CAPITOLO 14 - E CHI SEI? SPIDER-MAN?

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La prima cosa che percepii, destandomi dal mio sonno, fu che faceva terribilmente caldo. Inizialmente pensai di aver lasciato i riscaldamenti accesi durante la notte, ma era un'ipotesi poco plausibile, dato che, di norma, li spegnevo sempre. La seconda cosa che mi parve inconsueta, mentre mi trovavo ancora in quello stato che precede l'attimo del risveglio, in cui tutto era ancora confuso e nebuloso, riguardava il mio piumone, il quale sembrava pesare cento chili per quanto mi stesse schiacciando. Provai a rigirarmi nel tentativo di spostarlo, ma non si mosse di un millimetro. Feci un'altra prova, ma anche quella fu del tutto futile; quel dannato coso non si muoveva neppure di un centimetro, anzi, sembrava anche mugugnare infastidito.

"E da quando il mio piumone ha assunto volontà propria e si azzarda anche a protestare?"

Esasperata dalla situazione, cominciai ad aprire gli occhi, tentando di capire cosa diamine stesse succedendo. A posteriori posso dire che forse sarebbe stato meglio se non le avessi alzate per nulla le palpebre, perché la scena che mi ritrovai di fronte mi lasciò inizialmente interdetta, e poi senza fiato.

Il volto di Luke era proprio lì, a pochi centimetri dal mio, che dormiva con espressione corrucciata, come se qualcosa lo avesse infastidito. Era steso su di un lato, con le nostre gambe intrecciate tra di loro, e il suo braccio abbandonato su di me in un qualche tentativo di tenermi stretta a sé per i fianchi. Mi stava per venire un infarto fulminante insieme alle domande che si rincorsero all'infinito nella mia mente.

"Ti prego, Signore, dimmi che non lo abbiamo fatto! Ah, no, di questo posso stare tranquilla, i vestiti sono tutti ai loro posti e comunque in nessuna condizione di alterazione mentale andrei a letto con lui!"

Scongiurato il male più grande, mi chiesi allora per quale diamine di motivo l'uomo scimmia mi tenesse tra le sue braccia e io fossi avvinghiata al suo petto. Ebbene, sì, perché in quell'istante notai che: sì, lui mi stava decisamente troppo vicino, ma a quanto pare neppure io tenevo le mie manacce al loro posto.

"Oh, tu guarda, ha anche due bei pettorali, oltre che due belle spalle... Ollie! Ma che diamine stai facendo? Dannazione, concentrati! Non siamo qui per fargli una visita medica approfondita! Anche se... No! Focalizzati sulla situazione assurda in cui ci troviamo, per la miseria!"

Scavai nella mia memoria i ricordi della sera precedente e, finalmente, trovai un senso logico a tutto quello che stavo vivendo, o toccando, in base ai punti di vista, come sempre. Le immagini dei momenti riguardanti la visita al faro con Luke fecero la loro comparsa, accompagnati da quelle di quando, una volta tornati, ci eravamo nuovamente arrampicati su per il tetto di casa sua, per infilarci nella sua stanza dove poi, tra una puntata e l'altra, mi ero addormentata, sopraffatta dalla stanchezza.

Ok, quello spiegava tutto e potevo tirare un sospiro di sollievo. Ma ciò non toglieva che dovevo assolutamente trovare un modo per togliermi da quel casino.

Feci un altro tentativo di levarmelo di dosso, ma ottenni solo il risultato opposto, ovvero lui che, farfugliando qualcosa di incomprensibile, mi strinse ancora più a sé, per poi andare a poggiare la sua testa nella rientranza tra la mia spalla e il mio collo, sospirando soddisfatto. Quel respiro emesso in quel punto particolarmente sensibile, quella vicinanza eccessiva e così intima, mi pietrificarono all'istante. Non respiravo, non mi muovevo, non facevo nulla.

Erano passati due anni da quando mi ero svegliata tra le braccia di un ragazzo, e quel gesto così innocente, eppure allo stesso tempo così intimo, che lasciava spazio a mille possibilità di gesti peccaminosi che si potevano essere commessi durante la notte, mi lasciò senza fiato. Abbassai gli occhi su quella matassa di ricci neri, che celavano il viso del ragazzo che mi stava letteralmente friggendo il cervello.

"Chissà se sono morbidi come sembrano..."

Fortunatamente, dopo l'ennesimo pensiero decisamente sconveniente, tornai in me e mi decisi ad agire. Se cercare di liberarmi dalla sua presa con le buone non aveva funzionato, era ora di passare ai metodi pesanti. Il bello addormentato qui poteva dire addio alle braccia di Morfeo, perché era ora di tornare tra noi comuni mortali.

«Luke, Luke, svegliati! Luke, mi senti? Svegliati!» Lo scossi ripetutamente per un braccio, nel tentativo di farlo destare, ma lui si limitò solo a emettere versi e sbuffi.

"Fantastico! E ti pareva che con la fortuna che mi ritrovavo il tipo avesse un sonno talmente profondo da non svegliarsi neanche con le cannonate."

Poteva stare avvenendo l'Armageddon all'esterno, ma a Luke non sarebbe fregato di meno.

«Luke! Dai, cavolo, svegliati!»

Non avrei mollato finché non fossi riuscita nel mio intento, così continuai a scuoterlo ripetutamente, fino a quando non vidi la sua testa abbandonare il rifugio creato sulla mia spalla, alzarsi verso di me, e finalmente aprire gli occhi. Sbatté ripetutamente le palpebre, come se cercasse di mettere a fuoco e, probabilmente, visto lo sguardo allibito che si dipinse sulla sua faccia, neppure lui, come me precedentemente, si aspettava di trovarsi davanti quella scena.

"Benvenuto, amico, nel nostro incubo personale!"

Nella mia mente cominciai a rispondere a tutte le domande che immaginavo affollassero la sua, in base a dove il suo sguardo si andava a posare: "Sì, è tutto vero! Quella che hai davanti agli occhi sono io. Sì, mi stai stringendo come se fossi il tuo coniglietto di pezza, e sì ho ancora una mano poggiata sul tuo petto, e se ti stai domandando perché allora ti dico di farti gli affari tuoi; una donna ha il sacrosanto diritto di tastare se viene tastata!"

Alla fine riuscì a tornare in sé, dopo quell'attimo di tentennamento che aveva avuto per rimettere insieme i pezzi della sera precedente. Si staccò con uno scatto fulmineo, neanche avesse visto un fantasma.

"Ma come? Ma quella schifata devo essere io, non lui! È lui quello brutto tra i due! Che diamine, qui il mondo va alla rovescia!"

«Perché mi hai svegliato? Che vuoi?» tuonò furente.

"Che vuoi? Ora lo uccido! Come che vuoi? E vuole anche provare a rispondermi in questa maniera di prima mattina, quando ancora non ho assunto la mia prima dose di zuccheri e caffè? Oh be' se gli piace l'idea di una morte lenta e tra atroci dolori chi sono io per negargliela?"

«Che voglio? Guarda che eri tu che mi stavi appiccicato come un dannato francobollo, neppure fossi un pacco con consegna express. Ti ho dovuto svegliare, perché non riuscivo a staccarmi da te! E vorrei anche sapere, dato che ci siamo, per quale cavolo di motivo ieri sera non mi hai fatta alzare per rispedirmi a casa!» mi difesi digrignando i denti.

Ve lo avevo detto che soffrivo di nervosismo mattutino se non avevo assunto le mie droghe personali, equivalenti a una abbondante colazione, e sicuramente certi tipi di risposte non mi rendevano più mansueta.

Si mise a sedere, passandosi una mano prima sul viso poi tra i capelli, come se quel gesto potesse sistemare la situazione disperata che erano i suoi ricci. Gli avrei voluto dire che solo con un tosaerba avrebbe potuto risolvere il problema alla radice, ma decisi di tenerlo per me.

Visto? Sapevo anche essere una persona caritatevole quando volevo, e non solo una stronza acida.

«Non ti ho svegliata ieri sera perché stavo troppo fatto. Non avevo le forze né per svegliarti, né per riaccompagnarti a casa, quindi ti ho spostata su un lato, e mi sono posizionato dalla parte opposta. E ti assicuro che non c'era alcun genere di contatto tra i nostri dannatissimi corpi, quando mi sono addormentato. C'era talmente tanto spazio tra noi due che ci poteva stare quel cazzo di Grand Canyon. Di conseguenza non dare la colpa a me! Sei tu che hai la sindrome del koala tra i due, non io!» ringhiò serrando la mascella.

"Ah, benone, anche lui fa parte della categoria "mi girano appena alzato". Si preannuncia uno scontro tra titani. Prendete scudi, elmi, o qualunque altro genere di protezione, e se posso dare un mio parere, io vi consiglierei di cambiare continente. Sta per avere luogo la "Guerra dei Mondi"."

«Fidati, bello, non ti avrei toccato neppure con il mio alluce, io! Quindi se qui c'è qualcuno che ha invaso lo spazio vitale dell'altro, quello sei tu! Perché io avrò anche la mia discendenza koala alle spalle, ma non dimentichiamoci che tu sei un dannatissimo primate, e si sa che le scimmie non sanno tenere le mani al loro posto!» Lo incenerii con lo sguardo, incavolata nera anche solo per l'allusione alla possibilità che fossi stata io ad avvinghiarmi a lui.

"Povero sciocco, aspetta e spera!"

Ma lui non si lasciò intimorire, rispondendomi con un'occhiata assassina che non era da meno. Le sue labbra si dischiusero leggermente, pronte per ribattere, quando entrambi sentimmo la voce di Ry, proveniente dal piano di sotto, che lo stava chiamando a gran voce. «Ehi, Luke! Amico, sei sveglio?»

Ci congelammo simultaneamente, fissandoci con tanto d'occhi.

"Merda! È già mattina, e mi sono dimenticata della presenza dei ragazzi in casa."

Il rumore della suola delle scarpe che premevano sui gradini in legno della scala, insieme alla voce del nostro amico, iniziarono a farsi sempre più vicina. «Luke, ho sentito la tua voce. Che cazzo stai facendo là sopra?»

Cavolo, senza accorgercene, durante il nostro battibecco, avevamo alzato il tono di voce, e forse ci avevano sentiti tutti al piano di sotto.

"E ora che diamine faccio? Come posso spiegare agli altri la mia presenza qui?"

Ma se io mi arrovellavo il cervello in cerca di una soluzione che non sembrava arrivare, Luke, a quanto pare, aveva già un piano tutto suo.

«Ti devi nascondere, forza!» mi bisbigliò, alzandosi dal letto e cominciando a raccogliere i panni in giro.

"Che? Nascondere? Ma è impazzito? Ah, no, giusto, lui è proprio del tutto fuori di testa."

«Ma tu sei matto! Io non mi nascondo! Trova un'altra maledetta soluzione, siamo in questa situazione a causa tua!»

Il rumore di passi era ormai nettamente udibile, inducendoci entrambi a voltare lo sguardo verso la porta.

«Ollie, non ho tempo di elaborare un altro piano. Ti prego, stenditi sul letto, poi ti copro con il piumone, e ti butto sopra i vestiti, così sembrerà soltanto il classico macello nella mia stanza. E prima che tu me lo dica, quei panni sono puliti! Non ho lo spazio qui per tenere quelli sporchi, quindi li porto sempre subito sotto nella lavanderia.» mi esortò, iniziando a radunare i suoi indumenti.

"Che culo, almeno non mi prenderò la scabbia, o qualche altra malattia della pelle, questo si che mi rincuora!"

Stavo per rispondergli che poteva andare a farsi fottere lui e il suo stupido piano, perché io non mi sarei nascosta sotto una pila di vestiti, quando sentimmo bussare al di là di quella lastra di legno scuro che ci stava tenendo separati da una colossale figuraccia. Luke mi guardò con aria implorante, ed io, non sapendo più che fare, decisi di abbandonare ogni remora e di tramutarmi in una pila umana di panni. Così feci ciò che mi aveva chiesto e, con il cuore in gola, rimasi in ascolto mentre lui apriva la porta.

«Che cazzo vuoi, Ry?» sbottò furente.

"Per la serie: viva la simpatia!"

«Perché non mi hai risposto? Abbiamo sentito la tua voce da sotto. Che fai, ora, parli anche da solo? Anche se Matt dice di aver sentito una voce femminile. Non mi dire che te ne sei portato una a casa 'sta notte e non ci hai detto niente!»

"Vaffanculo a Matt e al suo udito supersonico! Oddio, lo sapevo che questo piano avrebbe fatto acqua da tutte le parti, mi troveranno e penseranno che me la sono spassata tutta la notte con Luke. Perfetto! Dopo Christian mi manca qualcun'altro che fraintenda la situazione."

«Vedi per caso qualche tipa nuda in giro per la mia stanza?» ribatté provocatorio, Luke.

"Ma che fa, il cretino? Ora lo incita anche ad andare in perlustrazione? Ci scopriranno, poco ma sicuro!"

Riuscivo a sentire il battito del mio cuore sotto le vene del collo; sembrava che stesse per implodere.

«Ero solo curioso di verificare la teoria di Matt. Henry sosteneva che si fosse sbagliato, mentre io gli ho detto che più probabilmente ti stavi guardando un porno!» spiegò Ry, ridacchiando.

Maschi! Uno di quei discorsi che avrei decisamente fatto a meno di sentire in vita mia.

«Allora che vuoi? Sei venuto solo a scocciarmi, o ti vuoi fare una sega anche tu?»

"Posso perforarmi i timpani in questo preciso istante, Signore dei Cieli e della Terra?"

«No, grazie, rifiuto l'offerta. Volevamo chiederti se volevi venire con noi a fare colazione in piazza alle "Due Rose".» gli propose il suo coinquilino.

«Sì, d'accordo. Ma prima mi devo fare una doccia, ed un paio di chiamate per lavoro. Voi andate avanti, tra poco vi raggiungo, altrimenti chi lo sente Andrew se deve attendere troppo.»

«Vero! Si sta già rompendo ad aspettare, e tra poco temo inizierà a lanciarci qualcosa dietro. Va bene, allora ci vediamo direttamente lì!»

Quando finalmente sentii il rumore della porta che veniva richiusa, riemersi dal mio nascondiglio, cercando di riprendere fiato; durante il loro scambio di battute non mi ero neppure accorta di averlo trattenuto. Luke mi fece segno, portandosi un dito alla bocca, di non parlare e di non fare alcun tipo di rumore, mentre intanto accostava l'orecchio alla porta e restavamo entrambi in ascolto delle voci dei nostri amici al piano di sotto che si preparavano per uscire, fino a quando il rumore di una pesante dei battenti dell'ingresso principale, e le loro voci che si dissolvevano, ci fece tirare un sospiro di sollievo.

"Ce l'abbiamo fatta! Non so come, ma siamo usciti senza destare sospetti."

Ma questa volta non gliel'avrei fatta passare liscia a quel disgraziato. Quel giorno ero sul piede di guerra.

«Posso sapere per quale assurdo motivo mi hai dovuta ficcare sotto una pila dei tuoi indumenti? Visto che stavi giocando a chi ce l'ha più lungo con il tuo amichetto, non potevo solo nascondermi sotto il piumone, e fargli credere che fossi una tipa qualsiasi che era stata con te?»

Non che mi piacesse assolutamente l'idea di essere una delle tizie con cui se la spassasse, che ancora mi domandavo come facessero ad andarci a letto, visto che non era esattamente aitante, ma sempre meglio che morire soffocata da una valanga di vestiti e rischiare anche, che se Ry si fosse accorto della presenza di qualcuno, per puro divertimento, sicuramente avrebbe controllato.

«Perché non ci avrebbe mai creduto che c'era una ragazza in camera mia! Si sarebbe più insospettito se ne avesse trovata una qui, ecco perché ti ho fatta nascondere!»

Mi accigliai a quella spiegazione; non capivo davvero dove fosse il problema di avere una ragazza nel suo letto, o semplicemente nella sua stanza. «E perché mai scusa?»

Continuò a passarsi le mani ripetutamente tra i capelli, come esasperato da quella conversazione e dalle mie continue domande.

«Perché nel mio letto non mi ci scopo nessuna! Ti è più chiaro così?» disse quasi sbraitando.

Le mie sopracciglia schizzarono verso l'alto dinanzi a quella rivelazione. «E chi sei? Spider-Man che lo fai sul soffitto?»

Mi fissò per un attimo sconcertato dalle mie parole, poi un leggero sorriso tremolante cominciò a far capolino sul suo viso, finché non si tramutò in una vera e propria risata.

«No, scema! È che nella mia stanza in generale non faccio entrare nessuna ragazza. Quando mi faccio una vado a casa sua, non la porto mai qui. Ma lo sai che da quella mente da topino che ti ritrovi escono cose davvero strane?» Mi schernì, continuando a ridersela sotto i baffi, il maledetto.

Io invece trovavo più assurdo quello che aveva appena affermato, ma ero stanca e volevo solo tornarmene a casa mia. Non avevo più alcuna intenzione di intavolare un discorso sul motivo per cui non portasse le sue conquiste in quel posto, quindi preferii far cadere l'argomento.

«D'accordo, come vuoi. Non mi interessano le tue perversioni sessuali, forse hai qualche mania per le case altrui, e questo obiettivamente spiegherebbe perché ti sei praticamente imbucato nella mia stanza settimane fa, senza ovviamente tralasciare il tuo animo da stalker. Ora che abbiamo chiarito il tutto, che ne dici se leviamo le tende? I ragazzi ti aspettano, invece a casa mia mi attende un comodo materasso, ho davvero la schiena a pezzi dopo aver dormito su questo strumento di tortura medievale che tu continui a chiamare letto!»

Ero ormai inarrestabile, praticamente blateravo da sola, ma me ne fregavo. Volevo ritrovare al più presto un po' di quiete, e se i miei discorsi senza capo né coda lo divertivano tanto, dal momento che non riusciva a smettere di ridacchiare, ero contenta per lui.

«Tu sei davvero pazza! Comunque d'accordo, sbrighiamoci che usciamo!» Finalmente una frase che volevo sentire.

Mi rivestii in neppure un minuto e ci dirigemmo verso l'uscita. «Oh, ma che strano! Non ci diamo anche oggi all'alpinismo? Come mai stiamo utilizzando i mezzi dei comuni mortali per uscire di casa?» chiesi sarcastica una volta giunti davanti al portone d'ingresso.

Lui, come di consueto, era divertito dalla mia domanda impertinente. «Perché all'alpinismo, come dici tu, mi piace dedicarmici solo di notte, così un certo topino di mia conoscenza ha poco tempo per pensare e mi segue senza fare troppe domande.»

«Oppure con il buio puoi avere più probabilità che ci rimanga secca in una delle nostre scalate.» Alzai una mano per bloccare una sua eventuale contro risposta. «Come non detto, lascia stare, non voglio sentire altro per oggi! Allora ci salutiamo qui. Ci vediamo la prossima volta che ti viene in mente un nuovo modo per farmi fuori.» Mi incamminai immediatamente in direzione di casa mia, per non dargli tempo di aggiungere altro. Ma ero stata un'ingenua se credevo che questo lo avrebbe fermato.

«Ollie, aspetta, dimentichi questa!»

Mi voltai per capire con cos'altro volesse scocciarmi ancora. Lo vidi avvicinarsi a me con la mia macchina fotografica in mano e appendermela intorno al collo; mi era del tutto passato di mente che l'avessimo portata con noi.

In quell'istante tutti i ricordi della sera precedente riaffiorarono, lasciandomi una strana sensazione addosso.

«Grazie...»

Fu l'unica parola che gli dissi, incrociando il suo sguardo. Come sempre quei due crateri neri mi lasciarono senza fiato e, temendo di poter esserne inghiottita, ruotai su me stessa, tornando sui miei passi.

Sapevo già che una volta giunta a destinazione una miriade di pensieri e domande mi sarebbero piombate addosso in merito alla serata trascorsa con lui, e sapevo anche di voler porre più distanza possibile tra di noi.

Quindi l'unica cosa che potei fare in quel momento fu dirigermi verso casa con la coda LETTERALMENTE tra le gambe, visti gli abiti che nascondevo sotto il cappotto.

Visto che brava sono stata? Ho mantenuto la mia promessa di postare il capitolo entro oggi! ;) Io ve lo avevo detto di non far partire troppo la fantasia, che con questi due non va mai nulla come ci si aspetterebbe! Spero che vi siate divertiti con l'ennesimo battibecco tra la scimmietta ed il topino! Questa settimana ho pubblicato più capitoli del solito perché la prossima avrò delle difficoltà a causa di un impegno che mi prenderà tutto il fine settimana. Quindi portate pazienza! 

Vi saluto qui, e come sempre chiunque conosca due parole di portoghese mi aiuti nel caso stia scrivendo qualcosa di strano...

AO PRO'XIMO PIJAMA!

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