CAPITOLO 26 - ASPETTA E SPERA! (PRT.DUE)

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Due giorni prima...

Meg

Era veramente brutto!

Io credevo che Ollie avesse solo esagerato, per farmi smettere con le mie insinuazioni e sogni su di lei e Luke, e invece per una volta la mia amica era stata davvero onesta.

L'avevo osservato attentamente il soggetto in questione durante tutta la serata: abbastanza alto, capelli che santo cielo volevo dirgli che esisteva una persona a questo mondo che si chiamava parrucchiere, o ci potevamo accontentare anche di una semplice spazzola, occhi neri come mi erano stati ripetutamente descritti, ma che effettivamente mettevano parecchio in soggezione, sopracciglia folte, naso leggermente storto, bocca carnosa, e un fisico che non era niente male; almeno in quello madre natura era stata clemente con lui.

Lo so che starete pensando che lo avevo scannerizzato dalla testa ai piedi, ma quel disgraziato non aveva foto profilo su Facebook, o su qualunque altro social network, e io ora dovevo sfamare la mia natura di stalker del web repressa per mesi. Ma, soprattutto, cercavo di capire che diamine ci avesse trovato la mia migliore amica in un tipo simile. Era innegabilmente brutto e, anche se dai racconti avevo capito essere un ragazzo molto profondo, io mi rifiutavo di credere che quella scimmia non evoluta fosse sfuggita dopo aver baciato Ollie.

Spostai ripetutamente lo sguardo tra i due.
"No, davvero, se finiscono insieme saranno una di quelle coppie che ti giri a guardare, ma non per la bellezza, bensì perché ti stai chiedendo: "Che ci fa una figa simile al fianco di uno così? A quale santuario è andato in pellegrinaggio per ottenere questo miracolo?"."
Ma gli andava riconosciuta una cosa all'uomo della notte: aveva reso la mia amica felice.

Erano anni che non vedevo Ollie così serena, sembrava finalmente tornata ad essere la piccola ribelle che avevo conosciuto il primo anno di liceo, pronta a sfidare il mondo con il suo modo di fare, e sempre in prima linea per combattere le sue battaglie. Le aveva restituito la fiducia in se stessa, e di questo gli ero profondamente grata, perché lei era tutto per me, anche se aveva cercato di ammazzarmela in più circostanze con avventure dalla dubbia sicurezza.

Stavamo ballando al centro della pista di questo locale e, anche se la musica non era propriamente il mio genere, mi stavo divertendo come poche volte mi era capitato. Un po' per la presenza di Ollie con me, se eravamo insieme era impossibile non divertirsi, ma anche per gli altri ragazzi di quello strano gruppo. Henry lo adoravo ormai da mesi, ma anche tutti gli altri erano stati una piacevole scoperta, ad eccezione di una persona...

Sentii qualcuno perforarmi con lo sguardo da dietro. Ruotai leggermente la testa per confermare i miei sospetti, e, come mi aspettavo, mi ritrovai davanti due occhi blu elettrici che mi stavano praticamente mangiando viva da tutta la serata. Quelli della volpe senza cervello, quelli di Matt!

Già dai racconti ascoltati in quei mesi mi ero fatta un'idea su che genere di ragazzo fosse: il classico donnaiolo che credeva di poter avere tutte le donne ai suoi piedi semplicemente perché si ritrovava con un bel faccino... ed un bel corpo... vabbè, sì, lo ammettevo: non era per niente male da guardare. Ma era uno che ti potevi portare a spasso con una museruola davanti alla bocca per non fargliela aprire, perché se parlava era la fine!

Di norma tipi simili mi divertivano molto, provavo un innato sadico gusto nel ridurre a brandelli il loro ego smisurato, ma con lui non era andata così. Ci eravamo punzecchiati dal primo momento, e io avevo risposto colpo su colpo, nonostante lui non avesse indietreggiato di un solo passo, ma questa volta non avevo provato il solito divertimento nel controbattergli. No, mi era salito un nervoso che non sapevo spiegarmi. Mi infastidiva il suo modo di sorridermi beffardo appena gli rispondevo a tono, come se la cosa gli piacesse profondamente.

Forse aveva qualche perversione sessuale ed era uno di quelli a cui piaceva essere dominato, un Christian Grey al contrario in pratica, altrimenti non mi spiegavo quei suoi occhi accendersi di pura gioia ogni volta che lo castravo verbalmente.

Stanca di quello sguardo insistente, decisi di prendermi una pausa con una piccola fuga tattica alla toilette.

Se voi uomini credete che noi donne andiamo davvero tutte quelle volte in bagno quando c'è una festa, vi sbagliate di grosso! Se siamo in gruppo sappiate che è per commentarvi, se siamo da sole, be', è per prenderci tempo, oppure ci dobbiamo andare davvero.

«Love, vado un attimo in bagno» urlai, vicino all'orecchio della mia amica per avvisarla.

«Vuoi che ti accompagni?» mi chiese con sguardo complice.

"Visto? Noi donne ci intendiamo al volo per queste cose!"

«No, no, vado da sola. Ci metto un minuto!»

Mi fece un cenno di assenso con la testa, prima di tornare a scatenarsi tra le braccia del bel Henry.

"Che peccato che sia gay! Loro due sì che sarebbero stata una bella coppia da guardare in giro. Ma madre natura è proprio infame con noi donne certe volte, non solo sono gay alcuni ragazzi, ma sono anche dei fighi pazzeschi. Mai una gioia in questa vita!"

A passo spedito mi diressi verso la porta laterale vicino al nostro tavolo, con sopra l'insegna luminosa che indicava i servizi igienici. Abbassai la maniglia in metallo, ritrovandomi in un lungo corridoio rivestito da una moquette nera in contrasto con le pareti tinteggiate di un rosso purpureo, alla cui destra si stagliavano due ingressi: uno per gli uomini e uno per le donne. Mi immisi nel mio rapidamente. All'interno vi trovai solo un'altra ragazza che si stava sistemando il rossetto vermiglio, e che mi sorrise di rimando dallo specchio, mentre io mi sciacquavo le mani e davo una veloce controllata al mio make-up.

La ragazza mora al mio fianco se ne andò poco dopo, lasciandomi lì da sola. Presi un profondo respiro e cercai di rilassare i miei nervi che quella sera sembravano scattare per un non nulla.

"Quel ragazzo non lo reggo proprio! Giuro che se prova solo a dirmi un'altra mezza parola fuori posto lo sbrano vivo! Altro che dottore, poi un medico servirà a lui quando finirò di calpestarlo con i tacchi delle mie francesine nere Loriblu."

Decisi di non trattenermi ulteriormente in quel posto, ma, soprattutto, di non lasciarmi intimidire da una volpe smidollata, che oltre ad avere un bel pelo mancava decisamente di ingegno. Tuttavia, poco dopo aver aperto la porta e aver mosso a testa bassa pochi passi in direzione della sala dove si trovavano i miei amici, andai a sbattere contro qualcosa.

"Ma che diamine ci fa un muro qui?!?"

Poi mi resi conto che quel muro non era un muro, ma il dannato petto marmoreo di una persona, che a quanto pare mi aveva anche afferrata al volo per non farmi cadere rovinosamente al suolo come un'idiota.

"Per fortuna esiste ancora la cavalleria in qualcuno!"

«Tutto bene, gattina?» Non appena udii quella voce bassa e profonda mi irrigidii da capo a piedi, scattando sull'attenti e rendendo vano il training autogeno di poco prima.

"GATTINA?!? Mi ha davvero osato chiamare con quel nomignolo insulso e anche offensivo?!? Che cavolo, non ho addosso uno di quegli schifosi pigiami di Ollie, e per quanto io sia la creatrice della sindrome del gatto sull'albero, lui è un dannato medico, non un pompiere pronto a salvarmi!"

Non ci doveva neppure provare a chiamarmi in quel modo! Era giunto il momento che il gattino si tramutasse in una tigre e se lo mangiasse in un sol boccone.

Mi staccai subitanea da lui, alzando la testa per poterlo guardare dritto in faccia. Sì, ero un dannato metro e sessantatré centimetri, ma non mi facevo intimidire da uno stupido spilungone di 30 centimetri più alto di me! "Nella botte piccola c'è il vino buono" diceva sempre la nonna di Ollie, io optavo in questo caso per un: "nella botte piccola c'è il vino più cazzuto" e ero più che intenzionata a dargliene un assaggio.

«Volpe da quattro soldi, credi davvero che con un appellativo simile le donne cadano ai tuoi piedi? Fantasia zero, mio caro, che film d'amore di serie b ti sei guardato per prendere spunto?» Primo colpo affondato. Ero nuovamente in vantaggio, ma eccolo lì far capolino quel suo sorrisetto furbo.

«Nessun film, gattina. Mi è venuto in mente perché ti comporti davvero come un micetto. Tiri fuori gli artigli appena qualcuno ti si avvicina, drizzando tutto il pelo, e debbo dire che la cosa mi intriga molto, non mi dispiacerebbe farti fare le fusa.»

Spalancai la bocca sconvolta per quell'insinuazione sfacciata.

"Ma come si permette? Le fusa? Come no! Da lui non mi sarei fatta accarezzare neppure sotto tortura!"

«L'unica persona a cui puoi riuscire a far fare le fusa tu, sei te stesso. Mai conosciuta Federica?»

«Chi?» chiese con le sopracciglia aggrottate, nel tentativo di capire di cosa o chi stessi parlando.

Era arrivato il momento di scagliare il colpo di grazia.

«Federica, ovvio! Federica la mano amica!» risposi, ammiccando nella direzione della sua mano destra, con un sorriso di trionfo che mi andava da guancia a guancia.

"Vittoria!"

Ero già pronta ad andare a ritirare la coppa e gli applausi del mio pubblico in adorazione, ma, la volpe di fronte a me, mi sorprese nuovamente. Mi attendevo di vederlo incavolarsi, o comunque che il suo spirito belligerante venisse finalmente annientato, e invece, dopo lo sconcerto iniziale, cominciò a ridere come un pazzo.

«Che cavolo hai da ridere? Ero serissima, io!» Ma la sua risata sguaiata non si arrestò neppure dopo quel mio avvertimento.

Stanca di quella situazione, cercai di aggirarlo dandogli anche uno spintone per andarmene, ma lui mi bloccò, ghermendomi un polso con la sua grande mano.

«Levati di torno! Non ho tempo da perdere con uomini come te!» sputai fuori velenosa, trafiggendolo con lo sguardo.

«Ma tu lo hai mai conosciuto un uomo con le palle, gattina?» osò domandarmi con aria di sfida.

«No, guarda, Matt, aspettavo solo te!» ribattei sarcastica ormai al limite della sopportazione.

Un leggero strattone nella sua direzione mi fece sbilanciare in avanti, portandomi ad aggrappare con forza alle sue spalle per non cadere, e in quell'attimo di smarrimento mi ritrovai le sue labbra incollate alle mie.

Strabuzzai gli occhi per la sorpresa, mentre i suoi si tingevano di un blu scuro di pura bramosia. Mi chiesi per un secondo che cosa vedesse lui nei miei, e furono sufficienti quei pochi secondi affinché tutto precipitasse... precipitasse letteralmente.

L'odore pungente del suo dopobarba giunse alle mie narici inebriandomi.

"Dannati uomini ed i vostri stupidi dopobarba, a me mandano in estasi!"

Persi il controllo di me, o forse lo ritrovai, non avrei saputo dirlo. Una sua mano s'insinuò tra i miei folti ricci e lì rimase bloccata, mentre l'altra mi attirava per la vita a sé. D'altro canto, io non mi stavo comportando da meno. Tutta quella furia cieca nei suoi confronti sembrava essere esplosa proprio in quel momento, solo che invece di indurmi a prenderlo a sberle, come avrei dovuto, mi portò a ricambiare il bacio.

Lo afferrai per il colletto sbottonato della sua splendida camicia CK nera, che avevo subito notato quando era salito dalle scale, facendo il suo ingresso trionfale. Anche se un idiota almeno aveva buon gusto nel vestire! Poi io avevo una perversa ossessione per le camicie, era come se mi urlassero contro di sbottonarle o spiegazzarle tutte con le mie mani e, in effetti, era quello che stavo facendo.

Passai le mie mani avide su quel tessuto così liscio al tatto, percependo sotto di esse due pettorali di tutto rispetto, come anche i muscoli delle braccia che mi tenevano stretta in una morsa da cui mi sembrava di non riuscire più a scappare.

La sua lingua stuzzicò il mio labbro inferiore, incitandomi a concedergli una via di accesso. Un brivido mi percorse lungo tutta la schiena, facendomi ansimare.

Lui non si lasciò scappare l'occasione, e iniziò a saccheggiare la mia bocca con una fame che sembrava inestinguibile. Ma anche in quel bacio vi era un duello silente tra noi due. Non persi tempo, strattonandolo per il bavero verso di me, sfidandolo a fare di meglio. Non se lo fece ripetere due volte, sollevandomi di peso leggermente da terra per spingermi contro la parete alle mie spalle, senza interrompere il contatto tra le nostre labbra che sembravano andare a fuoco, tanta era la disperazione con cui ci stavamo baciando.

A quel punto fu il blackout!

Le sue mani iniziarono a discendere la mia schiena, fermandosi all'altezza delle fossette di venere, per poi spingermi verso il suo bacino, di modo da farmi sentire quanto mi desiderasse. Al solo contatto entrambi gemmo sulla bocca dell'altro.

Dicevo sempre ad Ollie che ormai era la donna di ghiaccio, ma io non ero da meno. Avevo eretto negli anni in torno a me una struttura invalicabile per tenere tutti alla larga, ma in quel momento sentii che i mattoni della mia muraglia stavano cedendo nel solo gustare il suo sapore di menta, sotto le sue mani che ormai viaggiavano in esplorazione del mio corpo, fino a prendermi una gamba e invitandomi a sollevarla per agganciarla al suo bacino.

Si staccò dalle mie labbra, iniziando un lento e tortuoso sentiero che, partendo dal lobo del mio orecchio, giungeva fino alla mia clavicola destra, dove rilasciò una scia di baci che sembravano magma fuso sulla mia pelle. Scariche elettriche di eccitazione mi vorticarono intorno, portandomi ad inarcarmi verso di lui, boccheggiando in cerca di ossigeno, fino a quando, una sola parola di lui, emessa in un sussurro di puro piacere contro il mio collo, non mi fece ripiombare nella realtà.

«Meghan...»

Quella sua supplica silente, il mio nome pronunciato con voce roca e intrisa di desiderio dalle sue labbra mi fece ritornare in me, rendendomi così conto della grandissima cazzata che avevo appena commesso.

Lo spintonai e lui, non attendendosi una reazione simile, barcollò per un attimo all'indietro. Fui estremamente grata di essere riuscita a prenderlo in contropiede, perché altrimenti, grosso come era, non sarei riuscita a smuoverlo di un solo millimetro.

Ci fissammo per un attimo in silenzio, ancora ansanti per il bacio interrotto e per la miriade di sensazioni che circolavano nel corpo di entrambi.

Aveva la camicia completamente sottosopra, i capelli tanto accuratamente tenuti e preparati per quella serata ora erano del tutto scompigliati, mentre le sue labbra carnose risaltavano ancora di più del consueto, perché rosse e credo anche leggermente sanguinanti dall'ultimo morso che gli avevo dato. Non osavo neppure immaginare in che condizioni fossi io!

Matt continuava a fissarmi con occhi da predatore, pronto a tornare all'assalto, ma sfortunatamente per lui la caccia era finita, perché la sua preda stava per scappare, mettendosi in salvo. Senza dire una parola mi voltai, iniziando ad avanzare verso la porta nera che riconduceva al locale. Per fortuna in quel corridoio non era passato nessuno, altrimenti l'imbarazzo che sentivo già tingermi le guance sarebbe stato di color porpora.

Ma proprio mentre stavo per abbassare la maniglia, lui si ridestò, tornandomi a parlare nel tentativo di fermarmi. «Meghan, aspetta!»

Roteai leggermente il busto, vedendolo avanzare di qualche passo incerto verso di me, come se anche lui fosse del tutto sotto shock per quello che aveva provato pochi istanti prima. Io di certo mi ci sentivo. Non mi aspettavo che il mio cuore sarebbe tornato a scalpitare dopo anni per qualcuno che in pochi secondi era riuscito a farmi sentire viva ma, soprattutto, non pensavo che ci fosse un qualcuno in grado di tenermi testa e, se avesse voluto, anche superarmi. Erano pensieri che mi mettevano a disagio. Mi rifiutavo di credere di aver commesso un passo falso simile, ma, in particolar modo, che fosse stato proprio il ragazzo che più di tutti mi dava sui nervi ad esserne stato in grado.

Mi vestii nuovamente della mia solita compostezza e sfrontatezza e, ripensando a una frase che dicevamo sempre io ed Ollie, e che sapevo lei aveva già usato su di lui, assestai la mia ultima stoccata di quella serata, nel tentativo di mostrare un disinteresse e una forza verso di lui che in quel momento non mi appartenevano.

«Certo, Matt, aspetta e spera!»

Ciò detto aprii quella dannata porta che mi ricondusse al mondo reale, perché in quel corridoio era come se mi avessero catapultata in un'altra dimensione a cui non appartenevo e in cui avevo smarrito per pochi minuti me stessa.

Raggiunsi i miei amici e per tutto il resto della serata cercai di far finta di nulla, nonostante il ragazzo dagli occhi cobalto continuasse a guardarmi incessantemente in modo sfacciato. Ma anche quando tentò di provare a parlarmi durante la via del ritorno lo liquidai, allontanandomi subito da lui e raggiungendo il fianco della mia amica, che in quel momento era diventato il luogo più sicuro da domande o parole che io non volevo neppure sentir pronunciare.

Quando finalmente giungemmo davanti casa di Ollie, e salutai tutti i ragazzi per dargli la buonanotte, incrociai i suoi occhi per un'ultima volta. Il suo sguardo mi incenerì sul posto, trasmettendomi apertamente la sfida che mi stava lanciando a fuggire da lui, ma sapevo anche che mi stava anche promettendo che quella partita non era ancora conclusa, e io, per la prima volta nella mia vita, sentii che quello poteva essere uno scontro che avrei potuto perdere.

Gli voltai le spalle senza aggiungere altro, e mentre guardavo la mia amica salire le rampe di scale che finalmente ci avrebbero ricondotto nella sicurezza della sua stanza, pensai che ora capivo come si sentiva Ollie ogni volta che con Luke aveva commesso un'enorme cazzata.

Ve la siete fatta sotto questi giorni vero?!? Ahahah beh, non vi avevo mentito, il capitolo era davvero una bomba, ma una bomba che faceva partire fuochi d'artificio ;) Inizialmente questa parte con il pov di Meghan non c'era nella mia storia storia, ma un mese fa, vedendo quante di voi ormai fossero fan di Matt e Meg, ho pensato di creare questa parte! Mi auguro che la sorpresa sia stata gradita ed ovviamente non potevo che dedicare questo capitolo al capo della fazione Team Matt in rappresentanza di tutte voi: il nostro mastino @@sepmgg

Nel prossimo capitolo si tornerà dalla scimmietta ed il topino, e scopriremo altre cose che li riguardano! Ora però un piccolo avviso! Nei prossimi mesi sarò poco presente a causa di una serie di impegni, quindi risponderò ai vostri commenti una volta che si saranno accumulati e non immediatamente come ero solita fare. Ho deciso di procedere così perché l'altra soluzione era di rallentare l'uscita dei capitoli, e forse in alcune settimane potrebbe anche capitare, quindi portate pazienza!

Ed ora gli ormai consueti saluti... oggi tocca al Bosniaco...

ZA SLJEDEćI PIDžAMU!

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