CAPITOLO 55

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Camminammo per qualche minuto, in silenzio, allontanandoci da ciò che si poteva definire come il nostro accampamento momentaneo.

«Che succede?» Chiesi, iniziando a preoccuparmi della sua insolita serietà e taciutine.

«Sono preoccupato.» Disse lui improvvisamente, lasciandomi destabilizzata.

Da quando avevo conosciuto Gideon, era la prima volta che ammetteva così apertamente di essere preoccupato.

«Tu continui a dire che questa missione sia importante per il bene del tuo popolo, ma cosa mi dici del tuo, di bene?»

«Un giusto sovrano mette il bene del popolo davanti al proprio.»

«Allora sarebbe un controsenso andare a Chaot. Rubyo verrebbe con te e lo metteresti in pericolo. Non fa forse parte anche lui del popolo che tanto ti ostini a proteggere?»

«Con lui è diverso... »

«Perché è la tua guardia del corpo? Ma non avevi detto di non considerarla tale?»

Mi zittii, irrigidendomi.

«Cosa vuoi dirmi?» Lo interruppi bruscamente.

«Per quanto mi pesi ammetterlo, questa volta il principino ha ragione. Chaot è davvero un posto pericoloso.»

«Quindi anche tu hai intenzione di fermarmi?!»

Feci per andarmene, ma Gideon mi prese per il polso, fermandomi.

«No.» Disse lui, con la voce grave.

Mi girai nella sua direzione, stupita dalle sue parole: gli occhi profondi mi guardavano seri, un po' più infossati per le sopracciglia corrugate. Le labbra carnose erano leggermente schiuse, e il respiro rapido, seppure sottile.

«Ma prima, voglio assicurarmi che questo sia davvero ciò che vuoi.»

Parlò con un tono calmo.

«Lo è.» Dissi io, senza alcuna esitazione.

Vidi il volto di Gideon distendersi nuovamente e lo sentii lasciare la presa attorno al polso.

«Immaginavo.»

Indietreggiò di un passo, mentre io, confusa, rimasi immobile.

«Andrò io.» Annunciò infine. «Da solo.» Sgranai gli occhi.

«No! Non se ne parla! Avete descritto Chaot come l'inferno in terra! Non ho intenzione di mandarti lì da solo.» Mi opposi fermamente.

«Ora capisci cosa proviamo?» Domandò lui, imperturbabile.

Serrai la mascella. Si, e non li biasimavo. Ma io, in quanto Principessa, dovevo considerarlo come un dovere. Per loro era diverso, non centravano nulla con questa storia, in particolar modo Gideon.

«E proprio perché è l'inferno in terra, sono l'unico che può andare. Conosco bene Chaot, è dove ho vissuto i miei primi settant'anni di vita.»

Non trovai il modo di rispondere, troppo scossa da quell'affermazione, così lo lasciai continuare.

«E anche il principino deve rimanere qua. Serve qualcuno che ti sappia tenere sott'occhio.»

Raccolse i pensieri per qualche secondo, lasciandomi il tempo di metabolizzare tutte quelle informazioni.

«Su una cosa ti stai sbagliando però... » Aggiunse poi. «... non mi ci stai mandando tu. È una mia scelta.»

«E perché dovresti farlo? Perché dovresti rischiare la tua vita, per una mia causa?»

Lentamente, avanzò un passo e, così come il suo corpo, il suo volto si trovò a pochi centimetri dal mio.

«Per dimostrarti che, per me, non è solo un gioco.»

Si abbassò alla mia altezza e, piegando lentamente la testa su un lato, mi depositò un leggero bacio sulla guancia.

Contemporaneamente a quel tocco, nella mia testa, iniziarono a vorticare una moltitudine di pensieri, immagini, voci e ricordi, ma non fui in grado di distinguerne nemmeno uno. Tutto mi apparse accelerato e sfocato, come in una costante corsa, mentre quel vortice asfissiante mi strappava il respiro dai polmoni.

Volevo parlare, dire qualcosa, oppormi, ma non riuscii ad emettere alcun suono. Scossi la testa, ripetutamente, fui in grado di fare solo quello.

Gideon mi sorrise, accarezzandomi la testa.

«Sai che, se non posso fermarti, verrò a prenderti... » Riuscii in fine a dire, senza fiato.

Annuì.

«È per questo che ti affido a Rubyo.»

E solo allora, realizzai, il contenuto di quei sussurri che avevo sentito. Mi allontanai di scatto, interrompendo così il nostro contatto.

«Vi siete messi d'accordo, vero?»

Annuì nuovamente.

Mi sentii la terra crollare sotto ai piedi, mentre un dolore lancinante si insinuava nel petto, strisciando tra i tessuti e stringendomi il cuore. Mi strinsi nelle braccia così forte che, anche quando le unghie mi fecero sanguinare la pelle, non smisi.

In un attimo mi sentii esclusa, pugnalata alle spalle e tradita.

In quello stesso istante Gideon mi si avvicinò nuovamente, stringendomi a sé.

Le gambe mi cedettero improvvisamente, non reggendo più il mio peso. Il mio cuore iniziò ad accelerare così forte, che mi fu impossibile individuare i battiti. Il respiro divenne affannoso come dopo una corsa sfrenata. La testa prese a girare e in un attimo non distinsi più nulla. Il resto del mio corpo si accasciò a terra.

«Mi dispiace.»

Gideon mi depositò delicatamente al suolo, sovrastandomi con il suo corpo. Contemporaneamente, un calpestio mi indicò l'arrivo di un'altra figura.

Pochi attimi dopo, nella mia visuale, seppure sfocata, distinsi un ragazzo castano, con due profondi occhi verdi.

«Cos'hai fatto?!» Rubyo sbraitò a Gideon.

«Era l'unico modo... »

Le mie palpebre iniziarono a calare. Mi sforzai di tenere gli occhi aperti, ma non ne fui in grado, finché non cedetti e non mi lasciai risucchiare da una bolla di oscurità. 

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