Capitolo 35

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Senon era stata interamente bombardata e conquistata dai tedeschi, lo scorso Settembre. Non c'era da stupirsi, quindi, se ci si ritrovava dinanzi a quello che era molto simile ad un paese fantasma. Le famiglie che avevano potuto abbandonare la città avevano raggiunto quelle vicine, probabilmente quelle vicine a Verdun, in cerca di aiuto all'esercito francese. Alcune abitazioni, così come le chiese, erano state buttate giù dalle bombe. Pareti distrutte, colonne che reggevano il nulla, montagne di mattoni ammassate tra loro, mosche e ratti che bacchettavano con i corpi delle persone che non erano riusciti a salvarsi.

Il buio aveva iniziato ad avvolgere le rovine di Senon quando, Cameron ed Amelia, giunsero finalmente nell'unica abitazione che sembrava ancora reggersi in piedi. Di riparo vero e proprio rimaneva solo il piano terra, giacché le scale di legno erano crollate. Non c'era una sedia stabile, un divano, neanche qualcosa da mangiare o da bere. Ma Cameron era riuscito a ritrovare la borsa preparata dalla moglie, che Elmira aveva calciato lontano, quando era giunto nel luogo dov'era appostato il velivolo. Era stato allora, da come le raccontò in seguito, che con la sua assenza aveva notato che qualcosa non andava nel verso giusto. Aveva raccolto lo zaino e aveva seguito le orme nel fango, riconoscendo subito quelle di un paio di stivali militari. Era giunto al lago proprio nel momento in cui aveva visto Elmira spingere Amelia nell'acqua. Così Cameron aveva sparato alla schiena della tedesca, lasciandola cadere a peso morto nel fango. Nessuno l'avrebbe mai incolpato della vicenda, vivendo con il fiato dei francesi sul collo.

Aveva provato rimorso? Affatto. Dal momento in cui aveva visto Amelia, con le mani legate, cadere in acqua, il suo cuore aveva perso un battito. Anche quando si era gettato nel lago ghiacciato, ogni secondo che passava e non riusciva a riportarla in superficie, aveva creduto di averla persa per sempre. Era stato troppo sollevato per essere arrabbiato quando, le aveva sentito dire di amarlo, di essere pronta a buttarsi nel fuoco della guerra insieme a lui, pur di stargli vicino. Per la prima volta scopriva di ammirarla per quel coraggio, la vedeva notevolmente cambiata. Più donna e meno ragazzina. Anche nel corpo, quando la spogliò davanti ad un fuoco che aveva acceso per fare l'amore, vide quelle forme più piene, sode.

Cameron non riuscì a controllarsi, baciando ogni centimetro di quel corpo ancora bagnato. Voleva sentirla sua, voleva sentirla ancora tra le sue braccia, come nella loro prima notte di nozze. La scaldò in gran parte con l'uso del proprio corpo, entrando dentro di lei e lasciando la guerra fuori da quella abitazione mezza distrutta. Si dimenticò del piano, per godersi un attimo di puro piacere con sua moglie. Rammentò a sé stesso quanto fosse bello poter godere delle sue carezze, della sua bocca, anche in un clima tetro come quello che si respirava ad ogni angolo della Francia. In quel momento, Cameron sentì di non aver bisogno di nient'latro che di Amelia. Ed era lo stesso pensiero che attraversava la testolina di quest'ultima, che aveva rischiato la sua vita pur di ricongiungersi al marito.

Lo scoprì ancora più passionale delle prime volte e lei più indispettita. Graffiava la sua schiena, mordeva una sua spalla, e si lasciava andare a pesanti gemiti e sospiri che inondavano la stanza, riscaldandola sia con il fuoco del camino, sia con il fuoco dei loro corpi uniti. Cameron sembrò particolarmente compiaciuto di quel trattamento, delle sue iniziative, specialmente quando se la ritrovò sopra, cavalcandolo come un'amazzone.

"Niente male per una principiante." Le sussurrò ad un orecchio con fare malizioso, sentendola fremere su di lui.

Amelia gli sfoderò uno dei suoi sorrisi impertinenti. "Ah, sta zitto!" Esclamò con il fiato corto, volgendo la testa all'indietro nel momento in cui sentì qualcosa di caldo, come un'inondazione, un fiume, riempirla completamente.

Cameron strinse le labbra, sentendo il suo piacere liberarsi dentro sua moglie. Stettero così ancora per un po', esattamente come la prima notte di nozze. L'abbracciò, baciandole le labbra secche e ansimanti. Come una bambina, sentì Amelia muoversi e rannicchiarsi contro di lui, riprendendo un respiro regolare e beandosi di quegli istanti passanti in sua compagnia. Sembrava nascondersi da qualcosa, forse da un tempo tiranno che, presto o tardi, gli avrebbe divisi nuovamente.

Ad un tratto, la sentì tremare, ma non per il freddo. L'aveva scaldata con il suo corpo e c'era un camino di fortuna acceso e scoppiettante. "Che cosa c'è?" Le chiese, passandole la punta di un dito sulla schiena nuda.

Amelia esitò qualche secondo, prima di dar voce a ciò che la turbava. "Vorrei poter tornare nella nostra casa, a Staten Island, con te."

Cameron l'avvolse con le sue braccia, tirandosi a sedere. "Lo vorrei anche io, ma non possiamo. Non ora almeno." Le baciò i capelli, cercando di scacciarle via ogni tristezza.

"Quando finirà, Cam? Quando finirà la guerra?"

Il tedesco fu tentato di ridere a quella domanda. Una risata amara e priva di emozione gioiosa. Non so neanche quando comincerà. "Fino a quando una delle due parti non avrà la vittoria garantita, suppongo."

La sentì smettere di tremare e respirare normalmente, avvertendo il seno schiacciato sul proprio petto. "Qualsiasi cosa succeda, io sarò con te."

"Sei proprio testarda, eh?!" Le disse con tono arrendevole. Si era ormai arreso alla consapevolezza di avere una moglie che dava più retta alla propria testa che a suo marito.

"Sono innamorata, è diverso." Ribatté orgogliosa, per nulla intenzionata a dargli vinta la discussione sulla sua testardaggine.

"Non so fino a quando può essere un bene."

Stavolta Amelia si staccò di poco, in modo da poterlo vedere in viso. I capelli si erano asciugati, in parte, e gli occhi azzurri apparivano più lucidi, nella semioscurità della stanza. "Che vuoi dire?"

Cameron sospirò, volendo evitare a tutti i costi un putiferio con una risposta precisa. "Che hai messo a repentaglio la tua vita, ignorando i vari pericoli." Le fece notare, guardandola negli occhi.

"Mi dispiace. Ma te l'ho detto perché l'ho fatto e non mi pento del mio gesto." Rispose la bionda con convinzione, ben decisa a vincere quella disputa a parole.

Cameron, tuttavia, ridacchiò dinanzi a tanto coraggio, stringendo maggiormente la presa sui glutei della moglie.

"Che hai da ridere?" Chiese quest'ultima, notando la sua espressione compiaciuta e divertita.

"Se non fossi certo delle tue origini americane, direi che sei una tedesca mancata." Ed era vero. Tutto di lei faceva pensare ad una brava soldatessa dell'organizzazione. Coraggiosa, senza paura, decisa sulle proprie azioni. Se non l'amasse così tanto, Cameron sarebbe stato pronto a mettere una buona parola per lei, per farla entrare nell'organizzazione di Wagner. Ma i sentimenti avevano sempre la meglio e non voleva vedere la donna che amava diventare come quegli assassini.

Amelia sorrise appena, circondando il collo del marito con le proprie braccia. "Beh, non hai mai sentito la frase: chi si somiglia, si piglia?"

"Tu hai certamente più coraggio di me." Ammise lui, carezzando una guancia della ragazza.

"Allora vorrà dire che il mio coraggio basterà per entrambi." Decretò Amelia, allungandosi di poco per far combaciare le loro labbra, come a sugellare quella sorta promessa.

"Parliamo di cose serie, adesso. Non puoi restare in questa catapecchia per sempre." Ribadì Cameron, tornando a farsi serio in volto. La sua mente stava facendo vari calcoli matematici, nella speranza che uno di questi potesse portarlo ad una soluzione che giovava alla sicurezza della moglie. "Ti porterò da tuo fratello, a Verdun. Il tenente brigadiere mi aspetta domani."

"No." Rispose seria Amelia, assumendo la stessa espressione torva del marito. Quando vide di aver ottenuto la sua attenzione e che era pronto per ribattere, proseguì. "Voglio aiutare te e Samuel nel vostro piano." Era di gran lungo di più aiuto a loro che a Leonard. Come avrebbe giustificato, a quest'ultimo, la propria presenza in quel territorio?

"E' fuori discussione." Commentò Cameron, spostando lo sguardo altrove per non farci convincere. Non poteva! Il loro piano poteva cadere da un momento all'altro, senza mai iniziare davvero. Non poteva esporla ad un pericolo del genere.

"Pensaci, Cam! Che aiuto potrei dare a Leonard? Come potrei giustificare la mia presenza? Per l'organizzazione e l'esercito tedesco, io, sono tua moglie. Elmira è morta. Sarò al sicuro, dalla vostra parte." Le fece notare lei, esponendo con poche parole tutti i dubbi del marito su un tavolo a carte scoperte.

Cameron tornò a guardarla, incuriosito e sempre più sorpreso dell'audacia della moglie. "Il piano mio e di Sam potrebbe non aver mai inizio. Potremmo morire prima di avere il tempo di pensare ad una via di fuga."

"In quel caso, farò tutto ciò che mi dirai. Anche di scappare, se necessario." Mentì, ben sapendo che era l'unico modo affinché potesse darle ascolto, e convincerlo che era la scelta giusta da fare.

Il tedesco sospirò appena, soppesando le sue parole come se risultassero false alle sue orecchie. Sapeva quanto fosse testarda quella ragazza, la sua presenza lì era una prova ben evidente, eppure concordava con lei che coinvolgere Leonard in quella storia non era la mossa migliore. Meno cose sapeva, ancora, e meglio era per tutti. "Giuramelo! Giurami che se la situazione precipita, tu scapperai, senza voltarti."

Amelia annuì, facendo aderire la propria fronte alla sua. Respirò il suo alito per un istante e, perdendosi nel mare dei suoi occhi, sfiorò le sue labbra. "Te lo giuro." Mentì ancora una volta, baciando il marito nella speranza che, lui, non leggesse nei suoi occhi la sua menzogna, la sua bugia.

Fecero di nuovo l'amore, come a sugellare quel giuramento con il sudore, il respiro, i baci e le carezze di entrambi. Il fuoco nel camino si era ormai spento, ma un altro, ancora più potente e reale, stava per nascere con l'alba di un nuovo giorno. Vennero svegliati bruscamente da un rumore. Un colpo di cannone, seguito da altri spari. La mattina del 21 febbraio, ebbe così inizio la battaglia di Verdun.



Wolf's note:

Rieccoci qui! Beh, molte cose sono successe e molte altre dobranno ancora succedere. Siamo arrivati al 21 febbraio, data dell'inizio effettivo della battaglia di Verdun, come riportano anche le fonti storiche. Da qui in poi si scivolerà nel bel mezzo della prima guerra mondiale, con i tedeschi da un lato e i francesi da un altro. Ora ci sono un bel pò di domande... Raissa riuscirà a salvarsi? Cameron e Samuel riusciranno a far fuori Wagner? Non ci resta che attendere l'inizio della prossima settimana per saperlo, con ben DUE nuovi capitoli: 36 e 37! Appuntamento, dunque, Giovedì 30 Gennaio con due nuovi aggiornamenti!

Colgo l'occasione di ringraziare sempre i miei lettori e spero che la storia continui a piacervi! <3 Ormai siamo quasi alla fine...

Vi ricordo di seguire, per eventuali info, avvisi, quote sulle mie storie, foto, video e molto altro... la mia pagina facebook: Le memorie di Wolfqueens Roarlion (link cliccabile dalla mia pagina d'autrice qui su Wattpad).

Un grande abbraccio,

Wolfqueens Roarlion.

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