Capitolo 19.

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*CLAUDIA'S POV*

Alle 15:02, mi arriva un messaggio dietro l'altro. È il Prof!

Via del Perdono,5.

》Ciao Claudia,
Sono venuto in classe tua al termine delle lezioni, ma non c'eri già più. Non ho fatto in tempo durante l'orario scolastico, mi dispiace.
Per tanto, ti mando adesso l'indirizzo. Spero possa essere utile e che deciderai di prendere in considerazione l'idea.
Ti aspetto,
Luca

《Salve Prof!
Non c'è problema, si figuri. Sì, purtroppo sono dovuta scappare... Però La ringrazio per la Sua disponibilità, è davvero gentilissimo. Finisco una commissione e arrivo.
Grazie ancora,
Claudia.

Pulisco casa e vado a svuotare lo zaino, mettendo mate e fisica. Cerco qualcosa da mettere. Volevo puntare su una gonnellina bianca e un maglioncino, ma successivamente mi rendo conto che fuori potrebbe fare piuttosto freschetto (non ho idea di quando potrei tornare stasera).

Decido quindi di optare per dei leggins elasticizzati, un reggiseno a top e una giacca della tuta (giusto per l'evenienza!)

Poi vado a prendere le chiavi, esco chiudo casa e vado.
Cammino con gli auricolari nelle orecchie che mi tranquillizzano, mentre continuo a pensare che tra poco lo rivedrò e saremo di nuovo solo noi. Mamma mia!

Confesso che sono un po' ansiosa.

Cioè... E se dovessi sbagliare nel modo di pormi? Se dicessi o facessi la cosa sbagliata? Se mal interpretasse qualcosa? Oh cielo, no dai... Basta. Allontaniamo tutti questi pensieri negativi... Andrà tutto bene. Concentrati sui tuoi Eagles e continua ad ascoltare la canzone, canta Claudia.

"It's another tequila sunrise... Starin' slowly 'cross the sky... Said goodbye! [...] Every night when the sun goes down, Just another lonely boy in town ... And she's out runnin' 'round!"

La gente mi guarda mentre cammino, chi lancia occhiatacce e chi sorride. Sorrido anch'io e proseguo.

"She wasn't just another woman
And I couldn't keep from comin' on
It's been so long

Oh, and it's a hollow feelin'
When it comes down to dealin' friends
It never ends"

Arrivo a destinazione, e suono al citofono. Vive da solo!

Luca Fields👀

Gli occhietti accanto al nome mi stendono.

Salgo le scale ridendo, per poco non perdo l'equilibrio, ma mi tengo e proseguo, imponendomi di restare seria davanti a lui, che mi viene in contro sul pianerottolo.

"Buongiorno!" Sorride.

"Salve Prof! " Mi affretto togliendo gli auricolari. Il suo volto ha cambiato espressione, adesso è imbarazzato e preoccupato. Cos'ho detto?

"Qualcosa non va?" Mi avvicino.

"No, assolutamente! Sei sempre perfetta. Prego, entra"

Io sono perfetta? Che amore!

"Grazie! Anche Lei" Sorrido entrando.

All'ingresso, c'è una mensolina di legno che fa da separé tra l'ingresso stesso e il salotto, unito alla cucina. Ci sono dei dipinti per la casa, per lo più rinascimentali. La "Primavera" di Botticelli, la "Nascita di Venere" sempre dello stesso da un'altra parte.

"Non è quella originale eh" Scherza raggiungendomi con una bottiglia d'acqua, una coca cola e due bicchieri.

Lo guardo e sorrido, aiutandolo a disporli sul tavolo tra i libri.

"Beh, non avrebbe più una privacy!" Gli reggo il gioco. "La casa sarebbe invasa da giornalisti, e amanti dell'arte. Per non parlare magari dei critici, e poi le persone che sarebbero semplicemente curiose!" Immagino, poi lo guardo. "E io ... Potrei stare in prima fila?"

"In mezzo a tutta quella confusione? Tu potresti avere tutta la calma di questo mondo quando vuoi! Mi chiami, ti vengo a prendere... E stiamo qui! A parlare e ad osservarli, studiarli fino a quando vuoi! Gli altri se ne devono andare per forza, questa è proprietà privata"

Non ci credo.

"Davvero?" Sorrido entusiasta.

"Certo che sì... Adesso facciamo matematica, il motivo per cui saresti venuta oggi se non sbaglio tra l'altro" torna serio.

"Mi riporta alla dura realtà in questo modo Prof? Così mi spezza il cuore!" Esclamo con fare teatrale.

"Sono certo che capiremo come fare. Coraggio" Mi scosta la sedia per invitarmi a prendere posto, andando successivamente a porsi di fronte a me. Sorrido a quel gesto galante, educato, gentile, ma completamente inaspettato, e decido di assecondarlo.

Prendo lo zaino da terra, posandomelo contro la gamba. Estraggo libro, quaderno, astuccio e diario e lo guardo. Apro l'astuccio, prendo una matita e domando: "Cosa facciamo?"

"Io direi... Ripassiamo per la verifica. Ti va? Per l'esame... Sì, non c'è molto tempo... Però facciamo una cosa alla volta. Adesso la prima cosa in programma è il compito"

"Va bene" Annuisco prendendo la pagina.

"A proposito, come sei messa con le altre materie?"

Lo guardo.

"Per il momento ho solo storia giù, pero è un cinque e settantacinque. L'ultima verifica me l'ha alzata. Basta un altro sei e porto sopra anche quella"

"Ottimo. Adesso pensiamo a far andare bene anche questa e il gioco è fatto! Non perderti d'animo" Prende il libro.

"Facciamo qualcosa di difficile... Te le ricordi le funzioni logaritmiche? Sono quelle dell'altra volta. Y=log... x alla seconda... Ti dice niente?" Mi porta il libro sotto agli occhi.

Y=log (x²-4x+3)

Lo guardo.

"È una... Completa!" Azzardo, e vedo comparire un sorriso sul suo volto.

"Brava! E quindi? Come la risolviamo?" Si sporge a braccia conserte invitandomi a provarci. Gli do ascolto, ricopiandola sul quaderno prima e poi pensando.

"Te la ricordi la formula delle complete?" Chiede prendendo con il cellulare già in mano per andare a cercarla qualora la mia risposta fosse negativa.

"X 1/2= -b^2 ... Più o meno radice di delta fratto due a tipo, o una cosa così..." Rispondo un po' confusa cercandola anche nel formulario.

"È giusta! Bravissima. Provaci adesso. Qual è b?" Guardo il foglio.

"Quattro x" Rispondo senza esitare.

"Scrivilo"

Lo guardo confusa.

"Ma lo so!"

"Scrivilo" Insiste.

"Prof, a è il fattore con la x alla seconda, b quello con una sola x e c solo in numero. Non è più tanto impossibile una volta che lo impari, no?" Sorrido.

"Va bene signorina, allora risolvi l'operazione senza alcun aiuto" Si tira indietro, posandosi sullo schienale della sedia.

"In che senso?" Lo guardo confusa.

"Risolvi. L'operazione." Ripete calmo. "Quanti sensi ci trovi?"

Sbuffo e inizio. Dopo qualche secondo, guardo dal libro.

"Uscita!" Esclamo, per poi passargli il quaderno.

"Ottimo! Passiamo a qualcosa di più complicato allora... Posso?" Domanda indicando il quaderno. Glie lo porgo.

Me lo restituisce dopo una trentina di secondi.

f(x)=log (x^2+5x-6)

Trova:
-DOMINIO
-INTERSEZIONI CON GLI ASSI
-SIMMETRIE
-ESEGUI STUDIO DEL SEGNO

Ma che diavolo?! Come si fanno le intersezioni con gli assi? Le simmetrie?!

"Prof, Lei l'ha fatto apposta" Borbotto imbronciata.

"Perché?" Fa confuso. Lo guardo negli occhi. Non sta capendo davvero.

"Non sono capace" Porto avanti il quaderno, come a restituirglielo. Lo blocca solo pochi millimetri con la mano. Lo riapre e me lo avvicina.

"Da qui questo non si muove. E nemmeno tu" Fa con voce ferma e decisa.

Porca troia.

Io deglutisco a fatica, mentre il mio cuore sta accelerando i battiti. Calmati, va tutto bene.

Respiro.

"Sono tentata di chiuderlo, e riporlo nello zaino" Le parole escono da sé.

"In questo caso, la porta è aperta" Indica l'ingresso dal quale siamo entrati. "Perché io non ho intenzione di sprecare né il mio, né il tuo tempo" Risponde senza tanti scrupoli e lustrini, come suo solito quando si scoccia. "Hai voluto fare le cose seriamente. Sono qui per lo stesso motivo. Ci stiamo provando insieme, sono qui per te e tu per migliorare. Siamo da soli, quindi non puoi dire che la classe ti mette in imbarazzo. Sono io il problema?" Mi guarda confuso.

"No!" Esclamo di getto quasi buttandomi sul tavolo. "Assolutamente no! Come le viene in mente? Prof, Lei è fantastico! Crede nei suoi studenti, ha fiducia in loro, e questa cosa si sente un sacco. Ci spinge sempre a dare il meglio, a volerci superare ogni volta. E poi rende le lezioni simpatiche oltre che facili... Davvero, un Prof migliore di Lei non l'ho mai avuto! È al pari solo della Professoressa di italiano e della scorsa della seconda lingua straniera"

Resta stupito.

"Grazie! Mi fa piacere che tu pensi questo, ma allora dimostralo" Non cede. "Riproviamoci insieme, che ne dici?" Si è calmato di colpo, diventando ancora più gentile di quanto già non fosse. Sorrido e accetto.

Torniamo sul pezzo, ma ancora non riesco a capire come fare.

"Non so come si faccia lo studio del segno..." Ammetto. "Me lo potrebbe spiegare all'infinito, non lo saprò se e quando mi servirà"

"Serve sempre quello purtroppo... Però non ti devi preoccupare, cominciamo"

Inizia a spiegarmelo e lo capisco al momento. Passo passo, scrivo tutto e ce la faccio. La prima esce giusta. Continuiamo ad esercitarci, arrivando a dieci operazioni.

Quando non ne posso più, mi porge il libro.

"Controlla un po'..."

"Che cosa?" Torno attenta.

"Le cose che hai fatto"

Guardo i risultati.

"Sono tutte giuste, mi ha aiutata Lei!" Esclamo non capendo dove voglia arrivare.

"Innanzi tutto, verso la fine hai fatto tutto tu" Precisa. "E poi... Ti sei mai accorta che il libro di testo ha dei livelli? Mischia nella parte degli esercizi quelli con la difficoltà da uno a tre pallini, a volte anche quattro" Osservo quelle che ha fatto fare a me. La maggior parte ha quatto livelli di difficoltà su quattro. Alcune le ho fatte senza problemi, mi sono invece incartata su quelli da due.

Lo guardo. Sorrido.

"La prossima volta che dici che non sei capace e ti chiudi... Non sai cosa ti faccio" Si alza venendomi ad abbracciare. Mi alzo anch'io, e lo stringo forte.

"Grazie" Sussurro, con la testa sul suo petto. "Grazie infinite, non hai idea di quanto questo conti per me..."

Mi lascia un bacio tra i capelli.

"Per questo ti devo far vedere quando vai bene. Anche quando sbagli perché lì è da correggere... Però se una cosa va bene, perché auto sabotarsi? Lo so che parlare è facile, che poi mettersi dietro è difficile... Però questo è un motivo in più per non mollare! Superarsi sempre! Non è questo ciò che volevi? Così ha detto la docente di inglese al Consiglio di Classe, sai?"

Cosa?

"Davvero?" Lo guardo.

"Non dovrei dirtelo, perciò acqua in bocca... Però sì. Mi ha detto che il tuo percorso è stato un crescendo, che è molto contenta perché nonostante le difficoltà evidenti che a volte hai - perché il deficit da disturbo di attenzione e concentrazione unito all'iperattività non è uno scherzo, è complicato da gestire - sei una delle migliori, che ha studiato con costanza e tenacia durante tutto l'anno scolastico, e che non potrebbe essere più contenta" Mi sorride orgoglioso. "Costanza che, seppur con qualche difficoltà nei momenti bui, ho notato anche io in matematica, e anche gli altri docenti mi hanno detto che è il primo anno che vai così bene in questa materia - in fatto di comportamento, visto che i voti di questo quadrimestre ancora non ci sono... Ma sono sicuro che sarai migliorata tanto anche in quell'ambito -"

Sorrido, un po' commossa.

"Grazie. Ci tengo tanto a Lei, Prof"

Sorride, e mi scosta una ciocca dietro l'orecchio.

"Ci tengo anche io a te, Manni"

Lo abbraccio ancora, stringendolo forte, e lui fa lo stesso. Successivamente mi lascia un bacio sulla fronte.

"Ancora gli ultimi sforzi... Non mollare" Sussurra. "Sei capace, meriti di continuare. Fallo! Con calma, nessuno ti corre dietro... Però continua ad essere costante, okay? Matematica non è facile. Niente lo è! Semplicemente, scegliamo a cosa dedicarci, lo facciamo sempre, e allora le cose cambiano"

"Ecco perché è sempre stata una strage!" Rido.

Annuisce.

"Magari non avevano il metodo giusto per insegnarla a te! Anche io ho fatto un po' fatica all'inizio, dovevo conoscerti. Adesso però mi sembrano migliorate le cose, no?"

"Certo!" Mostro un gran sorriso.

Sono proprio felice di poter finalmente riuscire a dargli qualche soddisfazione.

"Prof... Le posso confidare un segreto?" Sussurro timidamente. Non ce la faccio, io devo dire sempre quello che penso! Dannazione...

"Certo! Se te la senti... Sono qui!" si siede sul tavolo, mentre mette in ordine delle carte.

"Forse glie l'avevo già detto, non ricordo... Però... " lo guardo. Lui scosta lo sguardo, puntando i suoi occhi nei miei, rivolgendomi così la sua completa attenzione.

"Però...?"

Deglutisco. Non ce la faccio.

"No, niente. Scusi..."

Sorride.

"Va tutto bene" mi accarezza il braccio per cercare di smorzare la delusione. Non ce l'ho fatta...

"No, ci devo riuscire. Non è giusto!" m'impunto. "Riprovo..."

"No. Non lo fare"

Lo guardo.

"E perché no?"

"Non è che non voglia sentirlo, anzi... Però ricordi quella cosa che tutto ha un suo tempo? Che vanno rispettati? Che la vita è una, è vero, ma proprio per questo non si dovrebbe correre? Claudia smettila di correre. Ti affannerai per niente! E arriverai al traguardo stanchissima, che non riuscirai a goderti niente, perché penserai già alla prossima corsa... Così non va bene. Cammina!"

Capisco quello che sta dicendo, e ha ragione... Però fino a un certo punto.

"Se ho un percorso da seguire, quello è l'unico modo che conosco per farlo bene: partire. E correre. Fino a quando non arrivo alla meta, non mi fermo. Posso rallentare se sono stanca, certo, giusto il tempo per ricaricare, dopodiché sarò di nuovo in vetta, o farò di tutto per arrivarci - nel rispetto delle regole e di chi corre insieme a me ovviamente - . Posso arrivare prima, seconda, o addirittura ultima, questo non mi importa. Basta arrivarci. E dare sempre il meglio"

"Attenta a non esagerare. Non serve correre quando non è richiesto, ti affanni e basta. E ti sentirai in colpa per cose su cui ... Non hai colpa!

Non è un problema se non riesci a fare qualcosa perché sei stanca, lo diventa se ne esci stravolta e senza forze perché non ti sei concessa delle pause di cui necessitavi e che meritavi, nel mentre. Proprio perché hai un esame tosto dovresti riposare, credimi"

Forse dovrei accettare di lasciarmi andare un po'... Non troppo!

Decido di cedere.

"Mi fido di Lei...Di te. Ciecamente" borbotto mettendo il broncio.

"Come io faccio con te" risponde. "Dai, facciamo l'ultimo?" sorride.

Annuisco e ci rimettiamo dietro.

Esce anche quello.

"Complimenti" mi accarezza la mano, io glie la stringo leggermente. Lui si immobilizza, attento ad ogni mio gesto.

"Tutto bene?" sorrido.

Arrossisce di colpo, e ritira la mano.

"Sì sì... Allora... Continuiamo? O sei stanca e non ce la fai più?"

"L'ultimissimo?" azzardo con un sorriso da finto angioletto.

"Così mi preoccupi!" posa la sua mano sulla fronte. "Senti qua, sei bollente! Tutta questa matematica ti sta facendo andare in ebollizione!" scherza.

"Sì... La matematica" sussurro tra me e me... A quanto pare non così piano. Cazzo.

Si tace.

Torna l'imbarazzo.

"Ma basta!" sbotto ridendo nervosamente. "Io non ce la faccio a fare così..."

"Così come?" mi guarda confuso.

"A fare finta di niente, a non parlare se non con gli sguardi, che urlano mentre noi stiamo fermi. Perché?!" mi alzo. "Che senso ha? Stiamo a ripetere sempre la stessa cosa, aspettando un traguardo che diciamo sempre essere prossimo ma che sembra non arrivare mai... Perché?" mi avvicino. "Perché non viviamo e stop?"

Si alza, facendo un passo indietro.

"Perché è evidente che tu sia ancora scottata dalla relazione avuta in precedenza. E non sappiamo ancora se vuoi stare con me perché ti piaccio davvero o perché ti affascina la figura del ragazzo più grande, apparentemente responsabile e in grado di prendersi cura di te. Chiariamoci: non ne hai alcun bisogno. Sei perfettamente autonoma, hai una brillante testa pensante che non esiti ad usare in ogni momento didattico e credo anche non, una vita meravigliosa e di conseguenza certamente non hai bisogno di nessuno, cosa bellissima ma soprattutto importantissima... Eppure, qualcosa dentro di te vuole attenzioni. Che ti vengono negate da altre persone, e che cerchi da me" fa una pausa per osservare la mia espressione. Non rispondo, allora prosegue: "Invece, io voglio prendermi cura di qualcuno e sentire che ho uno scopo. Rilassarmi, e allo stesso tempo stare con questa persona, che amo, per carità, alla quale darei tutto me stesso e mi inventerei anche i modi per dare se non ce ne fossero in alcune occasioni, proprio come sono convinto faresti tu... Però non penso sia questo l'amore. Di conseguenza, non si può fare. Specialmente adesso. A parte il fatto che verrei radiato, a te invaliderebbero l'anno" conclude.

Perché ogni singola parola uscente da quella bocca è così vera e profonda? Quando lo trova il tempo per pensare?! È sempre così preciso, perfetto...

"Cazzo!" esclamo. "Non me ne frega niente di perdere un anno, non ci provo a volte con te perché so che tu avresti dei problemi dopo. Perché, come hai detto tu, verresti radiato. Che palle!" Urlo. "Voglio urlare, non ce la faccio più!" Strillo. "Sto impazzendo, ho bisogno di te! Okay? Ho bisogno di te nella mia vita. Ho bisogno... "

Con tre falcate mi raggiunge e mi cinge il corpo con le sue braccia, senza fiatare. Mi stringe forte, con una mano salda su un fianco e l'altra impegnata ad accarezzarmi i capelli.

"Di certezze. E di calma" sussurra. "Va tutto bene, è solo un po' di stress..."

Torna sui suoi passi: "Anzi no." Mi guarda negli occhi. "Vuoi sentirti dire che va tutto bene, che va sempre tutto bene, ma io non ti voglio mentire. Non va tutto bene questa volta, mi dispiace. Guardiamo in faccia la realtà! Ci rifaremo se cambieremo, sicuramente, ma non adesso. Questo è il momento per camminare, sempre fianco a fianco certamente, verso l'obiettivo di uscire bene da un'Istituzione, che io rappresento in parte. Ed è anche per quella stessa Istituzione che non si può fare quello che vorremmo" sospira mentre continua ad accarezzarmi i capelli. "Provo lo stesso dispiacere, credimi".

"Come diavolo fai a restare così calmo?" sussurro.

Sorride, mi dà un dolce bacio sulla fronte.

"Cerco di non farmi prendere dal panico!" risponde con naturalezza. "E per la cronaca, non hai bisogno di nessuno"

Gli sorrido, e torno ad appoggiare la testa sul suo petto.

Mi sono sfogata, calmata. Sono con Lui. Va tutto bene.

"Neanche tu. Lo scopo non deve essere aiutare gli altri per essere soddisfatti con se stessi. Credimi, ne so qualcosa!"

"Lo so... Solo che... "

"Tra il dire il fare..." completo io guardandolo, capendo ogni minima parola.

"Io e te siamo uguali, ho questa impressione... Non so perché!" alza le spalle. "E più ti sto accanto, più ti ascolto parlare, e capisco che sì, in superficie siamo due opposti: io del tutto razionale, tu solo istinto. Ma poi si sente che c'è qualcosa di più, sotto. No?" Mi guarda, un po' insicuro.

"Whatever our souls are made of, his and mine are the same" Sussurro sorridendo.

Lo stesso sorriso compare anche sul suo volto, e si allarga.

Gli poso i palmi delle mani sul viso, mi alzo leggermente sulle punte e lo bacio. Non fa resistenza, anzi, continua.

"Grazie" sussurra sulle mie labbra.

"A te" rispondo allo stesso identico modo, prima di tornare per l'ultima volta sui libri per un'altra mezz'ora, e poi finalmente chiudere tutto.

"Sono le sei e cinque..." borbotto guardando l'orologio appeso alla parete, seduta sul divano con la testa sulla sua spalla ad accarezzargli il viso mentre lui mi accarezza i capelli. Poi realizzo.

"Sono le sei e cinque!" esclamo.

"Vieni..." mette in ordine, prende il mio zaino e se lo mette in spalla, andando a prendermi la giacca.

"Ma no, dammi..." mi avvicino. "Dammi lo zaino, lo porto io"

Mi porge solo la giacca. Lo guardo male.

Allungo la mano, e lui mi gira intorno posandomi la giacca sulle spalle. La metto di fretta, poi afferro lo zaino dalla spalla. Si ferma, io lo supero e gli sorrido.

"Amore, è vuoto!" sbuffo, guardandolo con gli occhi a cuoricino per il magnifico gesto. È veramente meraviglioso, non avrei potuto incontrare qualcuno meglio di lui!

Mi guarda con gli occhi sgranati, è impallidito.

"C- Come?" sussurra.

Che ho detto? Amore! Oh mio dio, non l'ho detto davvero!

Mi porto le mani davanti alla bocca, per coprire l'imbarazzo che mi ha fatta diventare bordeaux, ma poi decido di superarlo. Ridendo, imbarazzatissima e con il cuore all'infinito, ripeto guardandolo negli occhi l'epiteto appena utilizzato.

"Amore" ridacchio. Luca si sistema il mio zaino anche sull'altra spalla, dopodiché viene diretto posando le sue mani lungo i miei fianchi e mi bacia. Un bacio deciso, ma allo stesso tempo gentile.

Porto le mani sulle sue guance e continuo. Le nostre lingue dapprima che si sfioravano, giocando, adesso iniziano a toccarsi a vicenda, fino a lasciarci andare ad un bacio più duraturo, e intenso.

Si stacca, posando la sua fronte contro la mia.

"Sei sicura?"

"Sì" sorrido annuendo. "Tu?"

"Sì" annuisce anche lui. Mi accarezza la guancia, io lo bacio di nuovo. Gli mordicchio il labbro inferiore, ripetendo questo gesto più volte.

"Ti diverti?" mugola lui guardandomi giocare. Io sorrido e annuisco.

"Molto!"

"Ah allora okay" fa, accarezzandomi i capelli.

Rido e lo lascio in pace.

Sulla strada del ritorno, in treno, lo trovo taciturno.

Starà ripensando ad oggi? A tutto? No, magari non pensa a me... Non sono mica il centro dell'universo!

"Va tutto bene?" lo guardo.

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