdonare." Dissi, incrociando le braccia sul petto e alzando un sopracciglio.
"E come?"
"Questo lo devi sapere tu." Risposi, cominciando a incamminarmi verso casa, seguita subito dopo da lui.
"E se ti facessi una sorpresa?" Propose Logan, afferrandomi per un braccio e facendomi girare nella sua direzione.
"Ti ascolto." Lo incitai ad andare avanti.
"Adesso vai a casa a posare lo zaino, dopodiché mi aspetti di fronte a casa tua." Logan corse diretto verso casa sua, non lasciandomi il tempo di dire niente.
"I maschi." Sbuffai, alzando gli occhi al cielo e incamminandomi diretta verso casa mia.
Ero proprio curiosa di sapere che cosa la sua intricata mente avesse partorito fuori.

"Dove stiamo andando?" Chiesi a Logan, mentre stavamo camminando verso una meta a me sconosciuta.
Logan era uscito di casa tenendo sotto braccio un cestino di vimini, dal quale spuntava una coperta a quadri bianca e rossa.
Naturalmente avevo una mezza idea su che cosa avesse in mente di fare, ma quello che non mi era ancora chiaro era dove volesse andare.
"Ti ricordi quando il giorno di San Valentino ho tirato fuori una scusa per uscire da casa tua?" Annuii, ricordandomi perfettamente quel giorno.
I miei genitori erano tornati stranamente prima del previsto dal lavoro, e avevano trovato sul divano lo spettacolo di me seduta a cavalcioni sulle gambe di Logan mentre ci stavamo baciando.
Una situazione imbarazzante oltre ogni limite.
Per fortuna, lui tirò fuori una scusa per potercene andare, senza però esplicitare il luogo in questione; posto che, quando me l'aveva sussurrato all'orecchio, aveva suscitato in me molta curiosità.
"Avevi accennato al nostro posto speciale. Ma poi..." Non aggiunsi nient'altro, notando un luccichio di tristezza negli occhi di Logan, che stava ripensando a cos'era successo.
Tra di noi scese il silenzio, ognuno immerso dalle emozioni di quel pomeriggio: rabbia, riconoscenza, tradimento e un pizzico di sollievo.
Avevo scoperto solo in quel momento che il piccolo Lucas si trovava in ospedale a causa di problemi respiratori. Non avevo detto 'Mi dispiace', sapevo che non sarebbe servito a nulla, l'unica soluzione era incoraggiarlo ad accompagnarmi a fargli visita con lui.
"Beh, basta pensare al passato. Muoviamoci." Disse all'improvviso lui, incitandomi a continuare a camminare.

Quando arrivammo a destinazione, una marea di ricordi mi travolse, minacciandomi di farmi affogare.
"Oh, Logan..." Mormorai a fior di labbra, con le lacrime che mi punzecchiavano gli occhi.
"C'è chi ha la propria canzone speciale, noi abbiamo il luogo in cui ci siamo incontrati."
"Dove tutto è iniziato." Aggiunsi io, ritrovandomi per l'ennesima volta davanti la scena dei due bambini che eravamo, rincorrersi e gettarsi uno sopra l'altra per scherzo, scambiandosi fiorellini e ghirlandine fatte di margherite candide come la neve.
Senza che me ne accorgessi, Logan aveva già disposto la coperta sull'erba soffice, facendomi segno di sedermi accanto a lui.
Presi un panino e un bicchiere di spremuta d'arancia fresco, mentre una leggera brezza accarezzava il mio viso e quello di Logan, rendendo i suoi capelli ancora più scompigliati e trasandati di quanto non fossero già.
"Senti, avrei una proposta da farti..." Cominciò lui, dando un morso alla mela rosso sangue che teneva in mano.
"Vai avanti, ti ascolto." Lo incoraggiai a parlare con un gesto.
"Beh, i miei hanno prenotato una casa al mare, a Miami, ma a causa di Lucas..." Il suo sguardo si incupì, non appena il pensiero del piccolino disteso inerme, avvolto dalle candide coperte ospedaliere, balenò nella sua mente.
Gli circondai il collo con le braccia, mentre lui in risposta mi strinse a sé con un braccio.
"È tutto apposto?" Gli chiesi, sussurrandogli dolcemente, le labbra premute contro il suo orecchio fresco.
Logan annuì, staccandosi quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
"Tranquilla, non è niente." Mi rassicurò, rivolgendomi un sorriso dolce e gentile.
"Ne sei sicuro?" Poggiai il mento sulla sua spalla, perdendomi in quegli occhi limpidi e infiniti.
"Sì, e continuando la storia di prima..." Riprese lui, cercando di cambiare discorso. Non obbiettai. "...volevo dirti, che visto che loro non ci possono andare, mi hanno concesso di chiederti se volevi venire con me." Sembrava un po' titubante, quasi avesse paura di un rifiuto da parte mia.
Sentii un angolo della bocca alzarsi per il divertimento, causato dalla sua insicurezza che si era mescolata nella sua voce al pronunciare di quella frase.
"Certo che verrò." Le sue labbra si incresparono in un sorriso di sollievo.
Gli morsi il labbro inferiore, sentendo un gemito che gli scappò involontariamente dalle labbra.
Ci girammo a contemplare il magnifico spettacolo che avevamo di fronte. Il tramonto dipingeva il cielo di mille colori, come un pittore che crea un dipinto, con una sola differenza: le sfumature di rosso, arancione e viola dipinte nel cielo primaverile non potevano essere ritratte su nessuna tela da nessun pennello.
Erano uniche.
E indefinibili.
Come l'amore che univa me e Logan.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro