Capitolo 1- L'epidemia

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-Zora, alzati. Sono le sette ormai. - mi comunica la voce familiare di mia madre che, come ogni mattina, mi viene a svegliare per andare a scuola.
Mi stiracchio, facendo dei versi gutturali per lo sforzo per riprendermi e mi dirigo verso la cucina.
Mio fratello, un ragazzo di tredici anni, alto e magro, con dei lunghi capelli castani che gli ricadono sul viso in lunghe ciocche disordinate che ogni tanto scosta per il fastidio, è seduto sulla poltrona di fronte al tavolo della cucina che guarda i soliti video sul tablet del fidanzato di nostra madre.
-Buongiorno Abel.- gli dico con una voce monotona e stanca.
-Ciao.- mi risponde lui senza staccare gli occhi dal tablet e agitando una mano in segno di saluto.
Lo supero e vado in bagno dove mi cambio i vestiti e in seguito mi lavo la faccia per svegliarmi.
Ah un'altra cosa su mio fratello; lui è autistico. Una malattia che porta le persone a vivere in un mondo completamente diverso, un mondo che possono vedere loro e che forse noi non potremo neanche immaginare e mai comprendere del tutto. Sì manifesta nei primi anni di vita e con la crescita può peggiorare. Mio fratello per fortuna è molto tranquillo, è migliorato molto col passare degli anni e noi in famiglia abbiamo imparato a capirlo. Io in particolare, anche perché spesso lui comunica con frasi di film o cartoni animati che ormai conosco alla perfezione ogni battuta proprio come lui.
-Zora, esci da quel bagno! Non ci sei solo tu in casa. -
Alle parole di mia madre mi affretto ed esco da lì, prendo il telefono che era in carica in cucina e lo accendo per dare il buongiorno ad Albin, il mio fidanzato.
Nonostante un paio di litigi stupidi, solitamente causati da delle gelosie, andiamo molto d'accordo e andiamo sempre avanti insieme da quasi tre anni.
Apro la chat e leggo i messaggi che mi ha inviato pochi minuti prima che accendessi il telefono.
"Buongiorno amore, scusa ma stamattina non mi sento molto bene... È meglio se vai a scuola da sola".
Sbuffo e digito il messaggio di risposta, poi mi affretto a prepararmi e mi precipito alla porta di uscita.
-Io vado!- comunico a mia madre e al suo compagno Derek che mi rispondono immediatamente con un saluto.
Lungo la strada verso scuola incontro due mie compagne e insieme ci dirigiamo verso la nostra meta giornaliera.
-Oggi non mi sento proprio bene! Ho un forte mal di testa e mi fanno male tutte le ossa! - esclama una.
-Saresti dovuta stare a casa.. - le rispondo io, ma lei scuote la testa in gesto di disappunto.
-In effetti anche mio padre non stava molto bene stamattina. - afferma la seconda ragazza.
Arriviamo a scuola e notiamo che ci sono veramente poche persone presenti. Pure i professori si sono decimati e tutti per malattia.
Dopo neanche un'ora arriva una bidella in classe e ci comunica che possiamo tornare a casa se chiamiamo i genitori.
Tiro fuori il mio cellulare e chiamo prima mia madre per avvisarla dell'uscita anticipata e in seguito Albin.
-Pronto?- mi risponde lui.
-Ciao amore. Ci hanno appena detto che possiamo uscire da scuola... Ti va se vengo da te? -
-Certo! Però è meglio se vieni tra un'ora che adesso mi faccio una doccia per riprendermi.. -
-Vengo a piedi allora, ci vediamo tra poco. -
-D'accordo. Ti amo. -
-Ti amo anch'io.- detto questo spengo la chiamata e mi incammino verso casa sua.
Lungo la strada vedo un sacco di ambulanze passare ripetutamente per le strade della città. Sarà per via delle malattie in giro... Speriamo che Albin stia bene... E che non sia nulla di grave.
Per arrivare a casa sua sono costretta a passare dalla via dell'ospedale che oggi è particolarmente trafficata sia da medici che normali cittadini e qua e là un paio di camion dei pompieri.
Qui sta succedendo qualcosa di grave.
Guardo il mio telefono cellulare e non vedo nessun messaggio. Sarà ancora in doccia?
Decido di affrettare il passo e mi ritrovo a pochi minuti di distanza da casa sua... Molte persone escono dalle case portando in spalla i malati che si lamentavano premendo le mani sulla testa.
-Mio dio.... Che sta succedendo?-
Inizio a correre in direzione della casa e dentro ad alcuni edifici si sentono delle grida strazianti che mi fanno venire la pelle d'oca.
Giro l'angolo e arrivo al suo condominio e inizio a gridare il suo nome ed a suonare il citofono con nervosismo.
-Albin?! - grido, ma all'interno dell'edificio si sente solo il silenzio.
-Come faccio ad entrare? - dico osservando il portone serrato, poi mi viene in mente l'entrata delle cantine.
Giro intorno all'edificio e vedo la porta metallica aperta con delle ammaccature, come se una forza al suo interno l'avesse sfondata per uscire.
Sento un nodo in gola per la paura soprattutto per Albin.
Entro nella buia cantina e inizio a camminare lentamente, quasi paralizzata. Accendo la torcia del telefono e noto delle chiazze rosse scure sul pavimento del corridoio e dei segni di graffi sempre intrisi di quel colore.
Rimango bloccata a guardare quei disegni rigidi sulle superfici della cantina quando un rumore sordo di una porta che si apre mi fa trasalire.
Sento il rumore di zampe che scendono le scale del condominio e un latrato.
-Stella?!-
Sento un secondo abbaio e corro verso la cocker.
-Ciao bella, mi hai fatta spaventare.- le dico accarezzandola, quando noto che il suo pelo è bagnato. Mi guardo le mani tinte di rosso e osservo il cane.
Anche lei è sporca e penso subito che sia ferita, ma non accenna neanche una lamentela quando tasto lungo il suo corpo.
-Albin? - urlo, ancora senza risposta, così salgo le scale.
-Vieni, Stella. - le faccio segno di seguirmi, ma lei si rifiuta mugugnando.
Decido comunque di proseguire e arrivata al primo piano vedo la porta spalancata dell'appartamento del mio compagno e noto sul pavimento il braccio disteso di sua madre.
-Tiana?! Tiana cosa...- la mia frase si blocca per far uscire un grido di terrore e di disgustoso.
Il braccio non era attaccato al corpo e subito dietro si presenta un ammasso di corpi completamente sfigurati e squarciati.
L'odore di sangue è penetrante e in alcuni punti si mescola agli altri liquidi degli organi interni aperti.
Inizio ad avere dei conati e mi giro per vomitare, disgustata dalla scena.
Mi asciugo le labbra e inizio a piangere crollando sull'uscio.
-Cosa.. Cosa devo fare?!- singhiozzo e riguardo i corpi dilaniati di quelli che sarebbero stati la mia famiglia.
Distrutta cerco di ragionare e decido prima di essere certa di chi fossero i corpi. Li osservo pezzo dopo pezzo e riconosco solo quelli del padre e della madre.
-Albin...- il suo nome mi esce dalle labbra seguito da un sospiro tremante ricco di tristezza e paura.
Vado nel bagno e vedo che non ci sono tracce di sangue, solo acqua e lo specchio sbriciolato con le schegge sparse per terra e nel lavandino e degli oggetti che non mi aspettavo di trovare. Delle piume, blu e brillanti, di grandi dimensioni e più lunghe della mia mano.
-Da dove vengono...?- vado in camera sua nella speranza di trovare qualche indizio, ma quello che trovo è totalmente al di fuori dall'immaginabile.
La stanza distrutta, i mobili totalmente ribaltati e i vari oggetti sparsi, il letto squarciato e sviscerato. Ma la cosa più strana è quella sulla scrivania.
Il corpo immobile di un enorme rettile, molto simile ad un dinosauro, un Utahraptor con le piume verdi e gialle e le squame dello stesso colore del piumaggio ma meno brillante. Le fauci della bestia sono aperte e le pupille dilatate. Cerco di evitare il dettaglio della gola tagliata e della trachea che ne ricade fuori intrisa di sangue.
-Ma che diavolo...- mi porto una mano davanti alla bocca e all'improvviso noto altre ferite sul corpo dell'animale, su fianchi e ventre e un tessuto che gli ricopre la parte posteriore del corpo in particolare le zampe. Il tessuto è un jeans verde, sembrano dei pantaloncini, familiari.
Cerco di focalizzare dove ho già visto quell'indumento, ma la situazione mi impedisce di pensare lucidamente.
Mi siedo sulle doghe sporgenti del letto e inizio a pensare a tutta quella situazione, a cosa stia succedendo o se tutto questo è solo un incubo.
Prendo in mano il telefono, ho ben tre chiamate di mia madre e una di Derek.
Premo sulla scritta richiama sullo schermo e porto il cellulare all'orecchio.
-Zora?! Dove sei?- risponde mia madre.
-Sono a casa di Albin...- dico con voce spenta e di colpo mi si riforma il nodo in gola portandomi alle lacrime.
-È tutto ok lì?- mi chiede lei.
-No... Non so cosa stia succedendo mamma, ho paura e non so cosa fare!- singhiozzo.
-Resta calma, non uscire dall'edificio finché non ti richiamo. Ti veniamo subito a prendere!-
Detto questo la chiamata si chiude e io mi ritrovo in quella casa con tre cadaveri di cui uno non umano e Stella.
Ritorno nel bagno e osservo le piume sparse. Sono molto simili a quelle dell'altro raptor nella stanza di Albin, solo di un colore differente.
Ne raccolgo una e la porto all'altezza del viso e all'improvviso sento una strana sensazione e poi la mia mente inizia a lavorare.
In quell'appartamento abitavano quattro persone: Albin, i suoi due genitori e il fratello Daniel, ma io ho trovato solo due cadaveri umani e uno dei due mostri è scappato e si trovava in bagno mentre l'altro in stanza di Albin dove è morto. Ripenso ai jeans che si trovavano sul corpo del mostro e ricordo. Erano di Daniel! Quindi...
-No non può avere senso, è solo un sogno! - scuoto la testa ma poi riguardo la piuma blu e il mio cuore sobbalza e penso a lui.
-Dev'essere ancora vivo, e se tutto questo è reale questa piuma è...- mi fermo da quello che sto dicendo, dalla surreale frase che stavo per pronunciare, ma già tutto questo è abbastanza surreale.
Prendo delle piume e le fisso tra loro con un filo che faccio passare attraverso un foro nel calamo che ho creato con un ago e le lego ad uno spago creando una collana. La indosso e osservo e piume come un oggetto familiare, a me caro. Trovo Dolly, la loro gattina anziana e la prendo in braccio, poi esco dall'appartamento rimanendo seduta sulle scale insieme alla cocker e alla gatta finché il mio telefono non comincia a squillare.
La scritta "Mamma" sullo schermo mi fa capire che è arrivata e che devo uscire.
Apro il portone ed esco con Stella.
Poco lontano vedo la Opel bianca parcheggiata e Derek che mi fa cenno con la mano di fare veloce.
-La cagnolina e la gatta mettile nel bagagliaio che davanti c'è anche la Camilla! - mi dice lui, così le carico poi salgo in macchina.
Ci siamo tutti: io, mia madre, Derek, Abel e la mia cagnolina, in più le due piccole superstiti.
-Dove stiamo andando?- chiedo.
- Hanno appena comunicato in tutte le TV e radio che è iniziata un'epidemia e hanno richiesto l'evacuazione della città!- spiega mia madre seduta accanto a me.
-C'entrano quegli... Animali?-
- Si, ma non si sa ancora nulla sulla loro comparsa, ma le zone abitate ne sono piene, quindi per il momento è stato chiesto di ritirarsi verso la campagna dove ci aspettano i soccorsi.- risponde Derek intento a guidare.
-Forse so da dove vengono quegli esseri.... O Almeno è una mia ipotesi...-
Dico lentamente evitando di pensare troppo alla scena che ho visto solo pochi minuti fa.
-In che senso?- domanda mia madre guardandomi confusa con i suoi occhi dorati.
-Ne ho trovato uno in camera di Albin, morto. Aveva addosso gli stessi pantaloni di suo fratello e in bagno c'erano delle piume blu... Queste qui.- tiro su la collana per mostrarle.
Mia madre le prende in mano per guardarle meglio.
-Bhe... L'ultimo che era in bagno era proprio Albin e non ci sono tracce di sangue e non ho trovato nè il suo cadavere nè quello del fratello!-
Dopo questa mia affermazione in macchina cala il silenzio, siamo tutti assorti nei pensieri, confusi e disordinati.
All'improvviso mia madre spezza il silenzio.
- Questo lo dobbiamo comunicare appena arriviamo, è un'informazione importante e anche molto utile! -
Annuisco e guardo fuori dal finestrino.
Le strade sono trafficate, e le persone nelle macchine sono rabbuiate e alcuni piangono, molti spaventati. Tutti stanno lasciando le proprie case e alcuni avranno perso delle persone care, come me.
Ognuno di noi non sa cosa può servirci il futuro e cosa potremo fare d'ora in poi in questo incubo divenuto realtà.

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