CAPITOLO 49

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

«Serve un piano.» Iniziai a parlare solo una volta fuori dalla villa di Degorio, lontano da orecchie indiscrete.

«È difficile ricordare tutto quel percorso per raggiungere le teche, per non parlare delle guardie... » Disse Gideon, pensieroso.

«Ti sbagli. Sono sicuro che c'è una strada più breve, ma non è un caso che abbia scelto quella più lunga.» Intervenne Rubyo, a braccia conserte.

«È più furbo e prudente di quello che sembri.» Dissi. «Quindi dovremmo agire d'astuzia... »

«Entrare in azione con lui in casa sarebbe troppo rischioso, l'opzione migliore è aspettare che parta per il suo prossimo viaggio.» Annunciai.

«Ma non sarà prima della primavera!» Gideon si appoggiò, sbruffando, ad un tronco.

«E noi aspetteremo.»

«Ma siamo qui, a due passi da quella maledetta pietra! Abbiamo affrontato di tutto, tu sei quasi morta! E ti arrendi così?» Continuò il Kelpie determinato.

Cercai di non darlo a vedere, ma quelle parole, alle mie orecchie, risultarono più accattivanti di quanto non volessi ammettere.

«Non possiamo far saltare un piano che va avanti da anni perché non siamo stati in grado di portare pazienza per qualche mese in più!» Rubyo tentò di opporsi, ma troppo tardi.

Nella mia testa era già iniziata una guerra di opinioni.

«... forse ha ragione.» Dichiarai infine. «Abbiamo aspettato tanto, troppo, e ora che siamo ad un passo di distanza, ci tiriamo indietro?»

«No, Lyra! Non ci stiamo tirando indietro. Siamo solo prudenti. Basta uno sbaglio, uno soltanto, e la nostra intera missione andrà in fumo.»

Dentro di me, sapevo che Rubyo aveva ragione, ma mani e gambe mi fremevano, incontrollabili. Per la prima volta l'impulso stava avendo la meglio sulla ragione ed io non riuscii a fare altro se non sentirmi debole al suo volere.

«Scusa, ma io non ce la faccio.» Dissi.

Gli occhi sgranati di Rubyo non erano necessari per comprendere il suo stupore.

«Lyra.» Fece un passo verso di me. «Che ti succede? Tu non capisci... quello che stai dicendo è- »

Lo sapevo. Sapevo che rischiavamo grosso. Ma ne valeva la pena. O no? Guardai Rubyo un'ultima volta e poi feci per andarmene, ma mi fermò.

«Lyra... » Mi ripresi l'avambraccio, allontanandolo dalla sua presa.

«E va bene.» Si arrese lui infine. «Ma io non verrò. »

Sentii qualcosa dentro di me andare in frantumi. Forse la certezza. O forse qualcos'altro: non seppi dirlo.

«Stai sbagliando, e lo sai. Trascinare anche me sarebbe egoista. È vero, sono la tua guardia del corpo, ma prima di quello una persona che ti vuole bene. E non ti asseconderò nelle tue scelte sbagliate in modo che tu, in un futuro, ti senta autorizzata a rifarle.»

Una fitta lancinante al petto attraversò tutto il mio corpo.

«Mi dispiace.» Disse lui, calmo.

Le sue intenzioni mi furono chiare: se fossi andata e mi fosse successo qualcosa, Rubyo si sarebbe sentito inevitabilmente responsabile, procurandomi sensi di colpa lancinanti, se non fossi andata avrei ammesso di essere indecisa sulla mia scelta, e non potevo permettermelo. L'unica opzione rimasta era il far filare tutto liscio.

«Tornerò presto.» Dissi.

Le pupille contratte di Rubyo mi fecero capire che quella non era la risposta che avrebbe voluto sentire e, il pugno chiuso lungo il fianco, non fece altro che avvalorare la mia osservazione.

«Kelpie!» Urlò poi. «State attenti.» E, con un ultimo sguardo, ci lasciò andare.

«Favilla, va tutto bene?» Chiese Gideon quando fummo lontani.

«Mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi.» Mi lasciai scappare una risata nervosa. «Quando Rubyo mi addestrava per la missione. Mi ero dimenticata quanto diverso fosse.»

«Sai quanto non mi piaccia ammetterlo, ma forse aveva ragione... » Provò lui.

«È inutile Kelpie.» Dissi scherzosamente. «Quando vuoi sai essere molto convincente.»

«Ma adesso ho cambiato idea, potrei convincerti di nuovo.»

«Non credo. E se davvero avessi cambiato idea, ora non mi seguiresti più.»

«Vero. Ma è vero anche che non sono tanto folle da lasciarti andare da sola, perché so che tu continueresti comunque, anche se io decidessi di rimanere indietro.»

A quelle parole guardai di sbieco Gideon. A volte proprio non lo capivo. Sapeva passare da superficiale a serio in pochi attimi. Forse il mio primo giudizio su di lui era fondato: Gideon era davvero un Kelpie bipolare.

Ma mi limitai a sbruffare.

«Dai non essere così ser- »

Gideon tentò di avvolgermi le spalle con il braccio, ma una scarica lo respinse.

«Non mi ci abituerò mai.»

«Dovresti.» Tornai improvvisamente seria.

«In battaglia non farà comodo.» Disse lui, cupo, scuotendo l'arto come in seguito ad una bruciatura.

«Se io lo vorrò davvero, tu potrai toccarmi nonostante l'ordine, non è forse così?»

Lo vidi prendere una grossa boccata d'aria, per poi trattenerla tutta, facendogli gonfiare le guance, e rilasciarla in seguito tutta insieme, il che mi ricordò molto lo sbuffo di un cavallo. Cercai di trattenermi, ma una risata strozzata riuscì ad arrivare alle orecchie di Gideon.

«Cosa?»

«Niente.»

«Cosa?!» Ripeté lui come un bambino.

«Niente.» Mi feci eco, enfatizzando sulla vocale finale.

«Dai dimmelo!» Alzai gli occhi al cielo.

«Gideon, di preciso quanti anni hai?» Domandai, ancora divertita.

«Centoventiquattro, perché?» Strabuzzai gli occhi. Questo si che era inaspettato.

«Non sembra.» Dissi.

«Lo so, gli esseri dell'Atro Sole si mantengono giovani più a lungo.» Si vantò lui.

«No, non intendevo quello.»

«E allora cosa?»

«Non sembra, qui.» Dissi picchiettandomi la tempia.

L'espressione sconvolta che si dipinse sul volto di Gideon fu indescrivibile e risi così tanto da dimenticarmi, almeno per un attimo, di quello che, a breve, avremmo dovuto affrontare. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro