CAPITOLO 23 - BUON COMPLEANNO!

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Eravamo arrivati da circa 15 minuti all'Ascensore, prendendo posto su uno dei divanetti ad angolo dal lato dei tavoli da biliardo.

Avevamo già ordinato il nostro primo giro di drink, ed i ragazzi si apprestavano a sfidarsi a una partita. Le squadre erano composte da Matt e Ry da un lato, e Luke ed Andrew dall'altro. Invece io, Meg ed Henry ce ne stavamo seduti comodi al nostro tavolo da cui potevamo osservare da vicino lo scontro, chiacchierando tra di noi e attendendo che la serata entrasse nel vivo per poterci scatenare in pista.

«Allora, ragazze, voi su chi puntate?» ci domandò Henry, pronto a far partire le scommesse.

Mi picchiettai l'indice sul mento con fare pensoso. «Non saprei, se dovessi parlare in termini di prestanza fisica, e questo canone di certo è poco utile quando si parla di una partita a biliardo, allora punterei sulla squadra di Matt. Se invece parliamo di intelligenza e gioco d' astuzia, allora su quella di Andrew» risposi titubante al grande quesito, mentre Meg concordava pienamente con il mio ragionamento.

Tuttavia, Henry non era molto d'accordo sulle nostre intuizioni da giocatrici d'azzardo. «Oh, dolcezza, ma allora non hai visto bene il tuo Luke? E pensare che almeno mentre vi baciavate una controllatina approfondita al suo corpo da scalatore gliel'avresti potuta dare.»

"Luke fa scalata come sport?!? Ora mi spiego la sua fissazione per arrampicarsi sui tetti."

«Comunque, Ollie, ora che finalmente lo posso vedere in faccia per la prima volta, dato che quel maledetto non conosce il termine "immagine del profilo" su Facebook, mi dispiace dire che non posso far altro che concordare con te: è oggettivamente brutto! Peccato, io ero convintissima che stessi solo esagerando.»

Finalmente Meg mi credeva, dopo tutte le volte in cui avevo cercato di spiegarle che non era proprio quel che si poteva definire "una bellezza". Ma lei aveva dovuto fare come San Tommaso: vedere per credere.

«Voi due, ragazze, vi concentrate troppo sul viso! Ribadisco: date un'occhiata a tutto il resto della mercanzia. Ha una bella carrozzeria!» avanzò le sue proteste il nostro amico con un sorriso lascivo.

«Va bene, ma anche se ha un bel fisico, ciò non toglie che...» Non riuscii a completare la frase, venendo interrotta dallo schiocco sonoro di due pallini del biliardo che entravano in collisione. Mi voltai verso quel rumore secco, rimanendo con la bocca dischiusa nell'osservare Luke piegato in avanti, pronto a sferrare l'ennesimo assalto. Si era tolto la felpa per giocare, e in quel momento indossava una maglia a maniche corte nera con la stella della Converse al centro, che permetteva ai muscoli delle sue braccia e delle spalle di guizzare sotto la pelle in un tripudio di "Oh Mio Dio" nella mia testa.

«Ah, però!» fu il commento sorpreso di Meg.

Henry si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi un: «Ti sono passati i dubbi sulla validità della mia tesi ora, tesoro?»

Io praticamente stavo sbavando sul tavolo, mentre continuavo a fissare Luke che cambiava posizione sui vari lati per mettere in buca un'altra palla.

Alla fine, mi decisi a richiudere la bocca e tornare un essere parlante.
«Oh, sì... quando ha preso la stecca in mano... mi sono tolta tutti i dubbi!» risposi senza riuscire a staccare gli occhi dalla partita, o per meglio dire, da una serie di muscoli che avevano deciso di rivelarsi a me solo quella sera in tutto il loro splendore, mentre i miei amici al mio fianco si lasciarono andare a una risata di cuore.

Il match continuò, e ogni tanto riuscivo a cogliere in flagrante Luke che mi fissava; non che io stessi facendo qualcosa di diverso da lui, sia chiaro. Alla fine, fu proprio la squadra di Luke e Andrew ad aggiudicarsi la vittoria, per il mal contento di Matt che avrebbe voluto fare bella figura con Meghan. Terminato l'incontro i ragazzi ci raggiunsero al tavolo.

«È giunta l'ora dei regaliiiii!» annunciò, Matt, con fare plateale.

Io ero molto sorpresa, non credevo mi avessero preso nulla, anche perché non ce ne era alcun bisogno. Certo, era il mio compleanno, ma in realtà era semplicemente una scusa per poter uscire con tutti loro a divertirmi. D'altronde i miei genitori non si erano degnati neppure di alzare la cornetta per farmi gli auguri, non che mi aspettassi diversamente, visto che dal giorno del nostro diverbio telefonico non ci eravamo più parlati, di conseguenza reputavo più che sufficiente passare una bella serata con i miei amici, non chiedevo davvero altro.

Il primo a consegnarmi il suo di regalo fu niente poco di meno che l'annunciatore del momento, ovvero Matt. All'interno del suo pacchetto trovai una cornice semplice di legno con una foto di tutti noi che aveva scattato lui stesso in una delle nostre serate film e pizza: eravamo tutti buttati sul divano uno sopra l'altro con delle facce buffissime. Sinceramente da lui una cosa simile non me la sarei mai aspettata, temevo mi avesse comprato un babydoll o chissà che cosa da un sexy shop. A quanto pare il ragazzone che ci provava sempre con tutte nascondeva un lato tenero; per quello si meritò un abbraccio invece che la mia ormai consueta pacca sulla spalla.

Ry, invece, mi aveva regalato un grembiule da cucina tutto rosa con presine annesse, dicendo che in quel modo avremmo potuto cucinare insieme abbinati, e che avrei anche smesso di prenderlo sempre in giro per quella storia. Andrew mi aveva preso un diario, spiegandomi che lo avrei potuto usare quando sarei partita a luglio per Londra, di modo da potergli raccontare tutte le mie esperienze quando sarei tornata. L'esperto di moda, nonché da quel momento mio ufficiale personal shopper, Henry, aveva scelto per me una gonna a pieghe di pelle nera lunga fin sotto al ginocchio che mi aveva beccata a fissare ripetutamente in uno dei nostri sabati pomeriggi in un negozio del centro.

Poi giunse il regalo di Meg, la quale mi passò una scatolina piccola di velluto nera. La buttai sullo scherzo quando la presi in mano. «Amore, se mi stai per chiedere di sposarti non serve che ti metti in ginocchio, la mia risposta lo sai già, ed è "assolutamente sì!

«Dai, scema, aprila!» mi esortò sorridendo, e così feci.

Al suo interno trovai una collanina in argento con un pendente rotondo al centro: era una rosa dei venti. Un piccolo bigliettino fece la sua comparsa tra la carta regalo. Lo aprii all'istante e, su di esso, trovai le parole più belle che mi fossero mai state scritte:

"Ovunque saremo nel mondo troveremo sempre la rotta per tornare a casa dall'altra. Non temere di iniziare questo nuovo viaggio, io sarò per sempre al tuo fianco.

Ti voglio bene.

La tua Meg"

Quando terminai di leggere avevo le lacrime agli occhi. Non le dissi nulla, perché nessuna parola al mondo poteva esprimere quanto fossi grata che lei facesse parte della mia vita, e il mio affetto incondizionato nei suoi confronti, per questo mi limitai a stringerla in un forte abbraccio. Una volta finito il momento di commozione profonda, anche se ero ancora abbastanza instabile emotivamente, mi ricomposi e agganciai al collo la mia nuova collana che non avrei mai più tolto per nulla al mondo.

Alzando lo sguardo sui presenti notai che tutti stavano fissando Luke. Di certo non mi aspettavo che anche lui mi avesse preso qualcosa, ma a quanto pare le sorprese quella sera non erano finite. Tirò fuori un pacchetto abbastanza grande e morbido al tatto, non proferendo parola, tanto per cambiare, mentre me lo porgeva. Lo afferrai titubante, prima di iniziare a staccare i quintali di scotch con cui lo aveva sigillato. Quando finalmente riuscii ad aprirlo, strabuzzai gli occhi davanti a un dono che mai mi sarei aspettata da uno come lui: era uno dei pigiamoni di cui ormai ero ferma sostenitrice, grigio a forma di topo. Ne accarezzai la superficie morbida in pile prima di portarmelo al petto, mentre i ragazzi in sottofondo lo stavano sfottendo chiedendogli che diamine fosse quella schifezza, o come gli fosse passato in mente di regalarmi una cosa simile. Ma loro non potevano sapere. Solo Meg ed Henry compresero il significato di quel gesto.

Un lieve rossore fece capolino sulle sue guance, anche se cercò di mascherarlo chinando in avanti il capo. Sentii gli angoli della bocca tirare verso l'alto in un sorriso mosso dalla dolcezza e dalla riconoscenza.

«Se la taglia non va bene, o non ti piace il modello, lo puoi cambiare. Non sapevo se...»

Non lasciai che finisse quel suo tentativo di giustificarsi, perché quel regalo era perfetto in tutto e per tutto nella sua stranezza, la quale mi si confaceva alla perfezione e, senza pensarci due volte, mi alzai in piedi, scattando in avanti e saltandogli al collo per abbracciarlo.

«Grazie, grazie, davvero! È stupendo!» lo ringraziai con la testa nascosta sul suo petto, inalando il suo tipico odore dolciastro di cui ero ormai assuefatta.

«Uhm, sì... ecco... sono contento che ti piaccia» rispose traballante.

Mi tirai indietro per poterlo guardare in faccia e spiegargli meglio quanto avessi apprezzato quel suo dono. Ma in quel frangente mi resi conto che, ad eccezione di Meg ed Henry, i quali stavano sfoggiando un sorriso soddisfatto, gli altri ci stavano fissando con occhi sgomenti.

E come dargli torto?!? Le volte in cui io e Luke avevamo interagito davanti a loro si contavano sulle punte delle dita e, di norma, questi nostri contatti ravvicinati, consistevano in pochi scambi di parole, mentre in quel momento mi stavano vedendo avvinghiata al loro coinquilino per ringraziarlo neppure fossimo amici d'infanzia. Mi staccai fulminea da lui, facendo un passo indietro per recuperare un po' della nostra classica distanza.

«Uhm sì, ecco... io... volevo dire... grazie ragazzi... grazie a tutti! I vostri regali sono uno più bello dell'altro. Non potete immaginare quanto li abbia apprezzati!»

Un tentativo di depistaggio banale ma che sembrò sortire l'effetto sperato. Intorno a me ripresero le solite chiacchiere e le classiche battute, mentre io rimasi a pochi passi da Luke, guardandolo di sottecchi da sotto le mie ciglia e pregando che quegli sguardi che gli stavo lasciando continuassero a comunicare la mia gratitudine al loro destinatario. Il mezzo sorriso che lui mi lanciò di nascosto sembrò una conferma alle mie preghiere, fin quando una biondina con due tette enormi, contenute a stento nel suo vestito aderente senza spalline rosso carminio, e decisamente troppo trucco in faccia, visto che sembrava le fosse esplosa una trousse addosso, non sbucò dal nulla aggrappandosi come niente fosse al suo braccio.

«Mi era parso di vederti da lontano, ma non ero sicura che si trattasse di te, così sono venuta ad assicurarmene. Ciao, Luke, come stai?» salutò con finta voce suadente sbattendo le sue folte ciglia finte, l'imbucata, che continuava imperterrita a strusciarsi sul suo braccio.

"Ma questa ora da dove salta fuori?"

«Ah, ciao, Caterina, io tutto bene, tu?» rispose lui monocorde.

E ti pareva che anche il suo nome non fosse odioso quanto la sua voce. Non ho nulla contro le Caterine del mondo, sappiatelo, ma era il nome di battesimo della sciacquetta con cui il mio ex mi aveva cornificata, quindi avevo da anni un filino di astio verso quel nome.

«Tutto bene, ma ora che ti ho visto decisamente meglio!»

"Oh, ma andiamo! Sul serio, Caterina? Ma perché non ti cali direttamente le mutandine e non gliele sventoli in faccia, saresti meno esplicita!"

Matt, Ry ed Andrew sogghignarono divertiti da ciò che stava succedendo, io invece non mi stavo divertendo proprio per niente. Fortunatamente, Henry e Meg, intuendo il malumore che, conoscendo le mie scarse capacità di celare i miei stati d'animo irosi, si stava palesando sul mio volto, intervennero prontamente. «Coraggio ragazzi, è ora di buttarci in pista!»

Mi lasciai trascinare dai miei due amici in mezzo alla folla, lasciandoci alle spalle i due che mi stavano facendo perdere le staffe.

Gli altri tre ci raggiunsero immediatamente e fu così che, l'ignaro Matt, diede il colpo di grazia al mio già pessimo umore. «Credo che questa sera il nostro Luke non tornerà a casa con noi...»

Tutti e tre i coinquilini scoppiarono a ridere, io invece non ci vidi più dalla gelosia. Sì, perché tanto era inutile cercare di nasconderlo o di chiamare con un altro nome il groviglio allo stomaco che provavo e il fremito alle mani che desideravano solo potersi congiungere ai capelli biondi della barbie ossigenata per staccarglieli uno ad uno e farci una bella parrucca: ero gelosa marcia! E dire che non ero mai stata il tipo in vita mia; ottimo momento per iniziare ad esserlo!

Mi misi in una posizione tale che mi consentisse di vedere da lontano Luke e quell'oca giuliva che continuavano a parlare dove li avevamo lasciati. Cercai di distogliere lo sguardo e pensare solo a divertirmi e a ballare con i miei amici sulle note di "Are You Gonna Be My Girl" dei Jet's, le cui parole sembravano descrivere alla perfezione la situazione che si presentava dinanzi a me, solo a parti invertite.

Per fortuna una delle classiche uscite di Henry riuscì a strapparmi un sorriso e a farmi abbandonare per un po' quei pensieri omicida. «Tranquilla tesoro, non hai nulla di cui essere infastidita, è come se stesse passando dallo champagne alla birra dell'Eurospin!»

Risi di cuore a quel suo paragone. Quel ragazzo era una manna dal cielo per il mio umore, sapeva sempre come rasserenarlo. Grazie a quella sua battuta riuscii scacciare quelle emozioni mai provate prima, cominciando a scatenarmi a passo di danza con tutti gli altri.

Meg, ovviamente, fece quasi stramazzare al suolo il povero Matt. Mi ero dimenticata di avvertirlo che la mia amica era una ballerina di latino e così, non appena iniziò a muovere fianchi e bacino, in una maniera tale che se ci avessi provato io, oltre a sembrare ridicola, mi sarebbe venuto come minimo il colpo della strega, vidi letteralmente la mascella del mio amico cadere al suolo per dare una bella passata di straccio.

Continuai a ridere con tutti loro canzone dopo canzone. Non nego che ogni tanto lanciassi un'occhiata a quei due che continuavano a parlare in piedi vicino al nostro tavolo, o per meglio dire: Caterina la logorroica parlava, Luke lo vedevo più che altro annuire o aprire bocca per un secondo.

"Chissà come fa a sopportare la voce di quella tizia così a lungo, io mi sarei già bucata i timpani di mia spontanea volontà."

«Ora basta però, è giunto il momento di passare al contrattacco! Se vuole giocare a fare lo stronzo questa sera, allora noi saremo ancora più stronzi. Ora gli faccio vedere io! Nessuno può ignorare in questo modo la mia amica e pensare di passarla liscia, soprattutto una stupida scimmia non ammaestrata!» Non appena Meg terminò la suddetta minaccia, mi spinse all'indietro inaspettatamente, facendomi perdere leggermente l'equilibrio, ma, fortunatamente, c'era il buon Andrew alle mie spalle ad afferrarmi al volo.

Meg ed Henry mi lanciarono uno sguardo che poteva essere inteso in un solo modo: "Ripagalo con la stessa moneta". E per quanto non volessi comportarmi da ragazzina e mettere in mezzo il povero ragazzo che mi aveva appena salvata da una grande figuraccia, facendo guizzare un'altra volta lo sguardo verso Luke, e vedendo che l'arpia ormai gli si era avvinghiata completamente addosso mettendogli le mani anche sul petto e facendogliele scorrere avanti e indietro neppure stesse cercando qualcosa, decisi di seguire il consiglio dei miei amici, iniziando così a ballare stretta tra le braccia dell'ingegnere di casa, il quale mi assecondò.

Se voleva comportarsi da perfetto bastardo dopo quello che c'era stato tra di noi, e per di più il giorno del mio compleanno, era libero di farlo, ma io non sarei rimasta in un angolo a guardarlo e a compatirmi come una bambina triste a cui avevano portato via il suo peluche preferito.

Il ballo con il mio amico sortì l'effetto sperato al duo alle nostre spalle, perché quando Luke si rese conto di quello che stava succedendo sulla pista da ballo, finalmente, si degnò di guardarmi, anche se il suo sbigottimento iniziale venne subito sostituito da un'occhiata assassina.

Non distolsi lo sguardo da sopra la spalla del mio partner. Se avesse voluto giocare a chi avrebbe mollato prima la presa dagli occhi dell'altro avrebbe perso miseramente questa volta; io non avevo più nulla di cui sentirmi intimorita o da cui nascondermi, se voleva uno scontro questa volta sarebbe stato uno scontro aperto! E, infatti, fu lui il primo ad abbandonare il campo di battaglia. Quando Caterina, la quale soffriva palesemente di carenze di attenzione, lo strattonò per la felpa, lui parve accorgersi solo in quel momento che lei gli era ancora appiccicata come una dannata cozza allo scoglio, liberandosi fulmineo dalla sua presa tentacolare e, dopo averle detto qualcosa, si diresse verso il bancone per prendersi da bere, lasciando la biondina lì impalata con un'espressione da ebete dipinta in faccia, non capendo cosa fosse appena successo.

"Scusa Caterina, nulla di personale, ma mi stai sulle palle a priori."

Dopo aver ballato tutta la sera, riso e scherzato, alle 4 del mattino avevamo battuto in ritirata, facendo finalmente ritornate ciascuno al proprio ovile. La scimmietta con disturbi della personalità era poi rimasta al bancone a bere tutto il tempo, tornando in modalità mutismo selettivo anche mentre ripercorrevamo tutti insieme la via di casa. Un po' mi dispiaceva per essermi comportata da stronza per quell'unico ballo con Andrew, ma d'altro canto era stato lui a venirsela a cercare.

Mi stavo iniziando a cambiare mentre Meg era in bagno sotto la doccia, quando sentii dei tonfi pesanti alla porta; anche se più che qualcuno che bussava sembravano volermi sfondare l'ingresso. Temendo per il peggio mi diressi ad aprire, immaginando già chi potesse essere a quell'ora e, purtroppo, non appena abbassai la maniglia, i miei sospetti vennero confermati. Luke era lì, come ogni benedetta volta che mi trovavo a far scattare la serratura a tarda notte, con la differenza che in quel caso aveva un'espressione a dir poco furibonda.

"Ah, no, bello, qui quella a cui è concesso che girino sono solo io stasera!"

Ridussi gli occhi in due fessure, incurante dei suoi pugni serrati lungo i fianchi, che erano un esplicito segnale del suo malumore. Ma quella volta ero pronta all'attacco, se avesse anche solo provato a ribattere me lo sarei mangiato vivo.

«Senti, Luke, è tardi, non sono in vena per nulla di fare conversazione con te e a meno che tu non sia venuto qui a prenderti il tuo meritato "vaffanculo" allora puoi anche tornartene a casa, o andare dalla tua amichetta, la strada la conosci alla perfezione!» dissi mordace, iniziando a richiudergli la porta in faccia.

Ma proprio quando ero prossima da riposizionare quella lastra in legno tra di noi, chiudendolo fuori, lui la bloccò con una manata, per poi spalancarla di colpo. Le sue dita ghermirono fulminee il mio polso, per poi trascinarmi all'esterno del pianerottolo, sbattendomi di schiena contro il muro.

Non ebbi neppure il tempo di riprendere fiato, figuriamoci chiedergli che diamine di problema avesse, che mi ritrovai con le sue labbra incollate alle mie. Non fu un bacio dolce, delicato, o appena accennato. La sua lingua si fece spazio nella mia bocca, reclamando uno scontro che era già iniziato in silenzio nel locale e che io accettai senza remore.

Iniziai a ricambiare il bacio con altrettanto impeto e disperazione. Passai le mani tra le ciocche setose dei suoi capelli, afferrandogliene alcune e cominciando a tirarle. Lui parve apprezzare, visto il mugolio di piacere che scaturì dal fondo della sua gola, facendo vibrare il suo petto allo stesso cadenza del mio cuore che sembrava aver iniziato a battere al ritmo frenetico e assordante della musica che aveva accompagnato quella serata. Le sue mani intanto avevano iniziato a percorrere avide ed insaziabili il mio corpo, partendo dalla base del mio collo per ridiscendere in una danza lenta ed ipnotica lungo tutta la mia colonna vertebrale, increspandomi e lisciandomi come seta al loro passaggio. Divenne il sarto del mio corpo, cucendo i miei sospiri strozzati sulle sue labbra, mentre le nostre lingue vorticavano per creare una trama intrecciata da respiri concitati e ansiti trattenuti, sulla stoffa delle nostre emozioni.

Mi afferrò con forza le gambe, incitandomi ad alzarle. Lo assecondai prontamente, avvolgendogliele intorno alla vita e stringendolo a me il più possibile, gemendo entrambi di piacere al solo contatto.

No, quello non era decisamente un semplice bacio, quella era tutta la frustrazione della serata provata nel vederlo con Caterina e lui nel vedermi ballare con Andrew: erano i desideri inespressi, la rabbia e le parole non dette in quella settimana in cui non ci eravamo visti, che stavano fluendo dalle nostre bocche congiunte in un gesto muto ma che in realtà conteneva mille significati. Ma poi, come la volta precedente, quella connessione così profonda tra di noi si interruppe, lasciandoci entrambi senza fiato e riportando me con i piedi per terra.

«Buon Compleanno!»

Nuovamente solo due parole da parte sua, accompagnate da un sorriso, poi si staccò da me allontanandosi verso le scale, ma non prima di essersi voltato un'ultima volta per far volare nella mia direzione uno dei suoi aeroplanini di carta che teneva nella tasca interna del giubbotto di pelle. Lo vidi percorrere in volo quei pochi metri di pianerottolo prima che lo potessi afferrare tra le mani. Quando rialzai gli occhi da quell'oggetto Luke era già svanito, e l'unica cosa che restava di lui era il rumore dei suoi passi mentre discendeva le rampe delle scale.

Mi appoggiai al muro con la schiena per riprendere fiato, ma sentivo le gambe cedere sotto il mio stesso peso. Rientrai in casa ancora tremante e scossa dalla miriade di emozioni che quell'ennesimo bacio mi avevano lasciato addosso. Con non poche difficoltà raggiunsi la mia stanza, mettendomi seduta sul letto, non riuscendo a capacitarmi di quello che era appena successo. Percependo sotto i polpastrelli la consistenza di qualcosa di liscio al tatto, mi resi conto di stringere ancora tra le mani l'aeroplano che Luke mi aveva dato.

Presi un respiro profondo e con mani incerte lo aprii. Dentro trovai le parole che mi diedero il colpo di grazia della serata.

IL SORRISO

"C'è un sorriso d'amore,

E c'è un sorriso della seduzione,

Un sorriso c'è dei sorrisi

Dove s'incontrano quei due sorrisi.

C'è un aggrottamento dell'odio,

E c'è un aggrottamento di disdegno,

Ed un aggrottamento c'è degli aggrottamenti

Di cui invano tentare di scordarvi,

Poiché a fondo nel profondo del cuore penetra,

E affonda nelle midolla delle ossa.

E mai un sorriso fu sorriso,

Ma solo quel sorriso solo,

Sorriso che dalla culla alla fossa

Sorridere si può una volta sola;

Quando è sorriso,

Ha fine ogni miseria"

(William Blake)

Che tu possa trovare e mostrare sempre il tuo unico e vero sorriso, topino.

Buon compleanno!

Luke"

Strinsi forte tra le dita quel foglio come per cercare di aggrapparmi a qualcosa, piegandone leggermente i bordi.

Era tutto troppo: troppe emozioni, troppo forti, troppo intense.

Lacrime dolci e amare cominciarono a solcarmi il viso, decretando così la fine dei giochi. Avrei potuto continuare a far finta di nulla, che quei baci fossero stati solo degli errori, che di lui non mi importasse nulla, che non provassi dei sentimenti nei suoi confronti, che non mi fosse penetrato fin dentro le ossa, ma sarebbe stata tutta una grandissima bugia scritta sulla sabbia delle giustificazioni e che il vento della verità avrebbe facilmente spazzato via al calar della sera.

Ricordi di attimi trascorsi con lui si fecero avanti nella mia mente: come la prima volta che lo avevo incontrato, quando non aveva creduto a quel mio sorriso di circostanze, poi la volta che aveva visto la mia foto con Meghan in camera mia e le sue parole, e tanti altri momenti ancora, in cui lui era riuscito a scorgere il vero significato del mio sorriso.

Lui mi vedeva... lui mi vedeva sempre... fin dal primo momento. Quel muro di ghiaccio che avevo eretto intorno a me per tenere lontani gli altri e anche me stessa, con quelle sue ultime parole scritte, si sgretolò pezzo dopo pezzo, facendo crollare tutte le mie certezze come un castello di carta in equilibrio precario. E mentre Meg, che era appena uscita dalla doccia, cercava inutilmente di calmarmi, capii che non potevo più negare quello che si era venuto a creare tra me e Luke.

Ero fottuta!

Ero indiscutibilmente e irrimediabilmente fottuta!

Buongiorno! Eccoci con l'ultimo capitolo del delirio! Direi che abbiamo proprio chiuso con il botto! ;) Vi aspettavate tutta questa sequenza di eventi? E che cosa farà la nostra Ollie ora che ha capito ciò che prova? Ricordiamoci che lei è una fan del negare fino allo sfinimento! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io come al solito nella descrizione di momenti romantici ho serissimi problemi, quindi mi auguro che la scena del secondo bacio sia venuta vagamente decente! Ci rivediamo giovedì per una bella chiacchierata con la nostra amata Meghan, vedremo se metterà in riga Ollie e cosa le dirà! ;)

Ed ora i saluti... vai con lo Slovacco oggi... (chiude gli occhi e scrivo senza guardare)...

  K ďALšeJ PYžAMá!  

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro