CAPITOLO 19

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Spalancai gli occhi e la bocca, dalla quale non uscì alcun suono, tanto acuto era il mio dolore. Con uno spasmo il petto mi si sollevò, facendo affiorare sulle labbra un rivolo di sangue.

Mentre perdevo la forza e mi si appannava la vista, riuscivo comunque a percepire Rubyo alle mie spalle, immobile. Ero certa che se la cassa gli fosse finita addosso, non avrebbe fatto nulla per evitarla.

«Aiutala! »Gideon, dall'altro lato, si era distratto, ricevendo un pugno in pieno stomaco.

Ma, capendo che Rubyo non avrebbe fatto nulla, nonostante fossi ancora poco stabile e cosciente per il colpo, cercai di catalizzare tutte le mie forze nella gamba sinistra e, con un calcio più simile ad uno spasmo, spinsi la guardia reale contro la ringhiera della nave. Notando che la mia mossa era stata più efficace di quanto avessi sperato, mi alzai in fretta, ignorando le fitte di dolore e ripulendomi il rivolo di sangue dall'angolo del labbro. Raggiunto l'uomo con due falcate, mi aggrappai alla ringhiera con la mano sana e, con entrambi i piedi, lo spinsi nel mare, ma il suo contrattacco mi prese alla sprovvista: la guardia si era attaccata alle mie caviglie con entrambe le mani, impedendomi di risalire a bordo. Dopo vari tentativi, riuscii a liberarne una, strattonandola più volte, ma la presa si spostò sul lembo del mio mantello, che ora iniziava a soffocarmi.

A fianco a noi un frastuono di schizzi ci annunciò la caduta dell'altra guardia.

Quel momento di sollievo però, mi distrasse, e l'uomo iniziò ad arrampicarsi per tornare a bordo usando il mio corpo come scala.

Sentivo ogni sua parte del corpo strusciarsi contro il mio, entrambe sue mani stringere la mia pelle e ogni sue dita infilarsi nella carne.

Provai disgusto, ma non lo avrei fatto tornare a bordo. A nessun costo.

Lasciai la presa.

Qualcuno mi afferrò il polso.

Guardai verso l'alto: Gideon. I suoi profondi occhi azzurri mi fissavano, mentre il vento muoveva alcune delle ciocche candide, coprendogli gli zigomi.

Senza mai rompere il contatto visivo girò la mano libera, come per avvitare qualcosa nell'aria, e in quel momento un pilastro d'acqua avvolse il corpo della guardia, staccandolo da me e facendolo scomparire nel mare.

Pochi attimi dopo, Gideon mi stava tirando a bordo con tutta la sua forza. Bastò essere issata fino alle ginocchia per fargli perdere l'equilibrio e cadere all'indietro, tirando anche me.

In un attimo di confusione mi ritrovai sopra di lui, con il mio naso a pochi centimetri dal suo.

Ci guardammo negli occhi, uno più stupito dell'altra, mentre il suo respiro affannoso mi solleticava il labbro. Sentimmo il petto dell'altro alzarsi e abbassarsi contro il proprio e in quell'istante il suo sguardo indugiò sulle mie labbra. Cercando di nascondere l'imbarazzo tirai leggermente in dentro il labbro inferiore, mordendolo.

«Non farlo. »Sbarrai nuovamente gli occhi a quell'improvviso commento di Gideon. «È peggio... »

Mi sentii avvampare, mentre ogni forza mi veniva a mancare.

«P-Perché? »Dissi con un filo di voce.

«Sei già ferita. »

«A-ah... »Quell'inaspettata punta di delusione nel mio tono sorprese anche me.

Vidi il pollice di Gideon avvicinarsi all'angolo delle labbra e lo lasciai proseguire finché non raggiunse l'altro, ripulendolo dal sangue.

Deglutii a quel tocco, notando come la gola mi era diventata improvvisamente secca.

Sentii lo sterno di Gideon irrigidirsi, poi il petto avvicinarsi, e mi trovai le sue labbra a pochi centimetri dalle mie. Le vidi muoversi lentamente, socchiudendosi, mentre gli angoli si avvicinavano, lasciando intravedere l'angolo dell'incisivo.

Trattenni il respiro.

«Ce la fai ad alzarti? »Quelle parole, sussurrate sulle mie labbra, mi stordirono, facendomi liberare dalla mia ipnosi.

«S-si... »

E con uno scatto che mi fece girare la testa fui in piedi, strappando a Gideon un affettuoso sorriso.

Quel sorriso però, scomparve non appena nella sua traiettoria visiva comparve Rubyo. Dapprima il suo sguardo si fece più cupo e serio, poi i muscoli della mascella si irrigidirono, le spalle si allargarono, il petto si gonfiò e i pugni si strinsero lungo i fianchi. Bastarono cinque falcate e Gideon raggiunse Rubyo, scuotendolo per il collo della maglia.

«Che cosa ti è preso? »Una seconda scossa. «Eh?! »Una terza.

Ma la pazienza di Gideon finì presto. Tirò a Rubyo un pugno così forte che temetti gli avesse spezzato il collo.

«È così che fai la guardia del corpo? »

Improvvisamente mi sentii in colpa, anche se quello che avevo fatto era stato per il suo bene.

«È colpa mia. »Dissi stringendomi il braccio dolorante, mentre avanzavo verso di loro. «Ho detto che non doveva combattere. » Rafforzai la stretta. «Gliel'ho ordinato. »Mi corressi.

In quel momento Gideon lasciò andare il colletto di Rubyo e fece per girarsi, ma non appena gli fu di spalle, si girò nuovamente colpendolo con un secondo pugno.

«Sei davvero debole. Hai già perso, codardo. »

In quel momento Rubyo, che aveva tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo, lo alzò verso Gideon, traboccante di rabbia.

«Io non sono né debole, né codardo! »Disse a denti stretti. «E soprattutto, non ho perso! »

Un pugno inaspettato colpì lo zigomo di Gideon, lasciando l'impronta rossa delle nocche sulla pelle pallida.

Iniziavo a temere che quella non fosse una semplice litigata sull'onore e la morale, ma qualcosa molto più complesso e intricato da risolvere.

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