Meglio tardi che mai

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Questa storia partecipa alla terza trama del Concorso di Scrittura (Contest of Wattpad di AmoreTiOdio)

Sono più di dieci anni che conosco Davide. Dalla scuola media ne abbiamo fatta di strada eppure non c'è giorno che io non pensi a lui. Non riesco a farmi una vita. Non riesco a togliermelo dalla testa. Sarà forse perché non ho mai avuto il coraggio di parlargli e i vari rimpianti mi impediscono di andare avanti, ma io proprio non riesco.

Tutti i giorni, da oltre dieci anni, frequenta lo stesso bar e puntualmente mi faccio trovare lì, nascosta in un angolo mentre bevo il mio caffè americano alla cannella per poi alzarmi e iniziare il turno in ospedale. Sono un'infermiera part-time e quindi ho sempre gli stessi turni.

Oggi però Davide è in ritardo. Non è mai successo, è sempre puntuale come un orologio svizzero.

15.05
15.10
15.20

Niente. Il mio tempo a disposizione è finito e alle 15.30, amareggiata e delusa, esco dal bar. Alle 16.00 devo essere al lavoro e il traffico di San Francisco oggi è alle stelle. Poi di colpo un suono attira la mia attenzione: il mio cercapersone. Non suona quasi mai, ci sarà un'emergenza in ospedale. Leggo velocemente: Rosso - 2P - Emergenza

C'è un'emergenza al secondo piano. Codice Rosso. Solitamente i codici rosso riguardano incidenti stradali gravi o problemi di un certo livello agli organi vitali. Devo muovermi ma continuo ad essere imbottigliata nel traffico. Appena trovo un parcheggio libero spengo la macchina e chiamo un Uber in moto, così da zigzagare nel traffico senza arrivare in ritardo. Fortunatamente arriva in meno di due minuti e ci incamminiamo velocemente verso l'ospedale. Arrivo appena in tempo e senza fare alcuna sosta mi dirigo direttamente al secondo piano.

«Selena ti aspettano in sala operatoria. Un ragazzo di circa 25 anni è stato investito da una macchina mentre attraversava le strisce pedonali. L'autista era ubriaco».

«Vado subito». Ubriaco alle tre del pomeriggio. Ne devi avere di coraggio per bere a quell'ora. Corro nell'anticamera della sala operatoria e dopo essermi sterilizzata per bene entro.

«Selena! Tienimi l'aspiratore. Dobbiamo asportare la milza e un rene».

Mi avvicino e prendo l'aspiratore ma appena lo vedo perdo un battito e corro al lavandino a vomitare. Davide... Ecco perché non è venuto al bar! Tentando di tornare in me riprendo in mano l'aspiratore e tento di fare il possibile.

L'operazione procede tranquillamente e, dopo averlo portato in stanza, mi siedo accanto a lui, aspettando il suo risveglio.

«Ma guardami. L'unica volta che trovo il coraggio di parlarti sei incosciente e in pericolo. Ti prego, non mi lasciare così. Devo chiederti di uscire almeno una volta!» le lacrime mi rigano gli occhi «Non puoi abbandonarmi così dopo dieci anni di stalking. Devo avere una possibilità»

«Tranquilla Selena. Non ti abbandono.L'importante è che hai trovato il coraggio di parlarmi» e con un filo di voce mi risponde, chiamandomi per nome. Ho ancora una possibilità... «Comunque è vero: sei una stalker» e così ridiamo insieme fino alle lacrime, come due ragazzini di 14 anni.

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