Capitolo 2 - Casa?

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Dopo quasi due ore di viaggio, tra campagne e boschi, campi dorati impreziositi di papaveri rossi come rubini arriviamo in un accampamento seminascosto in un boschetto di latifoglie, circondato da un'alta recinzione metallica molto robusta.
Superiamo l'entrata dove ci fanno strada un paio di soldati.
Fermiamo la macchina e facciamo scendere gli animali subito dopo che l'enorme cancello dietro di noi si richiude.
Ci si avvicina un giovane ragazzo alto circa un metro e ottantacinque in uniforme. I suoi capelli sono neri rasati ai lati, un taglio tipicamente militare anche se un po più lungo degli altri soldati.
-Buonasera. Benvenuti nell'area di difesa civili numero 9! O anche chiamata ADC9.-
La sua voce è sicura, ma dolce.
Si volta e mi osserva con i suoi occhi azzurri, cristallini, perfettamente proporzionati in un viso leggermente abbronzato.
È magro, ma si riesce ad individuare la muscolatura sotto gli abiti militari.
-Concedetemi di portarvi verso la vostra tenda.-
I miei genitori lo ringraziano e dopo aver preso le borse ci avviamo, scortati dal corvino. Le tende sono molte, ma per lo più vuote, tanti hanno preferito allontanarsi di molto nella speranza che altrove non ci sia l'epidemia. Quello che si sa' per ora è che ha colpito tutto lo stato ma dell'estero ancora nessuna notizia.
Superiamo due container con la scritta "docce & bagni", uno rosa e uno blu, probabilmente per distinguere se sono per uomini o donne, poi arriviamo ad una tenda relativamente grande e il soldato si ferma indicandocela con un gesto nella mano molto cavalleresco, sicuramente ironico.
-Questo è il massimo che siamo riusciti a realizzare in queste ore dal primo avviso dall'epidemia.... Al centro del campo c'è una tenda comune con un tabellone su tutte le notizie che ci arrivano e il regolamento.- ci spiega il ragazzo subito dopo averci fatto entrare nella nostra nuova "casa".
-È più che sufficiente, la ringrazio per averci accompagnato.- risponde mia madre sorridendogli.
Lui ricambia il sorriso e dopo avermi dato un occhiata si gira e si allontana.
-Trovo inquietanti i militari... Sembra che abbiano un palo tra le chiappe per come si muovono! - dico, facendo ridere Derek e mia madre.
Prendo la mia borsa, preparata da mia madre e inizio a guardare cosa mi ha messo dentro. Trovo un beauty case rosa con al suo interno il mio spazzolino, uno specchietto e un deodorante. Poi dei vestiti e della biancheria intima.
All'improvviso mi distraggo dalla borsa e vedo le cagnoline rincorrersi e il gatta che miagola indispettita dal rumore che provocano le sue compagne a quattro zampe. Mi giro e guardo la tenda. È abbastanza spaziosa, ci sono due specie di stanze, grandi abbastanza da contenere due sacchi a pelo ciascuna. Al centro della tenda c'è uno spazio con: un tavolino con quattro seggiole pieghevoli, un piccolo frighetto per le bevande, una lampada da campeggio e delle prese elettriche collegate ad un generatore che accomuna più tende.
-A tutte le persone presenti: si prega di raggiungere la zona comune per la registrazione, grazie!- ci comunica una voce femminile che risuona in tutto l'accampamento attraverso un megafono.
Ci avviamo e notiamo che le persone sono per lo più piccoli nuclei familiari formati da due persone, al massimo quattro.
-Siamo pochissimi... Ci sono anche altre aree come questa qui vicino?- chiedo ai miei familiari che scuotono la testa.
-A noi è stata comunicata la presenza di questo accampamento e basta...- risponde Derek.
Arriviamo ad un enorme tendone con dei lunghi tavoli e panche al suo interno con dei fogli poggiati sopra.
-Vi preghiamo di compilare i moduli, uno per famiglia e di consegnarli al capitano Padge. - la donna che parla ha circa l'età di mia madre, poco meno forse. I suoi capelli sono chiari, legati e nascosti da un cappellino militare. Accanto a lei c'è un uomo, probabilmente il capitano. È alto e si vede anche se seduto, tiene le grosse mani sul tavolino di fronte a lui e ci scruta uno ad uno con il suo sguardo superficiale come un macellaio che osserva dei maiali. Mi da' i brividi.
Ha una cicatrice su tutta la parte sinistra del viso e l'altra metà mostra il viso di un uomo sui 50 anni con gli occhi azzurri e i capelli neri ingrigiti. Derek si siede davanti ad un foglio con a fianco una penna a sfera e inizia a leggere.
-Cosa chiede?- domanda mia madre.
-Per lo più informazioni di allergie, il nome dei componenti della famiglia, provenienza età o cose simili.-
Dopo aver completato la facciata gira il foglio e trova una scritta maiuscola.
"CHIUNQUE ABBIA AVUTO UN CONTATTO CON UN DINOMORFO SCRIVERE "SÌ" PIÙ NOME, COGNOME E NUMERO DI TENDA!".
Derek si gira prima verso di me e in seguito verso mia madre.
Mi volto a guardarla anch'io.
-Mi sembra giusto comunicarlo..- dice mia madre segnando il mio nome e il numero.
Deglutisco e mi volto verso il capitano che raccoglie i moduli completati delle altre famiglie e gli ringrazia. Derek fa lo stesso e quando il capitano volta il foglio si gira a guardarmi con uno sguardo gelido ma le sue labbra sono inclinate verso l'alto in un sorriso finto.
Un brivido mi passa lungo la schiena e mi volto per non incrociare nuovamente i suoi occhi.
-Grazie della collaborazione, domattina dalle ore 6.00 ci sarà la colazione sempre qui. Come ultima cosa prima di ritirarvi vi chiediamo di leggere attentamente il regolamento qui sulla mia destra. Buona serata a tutti.-
Appena la donna finisce di parlare il capitano e lei escono dal tendone accompagnati da un applauso fragoroso.
-Io accompagno Abel a dormire, voi leggete poi venite a riferirmi tutto.-
Mia madre si allontana tenendo per mano mio fratello mentre io rimango li con Derek a leggere.

"REGOLAMENTO:
-chiunque manifesterà i sintomi di
una eventuale infezione verrà
allontanato dalla comunità;
-dopo le ore ventuno tutte le luci dovranno essere spente e nessuno, eccetto chi possiede permesso del capitano stesso, potrà uscire dalla propria tenda.
-i pasti verranno consegnati tre volte
al giorno ai seguenti orari: dalle sei alle nove, dalle undici alle quattordici, dalle diciotto alle ventuno.
-è assolutamente vietato ogni atto di vandalismo che verrà punito a seconda della gravità del reato. La pena verrà decisa dal capitano.''


Mi volto verso Derek che mi fa cenno di andare, così passiamo in mezzo alle persone e ci dirigiamo verso la tenda dove fuori ci aspettano Stella e Camilla che scodinzolano freneticamente.
Prendo in braccio la mia meticcia dal pelo lungo, color caffè latte e striature piu scure, la tiro su ed inizio ad accarezzarla. Il muso è scuro che si sfuma fino al bianco prima di finire sulla punta del nasino nero e umido. Intorno agli occhi ha due circonferenze nere che ricordano in paio di occhiali.
La voce di Derek mi distrae dalla mia cagnetta poco prima di entrare.

-Zora, per favore, puoi portare le cagnoline a fare i bisogni prima del coprifuoco?-
Annuisco e prendo i guinzagli portandole lungo la recinzione.
È già il tramonto, probabilmente sono le otto o poco prima.
Cammino lentamente permettendo agli animali di annusare il nuovo terreno e di fare i loro bisogni.
Rimango in silenzio e percepisco dei passi avvicinarsi alle mie spalle e poi sento una voce familiare.
-Ehi, sei Zora giusto?-
Mi volto e vedo il ragazzo che ci aveva portato alle tende.
Rimango in silenzio e lo guardo.
-Io sono Henry, piacere!- mi sfoggia un sorriso bianchissimo tra due labbra rosee, poco carnose e mi tende la mano.
-Come sai il mio nome?- gli chiedo guardandolo storto e gli faccio intendere che non ho alcuna intenzione di stringergli la mano, anche perché ho due guinzagli da tenere.
-Bhe... Mio padre è il capitano quindi ho accesso ai suoi documenti... Mi sono interessato a te quindi volevo sapere come ti chiami.-
-Non potevi chiedremelo direttamente? In teoria dovresti sapere dov'è la mia tenda, mi ci hai portato tu!- ribatto in modo poco cordiale e lui risponde con una risata imbarazzata e si passa le dita fra i capelli neri.
-Cosa sono quelle piume che porti al collo? - mi chiede portando la mano verso la collana.
Mi tiro indietro per evitare che la tocchi.
-Sono di.. Macao blu...- rispondo cercando di evitare il discorso di dinomorfi o come li chiamano.
-Belle!- mi sorride di nuovo.
-Cosa vuoi da me?- il mio tono è brusco.
-Bhe, te l'ho già detto,ti trovo interessante.- mi fa l'occhiolino. -
-Poi ho anche letto che hai visto dei dinomorfi. Come sono?- chiede lui prendendomi il guinzaglio di Stella dalle mani.
Io non rispondo e riprendo a camminare.
Lui mi affianca e mi guarda. Il suo sguardo mi mette a disagio e ignorarlo si fa complicato.
-Cosa sapete sui... dinomorfi?- chiedo per non dare informazioni gratuite.
-Sappiamo che ce ne sono di diversi tipi, ma che somigliano tutti a dinosauri, da qui il nome "dinomorfi". E che nascono dalla trasformazione delle persone che manifestano dei sintomi simili alla febbre, ma in aggiunta hanno le pupille verticali.-
Quindi sono davvero le persone che si trasformano in quei cosi? Albin potrebbe essere ancora vivo allora!
-Devo andare ora.- dico secca e gli prendo di scatto il guinzaglio della cocker e mi allontano a grandi passi da lui. Non gli do neanche il tempo di parlare che sono già distante.
Riprendo fiato ed entro nella tenda con le cagnoline, stando attenta a non far uscire la gatta.
Mia madre è seduta al tavolino e mi guarda entrare.
-Fai piano, tuo fratello è a letto.-
-Vado a dormire anch'io.... Buonanotte mamma.-
-Buonanotte Zora.-
Entro nell'ala della tenda dove trovo mio fratello arrotolato nel sacco a pelo che dorme beatamente.
Buon per lui... Io probabilmente non prenderò sonno.
Mi tolgo i vestiti, rimango solo con una canotta e mi infilo dei pantaloncini che mia madre aveva posato sul mio sacco a pelo insieme ad una maglietta che evito di indossare per il caldo, anche se ormai abbiamo superato la metà di Settembre.
Mi sdraio e inizio ad accarezzare le piume. Sono certa che sono di Albin... Ora ne sono ancora più sicurezza! Lui è ancora vivo e un giorno troveranno un modo per farlo tornare umano!
Sorrido alla speranza di poter rivedere la persona che amo, ma....
Gli occhi iniziano a lacrimare, ho paura di sbagliarmi.
Mi manca e non è vero che sono certa che sia vivo. Magari è stato ucciso da un altro di quelle bestie o non lo vedrò mai più.
Trattengo dei singhiozzi e rimango a piangere in silenzio per non svegliare mio fratello.
Passano le ore e i miei genitori sono già a letto a dormire da un po mentre io rimango forse l'unica sveglia ad ascoltare i rumori della notte.
Qui siamo in mezzo alla campagna e di animali ce ne sono molti che girano appena cala il sole.
Si sentono i grilli e cicale che cantano, creando un coro tutto naturale. Ogni tanto il fruscio del vento fra l'erba alta e le foglie degli alberi accompagna il ronzio degli insetti e il battito delle ali di pipistrelli.
C'è molto buio, cosa che mi fa leggermente rabbrividire, ma almeno mi da spazio all'immaginazione, sempre che i pensieri negativi non prendano il sopravvento.
Appena detto, l'immagine dei genitori di Albin fatti a pezzi mi si proietta nella mente. Tento di scacciarla ma l'effetto è esattamente l'opposto.
Il mio cuore inizia a battere e la testa mi inizia a girare.
Affondo il viso nel cuscino fresco cercando del sollievo, ma riprendo solo a piangere.
Quanto durerà questa agonia? Per quanto dovrò vedere questa scena orribile?
Le mie labbra pronunciano il suo nome contro la mia volontà così me le mordo finché non mi fanno male.
Tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans che avevo posato accanto al sacco a pelo.
Le connessioni sono tutte saltate, di conseguenza è un oggetto quasi inutile ora.
In fondo quasi speravo di trovare un messaggio da parte sua... Che stupida che sono.
Mi alzo dal sacco a pelo e esco dalla stanzetta rimanendo per circa un'ora seduta al tavolino a guardare gli animali dormire. Mi faccio luce col telefono, nonostante il divieto che proibisce le luci dopo le ventuno.
Tanto la luminosità è molto bassa.
Appoggio la testa sulle braccia incrociate sul tavolino e guardo l'orologio del cellulare che avanza finché, dopo le quattro e mezza circa la vista si fa sempre più offuscata finché non mi addormento.

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