CAPITOLO 25 - GAME OVER, FINE DEI GIOCHI!

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Corsi a perdifiato per le vie del centro, incurante dei passanti che mi guardavano allibiti.

Li capivo, lo sarei stata anche io se avessi visto una pazza che si faceva largo a tutta velocità per le vie affollate con un abbigliamento a dir poco discutibile, dal momento che, conclusa la chiamata con la mia consigliera, non avevo neppure pensato di cambiarmi, limitandomi a infilarmi un paio di scarpe e il cappotto sopra il pigiama. Ma in quel momento non me ne poteva importare di meno, avevo un obiettivo e temevo che se ci avessi rimuginato troppo avrei finito per cambiare idea e continuato a nascondermi tra le quattro mura di casa mia.

Quel giorno, però, fu diverso. In quella sera di fine marzo scelsi di essere chi ero davvero, con tutti i miei difetti e le mie insicurezze. In quella corsa disperata c'era tutta me stessa e mi trovavo bellissima per una volta.

Giunsi finalmente davanti alla casa di Luke. Questa volta non ebbi alcuna esitazione e iniziai ad arrampicarmi sulla scala che conduceva alla sua stanza, nonostante avessi le mani intorpidite dal freddo di quelle prime ore della sera. Raggiunsi finalmente il lucernario, grata di vedere una luce filtrare dall'interno, perché sinceramente mi sarebbe scocciato aver fatto tutta quella strada per poi non trovarlo in casa, anche se quel giorno ero pronta a mettermi a cercarlo per tutta la città se fosse stato necessario.

Bussai forte alla finestra chiusa, tremando leggermente per una corrente d'aria gelida che mi investì. Scorsi Luke seduto sul suo materasso con un libro in una mano e una sigaretta nell'altra, il quale, catturato dal rumore prodotto dalle mie nocche contro il vetro, alzò gli occhi verso l'alto fino a scorgermi. Sembrò sorpreso, o addirittura in stato di shock, ma si riprese subito quando gli feci intendere a gesti che doveva aprirmi. Balzò in piedi, abbandonando ciò che stava facendo e venendomi ad aiutare per entrare.

Una volta all'interno richiuse la finestra sul soffitto, per poi voltarsi verso di me. «Ollie, cosa ci fai qui? Stai bene? Di norma non sono io lo stalker tra i due?»

Il suo tenere la testa china e quella battuta per smorzare l'atmosfera tesa, mi resero chiaro che si sentisse in difficoltà, mentre io stavo ancora cercando di riprendere fiato dopo la corsa disperata e la scalata nel freddo invernale appena terminata.

In quel momento, però, mi resi conto che avrei dovuto parlare, dirgli perché mi trovavo lì, riversargli tutto quello che pensavo, che volevo, come mi sentivo, ma per quanto cercassi le parole continuavano a morirmi in bocca.

«Io... ecco... vedi io...»

Niente, non riuscivo a trovare le parole giuste da dirgli, mi sembravano tutte alla rinfusa nella mia testa, non riuscendo, per quanto mi sforzassi, a dargli un minimo di ordine. Mentre cercavo di elaborare una frase di senso compiuto, con Luke che continuava a rimanere impalato davanti a me, attendendo che mi decidessi a proferire parola, mi accorsi che in sottofondo c'era della musica: era "Roulette" dei System of a Down e, ascoltando la prima strofa, ma in particolar modo il ritornello, che recitava:

"I have a problem that I can not explain

I have no reason why it have should been so plain

Have no question but I sure have excuse

I lack the reason why I should be so confused

I know how I feel when I'm around you

I don't know how I feel when I'm around you"

Pensai che avrei potuto anche dirgli di ascoltare le parole del testo che si stava diffondendo nel nostro silenzio, perché erano in parte le cose che avrei voluto dirgli io. Chiusi gli occhi per pochi secondi, riaprendoli e alzandoli verso il soffitto in direzione del lucernario che si trovava sopra le nostre teste, quasi pregando che piovessero dal cielo quelle dannate parole di cui avevo bisogno, e fu in quel momento che la vidi.

«Oddio, Luke, guarda! Sta nevicando!» esclamai stentorea.

Sapevo che non era esattamente ciò che avrei dovuto dire in quel preciso istante, ma avevo una buona ragione per essere così sorpresa da quell'evento atmosferico. Senza riflettere aprii l'accesso al tetto e mi issai per uscire nuovamente all'aperto.

«Aspetta, Ollie, dove vai?»

Il poveretto non ci stava capendo niente delle mie azioni, dato che non avevano in filo logico, ma non gli diedi adito, troppo concentrata su quei fiocchi di neve che stavano cadendo placidi sul mio viso, svanendo al contatto con il calore della mia pelle.

Quasi non mi ero resa conto che Luke mi avesse seguita lì fuori, fin quando non udii la sua voce al mio fianco.
«Si può sapere che ti prende? Perché sei corsa qui? Si gela, ci farai prendere una polmonite!»

Non lo stavo ancora guardando, avevo il naso puntato verso il cielo. Aprii la bocca nel tentativo di mangiare qualche fiocco, come si fa da piccoli. Sorrisi ad occhi chiusi, beandomi del sapore di quei granelli di ghiaccio che si scioglievano sulla mia lingua, prima di svelargli il motivo di quel mio gesto repentino.

«Si è avverato!» svelai fievole.

«Che cosa?»

Gli angoli della mia bocca si issarono ulteriormente a quella sua domanda. «Il desiderio che avevo espresso al faro sull'aeroplano di carta che avevi fatto per me. Avevo chiesto di poter vedere la neve, ed eccola qui!»

Finalmente mi voltai verso di lui, il quale mi stava guardando per la prima volta da quando ero arrivata, elargendomi un tenue sorriso in risposta al mio, con il cuore gonfio di sensazioni una diversa dall'altra in una caleidoscopica giostra di emozioni.

«Avevi ragione, anzi, aveva ragione tua nonna: è davvero stupendo riuscire a sorprendersi per le piccole cose.»

Il calore del suo palmo sul mio, accompagnato da dei piccoli cerchi concentrici disegnati dal suo pollice, sembrarono far fluire tutto il sangue del mio corpo in quel preciso punto, lasciandomi ammaliare da quel movimento al punto da sentirne la perdita quando abbandonò la presa, per estrarre dalla tasca posteriore dei suoi jeans un foglietto di carta ripiegato in quattro. Iniziò a lavorare con abili mani per compiere una delle sue magie. Una volta completato l'aeroplano me lo passò, insieme ad una penna bic nera; a quanto pare quel ragazzo si portava sempre appresso quei due strumenti.

«Questa volta punta in alto, Ollie!» mi esortò, appuntandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Eseguii la sua richiesta, scrivendo il mio desiderio all'interno e spedendolo oltre il tetto della casa di fronte, mentre la neve che continuava a cadere bagnava le parole scrittevi sopra. Luke intrecciò nuovamente le nostre dita, tirandomi in direzione dell'ingresso per la sua stanza, mentre io ero ancora intenta ad osservare lo spazio davanti a me dove avevo visto svanire il mio desiderio.

«Coraggio, topino, rientriamo. Si muore di freddo qua fuori.»

Io sarei rimasta volentieri ancora molto altro tempo lì, ma non potevo dargli tutti i torti, e poi ero venuta da lui con uno scopo ben preciso, e guardare quei cristalli d'acqua discendere sulla città mi aveva aiutato a ritrovare le parole e la forza d'animo per dirgliele.

Tornammo all'interno, mettendoci al riparo dalle intemperie, dove mi fece togliere il cappotto ormai bagnato, poggiandolo sulla massa indistinta di panni. Quando tornò a concentrarsi su di me dissigillai le labbra, lasciando che le parole scorressero come un fiume in piena.

«Sono venuta fin qui per dirti che mi piaci davvero, Luke!»

Le sue sopracciglia schizzarono in alto, facendogli strabuzzare gli occhi per quella rivelazione che lo aveva colto impreparato, ma io proseguii ugualmente, perché quella cosa la stavo facendo soprattutto per me stessa. Volevo essere prima di tutto libera di essere chi ero dopo tanto tempo, e poter di dire ciò che provavo senza sentirmi sempre inadeguata.

«Mi piace il fatto che non sei come tutti gli altri. Mi piace che te ne infischi di tutti, ma tieni fortemente in considerazione l'opinione dei tuoi nonni. Mi piace che mi sfidi e, allo stesso tempo, mi spingi a sfidare me stessa e i miei limiti. Mi piace che ami la letteratura, perché quando ne parli i tuoi occhi assumono una luce diversa. Mi piace che talvolta ti chiudi nei tuoi silenzi, perché secondo me in realtà sono molto meglio di mille parole. Mi piace che continui a stupirti per le piccole cose e che fai mille lavori per non pesare sulle spalle dei tuoi nonni, anche quando vesti come un pinguino, e mi piace il sorriso che mi mostri quando parli di loro. Mi piace che sei del tutto fuori di testa e che tu abbia delle manie da stalker. Mi piace anche quando cerchi di attentare alla mia vita, trascinandomi su improbabili arrampicate notturne. Mi piace che prendi sempre in giro i pigiami che io tanto amo e che, sapendo quanto adoro i cornetti alla crema, cerchi sempre di portarmene uno quando puoi. Mi piace che cerchi di guardarmi dentro anche quando preferirei che non lo facessi. Mi piacciono tante cose di te, Luke, dalle cose belle a quelle che ti rendono un tipo dalla dubbia stabilità mentale. Ma sei tu. E mi piaci così come sei, pacchetto completo. Probabilmente i tuoi sentimenti per me sono un po' meno profondi, ma non te ne faccio una colpa, né sono arrabbiata con te per questo. Tu mi hai vista per come sono e so che mi hai accettata così, e per me questo vale molto più di tutto il resto. Sono qui a dirti tutto questo perché sono stanca di nascondermi e di far finta che io non provi qualcosa di molto più che una semplice amicizia nei tuoi confronti. Questo è ciò che sento, Luke, e volevo solo che lo sapessi, perché io sono questa!»

Game Over, fine dei giochi! Avevo detto tutto quello che pensavo e provavo per quel pazzo ragazzo che nel giro di pochi mesi aveva messo sottosopra la mia vita. Mi sentivo come nuda davanti a lui in quel frangente, ma non avevo paura né sentivo il bisogno di coprirmi.

Io ero così: schietta, diretta. Adesso che avevo abbattuto dopo anni la barriera intorno al mio cuore ero lì in religiosa attesa che lui ne decidesse le sorti. Attendevo un sì, un no, una parola qualunque, ma lui ovviamente non fece nulla di ciò che mi sarei aspettata, altrimenti non sarebbe stato da lui, bensì mi tirò verso di sé e mi baciò.

Ma quel bacio fu diverso dagli altri due. Era dolce, delicato, come se avesse paura di rompermi o che ci potessimo infrangere in una miriade di pezzi entrambi al solo contatto. Quel bacio non era una pretesa, non era intriso di rabbia, era una promessa, un dolce e lieve giuramento stampato a fuoco sulle mie labbra. La promessa che mi avrebbe sempre accettata per come ero, che mi avrebbe sempre vista al di là dei muri che potevo alzare verso il mondo per nascondermi. Era una promessa che ne nascondeva mille altre ancora da scoprire.

Pian piano le nostre labbra si staccarono, non prima che lui potesse però poggiare qualche altro tenue bacio a stampo.

«Chi ti ha detto che quello che provo per te non è lo stesso, eh, topino?»

Mentre mi parlava aveva iniziato ad accarezzarmi con il pollice la guancia e io già con quel solo movimento rischiavo di distrarmi e non ricordare più la domanda che mi aveva appena posto.

«Nessuno, ma il tuo svanire nel nulla, di cui tra l'altro ti informo sei stato decretato da me campione olimpico, non mi ha aiutato ad interpretare la situazione in alcun altro modo.» Mi sorrise come se non sapessi ancora moltissime cose. Ed in fondo era proprio così, perché fino a quel momento avevo parlato solo io.

«Svanivo nel nulla, come dici tu, perché mi sembrava la cosa più sensata da fare. Tu mi piacevi, e più ti stavo vicino più ciò che vedevo di te mi incuriosiva, mi spingeva ad avvicinarmi sempre di più. Il problema è che a me non piace che la gente sappia troppo di me, preferisco tenerle alla larga con il mio comportamento un po' da matto, perché quando le persone ti reputano un tipo strano non vogliono mai scoprire altro. Ma con te era impossibile. Dalla prima volta che ti ho vista c'è stato un qualcosa in te che mi ha incuriosito, così finivo sempre per ripassare sotto casa tua a stalkerarti, o a portarti da qualche parte per avere più tempo da passare insieme. Mi piacevano le stranezze che partoriva la tua mente, erano come una droga, ne volevo sempre di più. Ero decisamente ridicolo, anche perché sapevo che quelle come te non mi guardano proprio.»

A quella sua ultima affermazione mi accigliai. «In che senso scusa?»

«Ma ti sei vista, topino? Quelle belle come te non mi si filano. Non sono mica scemo, so di non essere un figo, anche se ho un enorme fascino, ma anche quello arriva fino ad un certo punto con ragazze al di sopra delle mie possibilità. È per questo che non volevo che i ragazzi sapessero di noi due e dei nostri incontri. Mi avrebbero preso per il culo per tutta la vita. Li conosco e non avrei potuto dargli torto se lo avessero fatto, d'altronde sarei sembrato solo un caso disperato. E la stessa cosa pensai la prima volta che ci siamo baciati. Credevo che appena ti saresti resa conto di quello che era successo mi avresti cacciato, o comunque che te ne saresti pentita a causa dell'alcool. Per me invece quel momento fu una rivelazione. La rivelazione che non mi divertivi e incuriosivi semplicemente, ma mi piacevi davvero per tutto ciò che eri. Ecco perché andarmene via per primo mi era parsa la cosa più giusta da fare.»

Eccole lì, tante delle risposte alle mie domande. Mi metteva in imbarazzo il fatto che pensasse che fossi bella, era una parola che non associavo a me. Mi ritenevo una ragazza normale, nella media, ma da come mi guardava in quel momento riuscivo quasi a sentirmici.

«A quanto pare ti sbagliavi, "signor so tutto io", dato che in questo momento, con me tra le tue braccia, non mi sembri per nulla un caso disperato. E vorrei anche farti notare che a quanto pare tu abbia ottenuto ciò che non credevi di poter avere. Perché Luke, se tu mi vuoi, io posso essere il tuo topino!»

"Che cavolo ho appena detto?!? Ma perché una buona volta non riesco ad essere una persona normale! In quelle dannate commedie romantiche di Henry c'era sempre la frase "sono tua", perché non mi potevo limitare a rispettare il classico copione invece di sembrare la solita imbecille?!? Ho capito che questo non è un film d'amore, ma almeno non lo tramutiamo in un film comico, Ollie!"

Ma Luke, come sempre, mi sorprese, apprezzando estremamente quella mia dichiarazione non propriamente romantica. I suoi occhi neri si rischiararono sopra un sorriso che gli andava da guancia a guancia.

«Dillo ancora!»

Un bacio.

«Dai, Luke, ho detto una scemenza e lo so anche io, non farmelo ripetere!» chinai il capo, rossa in volto per l'imbarazzo.

«No, hai detto una cosa da te. È per questo che mi piaci, Ollie, tu non dici mai quello che tutti si aspettano. La tua mente viaggia su un binario tutto suo che so condurre ad una stazione bellissima. Quindi... dillo ancora!» mi spronò con voce carezzevole. E io, per quanto ancora desiderassi scavarmi una fossa seduta stante, lo assecondai, perché noi eravamo così: diversi dal mondo intero, uguali nelle nostre stranezze.

«Sono il tuo topino!»

Un altro bacio, questa volta più lungo.

«Ancora!»

Un terzo bacio che questa volta mi fece ansimare.

«Sono tua se mi vuoi!»

Almeno alla terza l'avevo detta nel modo giusto.

Si staccò per pochi istanti, lasciando che la notte che albergava nei suoi occhi si scontrasse con l'alba nei miei, prima di dirmi ciò che agognavo. «Cazzo, sì che ti voglio, Ollie!»

Il tempo che quella parole fuggissero via nell'aria e la sua bocca si avventò sulla mia per un ennesimo bacio, ma che non mi lasciò più scampo, come un'onda alta che vedi arrivare da lontano e che già sai che ti sommergerà anche se proverai a scappare. Decisi di non fuggire da quello tsunami che erano diventate le mie emozioni, rimanendo lì per farmi portare alla deriva da lui. Mi trascinò con sé sul letto senza mai interrompere il contatto tra le nostre labbra neppure per un secondo. Le sue mani cominciarono a vagare su tutto il mio corpo come onde inarrestabili, increspando il tessuto morbido dei miei indumenti, esattamente come il mio cuore che stava correndo ad un ritmo frenetico.

«Accidenti, ora te lo devo dire. Questi tuoi pigiami mi fanno morire, è dalla prima volta che ti ho visto con quello da gufo che desidero saltarti addosso.»

Abbassai gli occhi sul mio corpo.

"Merda!"

Certo non era la migliore scelta per una prima notte insieme. Ma che dovevo farci? Ero uscita di casa senza pensare a quello che sarebbe potuto succedere dopo.

«Senti, lo so che prima ti ho detto che mi piace quando prendi in giro i miei pigiami, ma se eviti di farlo non è che mi dispiaccia, soprattutto in un momento simile.»

Lui rise divertito, senza però staccare i suoi palmi da me e che ora stavano percorrendo in tutta la loro lunghezza le mie gambe.

«Non ti ci vuole proprio entrare in quella testolina, vero? Mi piacciono sul serio! Ti prendevo in giro perché altrimenti era un po' complicato spiegarti il motivo per cui volevo denudarti all'istante. Ad esempio, con questo da topino ti trovo adorabile, ma quello che trovo più sexy di tutti è quello da gatto. Mi sono trattenuto a stento quella sera, e infatti non ho resistito a toccarti almeno la coda!»

E alla faccia di Meg che diceva che questi cosi erano antistupro, a quanto pare a Luke invece facevano impazzire.

"Prendi questo Victoria Secret, io sono ad un altro livello!"

«Allora la prossima volta lo metto, così puoi soddisfare le tue fantasie» ridacchiai, facendo invece emettere a Luke un verso sofferente.

«Ollie, non dirmi queste cose, che non mi tengo. Anche se devo farti una domanda: come lo levo?»

Scoppiammo entrambi a ridere come pazzi. Un punto a Meg andava riconosciuto: il due pezzi dei pigiami classici davano un accesso più facilitato a un uomo.

«C'è la cerniera davanti.» Appena gliela indicai lui non perse tempo a tirarla giù con foga.

E lo sapete quale è la cosa migliore di questo outfit da letto? Che è come scartare un regalo, perché sotto oltre agli slip non indossavo altro.

Gli occhi di Luke se poterono divennero ancora più scuri, accendendosi di un desiderio profondo e primordiale. Cominciò a esplorare tutto il mio corpo con mani febbricitanti, mentre i baci che rilasciava sul mio collo erano come lava incandescente che mi ustionava la pelle, arrivando a bruciarmi fin dentro le ossa.

Mi sembrò maleducato essere l'unica che si stava denudando, così gli strappai di dosso la maglietta a maniche corte nera con il logo dei S.O.A.D. che indossava, e in quel momento benedissi tutte le divinità delle montagne nel mondo, perché se quello era il fisico che davano a uno che si dedicava alle scalate, allora meritavano un grazie profondo da parte mia. Le sue braccia, le sue spalle, i suoi pettorali erano tutti perfettamente definiti, se poi volevamo parlare della tartaruga che mi ritrovavo davanti allora ci avremmo messo una giornata intera. Un grazie andava anche al buon Henry, che mi aveva convinta quella sera a dare una sbirciatina al fisico di questo ragazzo che ora torreggiava su di me.

"Oh, sì, amico mio, avevi dannatamente ragione. La carrozzeria qui è splendida!"

Quella notte mi sentii come un vaso di vetro che, cadendo al suolo, si frantumava in mille pezzi, per poi essere rifuso, assumendo una forma del tutto nuova, per mezzo delle sue mani che si imprimevano come un marchio indelebile su ogni curva del mio corpo, continuando a chiedermi incessantemente di concedergli tutto.

E ioglielo concessi... fino al mio ultimo ansito.

Ed eccoci finalmente al giorno della verità! Voi avete sempre pensato al peggio in questi giorni ed invece non avevate tenuto conto che vi avrei potuto sorprendere anche facendo una cosa bella ;) Vi aspettavate fossero queste le motivazioni delle fughe di Luke? Eheheh avete usato spesso troppo la fantasia, quando invece era tutto ovvio e davanti ai vostri occhi le ragioni per capirle! Probabilmente volevate una descrizione più accurata della loro prima volta, ma purtroppo, visto il contesto in cui ci troviamo, ho dovuto tagliare quella parte, e meno male perché mi sarei vergognata come un cane! :D La nuova coppia è finalmente nata! Ma voi credete davvero che con questi due ora insieme le cose andranno normalmente? Andiamoooo, parliamo del topino e della scimmietta d'altronde! :D Non vi posso anticipare nulla, ma sappiate che ciò che pubblicherò la prossima volta sarà una sorpresina per tutte voi che sarà come una boooomba atomica che vi pioverà addosso ahahahah :D

Per ora ci salutiamo qui... oggi andiamo con l'Estone... che qualcuno mi salvi...

ET JäRGMISE PIDžAAMA!  

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