CAPITOLO 46

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Continuammo a parlare per ore, fermandoci per entrambi i pasti della giornata, e scoprendo sempre più informazioni su quella famiglia peculiare.

«Siete stanchi per il viaggio, perché non fate un bagno caldo e non dormite qui per questa notte?»

Questa volta, o arresa alla determinazione della donna o per l'effettiva stanchezza, accettai senza secondi ripensamenti.

«Riposo soldato!» Disse la donna a Rubyo, perplesso.«Perché non inizi tu?»

Mi scappò una breve risata quando Rubyo, tanto forte e valoroso in battaglia, sembrò un cucciolo inerme alla volontà della donna. Nel mentre che Rubyo si dedicasse al suo meritato bagno, Gideon passò molto tempo in compagnia di Dominic che, a quanto sembrava, aveva un debole per navi e carrozze. Io invece, trascorsi altro tempo con la donna, che mi mostrò il resto della casa.

«Tieni, saranno utili.» Mi porse dei vestiti presi dal suo armadio e che, evidentemente, dovevano appartenere a Ferd.

Rimasi incredula davanti alla facilità con cui si stava liberando dei suoi vestiti.

«Grazie, ma Gideon è schizzinoso. Ne bastano due.» Dissi prendendo il cambio per me e Rubyo.

«Sembrano entrambi molto legati a te, eppure tra di loro sembra non scorrere buon sangue.» Disse lei, molto acuta.

«Esattamente. Inizialmente sembrava solo per i loro trascorsi passati... » Feci riferimento alla Grande Ribellione che aveva sterminato la famiglia di Rubyo.«... ma a quanto pare non è così.»

«Forse è più facile di quello che sembra. Immagino sia il caso di non farli dormire insieme.»

«Già, sarebbe meglio... »

E con una risata uscimmo, incappando in Rubyo, appena uscito dal bagno. Si stava strofinando i capelli ancora umidi con una mano, flettendo i muscoli del braccio e dell'addome. Quando incontrai il suo sguardo, i suoi occhi mi sembrarono più luminosi del solito. Era visibilmente rinvigorito.

«Lyra?» Mi chiamò, destandomi dalla pseudo ipnosi nella quale ero ricaduta.

«Questi sono i tuoi vestiti.» Glieli spinsi con forza addosso, distogliendo lo sguardo.

«Grazie. Ho già cambiato l'acqua vai pure se vuo- »

Ma mi ero già avviata. Quella non era stata di certo la prima volta che avevo visto il torso nudo di Rubyo; gli avevo bendato le ferite un'infinità di volte, forse fin troppe. Ma in quel momento avevo provato un imbarazzo sconosciuto.

Approfittai dell'acqua bollente per allontanare dalla mia mente l'immagine di Rubyo, ma così facendo finii con il ricordare della notte alle acque termali con Gideon e non feci altro che aumentare il mio imbarazzo.

Cosa mi stava succedendo? Da quando Gideon mi aveva baciata non ero più la stessa.

Mi immersi con la testa, sperando di annegare ogni mio pensiero e, solo quando fui tranquilla, uscii.

«Che peccato.» Disse Gideon, diretto verso il bagno.«Speravo di poter vedere qualche altra parte di te... »

Feci appello a tutta la mia forza per trattenermi ed ignorarlo, ma lui tirò troppo la corda.

«... ma dimenticavo: ho già visto tutto.»

Il calcio, ben mirato, lo fece piegare in due dal dolore.

«Maled- tta.» Provò a dire, nonostante il colpo.

«Ci tieni così tanto ad istigarmi?!»

Gideon fece per allungare una mano verso di me ma, con una scarica blu, venne scaraventato per terra, a qualche metro di distanza. Ci fissammo in silenzio per qualche secondo: non era mai stata così forte prima d'ora.

Ma non riuscii proprio a sentirmi in colpa. Girai i tacchi e me ne andai

Quando arrivò l'ora di dormire, potei finalmente rilassarmi. Rubyo aveva una camera a parte, Gideon condivideva la sua con Dominic, mentre io con Ines.

«Vieni.» Disse quest'ultima, battendo la mano sul letto.

Feci come mi era stato detto e la raggiunsi.

«Hai degli splendidi capelli.» Disse lei, iniziando a pettinarli delicatamente. «Mio marito diceva sempre che il rosso era il colore della passione, che fosse in amore o in battaglia, e che è un colore perfetto per una Principessa.»

A quelle parole mi si ghiacciò il sangue nelle vene, ma cercai di non farlo notare, cambiando argomento.

«Come riesci a comportarti così, non sei triste?» Chiesi così tanto a bruciapelo da stupirmene anche io.

La donna fermò di spazzolare i capelli, ma poco dopo riprese. Feci per scusarmi, ma lei iniziò a parlare.

«Certo, moltissimo. Ma non posso abbattermi troppo. Ho un figlio a cui badare e, devo ammettere, la vostra presenza è anche una scusa per rimandare il dolore.»

«Se uno di loro dovesse morire, io non so come farei. Non immagino il dolore per la perdita di un marito.»

«È molto simile a dir la verità. Devi solamente rendertene conto. Sai, io e Ferd non ci conoscevamo, ci siamo visti per la prima volta il giorno del nostro matrimonio.»

Così come continuava a parlare, Ines continuava a pettinarmi i capelli, come se con ogni spazzolata allontanasse sempre più tristezza.

«Era un matrimonio combinato?»

«Si. Venivamo entrambi da due famiglie di commercianti molto ricche e quest'unione avrebbe fatto bene all'economia di famiglia. Ma è stato amore a prima vista, sai? Siamo stati molto fortunati.»

«Amore... ancora.» Mi lasciai scappare una risata strozzata. «Ne sento parlare spesso ultimamente. Ma io non lo conosco... non credo di essermi mai innamorata, di averlo mai provato. Com'è?» Dichiarai.

La donna sembrò stupita, ma al contempo divertita. «Uh! L'amore... l'amore ti stravolge la vita. Non ti senti più te stessa. Ti fa fare cose che non avresti mai fatto prima, arrivando anche a ritenere l'altro più importante di te stessa. Daresti la vita per chi ami... e senza pensarci due volte.»

Quelle parole mi colpirono, ma soprattutto l'emozione con cui furono espresse. Immagina i che Ines dovesse starsi ricordando tutti i bei momenti passati con Ferd, e l'incudine dei sensi di colpa tornò ad opprimermi lo stomaco. In ogni caso non mi aspettavo una definizione del genere, ma era un punto di partenza su cui lavorare.

«E se davvero lo amavi, come puoi superare la sua morte?»

«Proprio perché lo amo, capisco la sua scelta di proteggere qualcuno e la accetto. È per questo che non provo rancore nei tuoi confronti, piuttosto sono curiosa di scoprire quali ragioni hanno spinto mio marito a legarsi a tal punto ad una ragazza come te.»

Quelle parole risultarono dolci e ovattate alle mie orecchie e, senza rendermene conto, mi ritrovai distesa sul letto, con la testa poggiata sulle ginocchia della donna che, con fare materno, continuò a parlarmi e ad accarezzarmi i capelli finché non mi addormentai. 

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