CAPITOLO 50

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Anche se sera, la casa di Degorio si mostrava fin troppo silenziosa, senza neppure le guardie di pattuglia.

«Strano.» Commentò Gideon, bisbigliando, a quella stessa visione.

«Sembra ci stiano aspettando.» Dissi sperando fosse solo la mia immaginazione.

Deglutii.

«Andiamo.»

Silenziosamente scavalcammo la recinzione e prendemmo a calpestare l'erba brinata, stando ben lontani dai trucioli ghiaiosi del viale. Il portone d'ingresso era ovviamente chiuso, ma aprire una porta di quelle dimensioni e, soprattutto, a quell'ora della notte, non sarebbe di certo passato inosservato. Optammo quindi di raggiungere il porticato interno dal tetto, e così facemmo.

«Ok, questo è strano.»

Appena atterrati nell'interno della villa, ciò che ci si presentò davanti fu del tutto inaspettato: una lunga fila di torce accese segnava un percorso, che presto riconobbi come lo stesso fatto nel pomeriggio.

«Lyra, è chiaramente una trappola.»

Scossi la testa.

«È troppo palese per essere così, ma ci stanno senza dubbio aspettando.»

Infoderai il pugnale e, senza esitazione, iniziai a incamminarmi, poco curante dell'echeggiare dei miei passi.

Proseguimmo indisturbati per tutto il percorso, finché non raggiungemmo un ampio spazio non illuminato. Mi accorsi ben presto di cosa si trattasse: era la sala delle teche.

In quel momento, con uno scricchiolio e tonfo sordo, la porta si chiuse alle nostre spalle.

«Stavo iniziando a perdere le speranze.» Risuonò una voce nel buio.

Capii di chi si trattasse solamente dall'intonazione perversa delle sue parole.

«Vedo che ci aspettavi, Degorio.» Dissi.

Feci per avanzare nel buio, ma Gideon mi prese per il polso, fermandomi. La scarica però, lo costrinse a lasciare la presa pochi secondi dopo.

Rabbrividii.

La fioca luce emanata dalla scossa aveva rivelato, anche se per poco, la presenza delle guardie, tutte concentrate in quella stanza.

Eravamo circondati.

«Immagino volessi dirmi qualcosa.» Feci buon viso a cattivo gioco.

«Vorrei farti una proposta.» Disse lui.

Sentii la voce farsi sempre più vicina, mentre il rumore di passi echeggiava nell'aria scura.

«Non ho potuto non notare il tuo interesse verso una specifica pietra.»

Merda.

«Così ho pensato ad un baratto.» Mi accigliai, invitandolo a proseguire.

«Hai due opzioni: la prima, passare una notte con me- »

Degorio si interruppe bruscamente quando vide un'altra scarica elettrica.

«Tieni fermo quell'animale imbizzarrito, è già tanto che non l'abbia lasciato fuori.»

«Fottiti!» Sbraitò Gideon.

Non potevo vederlo in viso, ma riuscivo ugualmente a sentire la tensione dei suoi muscoli.

«La seconda... » Continuò. «E che tu mi porti la Gemma delle Fate. »

«E se mi rifiutassi?» Lo sfidai.

«Non credo tu sia nella condizione per farlo: potresti provare a combattere, ma anche se il tuo amico è un essere dell'Altro Sole non avreste possibilità in due.»

«Come ci hai scoperti?» Chiesi a quel punto, senza più niente da perdere.

«Semplice: faccio questo lavoro da anni e non ho mai sentito di una 'Compagnia dei Tre' e in più non tutti hanno una taglia sulla testa. È vero, non c'erano descrizioni di te, ma le sole informazioni erano sufficienti. E a quel punto non è stato difficile fare due più due. I miei complimenti per essere scappata da Kohl, sei sempre più interessante. Sicura di non voler rivedere la mia prima proposta?»

I miei occhi, che ora si stavano abituando al buio, intravidero Degorio, più vicino di quanto avevo immaginato, e il suo ghigno soddisfatto.

Non avevo via di fuga, e lui lo sapeva benissimo.

«Chi mi assicura che mi darai la pietra?» Chiesi.

«Oh, nessuno. Ma l'alternativa è la morte. Vedi tu quale preferisci.»

In un altro caso avrei anche combattuto, ma sulle mie spalle gravava anche il peso dell'intera popolazione. Non potevo arrendermi così.

«Ti porterò quella Gemma.» Annunciai infine.

«È stato un piacere fare affari con voi.»

E in quel momento la porta alle nostre spalle si riaprì.

«Aspetta!» Fermai tutto. «Dicci almeno la leggenda!»

«Mi dispiace, al momento mi sfugge, ma a Chaot c'è un certo Dollarus che può aiutarvi. Ha un certo fiuto per gli affari... » Serrai la mascella.

Se Kohl era uno dei posti peggiori del regno, Chaot era il peggiore.

«A presto, mi auguro.» Ci salutò lui.

«Va' all'inferno!» Lo salutò Gideon, e presto fummo fuori.

Quando rividi Rubyo, il suo sguardo mi risultò indecifrabile. Non seppi dire se ciò che era impresso sul suo volto fosse preoccupazione, per il trascorso, sollievo, per il vederci sani e salvi, o perplessità, per l'assenza di tracce del combattimento. Ma presto, la cupezza dei nostri sguardi rabbuiò anche il suo, capendo in cosa ci fossimo cacciati.

«Cosa ha voluto in cambio?» Disse secco.

«La Gemma delle Fate.» Feci io.

«O una nottata con Lyra.» Intervenne Gideon, a sproposito.

«Ma ho scelto la Gemma!» Mi affrettai a dire, notando il pugno di Rubyo stretto sull'elsa e le ginocchia flesse di chi sta per sferrare un attacco.

«E sa della taglia.» Continuò Gideon, sentendo l'improvviso bisogno di aprirsi totalmente a Rubyo.

«Non so, a questo punto finisci il discorso!» Gesticolai.

«E dobbiamo rintracciare un certo Dollarus di Chaot.»

Se finora, Rubyo, era riuscito a trattenersi in un qualche modo, quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.

«Non se ne parla! Chaot è fuori discussione!» Era visibilmente impallidito.

«L'alternativa era ucciderci.» Dissi quasi come per giustificarmi.

«Lì moriremo comunque!» Continuò ad opporsi Rubyo, con le vene sul collo sul punto di scoppiare.

«Almeno ci avremo provato.»

«Abbiamo più possibilità di sopravvivere combattendo contro quegli uomini che andando a Chaot.»

«Tu non capisci! Non è solo di noi che stiamo parlando! Io ho bisogno di quell'opale, per il bene di tutto il Regno!» Indicai con rabbia in direzione della villa di Degorio, dove si trovava ancora la pietra, mentre riversavo tutta la mia rabbia addosso a Rubyo.

«Finiscila. Tu e il bene comune.»

Rubyo era tremante, la prima volta che lo avevo visto in una condizione simile era stata quella sulla barca, quando gli avevo ordinato di rimanere in disparte.

«Senza una Principessa, puoi dimenticarlo il bene comune!» Gli occhi gli si erano gonfiati e arrossati di rabbia.

«Quella volta, sulla nave, quando ti ho vista legata all'albero maestro, ferita e sfinita, mi sono ripromesso che non ti avrei mai più messo in una condizione tale, a costo della mia stessa vita.» Iniziò ad avvicinarsi a me, stringendomi le braccia. «Sai cosa mi ha ridato la forza di combattere? Il fatto che tu fossi viva. È bastato quello.» Presi ad indietreggiare. «E non sai quanto mi sia pentito di non essere rimasto con te, quella volta nella grotta, o di non essere venuto con te prima, nella casa di quel- quel-» Sbattei la schiena contro un albero. «Quindi toglitelo dalla testa. Sia Chaot, che il bene comune.» La sua voce ora era tornata calma, ma le iridi nei suoi occhi, tremavano nei miei.

«Egoista.» Bisbigliai, con un filo di voce, quella che mi era rimasta.

Rubyo si staccò da me con una risata amara, breve e secca.

«Egoista? Solo perché metto il tuo bene davanti a quello di un intero regno di sconosciuti?! E va bene, chiamami egoista se vuoi, non mi importa. Ma sappi, che quella egoista sei tu! Non hai mai rinunciato a questo tuo egoistico senso del bene comune. Per una volta, una soltanto, pensa solo al tuo, di bene, perché io ho già scelto per cosa dare la mia vita e non ho intenzione di tirarmi indietro.»

E, con un ultimo sguardo furente, Rubyo scomparve tra i tronchi.

«Tornerà.» Cercò di rincuorarmi Gideon.

Annuii, ma una sensazione di disagio stava iniziando ad insinuarmi nelle mie ossa.

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